L’autocrata che governa l’Italia sta, ancora una volta, generando enormi costi pubblici per proteggere i propri interessi privati. Gli esempi vanno ben aldilà della progressiva macerazione del sistema giudiziario: bastino, in ciò che va del 2008, il caso Alitalia e la conferma “telefonica” della collusione RAI-Mediaset. Il Bel Paese sta diventando sempre di più un’anomalia, ma l’opinione pubblica “che conta” non sembra farci caso, tantomeno preoccuparsene. A leggere i giornali e ad ascoltare televisione e radio si ha l’impressione che il responsabile della deriva nazionale sia un tal Antonio Di Pietro ...
Consapevole che, in Italia, i fatti raramente scalfiggono le opinioni politiche ricordo, fra i cento possibili, due fatti recentissimi. L’amministrazione Bush ha ritenuto appropriato presentare alla stampa il signor BS con una biografia che iniziava così:
Il premier italiano è stato uno dei piu’ controversi leaders nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio. [...]
Che Bush abbia poi “smentito”, nulla toglie al fatto che dei funzionari di una amministrazione di destra ritengano del tutto consona una tale descrizione di BS, e dell’Italia.
Israele è un paese che la destra italiana ammira ed erge ad esempio. In questi giorni Olmert è perseguito giudizialmente per fatti che, se provati, porterebbero alle sue dimissioni. I crimini consistono nell’aver richiesto, ed ottenuto, molteplici rimborsi per le stesse spese di viaggio. Trattasi di storie vecchie (precedenti al 30 giugno 2002 ...) ed il danno provocato allo stato è risibile. Nondimeno, l’inchiesta procede e nessuno si scompone: niente lodi Alfano, in Israele. Per gli ideologicamente tarati, una nota: non sostengo che Israele, o l’amministrazione Bush, siano modelli di moralita’. Israele e’ un paese dove i politici sono, relativamente, corrotti e di GWB penso tutto il male possibile: ho scelto questi due esempi esattamente per queste ragioni.
Stabilito quindi che l’agire di BS e del suo governo ci pongono oramai al livello del Venezuela, cerchiamo di capire perche’ le elites italiane considerino invece Di Pietro la fonte di tutti i mali.
La maggioranza degli elettori ha votato BS ben consapevole della sua pessima moralita’ pubblica e privata. Egli lo ricorda frequentemente: uno sparuto numero di giudici, motivati ideologicamente, intende sovvertire il voto popolare attraverso la persecuzione giudiziaria. Astutamente, egli difende sempre qualsiasi politico accusato di qualsiasi cosa: ha appena dichiarato che Del Turco non e’ colpevole di nulla, lui lo sa. Il Teorema BS e’ semplice: gli eletti dal popolo sono al di sopra delle leggi ed immuni dall’azione giudiziaria. Messa cosi’ sembra un’antinomia classica: contano di piu’ le leggi o la volonta’ del popolo? Il Pericle di Tucidide contro quello di Senofonte: niente male per un paese che si pasce di liceo classico.
La scelta e’ banale anche se, in questa triste repubblica, il Pericle di Tucidide siede incomodo sulle spalle di Antonio di Pietro, Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. So d’essere in sparuta compagnia - non cosi’ sparuta: nonostante la gogna mediatica, ci informa Mannheimer, il 30% degli italiani sembra essere “tucidideo” - ma fa niente: non son preoccupato per me, ho spalle larghe e pelle dura, ma per voi italiani che qui, dove vengo talora in vacanza, vivete. E per quelli fra i vostri figli, che intendono viverci.
Dicono le persone non prone a facili moralismi che l'ennesima ondata di provvedimenti va trattata con una sana dose di cinquecentesco realismo fiorentino. Trattasi, argomentano, d'un costo relativamente piccolo (esentare un singolo individuo dal rispetto delle leggi) a fronte dei molteplici benefici che ne derivano: un governo che governa e’ meglio di niente in tempi ‘si’ grami. Questo leggiamo non tanto, e non solo, sul Giornale o su Libero – intenti a vendere l’idea che, essendo il tutto una privata questione di “gnocca” ed essendo noi “uomini italici”, non ci si dovrebbe scomporre. Trattasi, ci spiegano, di persecuzione porno-politica: fossero pure veritiere le illazioni della figlia del loro editorialista, che male c’e’ se un vero maschio premia generosamente le sue pollastrelle? – ma sul Corriere, sulla Repubblica, sulla Stampa ... lo dice financo Pansa sull’Espresso. Insomma, le “elites moderate” ritengono poco saggio chiedere a BS (oggi, a Del Turco domani) ragione delle proprie azioni: chiudere la stagone giustizialista, svelenire la vita politica e guardare avanti, questa la consegna.
Ho visto frotte d’editorialisti spiegare che il lodo Alfano e’ il male minore: il paese ha bisogno di stabilita’, non di moralismi inutili. Logica ineccepibile, dovrebbero applicarla piu’ spesso: per svelenire il clima in Campania o in Sicilia - infestato dall’odio fra camorristi, mafiosi e loro complici, da un lato, e le loro vittime, dall’altro - basterebbe depenalizzare due dozzine di reati ed ecco ristabilita l’armonia sociale, la stabilita’ politica e l’ordine costituzionale. Alla faccia di inutili moralisti come Falcone o Borsellino.
Mi son annotato alcune perle: Vittorio Grevi, sul Corriere del 10 Luglio, Giovanni Valentini sulla Repubblica del 12 Luglio, Massimo Franco, sempre sul Corriere, in varie occasioni ... sino al piu’ imbarazzante: EgdL, sul Corriere del 13 Luglio. Quest’ultimo - per la sua alterazione sfacciata sia dei fatti che della logica - meriterebbe attenzioni particolari. Graziaddio che, sul Corriere del 12 Luglio, Piero Ostellino, liberale milanese d’altri tempi, scrive finalmente la verita’:
Se cosi’ fosse, chi e’ stato concusso e’ il governo, non le fanciulle in questione. Ogni ragazza sa bene di “essere seduta sulla propria fortuna”. E di poterne disporre come crede. A certi moralisti preferisco una ragazza che dice biblicamente: “Cio’ che do, mi sara’ sempre restituito.”
D’altri tempi, appunto.
Gli editorialisti della grande stampa scrivono cio’ che i proprietari della medesima vogliono sentir raccontare, nulla di nuovo sotto il sole del Mediterraneo. Trattasi di uno scambio: l’immunita’ per BS verra’ compensata dal suo governare. A me sembra plateale che le politiche economico-sociali messe in attuazione sino ad ora avvicineranno ulteriormente l’Italia all'Argentina. In Confindustria ed in altri luoghi sembrano pensare altrimenti - e forse alcuni fra loro non errano, pro domo loro. Dibatteremo tali illusioni quando avranno finito d’evaporare: in autunno, nel mezzo della peggiore fra le recessioni europee. Assumiamo, per il momento, che i provvedimenti non giudiziari del BS-III siano tutti ciò che non sono, ossia benéfici per il paese.
Nonostante questo, il Pericle di Tucidide conta di piu’. Perche’? Sarebbe facile rispondere: “perche’ sono un liberale”, lanciandomi in una disquisizione sull’importanza dei principi costi quel che costi. Tutte cose che, vorrebbe uno credere, le elites italiane intendono. Giusto? Sbagliato: nelle elites italiane gli argomenti si valutano solo in base alla loro convenienza pratica momentanea.
Consideriamo quindi un argomento pratico. La “questione morale” rimane, in Italia, la questione centrale: solo dalla sua risoluzione puo’ venire un duraturo rinascimento economico e sociale. Alla radice dei comportamenti di BS&Co, nonche’ delle giustificazioni adotte per i medesimi, siede una sub-cultura medievale nemica dello sviluppo. Tale cultura non e’ propria solo di BS&Co, essa e’ diffusa fra il popolo (da cui la popolarita’ di BS) ed e’ comune a larga parte delle elites del paese. E’ condivisa, in particolare, anche dal gruppo dirigente della parte avversa. Tale cultura ha nello statalismo una colonna e nell’uso dello stato a fini particolari l’altra, gli archi che le uniscono essendo il “clanismo” amorale e l’etica dell’arrangiarsi, di cui andiamo orrendamente fieri.
Lo stato, nella concretezza fisica dei suoi possedimenti e poteri, e’ lo strumento per la realizzazione dei nostri interessi, per l’arrichimento del nostro gruppo, e per nient’altro. Lo stato non serve per fornire beni pubblici, ne’ si regge su di un contratto fra parti diverse che delegano ad agenti temporanei alcune funzioni collettivamente utili. Il governante non e’ un agente che deve rispondere al cittadino-principale, ma un “principe” nel senso tardo medievale del termine: un Medici, un Visconti, uno Sforza o, se volete avvicinarvi nel tempo, un Luigi Bonaparte. A sinistra lo chiamano “il primato della politica”: lo stato si occupa perche’ “ci” appartiene. Esso serve a noi; esattamente come le pollastrelle.
Dettaglio fastidioso: la roulette delle elezioni manda talvolta al potere gli altri. In Italia non succede frequentemente. Dal 1946 al 1994 son sempre andati al potere gli stessi, la qual cosa ha plasmato ancor piu’ - non ve n’era molto bisogno visti gli 86 anni anteriori - la concezione che dello stato hanno le classi dirigenti italiane. Solo negli anni piu’ recenti abbiamo visto una debole alternanza la quale, presentando dei rischi, ha richiesto un’assicurazione reciproca. Ecco, allora, che la sinistra (totalmente coeva a tale concezione della relazione fra stato e societa’, anche se per ragioni ideologiche che sono parzialmente altre) smette di far scudo a Mani Pulite quando le proprie mani si rivelano sporche ed in sette anni di governo non approva nessuna legislazione sul conflitto d’interesse. Il lodo Alfano, invece, si approva in un mese. Ecco che entrambe le bande proteggono il bordello di casta chiamato RAI e si strappano le vesti quando le intercettazioni rivelano i loro piani “industriali” (UNIPOL o Telecom che fossero), la loro passione per la gnocca di stato o la collusione RAI-Mediaset. Ecco che il principe di Napoli firma leggi medievali invitando all’unita’ nazionale mentre BS scorda le colpe di Bassolino&Co nel disastro dei rifiuti campani facendo appello, pure lui, alla solidarieta’ nazionale (i volontari della spazzatura sono poi arrivati a Napoli?). Ecco che Banca Intesa accondiscende finalmente alla richiesta di BS e prova a comprarsi Alitalia, sicura del fatto che sara’ il contribuente a farsi carico degli esuberanti fra i nullafacenti che, mentre scrivo, fan finta di servirmi un’orrenda cena. Ecco che l’ordinamento giudiziario non si riforma, come non si riforma quello elettorale, ne’ si riducono le abnormi dimensioni e gli sprechi faraonici dell’apparato pubblico: la persistenza dello status quo, e del controllo delle risorse che esso garantisce, assicura entrambe le parti che vi e’ comunque un pezzo di stato da occupare a fini privati. Ecco che D’Alema invita gentilmente BS a farsi processare (surreale: immaginate Schroeder che rivolge la medesima richiesta a Koll) e che BS contraccambia dichiarando Del Turco vittima d’un teorema giudiziario, mentre un’editorialista di Repubblica invita la ex ragazza-calendario a richiedere un giuri’ d’onore per difendere il suo diritto a “vivere liberamente la propria sessualita’” ... Un dare ed un avere sottile, mai dichiarato, omertoso, danzato a ritmi e secondo codici che solo chi ha frequentato i salotti della casta sa intendere.
Diranno i saggi: e allora? Occorre pensare alle cose importanti, non alla passione nazionale per la gnocca a pagamento o ai soldi che BS fa controllando sia RAI che Mediaset. Il monopolio, mi son sentito spiegare la settimana scorsa in simultanea da un politico PdL in erba e da un membro dell’elite liberale del PD, e’ spesso efficiente. E la gnocca, suvvia: siamo italiani, no?
Vi dico io che male c’e’: non avete capito su cosa si reggano una societa’ ed un’economia capaci di produrre crescita. Esse si reggono sulla concorrenza, la divisione del lavoro, la competenza e la responsabilita’ individuali: “chi sbaglia paga, economicamente o giudizialmente che sia; avanti un altro”. Gli equilibri sociali si reggono sulla reciprocita’ e la simmetria dei diritti e dei doveri: violati, ripetutamente, i doveri dei governanti diventa giocoforza che i governati violino i loro, ripetutamente. All’immunita’ del membro della casta aduso a tutte le sopraffazioni corrispondono l’impunibilita’ del camorrista dedito ai propri crimini e, si parva licet, l’intoccabilita’ del cittadino-lavoratore uso ad abusare il sistema fiscale, sanitario, previdenziale, o semplicemente l’impresa laddove e’ impiegato. L’altra faccia della medaglia che, da un lato, ha l’immunita’ per BS e tre altre cariche e’ l’Alitalia che mai viene liquidata; la contropartita al fatto che D’Alema e Fassino siano ancora li’, dopo i loro piani industriali, sono i dipendenti pubblici che mai vengono licenziati o gli evasori, che allegramente evadono.
Senza la certezza della legge uguale per tutti - che solo uno stato non occupato da cosche di bravi al soldo di principi puo’ garantire - s’ottengono solo parodie generalizzate della concorrenza, della competenza e della responsabilita’ individuali: l’Italia in cui vivete ed in cui vivranno i vostri figli.
Pensate davvero che una classe politica che ha questa concezione dello stato fara’ mai quelle riforme che, almeno a parole, tanto agognate? Davvero voi - poveri illusi o ricchi ipocriti - pensate che una classe politica, capace di stravolgere l’intero sistema giudiziario perche’ i loro principi non vengano processati, si preoccupera’ di semplificare il sistema fiscale, riformare quello pensionistico, restituire ENI, ENEL e mille altre aziende al mercato, bloccare la trasfusione del sangue fiscale dei produttivi che alimenta l’illegalita’ dei parassiti, e via elencando miracoli? Davvero voi pensate che gente cosi’ possa anche solo concepire delle cose cola’? Proprio non riuscite a capire che il ritrovato peronismo economico tremontiano e’ complementare - no: consustanziale – al peronismo giudiziario berlusconiano? Che sono entrambi frutti della stessa cultura e non se ne andra MAI l’uno senza scacciare l’altro? O si cambia classe politica o la rinascita economica rimane una chimera. Ve ne rendete conto?
No, non ve ne rendete conto, non potete: nella grande maggioranza condividete tale cultura. Nella grande maggioranza gli affari dubbiosi li avete fatti pure voi, lo stato l’avete usato pure voi, i sussidi pubblici li avete presi pure voi ... Questa e’, da secoli, la cultura delle elites italiane. Per un brevissimo periodo - fra gli anni ’60 e gli anni ’70 del XX secolo - si ebbe l’impressione, erronea, che l’asfissiante cappa ch’essa determina si stesse squarciando e che le classi dirigenti italiane avesssero cominciato ad assumere come cultura di riferimento (e non come oggetto dei propri scimiottamenti salottieri) quella che tutti continuano a chiamare del “Nord Europa” ma che domina anche in posti come Madrid. Non successe, ed ora siamo ritornati ad atmosfere, discorsi, atti e comiche da anni ’20 del secolo precedente. Per questo, miei cari, v’e’ un nesso stretto fra la sessualita’ d’alcune fanciulle ed i tagli alla spesa pubblica. Per questo i processi di BS che mai si compiono causano le vostre cause civili che mai si risolvono. Per questo un primo ministro che passa il tempo ad assumere attricette come consulenti di palazzo Chigi non trovera’ il tempo per riformare il mercato del lavoro. Perché, nel contratto politico-sociale su cui si regge un paese, tutto questo è un "equilibrio" dove ogni parte gioca il suo ruolo: per queste praticissime ragione la questione morale è fondamentale, piaccia o no alla vostra praticistica morale dell’arrangiarsi.
Ma le elites italiane, che evidentemente non hanno figli o pensano di mandarli all’estero, questo aspetto pratico della questione lo ignorano. Mal gliene incogliera’.
http://www.corriere.it/editoriali/08_luglio_15/panebianco_giudici_pd_8d1fd9c2-5230-11dd-b48c-00144f02aabc.shtml
"Violante, mi pare di capire, dichiara il suo favore per un sistema nel
quale, come avviene in tanti Paesi occidentali (in passato si è tentato
di farlo anche in Italia ma senza grandi risultati), Guardasigilli e
Parlamento dettino annualmente alla magistratura le priorità."
A quali "paesi occidentali" fa riferimento Panebianco? A quanto mi risulta, sia nei paesi di Common Law che in quelli di Civil Law e' solo il "prosecutor" (il Pubblico Ministero) a dipendere dall'esecutivo, non certo la magistratura nel suo complesso.