Mio malgrado, ho scelto di ambientare il mio prossimo progetto di ricerca nel lisergico reame dei comuni italiani. Senza entrare troppo nello specifico, mi servono alcune serie di voci di bilancio, i risultati elettorali e poche altre informazioni per gli 8000 e passa comuni italiani. I dati di bilancio e quelli riguardanti le elezioni (almeno per gli ultimi anni) sono pubblici e, a parole, disponibili online (i bilanci e le elezioni). Fatevi un giro e contate quanti click servono per ottenere, chessò, il consuntivo, in conto competenza, dei “Contributi e Trasferimenti Correnti dalla Regione” per il comune di Canicatti’ (esatto! non Canicattì: se lo scrivo così il sistema non lo riconosce), nel 2007. Per il dato sulle elezioni comunali, amenità simili. Nessuna traccia di mastodontici, ma a noi utilissimi, file tipo excel, stata, txt, etc. con dentro tutta e solo l’informazione necessaria, oppure form da compilare per ottenere i dati (un paio di anni fa anche Andrea Moro raccontò le sue peripezie, in quel caso riguardanti Eurostat e ISTAT).
Il passo successivo è stato contattare direttamente gli uffici preposti alla raccolta e diffusione dei dati. Per quanto riguarda i dati di bilancio la risposta definitiva ad una mia richiesta di tre (3!) serie di variabili per gli anni 1998-2008 per tutti i comuni italiani (dopo svariati carteggi che vi risparmio per decenza) è stata:
Egregio Dottore,
attualmente mi chiede troppo.
La capacità del mio ufficio di estrarre dati ed elaborarli è attualmente indirizzata esclusivamente a beneficio della COPAFF, come collaborazione istituzionale al federalismo fiscale.
Pensavo che volesse pochi dati.
Se facciamo a tempo ne potremo parlare la prossima primavera.
Cordiali saluti,
XXXXXXX XXXXXXX
Me li posso immaginare tutti lì, nell’ufficio polveroso del ministero, a cliccare come pazzi sulla stessa maschere user-UNfriendly che vedo dal mio laptop…
Abbandonato l’approccio standard, alcuni amici e colleghi particolarmente nerd mi hanno introdotto all’uso di quei programmini, chiamati crawler, che “vanno in giro” per la rete e scaricano i dati richiesti. L’unico problema, superabile, è impararsi 3-4 regolette per “leggere” i codici HTML, ma è roba di un pomeriggio. Armato di buona volontà, mi scarico la trial version di questo programmino e faccio le mie “maschere” che, dopo qualche tentativo, funzionano a meraviglia. L’ingrediente mancante è l’acquisto della licenza del software (89€ + IVA, da una softwarehouse olandese), che una volta ottenuta permette di salvare su computer i dati scaricati dalla rete.
E qui parte la sezione più kafkiana (anche se di kafkiano, e fantozziano, ce n’era già, soprattutto nelle mail omesse).
Grazie ad una particolare congiunzione astrale in cui diverse modificazioni procedurali si sono sovrapposte, mi informo presso gli amministrativi del mio Dipartimento (di una competenza e disponibilità estrema) che i passi da fare sono i seguenti:
1) Mi faccio autorizzare l’acquisto del software dal mio tutor (essendo io assegnista di ricerca), con indicazione del fondo sul quale caricare i costi.
2) Visto che l’acquisto è di modesta entità, fortunatamente non si passerà dalla piattaforma CONSIP (al momento bloccata da tre giorni)
3) Il Dipartimento deve:
3.a) farsi fornire dal venditore di software il codice IBAN sul quale fare il bonifico bancario, insieme all’indicazione del legale rappresentante del conto stesso. Per la tracciabilità dei conti, OVVIAMENTE sono vietati i pagamenti attraverso carte di credito o sistema PayPal.
3.b) in quanto Ente Pubblico, evitare di “fare affari” con soggetti loschi: deve quindi ottenere dall’INPS (o omologo, nei paesi esteri? Non è chiaro…) un certificato che attesti che il nostro venditore di software paghi i contributi ai suoi lavoratori.
4) Infine, se i punti (a) e (b) vanno a buon fine, procedere con l’acquisto.
Guarda caso, al momento vige uno stallo completo (così come per i famosi co.co.co. sì (FIRB) vs co.co.co. no (Gelmini), ma questa è un’altra storia che chi è più informato di me può divertirsi a raccontare) per via dell’interpretazione dei regolamenti, delle eccezioni, delle norme temporanee, etc. In settimana dovrebbe esserci una riunione (o un tavolo? Fa molto “problem solving” de noantri…) fra gli amministrativi dell’Ateneo per dirimere le diverse questioni.
Alcune considerazioni finali.
In linea con Massimo Bordignon, che aveva già scritto su Lavoce.info, temo che la difficoltà nel reperire i dati non sia solo frutto del caso e/o dell’incompetenza dei funzionari del Ministero dell’Interno. Come insegnano questo ed altri blog/siti/giornali liberi, la forza dei numeri può essere enorme se se ne fa un uso rigoroso.
Infine, la riflessione va alla differenza fra parole e fatti concreti. Siamo sicuri che all’Italia serva davvero questo, mentre al mio dipartimento viene imposto di fare il lavoro degli ispettori dell'INPS andando a controllare se i suoi fornitori pagano i contributi ai dipendenti???
Ciao Giovanni. Piacere vederti qui. Ma lavorare su cose piu' friendly no?