Si è tenuta a Londra, dal 13 al 16 marzo una manifestazione chiamata la Dolce vita, vale a dire una fiera dedicata alle "cose" che gli inglesi sembrano apprezzare dell'Italia: essenzialmente cibo, moda e case in campagna.
Strano, ma vero, l'Italia è cool in Inghilterra, anche se sembra esserlo proprio per le ragioni che ad alcuni di noi possono dare più fastidio: una vita più rilassata, minor stress lavorativo, una attitudine a fare le cose "piano piano", tutti aspetti che spingono molti a trasferirsi qui da noi o a guardare favorevolmente al Bel Paese.
Non a caso, i più interessati non sono i giovani, ma gli arrivati di mezza età, che sentono l'esigenza di una diversa qualità di vita.
Sotto molti aspetti si tratta di stereotipi (anche se con coseguenze positive come vedremo) e la realtà italiana viene spesso vista, come suol dirsi, attraverso pink tinted glasses, come se tutta la penisola fosse un unico idilliaco villaggio appenninico sospeso in un limbo temporale tra gli anni '50 e '60.
Chi ne ha voglia può dare un'occhiata ai numerosi forum che si possono rinvenire in rete (vedere qui, qui, qui e qui)
Il fenomeno è iniziato da tempo, tanto che la zona del Chianti è stata ribattezzata Chiantishire proprio grazie all'alto numero di inglesi che hanno comprato casa da quelle parti.
Negli ultimi anni, però, sempre più zone sono state interessate da questo tipo di immigrazione di lusso: l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, la Puglia, la Sicilia, grazie anche ai collegamenti a basso costo offerti dalla Ryan Air.
Si tratta di uno sviluppo ben diverso da quello che ha interessato, per esempio, la Spagna, dove molte zone dell'Andalusia e delle Canarie sono diventate delle little Britain, con massiccie speculazioni edilizie dedicate espressamente a questo mercato, che sembra aver puntato più sulla quantità (mini-appartamenti, multiproprietà) che sulla qualità.
Il mercato, da noi, è per ora orientato sulla fascia alta: il tipico inglese interessato all'Italia spesso cerca vecchi casali da ristrutturare, possibilmente isolati, masserie, trulli.
La domanda nuova ha dato la spinta ad una offerta che era dormiente e vecchi ruderi abbandonati in paesini sperduti tra i monti, hanno improvvisamente ripreso valore, sono nate numerose agenzie specializzate e, trattandosi di domanda di qualità, ne ha risentito favorevolmente anche il livello delle ristrutturazioni, spingendo molti artigiani a specializzarsi e a migliorare i propri standard.
Oltretutto, molti non si limitano a comprar casa per svernare, ma mettono su attività imprenditoriali, soprattutto nel campo dell'agriturismo
Michele, in uno dei suoi post "apocalittici" ci ricordava che "bisogna essere più bravi dei cinesi a quello che ci stanno copiando, mentre ci inventiamo delle altre cose da fare, cose che sappiamo fare bene solo noi e non loro".
Probabilmente è una goccia nel mare, ma riuscire ad intercettare un turismo di qualità, dare valore ad un territorio che è unico e non duplicabile significa forse sfruttare al massimo uno dei pochi vantaggi comparati che l'Italia ha.
Effettivamente in Inghilterra si vedono spesso programmi televisivi su case rurali da ristrutturare nelle zone del mediterraneo (toscana e provenza in particolare) come "A Place in the Sun" di Channel4. Mi chiedo pero' quale siano gli effettivi vantaggi di un simile turismo. Per quanto ne sappia, si tratta nella maggior parte dei casi di persone vecchie, molte gia' in pensione, che utilizzano queste case come dimora fissa. Ai vantaggi menzionati nell'articolo, bisognerebbe controbilanciare il costo che queste persone impongono alle amministrazioni locali, sopratutto per quanto riguarda il servizio sanitario. Piu' in generale, non vedo come i mali d'Italia si risolvano se un un gruppo di benestanti inglesi decidono di spendere la loro pensione all'ombra delle colline sienesi invece che sotto la pioggia dell' Hampshire.
Condivido l'osservazione che Carmine fa, nel caso specifico. In effetti, dal punto di vista dello sviluppo economico, la trasformazione della parte collinoso-medievale del paese in luogo di pensionamento privilegiato per i ricchi del mondo non credo possa produrre grande crescita economica, tanto meno duratura. Sabino già illustra quanto di meglio può succedere (artigianato locale di qualità, servizi di lusso per signori ricchi e stanchi) e non è in effetti molta cosa.
Il punto dell'articolo, credo, era di cercare il lato positivo della faccenda individuando i vantaggi comparati che l'Italia potrebbe avere immediatamente ed i guadagni che se ne possono trarre sfruttando tali vantaggi comparati. Il turismo di lusso, effettivamente, è uno di questi vantaggi anche se, nella forma di "acquisto rudere con sussidi EU per passarci 4 mesi all'anno a leggere McEwan" non porta poi molta crescita duratura. Il turismo intellettuale e di lusso, invece, mi sembra una prospettiva già più ragionevole e potenzialmente fruttifera. Io ho interpretato l'osservazione di Sabino in questo senso.
Se, però, si vuole andare in quella direzione, vi sono molte cose da fare, sia istituzionalmente che in termini di "sistema paese" (trasporti, recupero/conservazione del territorio e del patrimonio artistico, creazione di capitale umano adeguato, eccetera). Tutte cose in parte risapute, ed ovviamente mai fatte: frutta di più investire in commissari straordinari per l'immondizia, o promettere redditi minimi garantiti per tutti. I politici italiani preferiscono dar l'illusione che si può vivere nel paese dei balocchi a base di trasferimenti fiscali e spesa pubblica, ed i cittadini italiani oramai dipendono dalla droga a loro così fornita. Come nel caso della resurrezione di Alitalia per mano del nuovo principe-peron, l'ultima scandalosa follia di questa campagna elettorale, della quale, insisto, nessuno si scandalizza!
L'articolo di Sabino ed il commento di Carmine, invece, sono le cose di cui questi orrendi politicanti dovrebbero dibattere e di cui gli italiani dovrebbero chiedere si dibattesse. Dove sono i vantaggi comparati del paese? Quali politiche possono rendere tali vantaggi comparati utilizzabili, e crearne altri di duraturi? C'è più intelligenza economica e politica in un paio di post e commenti di nFA che in cento dei loro ridicoli programmi e comizi ... e non me ne rallegro per nulla.