Tutto è nato dal tentativo mio e di Sandro di qualche settimana fa di calcolare le rendite da pubblico impiego. Ci eravamo affidati per le nostre analisi ad un'indagine che la Banca d'Italia compie ogni due anni, i cui dati sono disponibili liberamente online. Sapevamo però che l'indagine è di dimensione piuttosto limitata, e nei commenti sono sorte numerose lamentele sull'adeguatezza dei dati. Il lettore Poca Soltada suggeriva di usare i dati EU-SILC, un'indagine più completa che in seguito scoprii essere un aggregato delle indagini di tutti gli istituti statistici dei paesi membri dell'EU.
I dati europei mi interessavano perché avrebbero reso possibile il confronto con gli altri paesi. Cominciai dunque ad interessarmi per l'acquisizione di questi dati. Ebbene, dopo uno scambio di mail con una solerte funzionaria di Eurostat, scoprii una procedura che definire bizantina è poco. Non solo la richiesta non può essere fatta da un singolo ricercatore, ma deve venire dall'istituzione di appartenenza (e se un ricercatore pensionato - o disoccupato - volesse fare un'indagine nel suo tempo libero?), e richiede una complicata serie di passaggi che si conclude con (cliccare per credere) un PARERE DEL PARLAMENTO EUROPEO e l'approvazione finale da parte della commissione europea con tanto di pubblicazione nel bollettino ufficiale dell'EU. Ebbene si, cari concittadini che vi accingete a votare per il parlamento europeo, eccovi un'esempio delle attività di cui saranno occupati i vostri costosi rappresentanti.
Va chiarito che i dati di cui sto parlando non hanno particolari caratteristiche di riservatezza. Si tratta di campioni piuttosto limitati della popolazione, alcune decine di migliaia di individui, e risalire all'identità degli individui rilevati a partire dalle informazioni fornite è pressoché impossibile. Ho lavorato e sto lavorando con dati confidenziali: vi assicuro le informazioni in esse contenute sono ben più precise e dettagliate.
Ho dunque coinvolto la bibliotecaria responsabile delle banche dati nella mia università, che ha contattato la sua collega di Duke University, una delle 4 o 5 istituzioni americane che hanno ottenuto l'autorizzazione ad acquistare i dati (che peraltro sono piuttosto costosi, circa 2000 euro per anno di rilevazione). Hanno iniziato la procedura più di un anno fa e i dati non li hanno ancora ricevuti.
Non avendo mai avuto grosse speranze riguardo i dati europei, ho parallelamente consultato il sito dell'ISTAT. Ebbene sì, la controparte italiana dei dati europei, IT-SILC, è disponibile, a pagamento (90 euro, meno un 20% di sconto accademico), previa autorizzazione da parte del presidente dell'ISTAT (addirittura?), che, avvertono, richiede circa una ventina di giorni (immagino abbia altre cose da fare, il presidente).
La richiesta all'ISTAT va fatta online, specificando il motivo per cui si vogliono usare i dati. Lo faccio il 29 Gennaio, indicando una motivazione piuttosto generica. Il giorno successivo nella mia casella trovo un messaggio da parte di una funzionaria ISTAT, che mi chiede di completare la procedura stampando dal sito la domanda che avevo inviato il giorno precedente, e di ri-inviarla per fax, firmata. Sembra uno scherzo, ma è vero, e la cosa non avrebbe richiesto neanche tanto tempo (a parte il giorno perso per dirmi che dovevo ANCHE mandare il fax: ma non potevano dirlo subito?) se non per il fatto che a quell'ora le nostre segretarie non c'erano e ho dovuto perdere un discreto ammontare di tempo per trovare dove fosse la macchina del fax in dipartimento, che evidentemente non usa più nessuno. Dopodiché, per un mese tutto tace. Il 27 Febbraio mi viene richiesto di inviare i dati per il pagamento, ma non mi è chiaro come devo fare ad inviarli, e devo chiederlo con un altro messaggio. E passa così un altro giorno, anzi due, perché la risposta alla mia richiesta di chiarimenti avviene il giorno dopo. Dopo un altro paio di giorni, oggi, ho finalmente i dati sul mio computer. Spero ci siano le variabili di cui ho bisogno.
Va detto che la funzionaria è sempre stata molto solerte nel rispondere alle mie richieste di chiarimenti, di questo non mi lamento. Mi lamento più del fatto che "esiste" la funzionaria ... non lei personalmente, ma la figura istituzionale. E che occorrano 30 giorni per l'approvazione, questo è inaccettabile. Ripeto, dati di questo tipo sono stati raccolti con i soldi dei contribuenti e dovrebbero essere disponibili a tutti, gratis, liberamente. Non c'è scusa di privacy che tenga. I 90 euro di pagamento, con o senza sconto, sono un'assurdità pazzesca: nella maggior parte dei casi quei dati vengono acquistati da ricercatori italiani con fondi di ricerca delle università, quindi per lo stato si tratta di una partita di giro. Se non si capisce, specie in tempi di crisi economica, che la ricerca è un'attività da incentivare, ci sono poche speranze.
Ho dato un'occhiata, e tutto discende da un Regolamento del Consiglio (il 322/97), al quale la Commissione ha dato attuazione con un altro proprio Regolamento (l'831/2002). Il Consiglio sono gli Stati, e sappiamo che ci sono diverse sensibilità. L'art. 17 comma 2 richiama la necessaria autorizzazione degli Stati che hanno fornito i dati ad EUROSTAT, e inoltre l'art. 20 comma 1 richiama la necessaria assistenza alla Commissione da parte del Comitato per il Segreto Statistico. Da qui si intuisce come nasca il popo' di percorso.
Comunque posso dirti a naso che il problema è proprio nazional-politico, dei Governi che tipicamente riversano le loro idiosincrasie e financo il loro mercato dei cavalli (ingl.: horse-trading) in tutto quello su cui possono/devono avere parola. Il grossissimo peccato è che poi di tutto ciò esce fuori tipicamente che il "colpevole" è la Commissione, o comunque tutti se la prendono con la UE, che tanto non ci ha nessuna rete televisiva per spiegare come stanno le cose.
Le cose cu cui i Governi vanno talvolta in folle sono proprio le comparazioni, la possibilità di disporre di quei dati commensurabili per cui a dirla tutta esistono proprio gli uffici/organismi comunitari. Vorrebbero al meglio tenersi tutto per sè, chè il popolo-bue da solo non capisce (qualche volta è "vero": capire l'Europa è difficile).
RR