Ritorna lo stato papalino

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La situazione è preoccupante, davvero. Spero qualcuno in Italia si muova e faccia qualcosa, visto che la chiesa cattolica, attraverso il suo papa e la CEI, sta mettendo a severo repentaglio le libertà più elementari, prima di tutte la libertà di parola.

Non serve fare molti commenti ad una notizia del genere: la CEI ed il papa stanno cercando di bloccare la trasmissione in Italia di un servizio della BBC sull'omosessualità e la pedofilia fra i preti.

La versione Corriere, quella Repubblica, quella Stampa, quella Foglio, quella Libero e quella Giornale [se non c'è link sotto gli ultimi è perché ... non hanno ancora pubblicato la notizia: quando la pubblicheranno la metterò]

L'ingerenza papalina e vescovile nelle libertà degli italiani ha raggiunto limiti oltraggiosi oltre che pericolosi per tutti noi.

Questa indecente marea vandeista va fermata, o in vent'anni ritorneremo allo stato papalino a tutti gli effetti.

P.S. È vero, forse un risotto tecnologico li sepellirà tutti ... ma cosa vi fa pensare che l'abitante medio di Catania o di Monselice diventi un fedele ascoltatore della BBC on line prima della fine di questo secolo?

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Commenti

Ci sono 21 commenti

Secondo me tra 20 anni lo guarderanno tutti qui. Oddio, sempre che tra 20 anni non stiamo ancora a parlare di separare la rete di Telecom mentre negli altri paesi hanno il wimax e chissa quale altra tecnologia migliore...

 

 

 

 

Parziale fuori tema: è una mia impressione o negli ultimi anni il Corriere è fra i media più "laici" che ci siano oggi in Italia? Non so, ho questa impressione fin dai tempi del referendum, e un po' mi sorprende...

 

A me il problema principale pare essere il mostruoso tasso di concentrazione della proprieta' dei mass media italiani. In attesa che gli Italiani imparino l'Inglese e si accorgano di Google, il problema si risolve vendendo quella putrida schifezza che si chiama RAI e vietando ad alcuno di avere in concessione piu' di una frequenza radiotelevisiva.

 

A proposito, questa notizia riportata dal NY Times e' la piu' segnalata dai lettori (tramite email).

Mi associo all'indignazione di Michele. E' assolutamente scandaloso.

 

Sono pienamente d'accordo con Gianluca, il problema e' la mancanza di effettiva pluralita' di informazione. Michele, non pensi che in Italia i veri poteri forti non siano il Vaticano o il nano di Arcore, ma altri? Perche' nessuno si e' scandalizzato del fatto che, fino allo scoppio dello scandalo-Corona, i media sembravano ignorare che un rampollo della famiglia Agnelli fosse stato beccato a fare sesso con un transessuale di 50 anni? Perche' nessuno si scandalizza del fatto che il principale quotidiano nazionale, il Corsera, non sia un'azienda contendibile ma un'istituzione (??): provarono ad acquistarlo i poveri Calvi e Sindona nei primi anni '80 e sappiamo che fine hanno fatto; ci riprovarono i simpatici (si, a me stavano molto piu' simpatici di Tronhcetti, Montezemolo & Co.) furbetti del quartierino...

Si vede che vivi all' estero: quando successe il fattaccio del trans monopolizzò le discussioni da bar sport e le mail di barzellette quanto la testata di Zidane

 

PS Magari tornasse lo stato papalino: Roma paradiso fiscale tipo Cayman Island e invece di andare nella nebbiosa Londra potrei lavorare allo IOR...

 

PS Magari tornasse lo stato papalino: Roma paradiso fiscale tipo Cayman

Island e invece di andare nella nebbiosa Londra potrei lavorare allo

IOR...

 

Anzi, in tal caso la nebbiosa Londra sarebbe da evitare accuratamente, soprattutto i paraggi di Blackfriars' Bridge...

 

 

Non sapevo che alla Stern offrissero la specializzazione in caffe' avvelenati, riciclaggio di denaro sporco, impiccagioni sotto i ponti, ed associazione a delinquere di stampo mafioso. Hai un grande futuro, allora ...

Qualche delinquente stile Marcinkus in Vaticano lo puoi sempre trovare: sembra li proteggano amorevolmente, ed altrettanto amorevolmente li riciclino ...

 

 

 

Gianluca ha ragione che il principale problema in Italia è la concentrazione dei media. Non è solo questa specifica vicenda di Santoro e del documentario BBC, l'intera vicenda dello scandalo dei preti pedofili è stato trattato dai media televisivi italiani con un atteggiamento che trovo impossibile definire in modo diverso da omertoso. Il trattamento del tema sui media statunitensi è stato ben diverso. Perfettamente d'accordo anche che bisognerebbe sia vendere la RAI a tre diversi acquirenti sia costringere Mediaset a vendere due reti (aggiungo: la vendita sarebbe preferibile farla a soggetti senza interessi politici, finanziari ed economici in Italia; se vuol dire vendere a stranieri va benissimo).

In attesa di questi eventi improbabili però devo aggiungere che il comportamento della gerarchia cattolica mi ha creato molte perplessità. È pur vero che è il duopolio televisivo quello che può impedire la propagazione di notizie sui preti pedofili, ma è altrettanto vero che se la gerarchia cattolica non esercitasse tanto impegno nel cercare di sopprimere qualunque discussione pubblica e aperta del problema la questione non si porrebbe nemmeno se ci fosse un monopolio. L'occultamento delle notizie deriva dal fatto che chi controlla i mezzi televisivi vuole compiacere le gerarchie ecclesiastiche. L'esistenza del duopolio rende la cosa possibile, ma la precondizione è che dette gerarchie rendano chiaro che preferiscono l'occultamento della notizia.

Di nuovo la comparazione con gli USA è istruttiva. Qui del tema si è parlato apertamente (l'effetto duopolio non esiste) ma la gerarchia cattolica ha lo stesso, in tantissime occasioni, protetto i preti pedofili contro i propri fedeli. Si è arrivati al punto che molte diocesi hanno dovuto vendere parte consistenti dei propri beni, alcune giungendo alla bancarotta, per pagare le cause legali intentate dai fedeli che hanno sofferto molestie da parte di membri del clero. Per essere chiari, questo significa che per proteggere membri del clero colpevoli di ripugnanti atti criminali la Chiesa ha dovuto chiudere scuole cattoliche e altre importanti istituzioni di supporto dei fedeli.

Ma questo non pare aver cambiato l'atteggiamento della gerarchia, in particolare romana: minimizzare, evitare di discutere il problema, proteggere fino all'ultimo i sacerdoti colpevoli di atti criminali.

Non sono cattolico e ho scarsa conoscenza dei processi decisionali interni alla Chiesa Cattolica. Mi azzardo però a dire che il danno di lungo periodo che la Chiesa (intesa come comunità dei credenti) soffrirà per questi comportamenti appare essere enorme. La mia impressione è che siamo di fronte a un problema di agenzia abbastanza drammatico, in cui una dirigenza esclusivamente maschile  e autoreferenziale cerca di difendere a tutti i costi i propri privilegi, sacrificando l'interesse di lungo periodo dell'organizzazione, ossia dei fedeli.

 

Penso che, per un'istituzione come la Chiesa, fare concessioni ed aperture in ambiti legati ai propri poteri di indipendenza ed autogoverno sia straordinariamente difficile. Anche solo considerando l'enorme ed antichissimo potere politico e l'influenza culturale di cui la Chiesa gode, si può capire come un'organizzazione simile sia portata a considerare questo tipo di questioni come essenziali per la sua stessa sopravvivenza. Se poi si tenta di inserire nel quadro anche gli elementi prettamente religiosi...

Questo tipo di considerazioni mi sembrano completamente assenti dal documentario BBC, in cui quasi ci si scandalizza che avvocati e giudici non possano scartabellare a proprio piacimento fra i documenti vescovili. Voglio dire: in Italia qualsiasi partitino coll'1% dei voti sarebbe pronto a difendersi con le unghie e con i denti per difendere la propria "autonomia" dagli "attacchi della magistratura"...

Questa introduzione "realpolitika" per dire che il comportamento della Chiesa mi sorprende solo in parte (ad esempio nel fatto che, pare, è assente una "giustizia interna" severa ed efficiente per questo tipo di crimini), e che, magari, una forte pressione da parte dei media e della società civile potrebbe essere un buon catalizzatore di cambiamento.

 

mi pare che il comportamento della chiesa indichi che il problema e' strutturale, un problema fondamentalmente legato al celibato, non il caso di una paio di preti dalla morale discutibile. in quanto tale, o si agisce sul celibato o si nasconde. va da se' cosa abbiano deciso di fare le gerarchie. giornali o non giornali, saranno seppelliti da una grassa risata.  

 

 

Che peccato dover rubricare come eventi improbabili degli obblighi costituzionali.Tra i tanti referendum inapplicati uno prevedeva che Rai fosse privatizzata e che nessun gruppo potesse tenere più di due reti nazionali.

 

Purtroppo, visto che non guardo la televisione in tutti i posti in cui capisco la lingua parlata nei programmi, devo ripetermi.

E' un errore pensare che il problema RAi sia solo l'usuale disprezzo di qualsiasi forma di espressione della volonta' diretta degli elettori. Trattasi di organizzazione spietata nella difesa dei propri interessi, composta da migliaia e migliaia di componenti, lautamente pagati e tenuti a nessuna forma di controllo d aparte di nessuno. Essi trasmettono propaganda religiosa, semplici scemenze, e panegirici ai potenti di turno. Il resto sono chiacchere per succhiare piu' denaro al contribuente che si espresse in non equivoci termini per privatizzare la mangiatoia e cessare di finanziarla con le tasse.

Si veda 01 ottobre del 2006 su questo sito sotto il titolo: facile risparmio.

 

Resta il fatto che nessuno osserva come un vice-primo ministro in carica, ergo un passo sotto Sig. Prodi sia in flagrante conflitto di interessi. La moglie e' pagata dalla RAI. Consiglio un procedimento Wolfowitz: c'e' un governo che e' azionista maggioritario dell'azienda del Conte Ciano, guidata da personaggi sotto inchiesta della magistratura ordinaria, che si fa ripianare i propri fallimenti da tasse estratte senza alcun diritto e un membro del governo ha una moglie pagata da questi figuri?

 

Wolfowitz, per lo meno, e' stato fatto dimettere (e per quanto mi riguarda e' perfettamente meritato il piccolo scotto di doversi dimettere sotto un velo pesante di sfiducia dei suoi stessi colleghi.)

 

A quando le dimissioni del personaggio sovra citato? Mai, ritengo.

 

Per quel che mi riguarda, una ragione in piu' per non votare mai per il formando partito democratico di cui la persona in questione e' testa pensante (se pensano quelle teste.)

 

 

Lo comprarono e lo trasmetteranno , pare . Deo gratias.

 

Non sono tanto sicuro, il fatto e' che ci hanno provato, a censurarlo, e ora sono costretti a cedere ad una sollevazione popolare. Ho comunque visto il video: la cosa che dispiace di piu' e' che i vescovi hanno pienamente ragione quando si lamentano che lo standard di giornalismo usato e' vergognoso (cito dall'articolo che hai indicato). Ma avrebbero dovuto spiegare perche', invece di provare a censurare. Cerchero' di farlo io stasera, se ho mezzoretta.

 

 

la chiesa cattolica, contro la propria ragione d'essere, ha scelto

da anni (diciamo dagli anni 90, post DC) la via lobbistica e quindi e'

naturale che faccia pressioni.

il problema non e' che c'e' chi fa pressioni, ma che c'e' chi

obbedisce. per esempio, "citizen berlusconi", il documentario della

cbs, e' mai andato in onda in italia. e bush jr. non ha certo gradito

la pubblicazione delle immagini del rientro delle bare dei soldati

americani dall'iraq dopo la proclamazione della fine delle ostilita'.

eccetera eccetera: il rapporto tra media e potere e' sempre lo stesso:

i media sono utili per la propaganda ma non devono mostrare le magagne.

nel

caso specifico, spero che la chiesa si confronti onestamente con queste

critiche senza gridare alla persecuzione. c'e' un problema di fondo,

come gia' sottolineato da altri: il celibato ecclesiastico offre un

facile nascondiglio allo squilibrio sessuale (e NON mi sto riferendo,

ovviamente, all'omosessualita) e quando e' forzato quello squilibrio

puo' generarlo.

[anche se ammetto di non avere idea di quale sia,

per esempio, l'incidenza della pedofilia nella chiesa protestante

rispetto a quella cattolica]

 

La Questione Romana - un' "anomalia italiana" con cui non si deve confrontare nessun altro dei paesi del mondo.

 

E' sconcertante osservare come dal dibattito politico sia scomparso un tema così importante come la Questione Romana. Nessuno ne accenna minimamente. Anche le formazioni che si presentano come le più libertarie e riformiste evitano cautamente di toccare l'argomento.

 

Eh sì è tale ormai l'intreccio di interessi "inconfessabili" tra questo strano Stato Vaticano - che contemporaneamente assume in sé il potereTemporale seppur estremamente limitato nella sua estensione ed un enorme potere Spirituale e la Repubblica Laica ( ?) e liberale (?) - che lo ospita è tale, che chi tocca l'argomento rischia di bruciarsi seriamente.

 

La mia opinione e' che la presenza della Chiesa e del suo stato ha avuto, ed ha, nefaste conseguenze per la societa' civile e che tali conseguenze sono ancora poco conosciute da noi Italiani.La mia opinione e' che i momenti piu' alti della nostra civilta' sono stati raggiunti quando, per varie ragioni, la societa' civile era poco influenzata dalla Chiesa.

 

Il Risorgimento Italiano e' stata una pagina gloriosa, ed e' stato combattuto contro la Chiesa.

 

Mussolini ci ha dato i Patti del Laterano, dove dobbiamo tollerare un obbrobrio, a mio avviso, come la " Religione di Stato". I Patti del Laterano sono gli stessi in base ai quali un bancarottiere come il vescovo Marcinkus, implicato nei peggiori scandali del dopoguerra con Calvi e Sindona, ha potuto "legalmente" evitare la giustizia Italiana.

 

Ritengo che il difendersi dalle nefaste influenze del Vaticano sia un compito estremamente importante per l'Italia ed anche particolarmente difficile. Questa difesa infatti corre il pericolo di essere vista (o anche essere vissuta) come "lotta alla religione", la qual cosa sarebbe affare ben diverso.

 

Che influenze ha avuto ed ha la presenza della Chiesa sullo sviluppo della societa' civile italiana? Se esistono, come superare gli inconvenienti? Come, insomma, possiamo difenderci dalla influenza dei preti e del Vaticano, senza allo stesso tempo disturbare la sensibilita' di che si sente cattolico?

 

Premessa Storica.

 

I contraccolpi della Rivoluzione Francese giunsero dapprima a Roma attenuati dalla lontananza, che se era notevole dal punto di vista geografico, lo era assai di più sotto l'aspetto psicologico e storico. Più tardi anche Roma venne investita direttamente dal turbine e molte cose, lì per lì, parvero cambiare radicalmente: ma innovazioni civili e pratiche, come l'illuminazione notturna, decretata dalla Repubblica del 1798 - 1799 e attuata poi nel Periodo Napoleonico, passarono senza effetto e caddero con la Restaurazione.

In questa città buia e addormentata, dalla singolare struttura e dall'aspetto così antiquato e con i suoi sconcertanti contrasti, viveva una popolazione che il Madelin vuole felice: e sarebbero stati felici, i Romani, per tre ragioni. Perché avevano la forma di governo a loro più adatta e per sopportare la quale era a loro idoneo il carattere. Perché si lavorava poco e non era troppo duro sbarcare il lunario. Perché, infine, last but not the least non c'era modo di conoscere mai noia ( Madelin, p.119).

E' vero, infatti, che se quello pontificio era un "gouvernement dispotique dans le principe" era anche "presque anarchique dans la realité" ( Madelin pag. 46) ; come è vero, peraltro, che le sue leggi erano innumerevoli e feroci, pur tuttavia c'era molta elasticità nell'applicarle in tutto il loro rigore, ed anche molta discrezionalità se non anche addirittura capriccio Silvagni, I, p.121. E così come era gratuito assistere a feste, cortei, processioni e luminarie, ugualmente gratuito, o quasi, era il tirare una coltellata ad un nemico personale, purché non di alto rango, solo che ci si sapesse districare tra i numerosi luoghi di asilo con diritto di impunità, e solo che si sapesse aiutare a far scordare la già così corta memoria dei delegati di polizia.

" Semo sangue de Enea" : il dirselo forse appagava ai Romani una facile vanità, per cui impulsivi sì, ma anche prudenti e parassiti. Frondeurs ma velleitari, con il solo diritto allo sfogo tollerato, al mugugno dello " jus mormorandi" attraverso satire e pasquinate, e quindi irriverenti ma crudeli, insofferenti di costrizioni ma abitudinari ( tuttavia erano anche ossequiosi adoratori, se non superstiziosi, delle innumerevoli reliquie conservate gelosamente nelle molte basiliche e chiese di Roma ).

Insomma sudditi in sostanza ideali per un regime corrotto e magnifico, taccagno e sontuoso, minaccioso ma debole, teocratico e paternalistico.

E i Francesi a Roma non poco si dovettero preoccupare delle difficoltà derivanti dal tentativo di imporre un nuovo ordineed una nuova mentalità ad un popolo così riottoso; e. molte, furono le fucilazioni a Trastevere e alla Bocca della Verità, mentre a Piazza del popolo venne eretta la ghigliottina.

Quello del consenso non fu piccolo problema e i grandi cantieri non sarebbero probabilmente bastati a far del popolo romano un popolo convinto della sua appartenenza come membro produttore della grande famiglia europea.

L'abolizione della feudalità, infatti, insieme a quella dell'inquisisizione, la soppressione delle franchigie, l'organizzazione della giustizia penale, l'introduzione del sistema metrico decimale, l'istituzione della vaccinazione obbligatoria e della nettezza urbana, etc., ebbene tutto ciò non valse di fronte al popolo peraltro offeso dalla riapertura del Ghetto, terrorizzato dalla leva ( Madelin pp. 301- 309), imbestialito dall'abolizione del lotto, spaventato dalla deportazione del papa ed eccitato nella sua commozione (ASR, Miscellanea di carte politiche e riservate, b. 42).

"Toute la civilisation se rua sur l'infortunée cité, ahurie, stupéfaite, consternée" .

La plebe romana non comprese e non fu compresa e disposizioni che oggi sembrerebbero indispensabili e provvide, riuscirono dispotiche e odiose. Questi abituali parassiti rifiutarono impieghi governativi anche a costo della fame, e questa gente imbelle preferì darsi al brigantaggio piuttosto che adattarsi a prestar leva nei nuovi eserciti ( Sul reclutamento del 1811 si veda L.Patrizi Montoro)

V'era, nel linguaggio dell'epoca, un'espressione pressoché intraducibile e che indicava un'attività tutta romana: quella del "Fiotto", cioè che se vuol dire alla lettera "pianto" non vuol dire solo questo, perché rappresenta inoltre l'espediente di farsi piccoli, il mezzo di mostrarsi indifesi, l'appellarsi ai sentimenti di pietà, di bontà, di magnaminità dell'autorità; in sostanza l'abitudine ad una inibitoria, regressiva e ipocrita modalità di porre istanze.

Le università "fiottavano" in continuazione: per avere ragione dei concorrenti, per essere esentate dal pagamento della tasse o per estorcere abbuoni o amnistie fiscali o comunque per pagare il meno e il più tardi possibile; "fiottavano" con il governo pontificio, con il regime repubblicano, con quello napoleonico e gli stilemi sono rigidamente immutabili: tutti si lamentano di rimettervi del proprio ad esercitare la loro arte e il loro mestiere e giuranoche continuano nella loro attività così poco remunerativa per bontà d'animo e solo per dedizione al pubblico bene.

Questa giaculante furberia miserabile, questa virtuosità manovriera, questa abilità nell'intrigo, costituiscono una tattica di sopravvivenza di una già angusta mentalità bottegaia artata dal sistema corporativo, compressa da un continuo proliferare di disposizioni, aduggiata nella necessità di venire quotidianamente a patti con gabellieri corrotti e impiegati prevaricatori; insomma costretta ad una visione degradata e miserabile, tra l'altro anche per la cronica mancanza di capitali liquidi e la soffocante estensione di privilegi e privative. Perché, seppure la ricchezza fosse estremamente concentrata, la tendenza alla dilapidazione da parte della nobiltà, coniugata peraltro all'incapicità di amministrare, impedivano di fatto la formazione del risparmio e quindi del capitale. Si aggiunga inoltre che il credito era nullo, stigmatizzato dal nome di usura e quindi scarsa la circolazione monetaria e aleatorie le fonti di finanziamento. Inoltre ogni produzione ed ogni modesta fabbrica artigiana era concessa "privatamente" ovvero "con privilegio" a singoli o famiglie.

Infiniti privilegi, dunque: dalla lavorazione del cuoio, della polvere da sparo e degli esplosivi, delle armi, della cera, ma anche dei berretti di lana, sinanche della cipria o persino della fabbricazione di spille, permessa esclusivamente alla famiglia Albani ( Cfr. Silvagni, I, p. 47, ove si rileva che esisteva perfino " il barbaro privilegio di evirare i bambini. Un barbiere di Via Papale teneva scritto sulla sua bottega " Qui se castrono li cantori delle Capelle Papali" ).

A ciò si aggiunga l'assenza di un vero ceto borghese e sarà chiaro il quadro della capitale; quadro che, nella sostanza non venne alterato né dall'effimera Repubblica di fine secolo, né dal dominio napoleonico, né dalla generale evoluzione delle società europee negli anni compresi tra il 1770 ed il 1814.

E' ovvio , si deve constatare una sostanziale parentela tra la situazione di Roma e quella delle altre città dell'Italia: ma forse non è inverosimile che la plebe appaia diversamente povera, l'ottusa classe dominante diversamente ottusa e l'arretrata società nel suo complesso e la sua economia diversamente arretrate. E non è impossibile verificare una caparbia volontà nel respingere in blocco tutto ciò che sa di nuovo, e così, dopo la parentesi napoleonica, i governo pontifici tentarono di sopprimere ogni manifestazione di un progresso cui non credevano ( l' infame beneficenza e il sacrilego demanio ! ), e così, proprio negli stessi giorni in cui a Londra o a Parigi si inaugurava l'illumionazione a gas delle strade, a Roma si aboliscono nelle vie pur quei fiochi ed innocui lumi imposti dall'invasione francese come espressioni giacobine e demoniache.

 

N.D.R. Il lettore noterà come nonostante molto tempo sia passato le similitudini con il presente non siano così difficili da interpretare ...anche se sull'illuminazione pubblica qualche progresso si è fatto ;-)

 

Con un piccolo salto storico passiamo alla decisione del primo Parlamento Italiano di dichiarare, nella seduta del 27 marzo 1861, Roma capitale d'Italia mentre ancora la città era saldamente in mano al papa, garantito dall'appoggio delle principale potenze europee.

l'inseparabilità della questione romana dalla più generale problematica politico-religiosa è un tema che tutte le parti politiche politiche anche più innovative e "rivoluzionarie" omettano o tendono ad omettere perché così tanti e inestricabili sono le radici malsane nella questione mai definitivamente risolta di Roma, sede del Papato che non solo mantiene un potere temporale - per quanto limitato all'attuale Stato Vaticano - ma al tempo stesso centro nevralgico di un grande potere spirituale planetario e, al contempo sede della capitale dell'Italia Repubblicana.

La questione romana, divenne incandescente già dalla decisione del primo Parlamento italiano di dichiarare, nella seduta del 27 marzo 1861, Roma capitale d'Italia mentre ancora la città era saldamente in mano al papa, garantito dall'appoggio delle principale potenze europee.

In un vibrante discorso Cavour aveva ricordato le profonde ragioni storiche che motivavano quella decisione; si era, inoltre, mostrato fiducioso che, con la restituzione di Roma all'Italia e la definitiva scomparsa del potere temporale della Chiesa, l'autorità' dei pontefici e l'autonomia del loro magistero spirituale non avrebbero subito alcuna diminuzione. Ne sarebbe anzi derivato ai papi maggior prestigio morale.

 

A Roma capitale guardavano con ansia non solo le grandi figure della democrazia italiana, sensibili al richiamo dell'antica tradizione repubblicana romana, ma anche esponenti della cultura liberale, come il piemontese Quintino Sella: per lui la "terza Roma" dopo quella dei Cesari e dei papi, avrebbe dovuto diventare la capitale della nuova età' della scienza e del progresso.Con la precoce scomparsa di Cavour, morto cinquantunenne il 6 Giugno 1861, venne meno lo statista in grado di procedere con duttilità e intelligenza nello scioglimento di quella che allora cominciò a chiamarsi "questione romana".

 

Nel dicembre 1864 fu pubblicata l'enciclica papale Quarta Cura, insieme ad un Sillabo di errori che comprendeva tutti i principi essenziali del liberismo. Tra le tante proposizioni enunciate, la settantanovesima asseriva che la libertà di discussione corrompe le anime e la trentaduesima che il clero ha un diritto naturale ad essere esentato dal servizio militare. La tolleranza religiosa, la libertà di coscienza e di stampa, la legislazione eversiva, furono tutte condannate, insieme con il socialismo, il razionalismo e le associazioni per la diffusione della Bibbia, ed era recisamente negato che il Papa dovesse o potesse scendere a compromessi "col progresso, col liberismo, colla moderna civiltà".

Francesco Crispi annunciò al Parlamento che la cristianità doveva venir purgata dai vizi della Chiesa romana o altrimenti perire.

 

Successivi governi proposero che i seminari fossero sottoposti a controllo governativo, che i prefetti potessero, quando necessario, interferire perfino nella celebrazione dei riti religiosi e che i sacerdoti potessero essere rinviati a giudizio qualora rifiutassero l'assoluzione a quanti fossero stati scomunicati per motivi politici. La successiva legge del 1866 soppresse quasi tutti gli ordini e le congregazioni religiose e confiscò i loro beni. Circa 13.000 enti ecclesiastici erano stati soppressi e in base a questa nuova legge altri 25.000 seguirono la stessa sorte. A parziale giustificazione venne fatto osservare che era giusto che una parte dei beni della Chiesa passasse allo Stato ora che questo intendeva assumersi la responsabilità dell'istruzione e della pubblica beneficenza. I redditi delle parrocchie vennero lasciati intatti, ma i capitoli delle chiese cattedrali ed i vescovi furono anch'essi costretti a cedere allo Stato le loro proprietà ricevendo in cambio il 5% (dopo aver operata la deduzione di tre decimi per scopi educativi e di pubblica beneficenza). I seminaristi furono tenuti a compiere il servizio militare ed il nuovo codice civile non diede sanzione legale ai matrimoni che non fossero stati celebrati secondo il rito civile.

Nel 1870, generale Raffaele Cadorna, entrò in Roma (Breccia di Porta Pia del 20 settembre).

il 13 maggio 1871 veniva approvata la Legge delle Guarentigie, la quale - come dice il suo nome - stabiliva precise garanzie per il Papa e la Santa Sede.

Il Papa (all'epoca Pio IX), secondo la suddetta legge, diventava suddito dello Stato Italiano, pur potendo godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia il Pontefice non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Stato italiano) e, a suo parere, eversiva; per questo motivo utilizzò per respingerla un'espressione latina desunta dagli Atti degli apostoli: non expedit (in italiano, "non conviene"). Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in lire 3.225.000.

Pio IX nel 1874 e Leone XIII ingiunsero ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso non expedit (in italiano "non conviene") impedirono loro (per più di trent'anni) la partecipazione attiva alla vita politica del Paese.

I pontificati di Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI (nei primi tre decenni del XX secolo) videro, invece, una lenta distensione di rapporti ed un graduale riavvicinamento tra le parti. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati (Giolitti) in molte elezioni amministrative, alleanza detta clerico-moderatismo. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del1904 Il fermo proposito [7], che, se da un lato conservava il non expedit, ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono: vari cattolici entrarono, in questo modo, in parlamento, sia pure a titolo personale.

Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della Marcia su Roma con l'introduzione della religione cattolica nelle scuole, con funzione di ancella della filosofia (1923) e l'autorizzazione ad appendere il crocifisso nelle aule. Già nel gennaio 1923 si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra Benito Mussolini e il cardinal Segretario di Stato Pietro Gasparri.

A partire dall'agosto 1926 una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il consigliere di Stato Domenico Barone, negoziatore per lo stato italiano, e l'avvocato Francesco Pacelli (fratello maggiore di Eugenio, futuro Pio XII) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i Patti Lateranensi. Alla morte prematura di Barone (4 gennaio 1929), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli.

Il 13 febbraio 1929, Pio XI, tenne un discorso a Milano ad un'udienza concessa a professori e studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che passò alla storia per un passaggio in cui Benito Mussolini è indicato come «l'uomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare» ( NDR: non vi ricorda qualche politico e qualche prelato della storia odierna ? )

Il 23 aprile 1929 iniziò il dibattito in Senato per la ratifica dei Patti Lateranensi, dibattito concluso il 25 maggio con un voto a favore, al termine di vivaci discussioni e polemiche anche all'esterno del Senato stesso. Sei senatori votarono contro l'approvazione: fra essi Benedetto Croce.

I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana, approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del PCI a seguito di una precisa scelta politica di Palmiro Togliatti.

Il Concordato (ma non il Trattato) fu rivisto, dopo lunghissime e difficili trattative, nel 1984, fondamentalmente per rimuovere la clausola riguardante la religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia. La revisione che portò al nuovo Concordato venne firmata a Villa Madama, a Roma, il 18 febbraio dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale Agostino Casaroli, in rappresentanza della Santa Sede.

Il nuovo Concordato stabilì che il clero cattolico venisse finanziato da una frazione del gettito totale IRPEF, attraverso il meccanismo noto come otto per mille e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l'approvazione del governo italiano. Inoltre, per quanto riguarda la celebrazione del matrimonio, si stabilirono le clausole da rispettare perché un matrimonio celebrato secondo il rito cattolico possa essere trascritto dall'ufficiale di stato civile e produrre gli effetti riconosciuti dall'ordinamento giuridico italiano oltre a porre delle limitazioni al riconoscimento in Italia delle sentenze di nullità matrimoniale pronunciate dai tribunali della Chiesa che prima avveniva in modo automatico. Fu anche stabilito che l'ora di religione cattolica nelle scuole diventasse da obbligatoria a facoltativa, scelta che deve essere effettuata e comunicata all'atto dell'iscrizione all'anno scolastico successivo.

Non può essere proposto un referendum per l'abolizione o la modifica del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate ad esso perché non sono ammessi, nel nostro ordinamento, referendum riguardanti i trattati internazionali. Come prevede l'art. 7 della Costituzione, «le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale»: ciò significa che le modifiche bilaterali possono essere adottate con legge ordinaria, mentre, argomentando a contrario, quelle unilaterali richiedono il procedimento aggravato ex art. 138 Cost. Nulla vieta, peraltro, che tale legge ordinaria o costituzionale sia proposta dal corpo elettorale, in quanto l'art. 71 Cost., nel disciplinare l'iniziativa legislativa del popolo, non menziona alcuna restrizione riguardante l'una o l'altra fonte del diritto.