Il lettore Lilo, in calce a uno dei vari post su Vendola che ultimamente sono comparsi nel sito, pone la seguente domanda.
Vorrei chiedervi, e scusate se non ho già individuato l'eventuale sezione già presente sul sito (ho pochissimo tempo libero e vi leggo parecchio volentieri ma saltuariamente), quale sia la vostra proposta politica?
Dite: vendola no, bersani no, tremonti no, berlusca no...ecc.
Qual è la vostra idea di politica economica (e sociale) vincente, quella che dovrebbe adottare il politico italiano che votereste ?
Grazie, Emilio
Si tratta di una domanda che, sospetto, si pongono anche altri lettori, e che risorge con maggiore virulenza in tempi elettorali o giù di lì. Può quindi essere utile provare a fornire una risposta. La risposta, si noti, è a mio nome, non a nome dei redattori. Un po' è per la pigrizia di non stare a limare le frasi con il resto del ''collettivo''. E un po' anche per rimarcare che nFA non ha una ''linea'', ma è un luogo di discussione in cui il più delle volte ci esprimiamo individualmente. Allora, per punti.
1. Non siamo political consultants. Non son sicuro che in italiano esista una traduzione di questo termine (consulente politico non mi suona, ma magari esiste). In breve, un political consultant è uno che scruta gli umori della pubblica opinione, è esperto nell'arte di impacchettare messaggi politici in modo che risultino attraenti, o meno ripugnanti, all'elettorato e fornisce i propri servizi al politico per aiutarlo a vincere le elezioni e catturare consenso. Nel processo, il political consultant spiega anche quali siano le politiche da evitare o da adottare al fine di ottenere consenso. Quando ci si chiede qual è la ''idea di politica economica (e sociale) vincente [enfasi mia], quella che dovrebbe adottare il politico italiano che votereste'' ci si chiede in sostanza questo, ossia di mettere assieme una proposta complessiva che sia al tempo stesso a noi gradita e in grado di catturare il consenso dell'elettorato.
Io questo lavoro non sono proprio capace di farlo. Non ne ho gli strumenti analitici, non sapendo e capendo nulla di comunicazione, né ho voglia di acquisirli, ammesso e non concesso di averne la capacità. Il mio lavoro è diverso, faccio l'economista e il meglio che posso fare è valutare l'effetto di certe politiche economiche. Su certi temi credo di sapere abbastanza da poter formulare proposte, e quando posso lo faccio. Se queste proposte piacciono a qualcuno bene, altrimenti pazienza. L'elaborazione di una linea complessiva di politica economica e sociale, come dicono da queste parti, is above my pay grade.
2. Non siamo un partito, non abbiamo partito, e va bene così. Nella politica italiana è abituale dividere più o meno tutto quanto per fazioni, e a questa regola non si sottraggono i think tanks, o centri studi, o blogs di analisi politico-economica o come altro si voglia chiamarli. Ci sono ragioni storiche per cui è così, che adesso sarebbe troppo lungo analizzare. Il punto è che non deve essere così. E' perfettamente possibile e legittimo fare proposte di politica economica chiedendosi unicamente qual è l'impatto economico e sociale, senza chiedersi a chi giova dal punto di vista politico. Le valutazioni politiche le faranno altri, a cominciare dai politici stessi. In Italia è da poco tempo che si sono creati centri (più o meno) indipendenti di analisi. Noi speriamo che la cosa si propaghi ancora di più nel futuro. Nel frattempo, facciamo la nostra parte con gusto.
La scelta ha un costo. Dato che è ancora diffusa l'idea che le forze politiche dovrebbero ascoltare ed elaborare solo le proposte degli intellettuali ''di area'' (quando ero giovane si diceva ''organici'') rifiutarsi di appartenere a un'area implica immediatamente venir presi meno sul serio ed essere ascoltati meno. A nostro avviso i benefici superano i costi. Inoltre, per quel che mi riguarda e come già ribadito, è l'unica cosa che so fare.
3. I redattori di nFA non sono omogenei. Non completamente almeno. Tendiamo a essere d'accordo quando parliamo di politica economica (''tendiamo'', non sempre). Su altre questioni magari la pensiamo in modo diverso, oppure alcuni non hanno opinioni e altri sì. Per dire il grado di eterogeneità, tra i redattori c'è addirittura una piccola minoranza di fede non nerazzurra (ma niente milanisti o juventini, anche all'eterogenità c'è un limite).
Quando si sceglie per chi votare o quale politico appoggiare si fa la somma di tutto e si cerca di trovare il meno peggio, ma le conclusioni a cui si giunge possono essere differenti. Direi che Marcello ha ragione a dire che al momento il consenso unanime è che Berlusconi deve essere mandato a casa il prima possibile e, si spera, definitivamente. Al di là di questo, non saprei. Per quel che mi riguarda io sto aspettando di vedere come si sviluppa la situazione e al momento non so bene cosa farò in caso di elezioni, eccetto che piuttosto che votare Berlusconi o Bossi mi taglio le mani.
4. Le proposte le facciamo. Siamo, alla fine della fiera, un gruppo di persone che ha un altro lavoro e scrive su questo blog nel tempo libero. Non riusciamo quindi a commentare e fare proposte su tutto quello che vorremmo. Fare proposte in modo ragionato, evitando di sparacchiare slogan ideologici e numeri a caso, richiede tempo e risorse che al momento non abbiamo. La situazione migliorerà un poco con la costituenda fondazione ma è chiaro che per un lungo periodo non riusciremo a intervenire su tutti i temi che ci interessano in modo tempestivo e organico.
Detto questo, proposte individuali o di gruppo le abbiamo fatte e continueremo a farle. Per quel che mi riguarda, per esempio, ho fatto dettagliate proposte riguardo la riforma federalista e la riforma elettorale. Altri colleghi hanno scritto su altri aspetti. Abbiamo anche fatto proposte, individuali o collettive, su altri aspetti puntuali, come ad esempio Alitalia e Rai (magari gli altri redattori possono fare altre segnalazioni nei commenti, io sto diventando senile e comincio ad avere vuoti di memoria). Chi voglia perdere un po' di tempo a guardarle, quelle proposte, si accorgerà che non sono facilmente classificabili come ''di destra'' o ''di sinistra''. La cosa non è sorprendente. Sono semplicemente proposte elaborate in modo indipendente, usando nel modo migliore (condizionale ai nostri limiti individuali) la teoria economica e i dati a nostra disposizione.
Il fatto che non siano immediatamente incasellabili non significa però che le proposte non siano organiche, coerenti e ben ragionate. A nostro avviso lo sono. Il fatto che nessun partito le faccia proprie (anche se qualcosina ogni tanto percola) ci spiace ma non ci induce certo a cambiare la nostra modalità operativa.
5. Conclusione. Non chiedeteci quello che non siamo in grado di fornire. Non possiamo essere capi partito, non possiamo essere intellettuali d'area, non possiamo commentare su tutte le cose rilevanti che accadono quotidianamente nell'economia e nella politica nazionale. Possiamo costruire e mantenere un luogo di discussione diverso e migliore dei tanti urlatoi nazionali. Possiamo elaborare proposte puntuali quando troviamo il tempo e le risorse. Forse è poco, ma forse no.