Il rapporto aureo del MIUR

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La  governance dell'accademia italiana è soggetta a un grande numero di vincoli normativi.  Rimugino su uno dei più recenti, piuttosto curioso.

Un decreto ministeriale del 2011 (articolo 5, punto b) impone agli atenei che desiderino arruolare nei loro ranghi uno studioso (impiegato presso altro ateneo) il rispetto del seguente requisito:

 

" il numero di professori incardinati nel ruolo in riferimento per il quale si dispone la chiamata, sia inferiore a quello degli incardinati nel ruolo dei docenti immediatamente inferiore"

 

In soldoni (mi perdonino i giuristi) il rapporto tra  ordinari  e associati non deve essere maggiore di 1  (stessa cosa, immagino, per il rapporto tra  associati e ricercatori). Uno sprovveduto lettore, senza rispetto per questo bellissimo numero naturale, potrebbe chiedersi quale sia l'origine di questo valore numerico.  La supposizione che dietro al numero ci sia un ragionamento (nonostante la fonte) è rafforzata dal fatto che il primo verso dell'articolo 5 spiega che la ratio della norma  mira a 

 

"[...]  favorire una più razionale distribuzione del personale docente"

 

Non è una norma irrilevante. Sta capitando a diversi colleghi  di non riuscire a trasferirsi presso un ateneo che li vorrebbe perché a ciò si oppone il rapporto aureo.  Si può chiudere la questione pensando che l'accademia italiana sia il classico cavallo disegnato dal comitato (quello con le gobbe), dal quale al massimo ci si può aspettare una strenua resistenza alla sete del deserto.  Con sempre meno regimi totalitari al mondo, gli esempi di pianificazione centralizzata sono perle da studiare con interesse.

È altresi divertente provare a fare 2 conti, e qualche ipotesi, per vedere se sotto qualche condizione si riesce a trovare una ratio a questo numero  (chi vuole il cammello può fermarsi qui;  se qualcuno del MIUR ci legge è invitato a segnalarci le ipotesi originali sottostanti la "razionale distribuzione del personale docente").  Immaginiamo un Ateneo  composto di Senior (gli ordinari)  e di Junior (gli associati).   Chiamiamo S  il numero  dei senior, e J  quello dei junior. Immaginiamoci ancora che la carriera dei Junior duri T anni (cioe': un Junior resta tale per T anni) e  quella dei Senior R×T anni (cioe': una volta diventato Senior, una o uno resta tale per R×T anni, diciamo fino al pensionamento), cosi che R  denota il rapporto tra lunghezza della carriera di un senior e quella di un junior. In Italia, R potrebbe essere un numero compreso tra 2 e 4  (cioe': si resta nel rango Senior per un numero di anni che va dal doppio--se si diventa Senior tardi--al quadruplo--se si diventa Senior presto--degli anni trascorsi nel rango Junior, vedi sotto).  Ipotizziamo infine  che  una frazione P  di Junior  siano promossi a  Senior alla fine del "tirocinio" (è il tasso di promozione).   Un semplice calcolo suggerisce che, a regime, il rapporto tra Senior e Junior, quello che la legge impone inferiore a 1, è  dato da (per la derivazione e una discussione si veda la Nota per i secchioni a fine post)

 

S/J  =  P×R

 

La  formula ha una semplice  interpretazione:  in un mondo in cui tutti vengono promossi (P=1), il rapporto S/J è pari al rapporto della lunghezza delle carriere R  (esempio: se tutte le scimmie piccole diventano scimmie grandi,  il rapporto tra grandi e piccoli nella popolazione è R).   Se invece pensiamo a un mondo selettivo, in cui solo una parte dei Junior riesce a passare di livello, allora il rapporto S/J è  piu basso. (Esempio:  per avere una squadra come il Barca serve un vivaio pulcini piuttosto folto).  L'aureo rapporto si ottiene se P = 1/R.

Sarebbe interessante avere qualche dato per l' Italia, e altri paesi.  La mia sensazione è che R  sia almeno pari a  2 (forse di piu, secondo alcuni amici molto di più). Imporre quindi il vincolo S/J≤1 (come fa il drecreto) implica richiedere agli atenei un tasso di promozione non piu alto del 50%.  Ben venga, ma allo stato attuale mi pare  un criterio piuttosto selettivo rispetto a quello che si vede in giro.  Che si tratti di un tentativo surrettizio per indurre una selezione di qualità? O semplicemente, come in molti altri casi,  si naviga a vista, sparando numeri e vincoli,  senza chiedersi quali mai siano le conseguenze delle mille norme che regolano la nostra vita e settori fondamentali per il paese come l'istruzione e la ricerca?

Nota per i secchioni. La formula si ricava dall'equazione di moto del numero di Senior:   St+1   =  S(1 - 1/(RT) ) +  Jt(P/T). Partendo da questa equazione e imponendo stazionarietà  (S e J costanti)  si ricava il rapporto della formula. Disclaimer: Le formule forniscono una prima approssimazione  per interpretare la volontà del  legislatore (e le sue conseguenze). Per un modello piu realistico  potremmo volere tenere conto di  ulteriori  aspetti  (per esempio la durata stocastica  delle due fasi, o altre forme di eterogeneità). 

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Commenti

Ci sono 32 commenti

Francesco mi piace moltissimo il pezzo, semplicissimo e chiaro. Ma "rapporto aureo", da secchione quale sono, non te lo posso far passare :-)

Se fosse J/S=S/(J-S) allora sarebbe un rapporto aureo, ma mi riesce difficile immaginare il MIUR a fare cose del genere!

(Ok lo so, sono un secchione tremendo, chiedo venia, ma qui Fidia sarebbe dalla mia parte)

Grazie Federico.  Hai ragione! Perdona(te)mi l'abuso. Mi scusero anche con Pitagora passando dal limbo (dovrebbe essere li no?), scendendo al mio cerchio.  

A parte motivi storici, esiste una ratio economica per la quale i professori ordinari sono nominati praticamente a vita?

 

Da un lato gli stipendi dei professori (per non parlare dei ricercatori) sono in qualche caso veramente inadeguati, ma dall'altro hanno una serie di privilegi di "casta" che certo non li rendono simpatici a chi fa fatica a far quadrare i conti.

e' che per fare bene ricerca occorra liberta' accademica, e se ti possono cacciare allora la liberta' non ce l'hai piu. Il ragionamento non e' assurdo, ma ovviamente limita gli incentivi per molti a darsi da fare, quale sia l'ottimo non lo so. Pero' si tratta di un settore "delicato" in cui il potere di perseguitare qualcuno per le sue idee esiste e puo' creare non pochi danni. 

Quanto ai salari, e' vero che sono inadeguati per qualcuno, ma non per tutti. Per molti, oserei dire la maggioranza, sono anche troppo alti in rapporto al carico di lavoro. L'assurdita' e' che sono uguali per tutte le discipline, e che crescono solo in base all'anzianita'. 

Gli stipendi di ingresso dei ricercatori sono effettivamente bassi, ma quelli degli  professori ordinari non sono affatto inadeguati. Vanno (per un ordinario a tempo pieno) da minimi sui 2700-2800 a massimi di 4500-4700 euro netti al mese (oltre bisogna avere vinto la cattedra nella tarda adolescenza, un privilegio per pochi). A questo si aggiungono i proventi delle attività professionali, che sono trascurabili per letterati e scienziati puri ma possono essere ingenti per medici, avvocati, ingegneri etc.

Non capisco la prima domanda. Tutti i professori universitari sono dipendenti di ruolo dello stato e quindi hanno le tutele degli statali. L'unica differenza è che possono (non debbono) andare in pensione a 70 anni invece che a 66.

I rapporti tra le fasce vennero normativamente fissati nel 1980, quando ancora esisteva (a causa del centralismo Ministeriale, venuto meno nel 1989) l'equivalente dell'"organico nazionale".

In quell'aureo testo di legge, si fissò come **obiettivo** per una situazione "a regime" (dopo il transitorio previsto dalla "costituzione" delle fasce di Associati e di Ricercatori), questo organico: 15.000 PO, 15.000 PA e 16.000 RU. A causa della bulimìa del Baronato Italico, questa configurazione venne raggiunta già all'incirca alla fine degli '80 (e non nei tardi '90).

Il rapporto "teorico" PO:PA=1:1 viene da lì, per quanto sia oggi cambiato molto in termini normativi e organizzativi. La cronica incapacità di svolgere concorsi regolari ha poi fatto il resto nel "rendere disomogeneo a sbalzi" tale rapporto. Ad esempio il "blocco" di PO negli anni '90 causò un loro declino numerico, dal quale si ripresero con gli interessi una volta sopraggiunta la 210/98 ("Berlinguer"). Ci fu allora qualche bello spirito, sui giornali (economisti e giornalisti, si sintende), che scrisse che il sistema avrebbe dovuto essere "piramidale", sicchè i politici cominciarono anch'essi a dire che i PO avrebbero dovuto essere meno dei PA.

Sic stantibus rebus, spero di aver reso un servizio informativo, anche al Prof. Lippi.

RR

Caro Renzino L'Europeo,

 

grazie.  La Storia spesso  e'  interessante. Forse sarebbe utile anche avere qualche dato sul presente, per capire quanto ''morde'' il vincolo e,  di conseguenza, quanto ``stretti''  dovranno essere    i criteri per il passaggio di grado  nei prossimi anni (nei diversi Atenei).   

 

Come al solito, una delle tante scempiaggini della burocrazia all'italiana; quella sovietica era fatta da dilettanti al confronto.

In ogni caso un Senior non dovrebbe rimanere tale per più di 5 anni. Dopo, se vale la pena, l'Università lo riconferma, altrimenti si prende una bella zappa o una rete da pesca e si procura la cena per la sera come facevano i suoi avi. Idem per i professori delle scuole di ogni altro ordine e grado.

Stanford ha professori divisi in Assistant Prof., Associate Prof. e Professor, grossomodo equivalenti ai titoli italiani. Sono cosi divisi (http://facts.stanford.edu/faculty.html):

839 Professors
246 Associate
265 Assistant

 

Qui alla University of Chicago ci sono 302 professori che non hanno ancora ricevuto la tenure (tipicamente assistants) vs 790 con tenure (tutti associate o full professors).

 

Chiaramente, la proporzione 1:1 tra junior e senior non e' possibile da mantenere senza massiccio sfoltimento nei ranghi piu' bassi (pura fantascienza).

Alla domanda se valesse più acconciarsi al modello British (Piramide) o al Modello USA (Piramide rovesciata delle Research Universities) il Corpo DOcente Italiano rispose: Nu, Famo Un Cilindro, che è cosa Buona e Giusta.

 

RR

Per confronto andrebbero contati anche gli adjuncts no? Io vorrei scommettere che la distribuzione distorta di stanford e' dovuta all'alto numero di cattedre in humanities che stanno scomparendo per lasciare posto alla marea di adjuncts che oramai un po' dappertutto si usano per insegnare le grosse classi di undergraduates.

Ho trovato l'analisi interessante e, nel tentativo di comprenderla meglio, mi sono ritrovato a portarla un po' avanti; ringrazio e invito a correggermi se sbaglio.

La durata attesa della carriera junior si può scrivere come

T = PU+(1-P),

dove U è il tempo atteso per la promozione, quando la promozione si realizzi, mentre si è posto pari a uno il tempo atteso per la pensione, di modo che U sia in realtà una porzione di carriera.

La durata attesa della carriera senior si può invece scrivere come RT = (1-U) e pertanto

R = (1-U)/(PU+1-P);

il tempo atteso per la promozione sarà allora

U = 1-R/(1+PR).

Poiché necessariamente deve aversi U>0, il regime stazionario può esistere solo se

P>PR/(1+PR);

porre un tetto a PR=S/J (es. 1) vuole dunque dire abbassare l'asticella delle promozioni necessarie.

Va da sé che mi guardo bene dall'interpretare la volontà ministeriale, nonché dall'argomentare in favore o contro la soglia scelta.

Segnalo questo dettagliato lavoro di Paolo Rossi sulle prospettive del reclutamento (a normativa vigente).

RR

Importantissimo studio comparativo dei salari accademici in 28 Paesi del mondo, curato da un gruppo di ricerca di alto livello, fra i cui coordinatori noto Philip Altbach (una garanzia assoluta). Esperto corrispondente per l'Italia è stato Giliberto Capano.
Pubblicazione su libro in uscita il 26 aprile; molti dati interessanti già pubblici sul sito.

Editoriale del "Times Higher" sull'argomento.

RR

 

 Secondo la tabella, gli ordinari italiani sono i più pagati del modo dopo i canadesi ed anche i ricercatori sarebbero fra i più pagati. Il valore di 9200 $ PPP per un ordinario corrisponde a ca 5000 euro e non ci arriva nessuno in busta paga.  In realtà si riferisce al costo totale, comprese tasse e contributi. Anche i professori sono soggetti al cuneo fiscale, mica solo i metalmeccanici