Sulla pericolosissima crisi economica in corso finora non ho fiatato. Aspettavo lumi dagli economisti.
Pieno di lumi.Dappertutto. Su tutti i giornali e le televisioni. I media sono così disperati che pure a noi li chiedono, i lumi.
Speravo, tra l'altro, in un loro mea culpa.
Ah beh, si beh . Allora quella dei lumi era un trucco retorico a basso prezzo. Se uno chiede lumi è perché non vede; ma se uno è convinto di vedere così bene da sapere di chi è la colpa, allora non chiede lumi. Suvvia, professore, siamo adulti, lasciamo stare i giochettini.
Perché il fatto è che il grosso della loro disciplina non ha previsto la catastrofe in arrivo. Era impossibile prevederla? Balle. Non solo era prevedibilissima, ma il punto di principio è che una scienza economica che non sa prevedere è una scienza da poco, quasi da punto. Science for what? Un sapere «pratico» che consiglia male e che prevede altrettanto male, produce guai o comunque ci lascia nei guai.
Epistemologia spicciola. Ma proprio spicciola. Columbia ha un dipartimento di scienze geofisiche? Qual è l'ultimo terremoto che hanno previsto? Non ne hanno previsto nessuno? Allora lo chiudiamo il dipartimento e ci mettiamo una decina di colonnelli dell'aeronautica, che loro sì che sanno prevedere di tutto di più? Cosa significa prevedere? Moltissimi hanno previsto la crisi. Guardi, faccio una previsione: questa crisi finirà. Anzi, ne faccio due: questa crisi sarà seguita da un'altra crisi. Vuole scommettere che c'azzecco?
Comprendere è almeno altrettanto importante che prevedere. Onestamente l'idea di dover spiegare ad un intellettuale una cosa di questo genere è deprimente. Soprattutto ad un intellettuale italiano, che lo sappiamo che gli amerikani sono specializzati e ignoranti. Ma lei avrà fatto uno di quei bei licei classici italiani, dove tutti - studenti e professori - sono colti e profondi. A me queste cose le hanno spiegate proprio al liceo, uno di quei bei licei classici italiani, dove tutti - studenti e professori - sono colti e profondi.
Molti economisti se la cavano scaricando la colpa sul liberismo «selvaggio » che ha predicato la deregulation, l'abbattimento delle regole. A suo tempo — e cioè in tempo — scrivevo che se le regole sono malfatte, allora sono regole da eliminare; ma «sregolare» è solo un rimedio a breve, e un vuoto di regole non toglie che dobbiamo avere regole.
Neanche a me piacciono quegli economisti lì. Ma molte delle colpe stanno anche nella gestione di società come Fannie Mae e Freddie Mac che operavano in regime di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite. Questo nulla ha a che fare col mercato, ma piuttosto ha a che fare con la cattiva politica. Ancora una volta, lei, da italiano queste cose potrebbe capirle. Questo senza argomentare che sia solo colpa della politica, ci mancherebbe. Molti economisti in questi giorni si sono ribellati al piano di bailout di Paulson. Perlomeno, noi lo abbiamo fatto. E lei? Ma soprattutto noto un'affermazione interessante nel brano precedente:
A suo tempo — e cioè in tempo — scrivevo che se le regole sono malfatte, allora sono regole da eliminare
Ah ma è questo che intende con "prevedere": dire in tempo cose comese le regole sono malfatte, allora sono regole da eliminare. Capisco. Io dicevo, in tempi non sospetti: meglio essere ricchi e fortunati che poveri e sfortunati e poi anche meglio ridere in compagnia che intristirsi da soli (vabbéh, lo confesso, non ero io - se lo ricorda Massimo Catalano? - ma sarei potuto essere io).
Anzi, oggi, le regole ridiventano più necessarie che mai. Le banche non sorvegliate sono libere di fallire a danno dei loro depositanti.
No, professore, non i depositanti. Sono garantiti, lo sono da tempo e oggi ancora di più. Ci hanno addirittura fatto una bella agenzia governativa, di quelle con l'indirizzo .gov. Va bene che ritiene di non aver bisogno dei lumi. Ma a stare al buio si finisce per sbattere contro i mobili. Anche quelli bassi, bassi. Errori fattuali è sempre meglio evitarli anche nel corso di esercizi retorici come il suo.
Il mercato finanziario è sempre più infestato da imbroglioni che vanno imbrigliati
Davvero? E chi li imbriglia? I professori universitari? Anche quelli di economia? O solo quelli "seri", quelli che sanno "prevedere"? Ma lei dove abita, nella Repubblica di Platone?
L'alternativa non è tra intervenire o no, ma tra capacità di «buon intervento» o no.
E dagli con Catalano. Tutti a sparare tautologie nella Repubblica di Platone?
Leggo che le crisi finanziarie sono intrinseche al capitalismo, che pensare di eliminare il rischio è una sciocchezza e che per ogni regola esiste un modo di aggirarla. Ma spero proprio che non sia così.
Perché non dovrebbe essere così? Perché non ci piace che lo sia? Esiste qualcosa di meglio?
Il mercato è un meccanismo che, per esistere e funzionare, deve essere protetto da leggi che vietano i monopoli e che puniscono i falsi garantendo la autenticità delle merci. Addio mercato se io posso impunemente spacciare per oro un qualsiasi metallo giallo. Così come vanno controllate le medicine e, oramai, persino la produzione industriale del cibo.
Per una volta sono d'accordo. Ma proprio per essere noioso, mi faccia commentare con tono professorale che il mercato spesso funziona anche senza guardiani e punizioni esterne. Quante volte ha comprato oro? C'era un agente dell'FBI con una garanzia nel negozio? Ha mai comprato una macchina? Un agente dell'FBI anche lì? Scommetto che è andato da un meccanico a farsela valutare. Era dell'FBI il meccanico? Chi ha garantito che fosse un meccanico e non Joe the Plumber? Suvvia, sono 40 anni che studiamo queste cose, le chiamiamo "limoni" , abbiamo teoremi, non parli senza sapere quello che dice.
Pertanto l'argomento «fatta la legge trovato l'inganno» è suicida. Né ritengo che i collassi «alla 29» siano fisiologici. Siccome il sistema di mercato è un automatismo che procede per auto-correzione, è normale che il suo andamento sia ciclico e che includa recessioni. Ma se un sistema di mercato che si auto-distrugge facendo collassare tutto il sistema economico fosse «normale», allora siamo al cospetto di un sistema mal congegnato
Oh boy, non so nemmeno dove iniziare, qui. Cos'è, creazionismo in economia? Chi l'ha "congegnato" il sistema. Lo facciamo aggiustare dai filosofi della Repubblica?
Professor Sartori, io la leggo con piacere. Ma, dopo le sciempiaggini sui vantaggi assoluti e comparati nel commercio internazionale di alcuni anni fa, questa è la sua peggiore caduta argomentativa.
Credo l'obiettivo fosse questo articolo di Francesco Giavazzi. La cosa divertente è che io concordo con te (l'uomo è pateticamente prono al catalanismo) ma non concordo con Francesco. L'articolo di Francesco andrebbe criticato, infatti. Ma manca il tempo.
P.S. Quand'è stata l'ultima volta che uno "scienziato" politico ha previsto una crisi politica qualsiasi, o anche solo Berlusconi? Qualcuno ha idea se il professor Sartori, nel 1992/93 e prima che BS uscisse allo scoperto, aveva previsto che Mani Pulite avrebbe condotto a BS?
falla anche più semplice: quale degli analisti politici aveva previsto che la corrente legge elettorale (la porcata) avrebbe dato luogo a una maggioranza parlamentare stabile?
Ancora più semplice: quanti analisti politici avevano previsto il crollo di consenso della sinistra massimalista?
Capisco... però mi piacerebbe avere la tua opinione su due punti.
1. Dire, come fa Giavazzi, che poichè le crisi finanziarie sono insite nel capitalismo, intrinseche ad esso e dunque alla lunga inevitabili, non mi pare implichi che sia superfluo interrogarsi su quale siano i sistemi di regolamentazioni più efficaci (sia in generale, che relativamente ai volti che il sistema finanziario assume nel tempo, in virtù dello sviluppo tecnologico, del contesto politico e geopolitico ecc...). Altrimenti, sarebbe come dire che, poichè le guerre sono sempre esistite da quando esiste l'uomo e sono dunque intrinseche a qualunque assetto politico, non ha senso interrogarsi su regole e assetti di diritto internazionale.
2. Giavazzi afferma che
Ecco, questa per me è l'occasione giusta per chiedere a Michele Boldrin una spiegazione sui suoi pezzi precedenti. A tuo giudizio, qual è la relazione tra il problema dei limoni - che tu hai perfettamente illustrato - e la questione della scarsa capitalizzazione? La scarsa capitalizzazione è IL problema e la selezione avversa creata dai toxic assets è stato solo il battito d'ali che ha fatto degenerare la situazione? O, viceversa, il problema dell'adverse selection è quello centrale, che
è stato solo aggravato dalla scarsa capitalizzazione (frutto di una
sottovalutazione del rischio)? O c'è una relazione più strutturale di causa-effetto tra i due aspetti del problema? O la teoria della scarsa capitalizzazione è una cavolata? ...o, semplicemente, sono io che mi sono perso di vista qualcosa
Se cosi' fosse, se l'attacco fosse a giavazzi, sarebbe mal trovato perche' giavazzi non e' certo uno di quelli che si e' dimostrato ottimista in questi tempi (mi ricordo un editoriale di fg in cui elencava scalino per scalino le sequenze che avrebbero potuto portare alla fine del mondo; e un tuo articolo su nfa in cui facevi l'ottimista e lo contrastavi - ma non lo trovo piu').
L'errore di sartori e' che cade nel populismo piu' bieco e si dimostra poco tagliente. Di critiche che si possono fare agli economiste secondo me ce ne sono diverse ma questa e' assolutamente infantile. E non si tratta di fare il tuttologo: una persona intelligente puo' permettersi di fare il tuttologo, purche' provi almeno a supportare le proprie argomentazioni con una struttura logica - se non va ad infilarsi nei dettagli degli esperti e se riesce ad argomentare usando un minimo di sostanza se non altro da' del filo da torcere o almeno food for thoughts. Invece che "gli economisti non han saputo predire" lo puo' gridare pure il sor mario al bar parlando con gli amici delle bocce. Comunque a me il sartori editorialista non e' mai piaciuto.