Un collega italiano mi ha fatto notare l'intervista di Modica a Repubblica. E' tutta un programma.
- No alle universita' private. Che le universita' private fossero, per il nostro, anatema, lo sapevamo da esperienza diretta. Ora lo riconferma in atto, cancellando il decreto della Moratti che autorizzava la creazione di un'universita' privata in Calabria. "Noi invece abbiamo bloccato questo decreto e quest'università non avrà mai
luce". Non spiega nemmeno perche', evidentemente non lo ritiene necessario. Son certo che, se gli venisse chiesto, direbbe che non era un'universita' di qualita', che non offriva garanzie di serieta' accademica, perche' queste non sono garantibili dal mercato. Ovviamente sa che Princeton, Yale, Chicago e, perche' no?, WUStL, sono private, ma fa finta che non conta. Piu' importante: non capisce proprio come il mercato funzioni. Il mercato ammette ed accetta che qualcuno entri ed offra prodotti cattivi. Il consumatore tende ad accorgersene, non li compra o li compra solo a prezzi molto bassi. Non solo, altri imprenditori se ne rendono conto, e nella misura in cui vi e' domanda per prodotti buoni a prezzi piu' alti, li crea. E cosi' c'e' l'universita' per tutti, per chi la vuole molto buona, chi la vuole buonissima, e chi s'accontenta della mediocre. Ed ognuna al prezzo giusto.
- La concorrenza e' sleale. Dice il signor professor, riguardo ad un altro decreto Moratti che hanno bloccato per modificarlo: "In questo decreto, tra l'altro, c'era anche una norma che permetteva la
concorrenza sleale tra le università, dando la possibilità di iniziare i nuovi
corsi di laurea già da settembre scorso. Il ministro Mussi, invece, ha
comiunicato [sic] che quando il decreto partirà, dovrà partire lo stesso giorno per
tutti". Carino, no? Ora sappiamo cos'e' la definizione tecnica della concorrenza sleale secondo i ministri di questo governo: e' fare qualcosa diverso dagli altri. Strano, io credevo questa fosse l'essenza della concorrenza, in cui cerco di far meglio di te facendo le cose diverse da te. A casa mia questa che lui chiama concorrenza sleale la chiamano creativita' ed innovazione, ossia i motori del progresso. Ma lui no, a lui deve piacere l'uniformita' burocratica: tutti ad iniziare il giorno che decide il commissario del popolo Mussi (o il suo consigliori, Modica.) E tutti, sospetto, ad insegnare le stesse cose, alle stesse ore, con gli stessi programmi, gli stessi libri, con gli stessi esami, eccetera. Tutti uguali, come nella rimpianta URSS e nella viva e vegeta Corea del Nord, paradisi della ricerca scientifica di qualita' e del progresso umano.
- La licenziabilita' degli imbranati e' un male. Beh, qui tiro un po' ad indovinare, in quanto il nostro convex analyst sembra essere intenzionalmente fuzzy in questa parte. Comunque, per giustificare il blocco della riforma Moratti - sia chiaro: non la sto difendendo! - dice per esempio "riteniamo che l'aumento delle posizioni dei ricercatori a tempo determinato non
sia una buona norma, perché li minaccia sulla lunga distanza." Non si capisce bene cosa voglia dire, ma ho l'impressione che voglia dire il seguente: se cresce il numero di ricercatori a tempo determinato (licenziabili) cala quello di quelli a tempo indeterminato (illicenziabili), e questo minaccia nel lungo periodo il ricercatore medio. Verissimo: minaccia il ricercatore medio che non fa nulla ed e' troppo imbranato per far ricerca; invece provare la gente prima di confermarla, e licenziarla se e' imbranata o anche solo mediocre, fa bene alla ricerca ed alla qualita' della stessa in particolare. Ma questo, ovviamente, non dev'essere la preoccupazione centrale del convex analyst. Poi dice cose ancora piu' ambigue sui concorsi, ma sono cosi' ambigue che non vale la pena commentarle, se non per sottolineare l'ambiguita': che sul reclutamento del personale docente questo governo non abbia una posizione chiara sin da ora, e' terrificante! Aspetta, evidentemente, che sindacati e baroni vari gliela confezionino.
- La retorica di sempre. Ed in chiusura, il solito cheap talk: "I giovani di talento scappano dall'Italia perché non trovano delle strutture,
denaro per fare le ricerche e la possibilità di governare le strutture." E viene da pensare: se mancano denaro e strutture, perche' vieti le universita' private, che proprio questo offrono? Oops, che il convex analyst abbia invertito la diseguaglianza ed abbia, per una volta, sbagliato la prova?
P.S. Tralascio la chicca sui soldi che la Moratti aveva scortesemente gia' stanziato e che, a dir suo, aveva dato troppo al Nord ... come ben si sa, io son veneto ed alquanto di parte ...
Non ho voglia di difendere Modica, ma una precisazione sulle università private è necessaria.
È un controsenso che una università privata (di quelle che abbiamo in mente noi) nasca per decreto ministeriale. L'università nasce e basta, fa i suoi corsi, e se produce buoni studenti verranno apprezzati dal mercato. Perché c'era un decreto? In Italia esiste il valore legale del titolo di studio, e il decreto ministeriale certifica quindi la qualità del corso di laurea. La certificazione in se è una buona cosa, perché trasmette informazione ai consumatori. Negli USA viene fatta in modo privatistico (associazioni di università che certificano la bontà dei corsi offerti). In Italia purtroppo la fa il ministero, accompagnando la certificazione al diritto a emettere titoli di studio a valore legale.
Siamo tutti d'accordo sull'opportunità di abolire il valore legale del titolo di studio, ma finché questo resta il principale elemento di certificazione occorre prenderlo sul serio. Non so niente di preciso sull'università di cui è stata bloccata la nascita, però non escluderei che si stesse facendo l'ennesima porcata e che bloccarla sia stata una buona idea. Non so, bisognerebbe guardare meglio.
Ovviamente nessuno ti impedisce di mettere in piedi una università che NON conferisce titoli a valore legale, come è stato per lungo tempo con gli MBA. La Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi ha mostrato che la mancanza di valore legale non impedisce necessariamente che si sviluppi un corso universitario o post-universitario. Mostra anche che essere apprezzati dal mercato non si traduce automaticamente nella produzione di buona ricerca.