Le riforme della Gelmini: il solito dirigismo statalista

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Alcunigiornali hanno riportato venerdì i contenuti di un'intervista radiofonica con il ministro dell'Istruzione Gelmini, dai quali si evince la sua intenzione di promuovere (1) la settimana corta in tutte le scuole, che rimarrebbero così chiuse il sabato; (2) il grembiule per tutti, anche se al ministro "piacerebbe pensare più all'introduzione della divisa ... magari con lo stemma dell'istituto appuntato sulla giacca"; (3) la reintroduzione della bocciatura con il 7 in condotta.

Ma è così difficile immaginare che decisioni così marginali sulle politiche educative possano essere decentrate al livello di ogni singola scuola? In questo paese, pare di sì.

Alcuni giorni fa, discutevo con un'amico i criteri di scelta della scuola per sua figlia, che comincerà a settembre la prima elementare. Essendo la qualità delle scuole presenti entro una distanza ragionevole piuttosto uniforme, fra i pochi criteri rilevanti c'è stata anche la possibilità scegliere una scuola in cui la bimba non dovesse frequentare il sabato. Segno che questo piccolo elemento di differenziazione fra scuole è apprezzato e sfruttato dai genitori.

E invece no, il ministro pensa che il sabato mattina nessun bambino debba andare a scuola, alla faccia dei genitori che vogliono invece spendere la mattinata libera per fare la spesa o tagliare l'erba in santa pace. Oppure di quelli che pensano sia più utile diluire le ore di insegnamento nell'arco di sei giorni. Del resto, nell'ottica ministeriale i genitori non vengono nemmeno reputati adeguati a scegliere se sia meglio mandare il proprio pargolo ad una scuola-caserma con pupilli in divisa piuttosto che ad una scuola-sfilata-di-moda assieme ad altri aspiranti modelli/e in abiti griffati.

Il tema sarà ritrito per i consueti lettori del sito, ma vale lapena ribadirlo ancora una volta: la smania di dirigismo statalistapervade tutti i settori dell'emiciclo parlamentare. Qualcuno vuole lascuola il sabato con tutti in grembiule, qualcuno fino al venerdì senzagrembiule, altri preferiscono i bimbi con la cravatta, altri con lostemma, e così via; ma quel che è più importante è che tutti si debbanoconformare alla preferenza del funzionario ministeriale di turno. Ma proprio nessuno pensa che sarebbe meglio lasciare la decisione alle scuole così che i genitori possano scegliere?

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Commenti

Ci sono 57 commenti

Sara' ritrito, non lo so, ma fa sembre bene sentirlo. Ancora una volta si mira a riforme di marketing e non di sostanza. Ti immagini essereil ministro che ha messo tutti in divisa? Passi alla storia!!

Ci aspettavamo di meglio dal Ministro Gelmini, secondo le indiscrezioni che circolavano. Ma d'altra parte e' chiaro che i vincoli politici a cui deve essere sottoposta non sono dei piu' leggeri.

Peccato!  

 

Come al solito non cambia niente, grembiule più, grembiule meno.

Faccio notare che il buon don Milani spiegava, assieme ai suoi alunni della scuola di Barbiana, che togliere ore (altra cosa è il distribuirle in vari modi su 5 o 6 giorni) è un danno enorme per i bambini nati in famiglie culturalmente povere. La cosa vale tutt'oggi.

p.s.: non so cosa circolasse di buono a proposito della Gelmini a parte insinuazioni - eh si, si parlava anche di lei secondo Repubblica di qualche settimana fa - riguardanti le famose intercettazioni. Sta di fatto che ha una

macchia paurosa sul suo curriculum che, tra le altre cose, non c'entra

nulla con l'istruzione.

 

 

Personalmente considero la settimana corta una boiata diseducativa; resto d'accordo che non abbia senso stabilire queste cose per legge.

@Johnny: che macchia?

 

Siamo alle solite: imbattendosi in una notizia utile a gettar

fango sul nemico, non si resiste ....

Eppure, per evitar le conseguenti patetiche figure di guano,

sprezzanti del ridicolo, sarebbe sufficiente compiere una verifica

(regola aurea del giornalismo serio, troppo spesso in disuso) presso

fonti differenti.

Il verbale ufficiale parla di inoperosità, ma la Gelmini

venne sfiduciata per una manovra di “bassa cucina” interna a

Forza Italia, secondo un costume ampiamente comune a tutti i partiti.

Quanto all'accusa di “inoperosità”, in base alla legge e

alla giurisprudenza amministrativa, è l'unica maniera di

rimuovere un presidente di assemblea dal proprio incarico.

ANSA, dichiarazione del sindaco Anelli:

 

Quel voto - spiega - ci fu. Ma era una questione di riequilibri

all'interno di Forza Italia. Non esisteva alcuna questione

d'inoperosità nei confronti di Maria Stella Gelmini. È

stata al mio fianco, in consiglio comunale a Desenzano, anche nel

precedente mandato, quando eravamo all'opposizione. E non posso certo

parlare di una persona poco operosa, anzi.

 

Ciò detto, solo per quell'amor di verità che non

a tutti sembra appartenere, considero il desiderio d'imporre ferree

regole comuni - anche in merito a particolarità talvolta

irrilevanti - un'emerita sciocchezza che evidenza una mentalità

dirigista, del tutto alternativa ad un sano principio di competizione

tra gli istituti, unica strada utile al miglioramento.

Gradirei molto anche l'allocazione delle risorse in relazione

ai risultati conseguiti – di cui, peraltro, non si fa cenno – ma

temo che al momento manchino proprio regole di valutazione chiare e

condivise ed, inoltre, che una simile impostazione possa provocare le

grida furiose di chi – promuovendo pretestuosamente un malinteso

egualitarismo di traguardo anziché di partenza – teme di

dover rinunciare al suo comodo bozzolo, protetto dalle insidie del

confronto.

Salvo, invece, il ripristino di un giudizio sul comportamento a

scuola, allo scopo di chiarire ch'è un luogo destinato

all'apprendimento, attività da condurre con un minimo di

consapevolezza e serietà, lasciando all'esterno talune

manifestazioni dell'umana insipienza.

Come sempre, dunque, parrebbe opportuno valutare i singoli

aspetti di proposte e provvedimenti, giacché non è

possibile (nemmeno statisticamente) giudicare tutto bianco o tutto

nero .....

...... a meno che non si legga la realtà attraverso le

lenti deformanti dell'ideologia o, peggio, dell'odio politico.


 

Scusa Andrea se ri-posto qui il succo di un mio intervento di qualche giorno fa che non aveva suscitato reazioni particolari. E questa, non foss'altro per ciò che succederà negli atenei italiani a settembre, mi pare sia abbondantemente beef (giusta o sbagliata che sia...).

 

Sono un po' (anzi, molto) stupito che dell'art.16 di questo:

http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando.asp?codice=16PDL0006940

non abbia ancora parlato nessuno su nfA. Segnalo anche che negli atenei italiani sta per scoppiare un putiferio (scioperi, occupazioni, ecc.): il tutto però avverrà a settembre, dopo le meritate ed irrinuciabili vacanze!

 

 

la domanda è: diventando fondazioni, come si riuscirà a buttar fuori i baroni e le loro cordate di potere politico-economico?

se già ora non c'è una vera democrazia interna e nemmeno autonomia, cosa succederà in futuro?


mi pare che sia una brutta copia della riforma francese delle università (la legge LRU) con l'unica differenza che i francesi hanno deciso di investire ingenti risorse statali per preparare le loro università alla competizione internazionale. Università che godono già ora di un'elevata autonomia interna e che da quest'anno possono aprire ai privati e ad enti non statali. In Italia invece mi pare di capire si voglia come al solito fare tutto a costo zero con la speranza di metterci dentro sempre meno soldi grazie all'entrata delle risorse private - cosa tutta da dimostrare.

Non so quanto pil sia dedicato all'università ed alla ricerca ma suppongo che l'articolo 16 abbia come unico scopo quello di diminuire ancora quella cifrà già bassa rispetto agli standard europei  e all'obiettivo del 3% stabilito dal trattato di lisbona.

tre, non zero.


in definitiva:

1)non ci vedo dietro nulla se non il ragioniere "taglio tutto quello che si muove" tremonti.

2)la mobilitazione delle università (il rettore della Sapienza ha chiamato a raccolta studenti e personale docente e non, cosa non indifferente) si sommerà a quella degli statali contro il grande comunicatore brunetta e a quella del pd. non mi pare una mossa saggia.

 

 

il testo, per le possibilità che introduce, sembra ok, ma manca secondo me più di una parte cruciale senza la quale è anche inutile che le università effettuino la trasformazione: Il contratto per i docenti è il solito (di diritto pubblico) o ognuno se passa alla fondazione fa quello che gli pare e paga quanto meglio crede il suo personale? l'ateneo privatizzato è pienamente autonomo nelle decisioni sulla didattica, o deve attenersi ai dettati ministeriali (quindi 3+2 per forza)? I finanziamenti privati alla fondazione universitaria possono venire anche dall'estero o si parla solo di privati "italiani"?

Altro dubbio: per gli eventuali atenei "privatizzati" il concorso pubblico è solo un brutto ricordo....o no? 

 

Della Gelmini penso che faccia parte integrante di quell'Armageddon che ci sta per investire. Tuttavia penso che il 7 in condotta sia una cosa saggia, un segno di vero cambiamento, atteso direi da decenni (anzi, 4 decenni esatti). Se veramente si va verso il ritorno al rigore, al fatto che a scuola si va a studiare e non a fare altro, io sono favorevole. Altro che grembiuli e monte ore.

Ma tanto non lo farà mai.

Fior di betulla / nel decreto di Giulio e Mariastella / a parte i tagli non c'è proprio nulla.

Fior di farina / la Pubblica Istruzion democristiana / soccombe alla spallata ciellina

 

 

Mi sembra che l'art. 16 preveda che la proposta di trasformazione in fondazione provenga dagli attuali organi direttivi. Questa proposta dovrà quindi essere conveniente per il personale, che elegge questi organi. Inoltre lo statuto dovrà essere approvato dal Ministero, che dovrà servirsi dei suoi organi consultivi e/o delle competenze giuridiche dei suoi funzionari. Ad occhio e croce sembrerebbe che non ci sia spazio per una applicazione innovativa dell'art. 16. Altro sarebbe se come è avvenuto per lo IIT ci fosse un bel gruzzoletto di fondi pubblici a disposizione di qualche fondazione universitaria. Tuttavia anche in questo caso, io penso che, come è avvenuto per lo IIT, qualsiasi nuovo involucro sarà riempito dal vecchio preesistente. Nel caso dello IIT nonostante le speranze degli economisti che lo hanno promosso, il nuovo involucro è stato riempito dagli abituali frequentatori dei corridoi ministeriali.

 

L'intervista in questione si trova qui.

Se non avete voglia di buttare un'ora ad ascoltarla vi faccio un riassunto veloce:

1. la Gelmini ha molto a cuore questo problema! (dove "questo problema" e' "qualsiasi problema")

2. Il grembiule torna perche' e' utile alla mamma che lavora che cosi' prepara i figli piu' in fretta al mattino. Inoltre e' un chiaro segno dell'impegno del governo a favore della meritocrazia

3. Basta con questa storia che l'universita' italiana e' rovinata da clientelismi, nepotismi e concorsi fasulli! Questo e' lo sport nazionale italiano di piangersi addosso. L'universita' italiana e' eccellente e ci sono alcuni casi sporadici molto isolati qui e li' di favoritismi.

 

 

 

Basta con questa storia che l'università italiana è rovinata da

clientelismi, nepotismi e concorsi fasulli! Questo è lo sport

nazionale italiano di piangersi addosso. L'università italiana è

eccellente e ci sono alcuni casi sporadici molto isolati qui e lì di

favoritismi.

 

Non ho né il tempo né la bandwidth per ascoltare l'intervista, e non rieco a credere che dica questo! Davvero? Davvero non vede nessun problema, nessuna arretratezza, nessun ritardo generalizzato condito da decine si situazioni scandalose? Ma dove vive? Conosce qualcosa dell'universita' italiana o sta cercando di dare, unica nella storia, ragione a Bossi?

Andiamo bene, andiamo proprio bene signora Ministro. Ma si rende conto di quanto dice? Cos'è, la solita storiella nazional-popolare che bisogna essere ottimisti e fieri di essere italiani e tutto il resto, sino al punto di raccontarci delle sonore balle?

Credo sia l'ora di dare un'occhiata più attenta a quanto ha in mente la nostra Ministro, quanto sta facendo e quanto farà. Sono in arrivo, se non sbaglio, decine di concorsi per posti di prima e seconda fascia. Credo sarà il caso di "monitorarli" attentamente, con un piccolo sforzo collettivo, oltre che monitorare quando esce dal ministero della PI.

 

 

I punti elencati si commentano da soli. Direi che con argomentazioni si' solide il grembiule non si puo' non mettere, anzi direi che dovrebbero adottarlo anche all'universita'.

 

Faccio eccezione sul punto 3: e' vero che, saro' stato fortunato io, la maggioranza dei docenti che conosco fanno onestamente il loro lavoro, lato didattica. Pero' questo non cambia la sostanza: i malaffari di vario genere sono un sintomo, e' il substrato culturale che li alimenta, e purtroppo quello dell'universita' non e' diverso da quello del resto d'Italia.

 

 

 

Dal Corriere on line, varato il nuovo decreto.

Il grembiule sarà facoltativo, ogni scuola deciderà se usarlo o meno. Fantastico il pezzo "alcune case di moda si sono già dimostrate interessate". Un altro modo per elargire clientele con i soldi pubblici? Il grembiule lo paga lo Stato o le famiglie?

Torna la bocciatura col 7 in condotta, contro il bullismo. Magari potrebbe dare maggior potere agli insegnanti soprattutto verso i bulli di estrazione sociale medio-alta, che magari la sufficienza la prendono.

Niente esami a settembre, ma recuperi e inizio dell'anno slittato (per consentire i recuperi). Cioè, chi va bene e non ha debiti fa piu' vacanze?

 

 

 

l'unità on line dice che:


 

Nella manovra su cui venerdì il Senato ha votato la fiducia, infatti

c´è una sforbiciata da oltre 8 miliardi di euro che farà piazza pulita

di 87.000 docenti, circa 60 mila personale amministrativo e di duemila

istituti scolastici collocati nei piccoli comuni.

 

E' la premiata macelleria tremonti o quella gelmini?

 

M.G.: «Vi è la disponibilità di alcune case di moda a cimentarsi con la divisa scolastica»

S.B.: «Ai miei tempi si andava dietro la lavagna»

Assolutamente alieni alla materia e pure imbecilli, o cialtroni, o semplicemente inconsapevolmente irresponsabili. Ovviamente questo non li rende meno pericolosi, anzi.

 

Che l'università sia la sentina dove si raccoglie la corruttela dell'intero Paese, mi sembra una visione poco realistica, anche se coltivata in molti ambienti. Ha in parte ragione il Ministro quando parla dell'italica moda di piangersi addosso. Il declino dell'università, iniziato negli anni '60 con la politica delle sanatorie e del reclutamento selvaggio, è parte del declino dell'intero Paese. Una accelerazione al degrado si è realizzata con la "autonomia", che è diventata licenza: come nel caso della giustizia, interamente autoreferente, l'università soffre della mancanza di una guida estranea alle conventicole accademiche. Le università USA sono governate da consigli nei quali non sono maggioranza i docenti: attualmente, diversi paesi europei stanno riformando le università in questa direzione. Trasformare le università in fondazioni con la speranza che intervengano i privati per "governare" gli atenei è pura illusione. Se il governo delle future fondazioni sarà anch'esso su base "democratico-corporativa", un'altra occasione sarà sprecata.

 

Qualche precisazione mi sembra doverosa. Stiamo lavorando come delle bestie sulla fase attuativa dei decreti, ma alcune anticipazioni sono in grado di darvele. Innanzitutto, si punterà sull'autonomia scolastica, fermi alcuni paletti. La mia idea è di andare verso il "modello stellare": un insegnante che provveda alle materie basilari (leggere scrivere far di conto storia geografia scienze) e insegnanti specialisti per alcuni settori (in primo luogo, la lingua inglese, e non l'ingolese che oggi in troppi casi si proprina). Sulla strutturazione degli orari e sulla divisa, sarebbero le istituzioni scolastiche a poter scegliere, come del resto accade anche oggi. Al di là delle semplificazioni giornalistiche sul "grembiule" (che poi era la divisa...), sono le singole scuole a decidere. Così come, ad esempio, sul tempo scuola. lancio una provocazione sul "modulo a 40 ore". 10 di quelle ore sono previste come "tempo mensa"... Ovvero, i maestri insegnano come si tiene coltello e forchetta?