La notizia.
È uscito il rapporto di Freedom House sulla libertà di stampa. L'Italia è peggiorata e viene ora considerata una paese in cui la stampa è solo parzialmente libera. La notizia è stata riportata dall'edizione online di Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore (non sono riuscito a trovarla su Il Giornale). Non so se la notizia è stata data sui mezzi televisivi.
Cosa è Freedom House.
È una fondazione indipendente che però riceve tradizionalmente buona parte del proprio finanziamento dal governo statunitense. La voce di Wikipedia afferma che il Board of Trustees (l'organismo di governo) è composto da personalità di tutti gli orientamenti politici. Sempre secondo Wikipedia nel passato hanno fatto parte del Board Zbigniew Brzezinski, Jeane Kirkpatrick, e Donald Rumsfeld. Secondo il sito dell'associazione l'obiettivo è essere una ''clear voice for democracy and freedom around the world'' (una chiara voce per la democrazia e la libertà nel mondo). Ho guardato l'attuale Board of Trustees. Conosco solo alcuni dei nomi che vi appaiono. Ken Adelman è un diplomatico e commentatore conservatore, famoso per aver previsto che l'invasione dell'Irak sarebbe stata una passeggiata (''a cakewalk''); pur continuando a dichiararsi conservatore ha appoggiato Barack Obama alle ultime presidenziali (era particolarmente colpito in modo negativo dalla scelta di Sarah Palin per la vicepresidenza). Carly Fiorina è l'ex amministratrice delegata di Hewlett Packard e consigliera economica di McCain durante le ultime elezioni presidenziali. Lawrence Lessig è un professore di diritto a Stanford, famoso per il suo lavoro sui diritti d'autore. Ha avuto un ruolo nella creazione delle creative commons licenses, che anche il nostro sito usa.
Per quel che mi è stato possibile capire, negli Stati Uniti le principali critiche all'organizzazione sono tradizionalmente giunte ''da sinistra''. Noam Chomsky ne parlò in termini negativi nel suo libro ''Necessary Illusions''. Anche il governo cubano, nel passato, si è lamentato dell'organizzazione. In genere i critici affermano che l'organizzazione è troppo vicina agli interessi degli Stati Uniti e troppo influenzata da personalità di orientamento conservatore.
Tra le sue attività la fondazione pubblica annualmente un rapporto sulla libertà nel mondo (Freedom in the World) e uno sulla libertà di stampa nel mondo (Freedom of the Press). È questo ultimo rapporto che è appena uscito e che contiene le notizie negative sull'Italia. Il rapporto è stato pubblicato a partire dal 1980.
La metodologia.
Il rapporto sulla libertà di stampa copre 195 paesi. Sul sito della fondazione vi è una spiegazione della metodologia utilizzata. Sostanzialmente vengono poste a una serie di esperti una serie di domande in tre aree: ambito legale, politico ed economico. La categoria legale esamina leggi e regolamenti che possono influenzare la stampa e l'inclinazione del governo a usare tali leggi per influenzare il modo in cui i media operano. La categoria politica cerca di valutare il livello di controllo politico sui media. Vengono considerati fattori come l'indipendenza editoriale dei media, sia quelli statali sia quelli privati, e l'esistenza di intimidazione verso i giornalisti da parte dello stato o altre organizzazioni. La categoria economica guarda a fattori come la concentrazione proprietaria dei media e l'esistenza di meccanismi discrezionali per distribuire pubblicità governativa o sussidi pubblici.
In ogni area vengono poste varie domande e vengono assegnati valori numerici da 0 a 30. Questi valori vengono quindi sommati, ottenendo un voto da 0 a 90. Maggiore libertà corrisponde a valori più bassi. Da 0 a 30 un paese viene considerato ''libero'', da 31 a 60 ''parzialmente libero'', e da 61 a 90 ''non libero''.
Dato che si tratta di voti che vengono dati da persone, per quanto esperte, è ovvio che esiste un elemento di soggettività. La griglia per i voti da assegnare cerca però di ridurre tale grado di soggettività. Per fare un esempio, la categoria economica contiene 8 domande. Tra queste vi sono le seguenti:
- In che misura i media sono posseduti o controllati dal governo, e quale effetto ha ciò sulla diversità dei punti di vista rappresentati? (0–6 punti)
- In che misura la proprietà dei media è altamente concentrata, e quale effetto ha ciò sulla diversità dei contenuti? (0–3 punti)
- Lo stato o altri attori cercano di controllare i media mediante l'allocazione della pubblicità o di sussidi? (0–3 punti)
Il sito contiene la lista completa di tutte le domande con relativi punteggi. Le domande e i punteggi sono le stesse per tutti i paesi.
Perché l'Italia è peggiorata.
Nella panoramica generale del rapporto si afferma
Italy slipped back into the Partly Free range thanks to the increased use of courts and libel laws to limit free speech, heightened physical and extralegal intimidation by both organized crime and far-right groups, and concerns over media ownership and influence. The return of media magnate Silvio Berlusconi to the premiership reawakened fears about the concentration of state-owned and private outlets under a single leader.
Traduzione: L'Italia è scivolata nell'area dei Parzialmente Liberi grazie all'uso accresciuto delle corti di giustiza e di leggi contro la diffamazione per limitare la libera espressione, all'aumentata intimidazione di tipo fisico ed extralegale da parte della criminalità organizzata e di gruppi di estrema destra e a preoccupazioni relative alla proprietà dei media. Il ritorno del magnate dei media Silvio Berlusconi al governo ha risvegliato timori sulla concentrazione dei mezzi privati e posseduti dallo stato sotto il controllo di un unico leader.
Il punteggio ottenuto dall'Italia è stato di 32, il ché ci pone alla 73esima posizione, tra Israele (31 punti) e Hong Kong (33 punti). Siamo penultimi tra i paesi dell'Europa Occidentale; solo la Turchia è peggio. Solo Italia e Turchia sono Parzialmente Liberi, tutti gli altri paesi dell'Europa Occidentale sono liberi. La ripartizione del punteggio per le varie categorie non credo sia ancora disponibile, io almeno non l'ho trovata.
Non è la prima volta che l'Italia risulta non libera. Questa è la serie storica dei punteggi per l'Italia dal 2002 al 2008.
Categoria | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 |
Legale | 2 | 8 | 11 | 9 | 9 | 9 | 10 |
Politica | 11 | 6 | 13 | 13 | 13 | 11 | 10 |
Economica | 14 | 14 | 9 | 13 | 13 | 9 | 9 |
Totale | 27 | 28 | 33 | 35 | 35 | 28 | 29 |
Come si vede, non siamo mai stati messi particolarmente bene. Il miglioramento del 2007 e 2008 è stato ora rovesciato.
Avevo notato l'uscita del rapporto e cercavo informazioni che poi, mi ha provvidenzialmente fornito Sandro.
Su i criteri di sopra, utilizzati nella indagine, mi sembra di poter dire che sono tutti punti dolenti del sistema televisivo Italiano. Le nomine della televisione pubblica le fa il presidnete del consiglio; quella privata è direttamente sua; infine negli anni in cui governa SB, la pubblicità migra, automaticamente, dalla Rai verso Mediaset.
Eppure non tutti sono convinti di quello che dice Freedom House. Ecco qui cosa dice il Giornale: critica la metodologia dell'inchiesta ma non aggiunge molto; qui, invece, si criticano non solo i metodi dell'indagine, ma addirittura si paventa un condizionamento politico dell'inchiesta sulla stampa italiana, o il suo essere basata su informazioni di seconda mano.
Noto infine, che anche i critici più radicali di BS, che citano spesso il rapporto di Freedom House per discutere della libertà della stampa italiana, trascurano di citare l'elargizione di sussidi pubblici come metodo di controllo. Sarà forse per questo, che i giornali italiani, a vario titolo sussidiati, non possono andare troppo oltre nella polemica contro l'assetto televisivo di BS? Inoltre, messa così la cosa, ovvero il problema dei sussidi anche alla carta stampata di opposizione in aggiunta al pasticcio delle televisioni, rende il problema della libertà di stampa come qualcosa che riguarda anche le frange più radicali dell'arco politico italiano.
A proposito di televisioni. C'è una cosa che sta girando da un po' sul web, e riguarda i costi che Mediaset deve sostenere per il pagamento delle frequenze televisive concesse dallo Stato. Se ne parla qui. Depurando il post della polemica contro il ricco che guadagna e ripulendo la retorica del fatto che le concessioni dovrebbero portare ricchezza allo stato e non al privato che le ottiene, rimane quell'affermazione che il prezzo pagato da Berlusconi è troppo basso. Ma c'è qualcuno che può davvero sostenere che sia così? Qualcuno ha termini di paragone che possano dare un'idea dell'appropriatezza o meno di quell'1% pagato da Mediaset?
prendere come fonte di informazione di pietro è quanto meno "ingenuo". Non mi risulta che il costo delle frequenze sia in percentuale al fatturato. Che io sappia, negli altri paesi le frequenze vengono assegnate con asta pubblica e sono fisse e non in funzione del fatturato.Anche perchè il fatturato non indica granchè . Nel caso Italiota , mediaset paga le frequenze mentre la rai prende il canone e la quantità di pubblicità è la medesima. Quindi, se anche mediaset pagasse un euro di diritti sulle frequenze, sarebbe cmq di più di quello che paga il suo diretto concorrente.
riguardo alla libertà di stampa: sicuramente l'italia non brilla .Ma una cosa che non mi piace degli americani è la loro superficialità e le fondazioni sono veramente all'apice della superficialità . I dubbi mi nascono quando vedo israele al 71 posto e cipro (quale delle 2 ? ) al 38. Inoltre sapere che san marino (21 posto USA 24 posto) è un paradiso di liberta mi fa stare meglio, potrò sempre comprare il resto del carlino per sapere come stanno le cose in italia
L'articolo citato dice:
"Durante il suo show sulla Rai, Adriano Celentano si lamentò della poca libertà di stampa in Italia, citando come prova la classifica di Freedom House. Salvo scoprire che, in realtà, a «pesare» sul giudizio finale furono anche gli arresti di due giornalisti (il giornalista triestino Massimiliano Melilli e Lino Jannuzzi, commentatore del Giornale e parlamentare di Forza Italia, ndr)".
Beh, non é vero: quando l'Italia fu retrocessa a "partly free", cioé nel rapporto Freedom House 2004 (per l'anno 2003), il rapporto non parlava dei due giornalisti Melillo e Jannuzzi.
Ne parlò invece il rapporto 2005 (per l'anno 2004), in cui l'Italia passò dal 74o al 77o posto, restando ovviamente partly free, dal momento che, rispetto all'anno precedente, nessun cambiamento si era verificato nella concentrazione dei media con relativo conflitto d'interessi.
A proposito della vicenda Jannuzzi bisognerebbe poi tenere presente la seguente affermazione contenuta nella sezione che spiegava il metodo e i criteri adottati nello studio 2005 di "Freedom House":
Vedi:2005 Survey Methodology
"This survey does not assess the degree to which the press in any country serves responsibly, reflecting a high ethical standard. The issue of “press responsibility” is often raised to defend governmental control of the press. Indeed, a truly irresponsible press does a disservice to its public and diminishes its own credibility. A governmental effort to rein in the press on the pretext of making the press “responsible” has far worse results, in most cases. This issue is reflected in the degree of freedom in the flow of information as assessed in the survey".
Questo, per me, significa che nessuno si preoccupò di andare a vedere perché Jannuzzi era stato condannato (---> non per le sue opinioni, ma per aver riferito "fatti non veritieri"). Sospetto, tuttavia, che, se avessero preso in considerazione anche questo aspetto, avrebbero dovuto considerare i suoi articoli pubblicati su 'Panorama' e sul 'Giornale' come una grave forma di "disservice to its public", per non dire di peggio.