Introduzione
I referendum elettorali sono tre. Il primo elimina la possibilità di formare coalizioni per conseguire il premio di maggioranza a livello nazionale per la Camera, mentre il secondo fa lo stesso per i premi di maggioranza regionali al Senato. Il terzo elimina la possibilità, usata principalmente dai capipartito, di candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni. Non discuterò il terzo referendum; evitare le candidature multiple dovrebbe essere un atto di decenza minimo e in realtà nessuna voce, che io sappia, si è levata a difendere questa pessima pratica. Mi limiterò quindi a discutere i primi due, che mirano allo stesso obiettivo: eliminare il premio ''di coalizione'' per sostituirlo con un premio ''di partito'', o più esattamente ''di lista''.
La discussione deve iniziare, temo, con un'ammissione di sconfitta. Io ho sostenuto i referendum elettorali con l'obiettivo di stimolare l'iniziativa parlamentare per un cambiamento della legge elettorale. Credo questo fosse l'obiettivo principale per molti altri, nel movimento referendario. L'obiettivo è già fallito, indipendentemente da quale sarà l'esito del referendum. Davamo tutti per scontato che i nostri politici non avrebbero discusso la legge elettorale senza uno stimolo esterno. Era meno ovvio che avrebbero fatto carte false per non discuterla anche in presenza del referendum. Ho cercato di argomentare l'estate scorsa che una buona riforma elettorale era possibile, perché era nell'interesse delle principali forze politiche presenti in parlamento, PD, Lega e PdL. Ma non si può mai essere troppo pessimisti quando si analizza la politica italiana. Una buona discussione sulla riforma elettorale avrebbe richiesto un minimo di lungimiranza e buon senso. Avrebbe inoltre richiesto di agire con calma e per tempo. Apparentemente questo è chiedere troppo; si è atteso fino all'ultimo momento (e anche un po' più in la: è stata necessaria una leggina per allungare i termini massimi entro cui andava indetto il reeferendum) per poi agitarsi scompostamente e secondo i propri ristrettissimi e ultramiopi interessi di bottega. Quindi, l'obiettivo principale del referendum è fallito, e nemmeno c'è da illudersi che una vittoria del SI condurrà a una riforma successiva. La domanda che resta da porsi quindi è: qual è il male minore, il porcellum attuale o il porcellum con rossetto che uscirebbe dai referendum?
Le conseguenze dei referendum
A dispetto del panico che ha preso i dirigenti leghisti, le conseguenze dell'abolizione del premio di coalizione saranno limitate. Essenzialmente, anziché avere differenti simboli a supporto di un candidato a primo ministro, come accade ora, i partiti dovranno accordarsi ex ante su un unico simbolo e una unica lista. Questo può avvenire mediante l'inclusione di diversi simboli in un unico cerchio o mediante un nuovo simbolo. Non sarebbe una pratica nuova nel panorama italiano. Per fare alcuni esempi, tra i tanti possibili, alle prossime elezioni europee troverete sulla scheda questo simbolo.
È l'alleanza tra La Destra di Storace, il Movimento per l'Autonomia del governatore siciliano Lombardo, i Pensionati di Fatuzzo e l'Alleanza di Centro di Pionati. Tutti insieme appassionatamente per superare la barriera del 4%, recentemente istituita esattamente per dar fastidio a partiti come La Destra.
A Recoaro Terme (Vicenza) gli elettori troveranno invece questa lista per le elezioni comunali, frutto di un'alleanza locale tra PD, Lega e socialisti.
Ma non è solo una cosa da partiti piccoli. Nel 2006 i DS e La Margherita si presentarono sotto il comune simbolo dell'Ulivo per la Camera, ma con simboli separati per il Senato.
Tutto questo per dire che la distinzione tra ''coalizione di liste elettorali'' e ''lista elettorale'' è alla fine assai meno netta di quel che può apparire a prima vista, per l'elementare ragione che i partiti rivedono la propria strategia elettorale a seconda della legge. Se passa il referendum vedremo, al tempo stesso, meno liste elettorali e liste elettorali più eterogenee. Ma, alla fine, i cambiamenti saranno minimi.
Perché tanto agitarsi allora? Perché la Lega minaccia addirittura la crisi di governo per far fallire il referendum? Perché Di Pietro, dopo aver raccolto le firme, fa ora campagna per il no? In effetti qualche effetto reale i referendum, in caso di vittoria del SI, lo avranno.
Primo, alcuni elettori possono essere più sensibili di altri al tipo di simbolo che appare sulla scheda. Non sono a conoscenza di studi seri ma è possibile che almeno alcuni tra gli elettori leghisti siano riluttanti a votare un simbolo che non sia esclusivamente leghista; almeno, questo sembrano credere i dirigenti leghisti. Un effetto simile si è verificato per la sinistra arcobaleno alle ultime elezioni. In modo simile, la differenza tra i voti presi alla Camera e al Senato da DS e Margherita nelle elezioni del 2006 è probabilmente almeno in parte dovuta alla presentazione del simbolo dell'Ulivo alla Camera. Ma la verità è non c'è nessuna buona ragione per credere che tali effetti siano forti o che favoriscano sistematicamente una particolare parte a dispetto di un'altra.
Secondo, dato che comunque resta invariato il meccanismo della ''lista chiusa'', ossia gli eletti vengono selezionati nell'ordine in cui vengono presentati in lista, la nuova legge che uscirebbe dai referendum costringerebbe di fatto i partiti a contrattare ex ante la proporzione dei propri eletti al momento di formare i listoni elettorali. Anche qui, niente di particolarmente nuovo; è quello che hanno fatto i radicali con il PD alle ultime elezioni. Però, tendenzialmente, queste sono fibrillazioni e lavoro in più per i vari capoccia dei partiti. I periodi di formazione delle liste sono già adesso periodi di stress e litigi, con il nuovo meccanismo sarebbe un po' peggio. Logico che non vogliano complicarsi la vita. Ma, di nuovo, non sembrano essere effetti di prima grandezza.
Terzo, forse c'è un rischio un po' più alto di non giungere a un accordo tra partiti. Mettersi d'accordo su un candidato premier all'interno di una coalizione in cui poi ciascuno presenta la propria lista può essere marginalmente più facile che mettersi d'accordo su un'unica lista. Al momento è difficile dire quanto possa essere forte questo effetto, ma può essere veramente forte solo se i partiti italiani non sanno proprio fare i propri interessi; non mi pare ci sia evidenza di nulla del genere.
Quarto, e ultimo, ci sarà un effetto reale sui partiti veramente piccoli, che faticheranno a far inserire il proprio simbolo e, in generale, ottenere visibilità in listoni dominati dai partiti maggiori. Non stiamo parlando di Lega e IdV, almeno finché restano ai livelli di consenso attuale, dato che tali partiti hanno forza sufficiente per negoziare in modo efficace la propria presenza nella lista. Stiamo parlando dei piccoli partiti che urlano al grande successo quando vanno oltre il 2%: Mastella, Sinistra e Libertà e cosette varie. Questi, in effetti, un po' di potere di contrattazione rischiano di perderlo. Mi pare, per limitato che sia, l'unico vero effetto di riduzione della frammentazione politica che i referendum possono avere.
Tutto il potere a Berlusconi? Ma va la.
Un argomento che si sente spesso da parte degli oppositori del referendum è che in caso di passaggio del SI farebbe enormemente aumentare il potere di Berlusconi. Per esempio, in un editoriale di Massimo Teodori su ''Il Tempo'', riportato da Michele, si afferma
Oggi, con il sistema attuale, il Parlamento è nominato da una decina di capipartito che compilano le proprie liste elettorali scegliendo i loro amici e affini. Con la vittoria del Sì al referendum il capo dell’unico partito vincente, leggi Berlusconi, nominerebbe la maggioranza assoluta della Camera, ovvero 346 deputati su 630 (55%), acquisendo legittimamente il potere di fare il bello e il cattivo tempo senza contrappesi.
Per la precisione i deputati sono 340 e non 346 (Teodori ci appiccica impropriamente quelli eletti all'estero, che hanno un sistema elettorale diverso), ma questo è un dettaglio. L'errore nel ragionamento di Teodori sta nell'assumere che, nel caso in cui Berlusconi si presentasse da solo alle elezioni, anche tutti gli altri partiti andrebbero soli. Non è così, e due conti possono aiutare a capire meglio come stanno le cose.
Supponiamo allora che Berlusconi si presenti da solo, ossia senza la Lega. Chi vincerebbe? Non lo possiamo sapere, dipenderà da come si comportano gli elettori, ma il punto importante è che il risultato non sarebbe scontato. Per avere una rozza idea di cosa potrebbe succedere, supponiamo dapprima che gli elettori votino come hanno fatte alle elezioni politiche del 2008. Queste sono state le percentuali di voti alla Camera usate per l'assegnazione del premio, ossia escludendo (a mio avviso incostituzionalmente) la Val d'Aosta.
% Voti Camera 2006 | |
PdL+MpA | 38,51 |
Lega | 8,30 |
Pd+Idv | 37,55 |
UDC | 5,62 |
Sinistra Arc. | 3,08 |
La percentuale del solo PdL è stata di 37,39. In altre parole, Berlusconi da solo avrebbe vinto solo se il PD (che da solo prese il 33,17) si fosse presentato senza l'IdV. Se PdL e MpA avessero presentato un'unica lista, questa sarebbe stata comunque battuta da una coalizione Pd+IdV+UDC oppure da una coalizione Pd+IdV+SA. Veramente c'è qualcuno che crede che Berlusconi avrebbe corso questo rischio? Oppure, veramente c'è qualcuno che crede che, a fronte di un PdL solitario, Veltroni, Di Pietro e Casini non avrebbero colto l'occasione per vincere formando una lista unitaria? L'hanno capito Lombardo e Storace cosa fare per le europee, con una posta in gioco infinitamente più piccola. Ci potevano arrivare anche Veltroni, Di Pietro e Casini, con il governo del paese come posta in gioco (conservo dubbi su Ferrero).
Ma, si dirà, la situazione dell'aprile scorso non è più rappresentativa, il centrodestra è molto più forte ora. D'accordo, proviamo allora a guardare i dati dell'ultimo sondaggio Sole 24 Ore per le europee, che effettivamente sembrano più favorevoli al PdL. Questi i dati grezzi.
% voti europee | |
PdL | 40,0 |
Lega | 10,3 |
PD | 26,2 |
IdV | 9,0 |
UDC | 6,0 |
Rifondaz+PdCI | 3,5 |
Sin e Libertà | 2,5 |
Con questi dati il PdL da solo vincerebbe contro una coalizione PD+IdV, ma perderebbe contro PD+IdV+UDC oppure contro PD+IdV+Sinistra Radicale.
Ora, non prendiamo troppo sul serio l'ipotesi che i voti dei partiti si travasino automaticamente in listoni, che le intenzioni di voto per le europee siano uguali alle politiche e così via. Ma come rozzo punto di riferimento, questo numeri ci dicono che il PdL non può assolutamente dare per scontato che vincerebbe elezioni in cui si presenta solo. Dovrebbe affidare le sue fortune all'assenza di accordo tra gli altri partiti e al grado di fedeltà degli elettori verso listoni unificati. Non credo proprio che Berlusconi voglia correre rischi del genere. Quindi, con il passaggio del referendum, quello che ci possiamo aspettare è una lista unitaria PdL-Lega, presumibilmente con un simbolo composto dai due sotto-simboli appaiati, la cosidetta ''bicicletta''.
Ma, si dirà ancora, se Berlusconi diventa ancora più forte o se le forze antiberlusconiane si frammentano sempre di più? Cosa succede se il PdL va al 45%? Cosa succede se Pd, IdV, UdC e nanetti neo- e paleo-comunisti litigano e non si accordano? In tale scenario, il potere del PdL non sarebbe eccessivo? La risposta è che in tali circostanze il PdL potrebbe governare da solo anche con l'attuale sistema elettorale. Per esempio, immaginiamo che il PdL accresca i propri consensi fino a intorno il 45%, e che la debolezza e/o rissosità delle forze di opposizione ne garantisca la vittoria. Anche con il sistema attuale, che bisogno avrebbe Berlusconi della Lega? Potrebbe darle il benservito e governare da solo.
Quindi no, un SI al referendum non darà tutto il potere a Berlusconi. Il potere di Berlusconi crescerà se aumenteranno i consensi al suo partito e se l'opposizione sarà divisa e inefficace. Avere il porcellum o il porcellum con il rossetto non farà differenza.
E poi, consentitemi una ultima nota polemica. Io questo grande ruolo di limitazione del potere berlusconiano da parte della Lega finora non l'ho visto. Sulle cose che mi interessavano (Alitalia, Lodo Alfano, Decreto Englaro) la Lega è stata china e supina al potere berlusconiano, più docile di un cagnolino. Non c'è rargione per pensare che le cose cambieranno, referendum o no.
Ma allora perché votare SI?
Visto che alla fine non cambia molto, perché votare SI? Per quel che mi riguarda, per due ragioni.
La prima è che è bene sfrondare i partitini, e questo è un risultato che con il referendum si otterrebbe. Nella lunga tradizione proporzionalista italiana si è vista una lunga sfilza di partitini la cui unica funzione era regalare una ettina di potere a politici normalmente di scarso livello. Il PdCI di Diliberto, l'UDEUR di Mastella e il MpA di Lombardo sono solo alcuni tra gli esempi recenti. Questi partitini fanno danni, aumentano la conflittualità nei governi unicamente per ragione di visibilità e per accrescere le rendite dei loro dirigenti, e non apportano nulla di utile in termine di idee. È bene che scompaiano. È vero, i partitini non sono il problema principale della politica italiana, sono solo un problema minore. Ma visto che c'è l'occasione per dar loro un colpo è bene usarla.
La seconda ragione è che è bene che i politici continuino ad aver paura dei referendum. Si tratta di iniziative che normalmente sono al di fuori del loro controllo e che possono essere usate per fare pressione. Certo, è un'arma spuntata. Il referendum è solo abrogativo, quindi il suo scopo è limitato. In questo caso, per esempio, si è solo potuto lavorare di fino per produrre un porcellum con il rossetto, anziché proporre un sistema maggioritario. Inoltre i risultati referendari possono essere facilmente aggirati o ignorati, come è accaduto con i referendum sulla privatizzazione Rai o sul ministero dell'agricoltura. Lo stesso, un'arma spuntata è meglio di nessuna arma. Una vittoria del SI, dopo una lunga serie di referendum andati ''buchi'' per mancanza di quorum, servirebbe a dare l'avviso alla casta che i cittadini non sono totalmente inermi.
Non è molto, lo so. Ma, ripeto, poco è meglio che niente.
1) Rimane il fatto che l'eventuale nuova legge elettorale sarebbe solamente una porcata bis.
Bisogna chiedersi se uno sbarramento al 4% e uno all'8% siano davvero accettabili e compatibili con la costituzione. Bisogna chiedersi, al di là delle contingenze del momento, se un premio di maggioranza al partito che prende più voti non possa portare a risultati aberranti. La risposta è si. Col 30% si prende il 55% se l'opposizione è debole e se le tv martellano dalla tua parte.
Che fine ha fatto il vecchio principio del "una testa un voto"?
2) Costringendo tutte le liste ad accorparsi in un unico listone/partito il cittadino, che già non può scegliere il candidato e quindi non conta nulla, non potrà nemmeno scegliere la propria "corrente" preferita. Insomma tutto sarà lasciato ai giochi di potere interni dei due maxi-partitoni che si formeranno. Voti PD ma voti i veltroniani, quelli di sinistra o la binetti? Già ora è difficile, figuriamoci con due maxi partiti.
3) Allo stato attuale il PD non ha poi nessuna intenzione di allearsi con la sinistra dei piccoli partiti, anzi la sua unica vera strategia è di fare terra bruciata da quella parte. Che si allei con l'UDC e prenda ancora di più i voti paramafiosi al sud è poi tutto da vedere. Comunque sarebbe un bellissimo risultato.
4) Questo referendum non è fuori dal controllo dei politici. E' stato appoggiato da tutto l'arco costituzionale a parte i piccoli partiti. Rientra nella strategia del pd, fa un favore a berlusconi e a Fini. Di che dovrebbero avere paura? Dopo le europee chiederanno a tutti di votare si.
Bisogna bisogna non prendere le prime due schede e votare si solo alla terza.
Quindi:
www.corriere.it/editoriali/09_maggio_17/Gli_esiti_nocivi_del_referendum_giovanni_sartori_4f5ab52a-42b3-11de-94da-00144f02aabc.shtml
www.criticaliberale.it/GetIndexedPage.aspx
temi.repubblica.it/micromega-online/referendum-rodota-4-buone-ragioni-per-lastensione/
temi.repubblica.it/micromega-online/la-deriva-maggioritaria-che-minaccia-la-democrazia-liberale/
Aggiungo tre altri link a sostegno del NON voto
www.felicebesostri.it/art_120707.htm
www.felicebesostri.it/art_060407.htm
www.libertaegiustizia.it/primopiano/pp_leggi_articolo.php