La principale ragione per cui la crisi del PD è preoccupante è che ogni democrazia ben funzionante ha bisogno di una opposizione credibile ed efficace che controlli e limiti il potere del governo. La sola crisi del PD non implica che non esista opposizione, ma purtroppo nessuno vuole o è in grado di esercitare il ruolo che spetterebbe al partito di opposizione più votato. L'UDC sembra più interessata a tessere alleanze locali con il centrodestra per guadagnare rapidamente le poltrone perse. Rifondazione e dintorni continuano a far finta di esistere in un universo parallelo, che è l'unico in cui ci si può orgogliosamente proclamare comunisti nel 2009. Resta l'IdV, che al momento da un lato è uno strano miscuglio di tante cose con una linea poco chiara e dall'altro è una creatura ancora molto fragile e troppo dipendente dalla figura del suo leader. In questo scenario l'incapacità del PD di fare opposizione pesa, e pesa parecchio.
Di opposizione credibile ed efficace c'è disperato bisogno. Il governo sta facendo male, molto male. La debolezza del centrosinistra, che ha consentito il rapido ritorno al governo da parte dei berluscones, ha permesso di evitare una qualunque riflessione critica sul periodo 2001-2006. Nel centrodestra sembrano convinti, o vogliono far credere, che quei 5 anni siano stati un periodo di buongoverno. Sono stati invece, sicuramente dal punto di vista della politica economica, 5 anni persi in cui si sono rimandati per l'ennesima volta i problemi e si è aggravata e incancrenita la crisi dell'economia italiana. L'assenza di una riflessione critica sulla precedente esperienza ha un'implicazione molto semplice per gli attuali governanti: si può continuare a fare quello che si faceva prima, facendo finta di nulla. Al di là dell'attuale congiuntura internazionale particolarmente sfavorevole, il centrodestra sembra perfettamente intenzionato a continuare le politiche che hanno regalato all'Italia la stagnazione e la mancanza di crescita degli ultimi 10 anni.
Al momento il centrodestra non sembra desideroso di recepire alcuna critica o alcuna discussione. Sono convinti che le cose stiano andando bene (in fondo loro le elezioni le vincono) e che quindi non ci sia nulla da cambiare. Si arriva fino al punto di accusare di intelligenza con il nemico il centro studi di confindustria se si azzarda a fare previsioni men che ottimistiche sul futuro. E basta una parola del ministro Scajola perché la sciura Emma scatti sull'attenti. Se questo è lo scenario, parlare a costoro è comprensibilmente difficile. È difficile anche parlare ai dirigenti del PD, che sembrano in tutt'altre faccende affacendati, ma lo stato di crisi del partito impone un minimo di dibattito al suo interno. Proviamoci quindi, magari dalle seconde file qualcuno ci ascolta.
Limiterò il mio intervento a temi di politica economica o vicini alla politica economica. Il PD ha problemi di chiarezza di linea su molti temi, come si è ben visto nel caso Englaro, ma preferisco parlare solo di cose di cui sono minimamente competente. Il mio obiettivo è anch'esso limitato. Non pretendo di aver le idee chiare su come il PD possa recuperare consenso. Nemmeno mi interessa, francamente. Non mi interessa che il PD recuperi consenso per se, mi interessa che qualche forza politica inizi a dire e fare cose sensate. Farò semplicemente un elenco di cose pratiche che il PD avrebbe potuto dire e fare negli ultimi mesi e che invece non ha fatto. Non so quanto queste proposte e azioni alternative avrebbero generato consenso, forse si e forse no. Comunque, in omaggio a un minimo di realismo politico, lascerò fuori alcune cose da fare che sono palesemente necessarie e altrettanto palesemente impopolari, come l'aumento dell'età pensionabile.
Cominciamo dal problema di fondo, l'analisi della crisi italiana. Questo è solo un blog post, quindi procederò con l'accetta e in modo un po' apodittico. Il PD sembra continuare a rifiutarsi di vedere che la crisi italiana è conseguenza di una eccessiva e pervasiva invadenza dello stato. La crisi è ulteriormente aggravata dal fatto che l'amministrazione pubblica italiana è particolarmente inefficiente e improduttiva. La soluzione della crisi, con la ripresa della crescita della produttività, passa necessariamente da una riduzione della presenza dello stato.
Questo, a sua volta, richiede una battaglia politica molto dura contro i ceti e i gruppi che al momento beneficiano dell'invadenza statale. Non si tratta solo dei membri della mitica ''casta'', si tratta di tanti gruppi e gruppetti più o meno numerosi che campano di spesa pubblica o grazie alla protezione accordata dalla regolamentazione pubblica. Gruppi disparati e spesso potenti, come il caso dei sussidi Fiat (pardon, incentivi auto) illustra molto bene. Questo significa, per essere molto, molto chiari, che se si vuole dare un segnale di rottura non bisogna candidare Colaninno jr. Non perché il PD debba essere contro l'impresa, tutto il contrario. Perché il PD dovrebbe essere contro le imprese che fanno affari in quanto intortate con il potere politico, e a favore delle imprese che fanno affari perché competono e fanno buoni prodotti. È ovvio che una tale discorso Berlusconi non può o non vuole capirlo, essendo il prodotto più genuino di questo sistema di connubio tra grande impresa e potere statale. Ma, a quanto pare, non lo capisce nemmeno il PD e Berlusconi ha un vantaggio sul PD: lui può far finta di voler essere vicino alle imprese che competono, perché è un "imprenditore", Veltroni no.
In ogni caso, se il PD (o qualche altro partito) non è d'accordo con questa analisi di fondo e ha una spiegazione alternativa della crisi italiana che sia altrettanto chiara, semplice e coerente farebbe bene a dirlo chiaramente. Finora non lo ha fatto, e questo ha generato una linea di politica economica da un lato ondivaga e dall'altro incomprensibile. D'altra parte, ci siamo già divertiti a notare le incoerenze e i balbettii del PD su temi simili.
Le proposte concrete che sono mancate discendono, a mio avviso, da questa mancanza di chiarezza sulle cause della crisi. La mancanza di chiarezza, peraltro, non deriva solo da incapacità analitica. Deriva anche dal fatto che molti dei dirigenti del PD sanno di essere parte del problema, e che la soluzione passa (anche) per il loro pensionamento politico. Detto questo, proviamo a fare un elenco di 5 proposte o interventi che il PD avrebbe potuto fare diversamente dalla sconfitta elettorale di aprile a oggi e che avrebbero perlomeno dato un segnale di discontinuità con il passato e di volontà di rinnovamento. In verità sono cose che avrebbe dovuto fare quando era al governo, ma facciano pure finta che il PD sia una creatura nuova. Non sono cose particolarmente nuove, ne abbiamo già parlato varie volte. Ma è utile ripeterle. Forse, ora che i militanti del PD stanno vedendo l'orlo dell'abisso, qualcuno si prenderà la briga di ascoltare.
Mi limiterò a proposte con le seguenti caratteristiche: 1) sono senza costo per lo stato, e quindi non esiste alcun ostacolo di finanza pubblica alla loro attuazione; 2) non sono chiaramente impopolari, come potrebbe essere un aumento dell'età pensionabile; ovviamente scontenteranno qualcuno, ma non la maggioranza della popolazione. Lo scopo non è quello di fornire un programma organico di politica economica. È semplicemente quello di far vedere come fosse perfettamente possibile fare proposte alternative che avrebbero dato del PD un'immagine profondamente diversa.
1. Vendere la Rai e abolire il canone. L'occupazione militare dello spazio informativo e di intrattenimento da parte dello stato è una delle caratteristiche più agghiaccianti del modello di sviluppo italiano. Il canone Rai è un'imposta spudoratamente regressiva, che preleva più di cento euro l'anno alle famiglie di operai e pensionati. È difficile pensare a una cosa più di sinistra che la sua abolizione. La Rai andrebbe spezzata in tre aziende e venduta, senza indugi. Al tempo stesso bisognerebbe mettere continuamente all'ordine del giorno l'intervento dell'autorità antitrust per spezzare Mediaset, o come minimo il rispetto della sentenza su Rete 4. Infine, vanno aboliti tutti i sussidi pubblici alla stampa. Il PD invece si è fatto ingabbiare nella ridicola vicenda della commissione di vigilanza Rai ed ha assunto posizioni profondamente reazionarie sui sussidi statali alla stampa di partito.
2. Vendere Alitalia all'asta al miglior offerente, senza restrizioni. Il PD è stato gravemente complice del governo nella scandalosa vicenda Alitalia. Siccome della vicenda, e specificamente del ruolo giocato dal PD, abbiamo già parlato in dettaglio, non mi dilungo. Faccio solo presente che la soluzione più ovvia e naturale, la vendita all'asta al miglior offerente, sembra non aver sfiorato le menti del PD né quando era al governo né quando era all'opposizione. A un certo punto è parso che la ragione principale per opporsi all'operazione Alitalia fosse che CAI minacciava di non assumere tutti i precari. Roba da matti.
3. Promuovere la ricerca assegnando i fondi alle università migliori. E, beninteso, levandoli alle università che non fanno ricerca. Dopo l'uscita del rapporto CIVR, sostanzialmente nulla è successo. Apparentemente, la valutazione delle università non serve ad allocare i fondi. Nelle intenzioni (o favole) iniziali, fino al 30% dello stipendo dei professori poteva dipendere dalla ricerca. Tutto questo è stato seppellito. Il PD doveva e poteva reclamare migliori valutazioni e una ripartizione dei fondi, in particolare per stipendi e spese del personale, improntata alla promozione del merito scientifico. Si è invece accodato alle forme più retrive di protesta contro l'intervento della Gelmini.
4. Ridurre le tasse sul lavoro, non detassare gli straordinari. Il decreto di detassazione degli straordinari, peraltro per solo sei mesi, e dei premi di produzione è stato uno dei tanti interventi ''a capocchia'' del centrodestra, che sembra essersi specializzato in interventi barocchi e largamente irrilevanti che aiutano in compenso a incrostare con nuovi privilegi ed eccezioni il panorama fiscale italiano. Anziché chiedere una semplice e trasparente riduzione delle imposte sul lavoro, la reazione del PD è stata quella di chiedere l'estensione del privilegio ai dipendenti pubblici. Questo è particolarmente scoraggiante, perché veramente denota un livello di comprensione nullo. O la detassazione degli straordinari è giustificata dal fatto che può fornire incentivi all'aumento dell'offerta di lavoro, e allora ha senso solo nel settore privato, oppure no, e allora va evitata e sostituita con altre forme di riduzione delle imposte. Il PD poteva chiedere, per esempio, la riduzione di un punto per le aliquote sui redditi più bassi. Invece ha chiesto che un inutile privilegio venisse esteso al settore pubblico.
5. Reclamare un federalismo fiscale vero. Il PD ha danzato di minuetto con la Lega sulla questione del federalismo fiscale, astenendosi sulla legge delega. Al momento tutto resta molto nebuloso. Vista l'incapacità del centrodestra di fare alcunché di serio, il PD aveva ampi spazi di intervento, che poteva usare da un lato per recuperare consenso al nord e dall'altro per cercare di promuovere una seria riduzione della spesa pubblica. Siamo ancora qui che aspettiamo.
Questo è il PD che non abbiamo visto, questo è il PD che è mancato e non è stato capace di fare alcuna opposizione efficace al governo Berlusconi. È stato un PD che ha cercato di pianificare il proprio ritorno al potere sulla base della ricerca politicista di alleanze, ora con l'UDC ora con l'estrema sinistra, senza peraltro arrivare a nulla. È stato un PD che ha completamente rinunciato all'idea di espandere la propria base sociale di riferimento ed ha di fatto accettato un ruolo assolutamente minoritario nel nord del paese, ossia nell'area economicamente più sviluppata e meno dipendente dall'intervento pubblico. Ed è vero che Veltroni non è stato peggio di altri su questi temi. Abbiamo assistito ad un dibattito molto duro nel PD. Parisi che insultava tutti, D'Alema che tirava frecciatine, Rutelli che si smarcava, Bersani che si candidava e chi più ne ha più ne metta. Nessuno però che ci dicesse, che so, abbiamo sbagliato a non vendere subito Alitalia all'asta. Nessuno che dicesse chiaramente come guadagnare il consenso dei ceti produttivi.
Da quello che vediamo in questi giorni, queste questioni continuano a essere ignorate e le discussioni continuano a essere fastidiose e stucchevoli. Forse non c'è veramente alternativa alla scomparsa del PD per riattivare un serio movimento di opposizione, e d'altra parte l'attuale sistema elettorale favorisce le forze centrifughe nei partiti. Vedremo cosa sorgerà dalle sue macerie, sperando che non ci voglia troppo tempo.
Yeah ;D. Aggiungerei la giustizia, una lotteria che ci costa troppo... i piccoli tribunali vanno chiusi o devono specializzarsi solo su alcune questioni.
La maggior parte delle carte sono inutili, di cose che si dovrebbero sapere già, il modo più semplice per connettere informazioni sparse è mettere su database e affini. Chissà quando arriverà il censimento 2.0
Se molti vivono di rendita a che serve studiare, basta conoscere le persone giuste, o almeno dicono tutti così.