Ragioniamo sull'F-35

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Alcuni giorni fa, Sandro ha fatto chiarezza sul profilo temporale della spesa per il programma F-35 e, in particolare sui (pochi) risparmi immediati ottenibili da una sua cancellazione. In questo articolo, cerco di discutere un po' più in profondità il programma, illustrando le varie questione sottostanti.

In primo luogo vale la pena fare un breve riepilogo. Il programma F-35/Lightning II Joint Strike Fighter è un aereo multi-ruolo ottimizzato per l'attacco al suolo di quinta generazione. Il programma è stato lanciato negli Stati Uniti nel 1996, per rispondere sia ad un nuovo panorama strategico (crollo dell'URSS) sia a una nuova situazione di bilancio (peace dividend). È stato pensato multi-ruolo così da poter svolgere più funzioni e, di conseguenza, servire più clienti (US Navy, US Marine Corps, alleati, etc.) e sfruttare maggiormente le economie di scala. Inizialmente, doveva essere un aereo economico (30 milioni di dollari).

Una volta che Lockheed Martin ha vinto la gara, nel 2001, il programma è stato allargato ai principali alleati degli USA. Attualmente, il programma è quindi multinazionale, ma a guida americana con la partecipazione di Gran Bretagna, Italia, Olanda, Cananda, Norvegia, Israele, Turchia e Australia. Da quanto la fase di sviluppo è iniziata (2001), il programma ha subito enormi aumenti di costi (vedi tabella 1). La ragione si trova nel fatto che molte delle sue tecnologie non erano abbastanza mature. Di conseguenza, sono stati necessari enormi aggiustamenti. Al momento l'aereo dovrebbe costare oltre 112 milioni di dollari, ma da più parti si stima che il suo costo arriverà a toccare i 140 milioni.

Ottobre 2001Marzo 2007Dicembre 2008Richiesta 2011
Fondi richiesti196.6 bn $231.7 bn $255 bn $273.3 bn $
Quantità richieste2.8522.4432.4412.443
Costo Unitario69 m $95 m $104 m $112 m $

Fonte: US GAO, Joint Fight Striker: Additional Costs and Delays Risks not Meeting Warfighter Requirements on Time (Washington, DC: GAO, 2010): 9, Tab. 2.

Non è consolante, ma va sottolineato che gli aumenti dei costi e i ritardi sono purtroppo frequenti nei programmi militari. La ragione si trova nel fatto che Forze Armate, industria e Congresso hanno un incentivo enorme ad approvare un programma così che, stanziati dei fondi, la logica dei "sunk cost" lavori contro la sua cancellazione futura.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l'Italia è entrata nel programma Joint Strike Fighter nel 1998, durante la fase di dimostrazione concettuale al termine della quale, nel 2002, il nostro governo ha poi deciso di proseguire anche nella fase successiva, quella di sviluppo e dimostrazione del sistema. Ciò ha richiesto un investimento di 1 miliardo di euro. L'Italia ha poi firmato il Memorandum of Understanding nel 2006 per iniziare la fase di produzione, che continua tutt'ora.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Perchè compriamo i sistemi militari?'</h' . (('3') + 1) . '>'

Per capire come mai compriamo l'F-35 è necessario innanzitutto capire come mai compriamo dei sistemi militari. La ragione si trova nell'insicurezza che regna a livello internazionale. Storicamente le alleanze sono temporanee, gli amici diventano nemici e dunque gli stati sovrani possono solo contare sui propri mezzi militari per garantire la loro sicurezza. Qualcuno potrebbe obiettare che, in periodo di pace, la spesa militare vada abbattuta. Ciò è in parte successo a partire dalla fine della guerra fredda. Nel 1988 l'Italia spendeva il 2.3% del pil in difesa. Nel 1997 la sua spesa era scesa all'1.9% (1.8% nel 2009). Nello stesso periodo, la Gran Bretagna passava dal 3.9% al 2.7% (2.5%), la Francia dal 2.9% all'1.7% (1.4%) e gli Stati Uniti dal 5.5% al 3.3% (2.5%). [Sono dati forniti dal SIPRI. Aggiungo che i dati del SIPRI non mi convincono molto. La spesa italiana infatti non solo include cosa non dovrebbe essere incluso (come il costo dei Carabinieri) ma va addirittura oltre. Credo dunque che sia una stima molto inflazionata. La colpa non è tanto del SIPRI ma del nostro governo - come di molti altri - che a livello internazionale hanno tutto l'interesse a gonfiare le cifre di spesa per non apparire deboli in sede NATO.]

Non è però opportuno fare dei tagli eccessivi. In primo luogo, un valido apparato militare rappresenta un deterrente contro dei possibili nemici. Detto in altri termini, contribuisce a mantenere la pace e il benessere. In secondo luogo, un apparato militare efficace richiede decenni di investimenti industriali e in addestramento che difficilmente possono essere ricomposti in caso di bisogno. Per fare un esempio, gran parte dell'equipaggiamento usato in Libia (inclusi gli Eurofighter e gli AMX) deriva da investimenti lanciati negli anni Ottanta. Se interrompiamo i nostri investimenti attuali, il rischio è di trovarci impreparati in futuro.

Per tornare all'F-35, la questione può essere semplificata come un trade-off. La produzione dell'F-35 è un consumo di investimenti passati che produce sicurezza in maniera decrescente nel tempo. Alternativamente, potremmo continuare ad investire in tecnologie militari che reputiamo utili per il futuro e così garantirci maggiore sicurezza futura. Ciò avverrebbe al rischio di maggiore insicurezza presente o nel vicinissimo futuro.

Se pensiamo che la guerra tra Stati faccia parte della storia, allora l'F-35 non ci serve. Se pensiamo che la crescita militare di Cina, Iran o Russia rappresenti una possibile minaccia per il futuro, allora un programma come l'F-35 può avere una sua ragion d'essere.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Come mai 131 velivoli?'</h' . (('3') + 1) . '>'

L'Italia comprerà 131 velivoli. Qualcuno potrebbe obiettare che sono tanti. Vanno fatte due considerazioni.

In primo luogo, l'Italia deve sostituire i suoi Tornado, i suoi Harrier, etc. Anche se cancelliamo l'F-35, dovremo dotare le nostre Forze Armate di mezzi per l'attacco al suolo avanzati. L'F-35 è la scelta migliore, da un punto di vista tecnologico. Anche se facciamo una scelta diversa, qualcosa va acquistato. A meno, ovviamente, di fare una scelta radicale di disarmo, che andrebbe argomentata al di fuori di manovre economiche contintengenti.

In secondo luogo, va considerato che, in termini di pianificazione militare, ogni flotta va divisa in tre gruppi: operazioni, manutenzione e addestramento. L'F-35 vola a oltre 1.500 km l'ora, monta sensori sofisticati, e incorpora oltre 10.000 km di cavi. Come l'auto va portata a cambiare l'olio, così gli aerei devono andare in manutenzione. Viste le sollecitazioni esterne (climatiche, fisiche, etc.), è chiaro che i tempi sono lunghi. Parimenti, un pilota ha bisogno di volare su un mezzo per conoscerlo a fondo. Gli addestratori di terra o di aria non sono sufficienti. Poichè abbiamo più di 40 piloti, questi devono ruotare sui mezzi disponibili. Ecco che da 131 mezzi totali che acquisteremo, quelli operativi sono circa una quarantina. Non è una cifra impressionante, specie se pensiamo di poterne aver bisogno come accadde nel 1991 in Iraq, nel 1999 in Kossovo o quest'anno in Libia.

 

'<h' . (('3') + 1) . '>'La logica industriale'</h' . (('3') + 1) . '>'

Il mercato degli armamenti è un oligopolio internazionale. Gli stati sovrani hanno dunque un enorme interesse ad entrarvi per potersi accaparrare gli extra-profitti che ne derivano. Non sempre va bene, come nel caso del francese Rafale, ma il giudizio sull'opportunità di partecipare è sempre complicato.

Quando gli Stati Uniti hanno proposto ai loro alleati di entrare nel programma F-35, molti di questi non avevano molte alternative. In Europa, nessuno poteva finanziare un programma analogo in termini di dimensioni o di tecnologie. Semplicemente mancavano i soldi. Dall'altra parte, le flotte per l'attacco al suolo andavano aggiornate anche in Europa. Quindi, o si entrava, si rinnovavano le flotte e, inoltre, si partecipava ad un enorme banchetto (l'F-35 è il programma più grande della storia: 300 miliardi di dollari di valore per 3.000 aerei. Come termine di paragone l'Eurofighter, il programma più grosso in Europa, è riuscito a malapena a produrre 600 aerei). Oppure si stava fuori e si perdeva un'enorme opportunità industriale.

I Paesi europei produttori di aerei da combattimento fecero un'enorme pressione perchè la scalata europea dell'F-35 fallisse (Francia con Dassault, Svezia con SAAB e Germania-Spagna con EADS). Gli altri, però, fecero i loro calcoli e decisero di entrare. Questo è il caso dell'Italia (Alenia) e del Regno Unito (BAeS). Così facendo, inoltre, le due aziende potevano entrare in possesso di tecnologie avanzate che avrebbero poi potuto utilizzare in futuro.

Il Regno Unito è riuscito a sviluppare un avanzatissimo dimostratore tecnologico senza pilota, il Tanaris, in parte grazie alle tecnologie trasferite con l'F-35.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Possiamo uscire? Il programma fallirà?'</h' . (('3') + 1) . '>'

A questo punto, bisogna capire se l'Italia può uscire dal programma e quanto costerebbe la sua uscita. Il MoU citato prima (pagina 82) non prevede penali esplicite di uscita. Ciò non significa che la nostra eventuale uscita sarebbe eventualmente economica. Infatti, l'accordo sancisce che il contraente uscente dovrà sostenere tutti i costi della sua uscita e quelli che gli altri membri del consorzio dovranno sostenere per via di questa scelta. Ci vorrebbero dei dati a proposito che magari l'on. Donadi potrebbe fornirci per fare valutazioni più precise, ma temo che le cifre potrebbero essere astronomiche. Si pensi solo alla centro di Cameri, costruito per il programma F-35. L'Italia non solo finirebbe per pagare quel centro da sola, ma dovrebbe poi pagarne uno alternativo agli altri membri del consorzio. O si pensi a tutte le spese legali per rinegoziare gli accordi industriali.

L'F-35 è stato pensato in maniera da renderlo indistruttibile dall'interno e dall'esterno. Queste clausole servono proprio ad evitare che dei partner riottosi possano portare il programma al collasso.

La questione parallela riguarda la possibilità che il programma venga cancellato dagli Stati Uniti. La mia opinione personale è che ciò non accadrà. I manager di Lockheed Martin, infatti, come hanno pensato ad un accordo industriale a livello internazionale che desse abbastanza incentivi da entrare (contratti) e disincentivi da uscire (i costi di cui sopra), hanno ingegnato una struttura interna tale da proteggerlo dalle bizze della politica. Come? Legando 3/4 del Congresso americano al programma. La produzione dell'F-35 coinvolge infatti una quarantina di Stati Americani, centinaia di migliaia di persone, migliaia di aziende. Quale membro del Congresso andrebbe a votare contro un programma che crea occupazione anche nella sua zona elettorale?

 

 

'<h' . (('3') + 1) . '>'Considerazioni finali'</h' . (('3') + 1) . '>'

Tutto bene, dunque? Dipende. L'F-35 sarà il programma più avanzato al mondo nel suo comparto. Per molti, sarà l'ultimo aereo da combattimento con pilota. Dopo ci saranno solo i droni. Come ho scritto due anni fa, però, non è perfetto.

La mia modesta opinione è che l'F-35 non sia il problema principale delle nostre Forze Armate. I problemi sono altri due, precisamente:

1) Tra il 65% e il 75% del nostro Bilancio della Difesa finisce in pensioni e stipendi. È una cifra intollerabile.

2) L'industria italiana (ed europea) della difesa è ancora troppo poco consolidata, specie a livello navale e terrestre ma anche nel campo aerospaziale.

Per quanto mi riguarda, prima di tagliare dei programmi, io procederei tagliando del personale. Quelle cifre, onestamente, gridano vendetta, specie se paragonate a livello internazionale. Ciò libererebbe enormi risorse che potrebbero essere divise tra nuovi investimenti e risparmi. Il secondo passaggio deve essere un consolidamento dell'industria europea. Ciò genererebbe altri risparmi. Si noti che anche in questo caso, consolidamento significa principalmente riduzione di forza lavoro (e di aziende, in secondo luogo). Fatti questi due passi, si può discutere con le Forze Armate e vedere se e dove si può tagliare.

Stante il fatto che abbiamo bisogno di un programma di attacco al suolo, le alternative possibili sono principalmente due:

1) Tagliare l'F-35 e sostituirlo provvisoriamente con la tranche 3 dell'Eurofighter (quella ottimizzata per l'attacco al suolo). Intanto si arriverebbe alla fine del decennio e poi si può vedere cosa fare. Poiché la Tranche 3 è stata tagliata, i governi europei sembrano aver fatto la scelta opposta: salvare l'F-35 per l'Eurofighter. Da un punto di vista militare e industriale la scelta ha molto più senso, in quanto l'Eurofighter è un disegno più vecchio e le sue capacità di attacco al suolo sono più limitate.

2) Ridurre eventualmente gli F-35 e continuare a investire in aerei senza pilota, cercando di rafforzare la nostra base industriale (lo Sky-X/Y di Alenia) così da migliorare le nostre chance di cooperazione internazionale in futuro, specie alla luce del fatto che gli USA su questo campo non sono disponibili a cooperare (per tenersi le loro tecnologie più avanzate), Francia e Regno Unito sono andati da soli, mentre la Germania e la Spagna, se non riescono a tirare nella loro barca la Francia, finiranno con la Turchia.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Breve bibliografia'</h' . (('3') + 1) . '>'

Qua di seguito riporto qualche studio sull'F-35, per chi volesse approfondire.

James Hasik, "Exquisite capabilities, Part II: Why the F-35 is looking a lot like the F-22 these days," Defense-Industrial Research Memorandum #2011-04, 12 August 2011.

Ethan B. Kapstein, "Capturing Forstress Europe: International Cooperation and the Joint Strike Fighter," Survival, Vol. 46, No. 3 (Autumn 2004).

Keith Hayward, The F-35 Lighning II: Potential Market 2007-2030 (London: RAS, 2007).

Michele Nones, Giovanni Gasparini e Alessandro Marrone, "L'F-35 Joint Fight Striker e l'Europa," Quaderni IAI, No. 31 (Autunno 2008).

Hélène Masson, Le Royame-Uni et le programme JSF/F-35: un partenariat au gout amer (Paris: FRS, 2006).

Hélène Masson, Le programme JSF/F-35 e le prix du pragmatism (Paris: FRS, 2004).

Ivor Evans, F-35 Joint Strike Fighter: More than One Pretty Face," RUSI Defence Systems, Summer 2004.

Jeremiah Gertler, The F-35 Joint Strike Fighter (JSF) Program: Background and Issues for Congress (Washington, DC: RCS, 2011).

 

 

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Commenti

Ci sono 70 commenti

Mi chiedo se corrisponda alla realtà il dato riportato da Marco Perduca che gli Stati Uniti spendono solo il 20 percento per il personale contro in 55 dell'Europa

epistemes.org/2011/09/12/bilancio-della-difesa-lettera-al-foglio-e-risposta/

e, nel caso, se esistano motivi di natura tecnica od operativa a giustificazione di questo divario.

 

Io vorrei fare un ragionamento di fondo. Magari mi sbaglio ma l'Italia, con o senza F35, non ha capacità di difesa indipendente. Quindi, pace e benessere sono raggiungibili in Italia solo grazie ad eventuali alleati. Però poi dici che gli aerei in fin dei conti non li abbiamo usati per difenderci, ma in libia, kosovo ed irak. Ma anche qui, mai ci saremmo andati da soli. Chi sostiene "ma da chi dovremmo difenderci?" o "perché dovremmo attaccare il paese x" ha gioco facile, perché ha sostanzialmente ragione.

Mi pare chiaro che se si partecipa ad un programma del genere lo si fa per partecipare ad una alleanza e condividerne i costi. Qui allora si capisce la tentazione di fare free-riding da parte di chi vuole trovare risparmi veloci sul bilancio. Ma fare free-riding no e' nice: io questa la vedo l'unica motivazione convincente.

 

Ovviamente concordo con le considerazioni sulla struttura della spesa.

Le prime considerazioni che mi balzano alla mente :

1. Come tutti i programmi in cooperazione con US il core tecnologico è e rimane fondamentalmente US (con qualche condivisione UK). In questo senso i 600 EFA ci hanno lasciato assai di più in termini tecnologici e finanziari

2. La quota Italiana è abbastanza bassa anche per un approccio allo share estremamente riduttivo. Puntiamo in genere ad ambiti di produzione nella logica dei "posti di lavoro"

Riguardo alle due soluzioni : Per le ragioni di cui al punto 1 F-35 è (forse) la scelta migliore da un punto di vista militare e tecnologico, tutta da dimostrare la validità industriale e le ricadute a lungo termine della scelta di privilegiarlo rispetto alla Tranche 3. Diciamo che altre considerazioni (gli americani in queste faccende sono talmente strutturati che fanno sembrare il soviet un covo di anarco capitalisti ) hanno pesato di più.

A livello generale privilegerei una scelta di carattere "europeo" in quanto più equilibrata e con un ritorno maggiore a lungo termine

Per finire una osservazione alle considerazioni di Andrea : chi fa considerazioni del tipo cui accenni NON ha ragione, è un successo dell'attuale assetto avere un ombrello così solido che sia inimmaginabile un qualunque tipo di minaccia. E' come avere una casa e sostenere che è meglio venderla per evitare le spese ed il fastidio del condominio. Ci ripensi quando arriva l'inverno.

 

Dario: metto tra parentesi la mia perplessità su quei dati. Perduca cita i dati del SIPRI. Se apri la slide linkata sul "65%" vedi che la spesa italiana per la difesa, depurata dei costi non di competenza, è intorno ai 18 miliardi di euro.


Andrea: il tuo ragionamento di fondo è corretto, ma non credo sia in contraddizione con quanto dico. Sia che attacchiamo qualcuno che ci difendiamo, saremo sempre all'interno di un'alleanza. Proprio per questo, però, bisogna pagare parte dei costi. Al momento attuale, dove l'Europa ha la seconda spesa militare al mondo, ma questa è profondamente scoordinata e frammentata, l'efficacia militare europea è molto discutibile. Se la spessa venisse ulteriormente ridotta, l'Europa probabilmente perderebbe capacità autonome. Per quanto il free-riding sia naturale in un'alleanza, se questo diventa eccessivo, l'alleanza non funziona più.

Luca: la questione tra Eurofighter e F-35 non può essere risolta ora, in quanto l'F-35 è appena partito. Finora il primo ci ha dato di più. Bisogna però vedere quanto ci darà il secondo e ricordare che, senza F-35, Alenia non avrebbe più avuto lavoro in futuro, almeno di livelli significativi (questa difatti è il problema di EADS). L'Eurofighter forse vincerà il contratto per l'India (100 aerei) ma poi il suo business sarà finito. L'F-35 rimarrà in produzione per altri venti anni almeno. Sul tuo ultimo punto, vedi la risposta ad Andrea.

Che ci darà in proporzione meno di EFA a livello tecnologico e finanziario è un fatto :-)

Mi dirai forse che anche l'investimento è stato inferiore.

Riguardo al non aver più lavoro, tendo a considerare meno strategica una quota di produzione rispetto a quote di tecnologia e progettazione. Non saranno le ali di JSF o il FACO a cambiare il trend complessivo di Alenia, io credo

 

 

 

Alcuni appunti sul post di Andrea, in particolare mi soffermo sul numero di velivoli e sulle ricadute tecnologiche.

 

Ecco che da 131 mezzi totali che acquisteremo, quelli operativi sono circa una quarantina.

 

Ho cercato in rete informazioni del genere, ma non ho trovato niente, ma se la cifra che indichi tu è vera (40 piloti in grado di volare sull'F35) stona con il dato di Tornado che ha acquistato l'Italia (102, secondo Wiki), inoltre secondo l'aereonautica militare ogni stormo è composto da due squadriglie volo, abbiamo 12 stormi, se la matematica non è un opinione dovremmo avere 24 squadriglie aeree, il che mi fa pensare che 40 piloti siano pochi, visto che basta addestrare i piloti (e gli aerei da addestramento sono una cosa diversa).

Operatività e manutenzione: un rapporto di 1 a 3 non esiste da nessuna parte, anche se ogni aereo dovesse essere smontato e rimontato ad ogni decollo e atterraggio, cosa impossibile, perchè i materiali e i componenti sono testati per lavorare in quelle condizioni estreme (costano un botto perchè non usano le viti del ferramenta), hanno sensori elettronici che da soli già controllano una marea di componenti, il modo in cui sono costruiti e realizzati già ne assicura un certo numero di ore di volo senza manutenzione, inoltre hanno parti che sono cambiate ogni XY ore di volo a prescindere, ma sono manutenzioni programmate di pochi giorni, non è che hai 80 e passa aerei a terra per manutenzione tutti i giorni e solo 40 in grado di volare, ho costruito parti per aerei (civili) e non hai idea del tipo di controlli e test che vengono fatti per quel tipo di aerei, figurati per quelli militari, ma la manutenzione riguarda al massimo (ed è già fuori scala!) il 5 % del numero di velivoli.

Non entro nei dettagli tecnici dell'operazione, ma la possibilità di partecipare industrialmente a un simile progetto vale i soldi spesi, (1 mld di euro) è solo quel numero di 131 che mi sembra fuori scala, e le argomentazioni a sostegno di quel numero mi sembrano decisamente deboli, visto che dovremmo sostituire i Tornado operativi (una settantina circa),e che non tutti i Tornado sono per l'attacco al suolo, oltre agli AMX e i Sea Harrier, e anche se i conti sembrano tornare si acquista un aereo da 140 mln di $ per sostituire gli AMX che ne costano un quinto, con l'acquisto inoltre dell'Eurofighter che può svolgere lo stesso ruolo dell'AMX a un costo inferiore dell'F-35.

Ovvero: si potrebbero ordinari aerei meno costosi per sostituire gli AMX e i Sea Harrier, e acquistare per 140 mln cadauno solo gli aerei necessari a sostituire i Tornado (85) , considerando che comunque i Tornado saranno in produzione fino al 2020 in versioni tecnologicamente aggiornate.

Su tutto il resto concordo al 100%, compreso lo squilibrio dei costi verso il personale.

 

Penso di essere stato poco chiaro. Ciò che dico è che una flotta va divisa in tre parti: operativa, in riparazione e addestramento. Ho usato un rule of thumb di un terzo, che mi è stato suggerito in altre circostanze (mezzi navali), non avendo trovato dati più precisi sulli mezzi aerospaziali. E' possibile che sia sbilanciato. Il punto fondamentale non cambia: poichè abbiamo PIU' di 40 piloti, una buona parte della flotta serve per l'addestramento (ho detto un terzo), più la quota in riparazione e manutenzione, ciò lascia in operatività solo una parte della flotta totale. Assumiamo che 1/3 vada per l'addestramento e 2/10 vada per la riparazione. Comunque la flotta operativa rappresenterebbe metà della flotta totale. Questo era il punto che volevo sottolineare.

Sugli AMX: non ho detto che verranno rimpiazzati da.

Sul resto, lasciavo aperte delle ipotesi sul da farsi se si vuole ridurre l'F-35. Per valutare i vari scenari bisognerebbe fare calcoli complessi con dati a cui non ho accesso o che non sono di facile reperibilità.

Siamo sicuri che questo F35 sia un buon aereo? Come mai i costi salgono sempre e senza sosta? Non è che siamo di fronte all'ennesima bara volante di Lockheed?
Siamo sicuri che l'eurofighter sia inferiore?
http://www.flightglobal.com/blogs/the-dewline/2010/06/eurofighter-more-5th-gen-than.html
Siamo sicuri che all'economia giovi di più un F35 di un'Eurofighet?
http://www.bbc.co.uk/news/business-10726346
E soprattutto se la versione STOVL viene cancellata a noi italiani che ci serve un F35 se non possiamo caricarlo sulla Cavour? Per controllare il solo Mediterraneo? Chi sono i nostri avversari in questa zona, ovvero serve per forza un F35 (anche supponendo una superiorità che a me non sembra abbia rispetto all'E.F.)?
http://www.dedalonews.it/it/index.php/01/2011/usa-in-liberta-vigilata-per-due-anni-il-jsf-a-decollo-verticale-limpatto-sullitalia/

Di questo aereo rimango sempre più dubbioso, ho il sospetto che si tratti più che di una potente arma, piuttosto di una grande abuffatta di qualche gruppo di potere.

 

Se leggi un post che ho scritto due anni fa sollevavo gli stessi dubbi (linkato nelle conclusioni) a proposito delle capacità militari dell'F-35. Sull'aumento dei costi vedi il primo paragrafo o il lavoro del Congress Research Service nella bibliografia.

L'Eurofighter è un ottimo aereo, ma le sue capacità di attacco al suolo non sono comparabili a quelle dell'F-35. 

A me sembrava di aver lasciato aperte le conclusioni, ma evidentemente non sono stato chiaro, in quanto i più hanno letto il mio post come un sostegno incondizionato all'F-35.

@luca barba
1. Come tutti i programmi in cooperazione con US il core tecnologico è e rimane fondamentalmente US (con qualche condivisione UK). In questo senso i 600 EFA ci hanno lasciato assai di più in termini tecnologici e finanziari
....
Riguardo alle due soluzioni : Per le ragioni di cui al punto 1 F-35 è (forse) la scelta migliore da un punto di vista militare e tecnologico, tutta da dimostrare la validità industriale e le ricadute a lungo termine della scelta di privilegiarlo rispetto alla Tranche 3.
....
A livello generale privilegerei una scelta di carattere "europeo" in quanto più equilibrata e con un ritorno maggiore a lungo termine



Concordo pienamente. Quando gli USA hanno condiviso integralmente il loro core tecnologico con gli alleati?
E forse la RAF è una aviazione di sprovveduti visto che hanno integrato e utilizzano capacità aria-suolo per i loro Typhhon?


@luca barba
Che ci darà in proporzione meno di EFA a livello tecnologico e finanziario è un fatto :-)
....
Riguardo al non aver più lavoro, tendo a considerare meno strategica una quota di produzione rispetto a quote di tecnologia e progettazione. Non saranno le ali di JSF o il FACO a cambiare il trend complessivo di Alenia, io credo



Concordo anche qui.



Un appunto sul paragrafo COME MAI 131 VELIVOLI.


L'unica considerazione sensata da fare è RICORDARE che da sempre il nostro paese, quando si imbarca in programmi internazionali, sforna cifre iperboliche sui quantitativi che ordinerà AL SOLO SCOPO DI TENTARE DI OTTENERE UNA FETTA MAGGIORE di commesse per le industrie nazionali, SALVO POI, alla prova dei fatti, ordinare effettivamente quantitativi inferiori.

Mi limito alla stretta attualità: MEADS dice qualcosa? FREMM dice qualcosa? ASTER?

Nel caso dell'F35 poi siano di fronte alla stessa previsione di acquisto inizialmente prevista per i Typhoon (e sappiamo come è andata a finire), e stavolta parliamo di un aereo i cui costi aumentano ad una velocità maggiore rispetto al nostro debito pubblico. :D

La considerazione che ne servono 131 per averne operativamente pronti 40 spero sia una battuta, tra l'altro le ore/uomo di manutenzione per ogni ora di volo erano e sono molto più elevate per aeromobili di vecchia tecnologia.

 

 

(senza contare che il suo disegno con due motori è obsoleto).

 

Perchè?

Senza entrare nel discorso affidabilità, esiste forse un motore in grado di spingere (in un unico esemplare) l'F22? o il Su35? O un qualsiasi bombardiere di teatro?

 

 

 

Anche in questo caso, molte delle cose qui dette non mi sembrano strettamente in contraddizione con quanto ho scritto. E' ovvio che gli USA sono più stringenti sul trasferimento tecnologico, ma è anche vero che: 1) lavorano su tecnologie più avanzate 2) hanno ordinativi superiori.

Se ci sediamo al tavolo, il bargain che otteniamo dipende sia da quanto mettiamo sul piatto che su quanto mette sul piatto l'altra parte. In termini relativi, abbiamo margini di manovra molto superiori verso UK, D e F che non verso gli Stati Uniti. Oltretutto, mentre il consorzio eurofighter ha enormemente bisogno dei nostri ordinativi, lo stesso non si può dire del programma JSF.

Sull'Eurofighter aria-suolo sviluppato dagli inglesi. Vero, ma c'erano anche necessità operative. Ricordiamoci che non è stata un'operazione proprio economica nè tanto meno esterna a logiche industriali (NAO, 2011).

Sul confronto F-35 vs. Eurofighter, credo che qui ci sia un buon riassunto. 

Una osservazione a margine, che ha a che fare più con il mio post iniziale di polemica con Donadi che con la discussione su costi e benefici degli F-35 che si sta sviluppando qui.

Andrea nel suo pezzo chiarisce che il programma ''viene da lontano'' e ha coinvolto sia governi di destra che di sinistra. Ma mi preme far notare che l'ultimo Memorandum of Understanding per l'avvio della fase di produzione venne firmato nel febbraio del 2007, e quindi da un governo in cui erano rappresentate non solo l'Idv ma anche Rifondazione Comunista, che all'epoca includeva Vendola. Non posso fare a meno di notare che quando tale governo si trovò a finanziare l'aumento della spesa pensionistica conseguente all'eliminazione del cosidetto ''scalone Maroni'', lo fece aumentando i contributi sociali sui lavoratori precari, e non cancellando l'accordo sugli F35. La cancellazione, a quanto pare, è diventata un'urgenza solo adesso.

 

il MoU per l'avvio della fase di produzione NON E' l'ordine di acquisto vincolante delle macchine.

In parole povere significa solo che LM considera terminata la fase di sviluppo ed è pronta per iniziare la costruzione di (pre) serie.

 

Una difesa (e una capacità offensiva credibile) è un assoluto dovere oggi in una Europa frantumata politicamente ed economicamente. Sono del parere che le iniziative economiche internazionali e l'espansione verso i mercati esteri debba essere sostenuta da una reale capacità di dissuasione. La storia è maestra di vita e l'Italia è sempre stata nel mirino delle potenze vicine (Francia e GB) e lontane (USA) per impedirle l'espansionismo verso i Balcani ed il Mediterraneo meridionale. Vi prego di non vedere in queste mie parole posizioni ideologiche. Sto rileggendo i fatti. Dopo il disastro della seconda guerra mondiale i partiti di sinistra al governo (fiancheggiatori dell'URSS) hanno fatto di tutto per sterilizzare le nostre FF.AA. colpevoli doppiamente d'ever combattuto per il fascismo e di aver perso una guerra. Ogni pensiero militare e strategico è stato malamente bollato come "fascista" ad evidente vantaggio del blocco sovietico. In questo clima era ovvio che gli USA surrogassero la difesa del territorio italiano e lo spazio di influenza nel Mediterraneo. Come ho già scritto in un precedente post (quello dedicato alle parole dell'On. Donati), sono convinto che la recente guerra di Libia sia stato un attaco alle posizioni e agli interessi dell'Italia, colpita nel momento di minima credibilità storica. Mi astengo dal criticare i recenti ministri della Difesa perchè il problema è antico. La politica internazionale ha la memoria lunghissima e non escludo che l'Eliseo abbia finalmente pareggiato i conti dopo il vile attacco del giugno 1940. D'altro canto la caduta del Regno delle Due Sicilie è stata voluta dalla GB per avere mani libere in un Mediterraneo segnato dalla potente flotta Napoletana. Ben vengano quindi non 131 ma 262 F35 all'interno di un piano di recupero della credibilità delle FF.AA. italiane. Sono inoltre convinto che la tecnologia possa solo in parte sopperire alla riduzione degli organici e degli equipaggiamenti. La forza è bruta per definizione ed ogni qualvolta si è parlato di difesa intelligente o di Rapid Deployment Force si è nascosta l'esigenza di un taglio netto al bilancio militare.

 l'Italia è sempre stata nel mirino delle potenze vicine (Francia e GB) e lontane (USA) per impedirle l'espansionismo verso i Balcani ed il Mediterraneo meridionale. Vi prego di non vedere in queste mie parole posizioni ideologiche.

ma no... certo che dobbiamo spezzare le catene che ci legano nel nostro mare... :-)

Dopo il disastro della seconda guerra mondiale i partiti di sinistra al governo (fiancheggiatori dell'URSS)

al governo? ah, sì, la dittatura proletaria dei compagni De Gasperi, Saragat e Malagodi e il Gosplan di Viale dell'Astronomia...  

hanno fatto di tutto per sterilizzare le nostre FF.AA. colpevoli doppiamente d'ever combattuto per il fascismo e di aver perso una guerra.

"actions have consequences" . Nel caso in questione, le conseguenze appropriate sarebbero state più o meno queste solo che erano un pò più di quattro, quelli da appendere...

D'altro canto la caduta del Regno delle Due Sicilie è stata voluta dalla GB per avere mani libere in un Mediterraneo segnato dalla potente flotta Napoletana

le cui maggiori unità nel 1860 erano fregate a vapore costruite quasi tutte nei cantieri inglesi. Nello stesso anno entrava in servizio la Warrior, la prima corazzata moderna, e la sorte delle navi in legno contro le corazzate... dice niente Monitor e Merrimac ad Hampton Roads? 

Ben vengano quindi non 131 ma 262 F35 all'interno di un piano di recupero della credibilità delle FF.AA. italiane

e cosa ci facciamo esattamente con 262 F35? ci riconquistiamo Nizza, la Savoia e l'Albania? Un altro 7 dicembre facciamo Pearl 2.0 sulla flotta francese a Tolone per sistemare vecchi conti, o sulla Royal Navy per vendicare Taranto e Capo Matapan?

Nei loro compiti specifici le unità italiane, tipo le MSU, sono già più che credibili, nessuna azione militare è concepibile al di fuori della NATO e di un mandato (con le buone o le cattive) del Consiglio di Sicurezza, a meno di non giocare al rogue state e comunque, ammesso che ci dotiamo di un potere aereo che manco nei suoi sogni più bagnati avrebbe potuto immaginare Giulio Dohuet , poi? Abbiamo uomini e mezzi per i boots on the ground?


Perdonate la curiosita' un po' naive: ma se un pilota sbaglia una manovra e distrugge un F-35 (circa 106 milioni di euro), chi paga? Cioe', siamo assicurati?

 

Alessandro N.

 

Perdonate la curiosita' un po' naive: ma se un pilota sbaglia una manovra e distrugge un F-35 (circa 106 milioni di euro), chi paga?

 

Il pilota, immagino.  Che probabilmente è a sua volta assicurato.

Se non fosse così piacerebbe anche a me saperlo.

 

Perdonate la curiosita' un po' naive: ma se un pilota sbaglia una manovra e distrugge un F-35 (circa 106 milioni di euro), chi paga? Cioe', siamo assicurati?

In quel caso dovrebbero pagare i contribuenti. Se poi si prova che all'origine c'è un guasto tecnico o un difetto di progettazione, invece, può capitare che a pagare siano i fornitori (dipende ovviamente dal contratto di acquisto o noleggio).

Ad ogni modo, purtroppo capita, sono cresciuto a due passi da un aeroporto militare, ogni tanto ne cadeva uno (aneddoticamente, più di una volta all'anno, per cui per tutta l'AM saranno diversi all'anno, ma suppongo non sia particolarmente difficile trovare le statistiche relative) , qualche volta purtroppo il pilota ci lasciava le penne.

P.S.: ovviamente il mio è un discorso generale, non mi riferisco agli F-35, anche perché ancora ce ne sono ben pochi in giro.

L'F-35 è un aereo sostanzialmente d'attacco, per la precisione "è un aereo multi-ruolo ottimizzato per l'attacco al suolo" (insomma, i classici bombardamenti) come viene detto nell'articolo. Pertanto non ha ragione d'esistere in un paese la cui costituzione all'art.11 riporta "L'Italia ripudia la guerra come strumento di OFFESA alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Questo è un veivolo per attaccare non per difenderci, e dato che il diritto è gerarchicamente superiore  all'Economia, dovremmo uscire dal progetto.

 

Analisi molto sofisticata. Faccio una domanda a Lei che è chiaramente più competente di me. Assumiamo di scoprire che un Paese sta sviluppando missili ballistici e intende colpirci (o un laboratorio di armi chimiche da parte di un gruppo terroristico, etc.). Poichè per prevenire un tale attacco è necessaria una capacità di attacco al suolo, mi potrebbe dire come facciamo a difenderci?

In attesa della sua risposta, sottolineo un semplice dato. La distinzione tra armi difensive e offensive non esiste. Un muro diventa un'arma se rotto in pezzetti e lanciato contro un avversario. Un boeing 737 diventa un missile intercontinentale se riempito di esplosivo e armi di distruzione di massa e lanciato contro un Paese straniero...

Io suggerirei di scindere la discussione in due filoni:

a) se L'Italia debba avere forze armate fornite di equipaggiamento moderno oppure no.

b) se l'F-35 rappresenti una soluzione adeguata alle necessità dell'AMI, ovvero sia preferibile orientarsi su altri veicoli.

 

Rispetto al punto a, ho forti dubbi. Quanto al combattere il terrorismo internazionale, i cacciabombardieri danno un ritorno sull'investimento risibile. Se Russia o Cina invadono l'Italia sarà assolutamente irrilevante rispetto agli esiti del conflitto, sia che si comprino gli F-35 sia che nel frattempo si siano abolite le forze armate. Quanto a eventuali rogue state impazziti, può darsi che intervenire possa essere opportuno, ma sono problemi che l'Italia dovrebbe necessariamente risolvere nel contesto di un'alleanza con USA/EU, perché non essendo noi gli Stati Uniti da soli non potremmo fare niente, con o senza l'aereoflotta ammodernata.



IMO sarebbe opportuno riconoscere che l'Italia da sola è ormai condannata all'irrilevanza dal punto di vista militare, ed è un fatto inevitabile per ragioni economiche e di manpower. Un discorso serio sulla difesa può essere fatto solo a livello europeo, e andrebbe portato avanti scopertamente e in una prospettiva di integrazione effettiva. Fino a quel momento tanto vale rassegnarsi alla nostra condizione di stato militarmente vassallo di USA/NATO e fare free riding, che tanto se/come/quando intervenire militarmente mica ce le fanno decidere o influenzare a noi, cento aerei in più o in meno. Quelli al massimo ci servono per fare la foglia di fico ai parters maggiori, che decidono come piace a loro cosa fare ma poi gradiscono un'apparenza di coalizione internazionale che li legittimi. Visti i costi enormi (di tenerte in piedi tutto il baraccone delle forze armate tradizionali, non di quel programma specifico) non mi pare che il gioco valga la candela.

I Giapponesi hanno deciso per l'F-35, sebbene la missione strategica delle loro forze armate sia strettamente difensiva (si chiamano forze di autodifesa).

Ovviamente è sempre possibile obiettare che le necessità dell'aviazione giapponese sono diverse da quelle dell'aviazione italiana.

Donadi è un demagogo senza se e senza ma, però se l'F-35 comincia a non piacere pure a McCain, c'è qualche problema...

http://www.wired.com/dangerroom/2011/12/joint-strike-fighter-13-flaws/

 

 

 

The most expensive weapons program in U.S. history is about to get a lot pricier.
The F-35 Joint Strike Fighter, meant to replace nearly every tactical warplane in the Air Force, Navy and Marine Corps, was already expected to cost $1 trillion dollars for development, production and maintenance over the next 50 years. Now that cost is expected to grow, owing to 13 different design flaws uncovered in the last two months by a hush-hush panel of five Pentagon experts. It could cost up to a billion dollars to fix the flaws on copies of the jet already in production, to say nothing of those yet to come.
In addition to costing more, the stealthy F-35 could take longer to complete testing. That could delay the stealthy jet’s combat debut to sometime after 2018 — seven years later than originally planned. And all this comes as the Pentagon braces for big cuts to its budget while trying to save cherished but costly programs like the Joint Strike Fighter.
Frank Kendall, the Pentagon’s top weapons-buyer, convened the so-called “Quick Look Review” panel in October. Its report — 55 pages of dense technical jargon and intricate charts — was leaked this weekend. Kendall and company found a laundry list of flaws with the F-35, including a poorly placed tail hook, lagging sensors, a buggy electrical system and structural cracks.

(nientaltro? Marino)


Some of the problems — the electrical bugs, for instance — were becoming clear before the Quick Look Review; others are brand-new. The panelists describe them all in detail and, for the first time, connect them to the program’s underlying management problems. Most ominously, the report mentions — but does not describe — a “classified” deficiency. “Dollars to doughnuts it has something to do with stealth,” aviation guru Bill Sweetman wrote. In other words, the F-35 might not be as invisible to radar as prime contractor Lockheed Martin said it would be.
The JSF’s problems are exacerbated by a production plan that Vice Adm. David Venlet, the government program manager, admitted two weeks ago represents “a miscalculation.” Known as “concurrency,” the plan allows Lockheed to mass-produce jets — potentially hundreds of them — while testing is still underway. It’s a way of ensuring the military gets combat-ready jets as soon as possible, while also helping Lockheed to maximize its profits. That’s the theory, at least.
“Concurrency is present to some degree in virtually all DoD programs, though not to the extent that it is on the F-35,” the Quick Look panelists wrote. The Pentagon assumed it could get away with a high degree of concurrency owing to new computer simulations meant to take the guesswork out of testing. “The Department had a reasonable basis to be optimistic,” the panelists wrote.
But that optimism proved unfounded. “oblems the computers did not predict, resulting in 725 design changes while new

This assessment shows that the F-35 program has discovered and is continuing to discover issues at a rate more typical of early design experience on previous aircraft development programs,” the panelists explained. Testing uncovered problems the computers did not predict, resulting in 725 design changes while new jets were rolling off the factory floor in Fort Worth, Texas.

And every change takes time and costs money. To pay for the fixes, this year the Pentagon cut its F-35 order from 42 to 30. Next year’s order dropped from 35 to 30. “It’s basically sucked the wind out of our lungs with the burden, the financial burden,” Venlet said.
News of more costs and delays could not have come at a worse time for the Joint Strike Fighter. The program has already been restructured twice since 2010, each time getting stretched out and more expensive. In January, then-Secretary of Defense Robert Gates put the Marines’ overweight F-35B variant, which is designed to take off and land vertically, on probation. If Lockheed couldn’t fix the jump jet within two years, “it should be cancelled,” Gates advised.

(non è quello che ci servirebbe per la Cavour?)
Tasting blood in the water, Boeing — America’s other fighter-plane manufacturer — dusted off plans for improved F-15s and F-18s to sell to the Pentagon, should the F-35 fail. Deep cuts to the defense budget certainly aren’t helping the F-35′s case.
Humbled, Lockheed agreed to share some of the cost of design changes, instead of simply billing the government. The aerospace giant copped to its past problems with the F-35 and promised better performance. “There will not be another re-baseline of this program. We understand that,” Lockheed CEO Robert Stevens said in May.
But another “rebaselining,” or restructuring, is likely in the wake of the Quick Look Review. F-35 testing and production should be less concurrent and more “event-based,” the panelists advised. In other words, the program should worry less about meeting hard deadlines and more about getting the jet’s design right. It’ll be ready when it’s ready. Major production must wait, even if that means older warplanes — the planes the F-35 is supposed to replace — must stay on the front line longer.
Needless to say, that’s got some members of Congress up in arms. “It is at this exact moment that the excessive overlap between development and production that was originally structured into the JSF program … is now coming home to roost,” said Sen. John McCain, an Arizona Republican and the ranking member of the Senate Armed Services Committee. “If things do not improve — quickly — taxpayers and the warfighter will insist that all options will be on the table. And they should be. We cannot continue on this path.”

 

 

 

 

 

Sì, ma non aggiunge niente di nuovo. La vera notizia, di ieri, è che pure il Giappone è entrato nel programma.

Mi scuso in anticipo se questi dati sono già stati pubblicati, ma non mi sono letto tutti i commenti dei 3 post su NFA sull'argomento.

Pubblico di seguito i costi previsti per il programma F-35, così come ottenuti da questo documento:

 

N°65

ATTO DEL GOVERNO
SOTTOPOSTO A PARERE PARLAMENTARE
Programma pluriennale di A/R n. SMD 02/2009, relativo all’acquisizione
del sistema d’arma Joint Strike Fighter (JSF –
anche denominato F35 Lightning II) e realizzazione della associata
linea FACO/MRO&U (Final Assembly and Check
Out/Maintenance, Repair, Overhaul & Upgrade) nazionale
(Parere ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera b),
della legge 4 ottobre 1988, n. 436)

Durata dell'impegno finanziario: 2013 - 2026

Costo complessivo acquisto aerei (FY 2008$): 16.6bn (pari con il cambio dell'epoca a 12.9bn €)

Costo complessivo FACO: 775m$ (sempre FY 2008) pari usando il cambio dell'epoca a 605.5m€

Il costo complessivo annuo medio nei periodi di picco è pari a circa 1.0 - 1.2bn$

 

PRECISAZIONI (MIE)

1) Il governo italiano al momento non si è impegnato nell'acquisto di nessun esemplare di serie dell'F-35

2) La tempistica ha subito sensibili ritardi dovuti a problemi tecnici nella fase di ricerca e sviluppo. Mentre il documento del Senato prevede che la fase di picco (quella in cui cominceremo ad acquistare gli aerei) incomincerà nel 2012, al momento abbiamo almeno 2 anni di ritardo

3) A fronte dell'aumento dei costi previsti, il governo provvederà (spero) a ridurre il numero di aerei che acquisteremo, numero a mia opinione eccessivo

4) E' impossibile per l'Italia rinunciare completamente all'F-35, in quanto la variante -B è l'unico aereo al mondo in grado di operare dalla piccola portaerei italiana Cavour, poichè è in grado di atterrare verticalmente come un elicottero (una volta che l'harrier andrà in pensione). Senza questo aereo avremmo speso 1.4bn€ per la più costosa portaelicotteri del mondo (cioè la nostra portaerei Cavour), a parte poi che buona parte della marina italiana è pensata anche in funzione della portaerei.

5) Un aereo come l'F-35 (un bombardiere tattico fondamentalmente, il sostituto del Tornado, anche se a differenza di quest'ultimo ha secondarie capacità come caccia da difesa aerea) è uno strumento di politica estera. Senza i Tornado l'Italia non avrebbe potuto partecipare alle operazioni in Libia, per esempio. Un numero ridotto di aerei è IMHO necessario anche per l'aereonautica, almeno per poter continuare a partecipare alle operazioni internazionali (55 - 60 secondo me)

6) Finito il programma EF-2000 l'industria aereospaziale italiana rimarrà senza alcun progetto su cui lavorare.