L’acceso dibattito sul mio ultimo post sui tagli mi ha fatto riflettere sulle possibilità di riforma a costo zero e mi sono venute in mente due idee semplici semplici
In primo luogo, suggerirei di mettere a disposizione del pubblico i risultati individuali della VQR. Per i non addetti ai lavori, la VQR è la Valutazione della Qualità della Ricerca, un enorme esercizio di analisi della produzione scientifica dell’università. Ciascun docente ha dovuto indicare i suoi tre migliori lavori dal 2004 al 2010 che ora l’ANVUR (www.ANVUR.org) sta valutando con una serie di procedure molto complesse. Per i settori scientifici e medicina si basano su una serie di parametri oggettivi, come il numero di citazioni (settori bibliometrici). Invece per le scienze sociali, legge e le facoltà umanistiche la valutazione si basa sul giudizio di esperti sul singolo prodotto (peer review), e quindi potrebbe essere più influenzata da pregiudizi o simpatie personali. In ogni caso, i risultati dovrebbero essere disponibili alla fine dell’anno. Ciascun prodotto riceverà un giudizio da A (ottimo) a D (meglio non esprimersi). Questi giudizi dovrebbero essere noti solo all’autore e al rettore, che ha un interesse a conoscerli in quanto i risultati aggregati dovrebbero determinare in parte il finanziamento degli atenei. Io non credo che le valutazioni rimarranno segrete. Esiste un evidente incentivo ad individuare le pecore nere, che peggiorano i risultati aggregati, mentre i migliori potranno fare la voce grossa. Però si tratterà di una diffusione parziale e causale e comunque solo in una ristretta cerchia di professori. Perché non renderla pubblica? Così magari si scopre che qualche professore che discetta con sicumera sui giornali ha una produzione scientifica mediocre o nulla (è anche possibile che qualcuno non abbia prodotti da presentare). Molto più importante, si possono orientare gli studenti: la qualità del lavoro di ricerca dei docenti è uno dei parametri più importanti per scegliere l’università.
In secondo luogo, si potrebbero rendere pubbliche le pagine personali dei professori sul sito ufficiale CINECA, attualmente consultabili solo dall’interessato e dal ministero. Essa contiene un elenco delle pubblicazioni e varie altre informazioni sull’attività del docente (fondi di ricerca ricevuti, posizioni nelle società scientifiche etc.). Le informazioni sono caricate dal docente stesso e fino a poco tempo fa pochi si prendevano cura di aggiornarle. L’avvio delle procedure per le abilitazioni nazionali ha cambiato la situazione. La possibilità di essere commissario (per gli ordinari) o di presentarsi a concorso (per gli altri) dipende dal numero e dal tipo di pubblicazioni che risultano nel sito al 15 luglio 2012. I docenti hanno quindi avuto un interesse a completare i dati, almeno per le pubblicazioni. Le informazioni sul sito potrebbero integrare i risultati del VQR dando un quadro più completo del profilo scientifico del docente nel corso della sua intera carriera piuttosto che una istantanea sul suo lavoro più recente.
Ambedue le riforme sono a costo zero: basterebbe una semplice modifica del software. Spero che non si invochi la legge sulla privacy, che in Italia viene spesso usata per difendere i potenti o solo i piccoli privilegiati. Non vedo infatti come possa essere rilevante nel caso in questione: si tratta di pubblicizzare informazioni sul lavoro di dipendenti pubblici. Ed i contribuenti hanno diritto a sapere se i dipendenti pubblici lavorano e quanto.
Sono un ricercatore universitario e concordo sulla possibiltà di rendere pubbliche le pagine personali dei professori sul sito ufficiale CINECA in modo che le produzioni scientifiche di ognuno siano pubbliche (le pubblicazioni dei docenti già oggi sono individuabili con una ricerca sul web, utilizzando per esempio google scholar...).
La prima proposta inceve (mettere a disposizione del pubblico i risultati individuali della VQR), è pericolosa perchè può essere strumentalizzata e danneggiare alcuni. Infatti la VQR è pensata per una valutazione delle singole Università: è vero che ciascun docente ha dovuto indicare i suoi tre migliori lavori dal 2004 al 2010, ma non in "piena libertà". Infatti, se 2 docenti della stessa Università sono cofimatari di uno stesso lavoro (supponiamo "eccellente", molto importate e citato), tale lavoro poteva essere indicato per la VQR solo da uno dei due. E (quasi paradossalmente) per l'Università è più conveniente che il docente meno produttivo tra i due indichi tale lavoro "eccellente" tra i suoi 3 migliori per la VQR.
Quindi se i dati della VQR vengono utilizzati per la valutazione dei singoli addirittura può essere penalizzante per i docenti più meritevoli.
perchè non iniziate, voi che siete favoreli a rendere pubbliche le pagine personali, a farlo autonomamente? Magari creando un sito ad hoc dove ognuno rende disponibili spontaneamente le proprie (in questo modo le normative sulla privacy non sarebbero un problema). Se l'iniziativa avesse successo si otterrebbe comunque il risultato desiderato anche senza interventi dall'alto
Sono d’accordo con la sostanza delle proposte di Federico. Dopo la famosa intervista in cui l’allora ministro Brunetta si dichiarava maturo per il nobel dell’economia, ho verificato il suo curriculum, trovandolo insufficiente anche per vincere un posto di semplice ricercatore. Per inciso, ora Brunetta non è più in organico, perché si è pensionato anticipatamente. Un altro pensionato baby.
Sulla forma si può discutere. E’ vero quello che dice Pino, il meccanismo della valutazione, combinato con le firme multiple sugli articoli, ha costretto molti di noi a non mettere le pubblicazioni migliori nei file validi per la valutazione, dato che ci è stato più volte detto che quello che sarebbe stato valutato era l’istituzione nel suo complesso, non il singolo (attitudine tipicamente italiana).
Non dovrebbe comunque essere difficile istituire un meccanismo telematico in cui ogni docente indica, con un percorso guidato, i suoi dati curriculari e la sua produzione scientifica di valore. Questo sito dovrebbe essere consultabile da tutti in modo semplice. Aggiungerei anche la valutazione della didattica nel caso dei docenti. Oggi tutte le università hanno i questionari del giudizio degli studenti sui corsi, che però vengono mantenuti semi-segreti (sono noti al docente interessato ed ai responsabili locali della didattica).
Comunque, qualcosa si sta muovendo, e nel verso giusto. Le nuove norme concorsuali, che selezionano i commissari sulla base dei parametri di merito, sono una rivoluzione epocale, per l’Italia. Chissà quando questi parametri verranno usati anche per le progressioni stipendiali.. Trovo i giovani, molti dei quali hanno vinto selezioni anche all’estero, naturalmente pronti per questo nuovo sistema. Per questo sarebbe importante iniettare in fretta forze nuove, anche con provvedimenti straordinari, e svecchiare il sistema.
Per finire, segnalo che ci sono alcuni aspetti tecnici non banali per una valutazione corretta degli accademici. Nel settore tecnico-scientifico ad esempio, numero dei lavori, impact factor e indici bibliografici (indice h) sono spesso buoni indicatori, ma non sempre. Ad esempio, nei grandi esperimenti di fisica sperimentale gli articoli sono firmati da centinaia o migliaia di persone e il numero dei lavori è di parecchie decine all’anno. Un ricercatore, inserito in queste grandi collaborazioni, può, facendo molto poco, avere indici migliori di un ricercatore che fa almeno due buoni lavori all’anno di qualità lavorando da solo o in piccoli gruppi. Purtroppo, la proposta di utilizzare indici h ponderati sul numero degli autori non è stata accolta dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN). Chissà perché.