Walter Veltroni, lei non ha ancora commentato la vittoria di Bersani.
«Era nell’ordine delle cose che potesse accadere. Il risultato va letto più in profondità. Le primarie sono andate bene: chi sosteneva che non si elegge così un segretario di partito aveva torto. Però sarebbe sbagliato nascondersi che è diminuito il numero dei votanti, in un momento di scontro con Berlusconi molto più forte che nel 2007, quando c’era il governo Prodi. Non c’è dubbio che ci siano stati meno entusiasmo, meno carica, meno partecipazione di giovani. Detto questo, le primarie si rispettano».
Traduzione: Shit. Visto che so l'inglese?
Quindi lei resta?
«Ho detto che rispetto le primarie e il loro risultato. Rutelli se n’è andato. D’Alema ha dichiarato che in caso di vittoria di Franceschini avrebbe dovuto fondare un nuovo partito di sinistra. Io credo nel Pd, ci credo da sempre, anche quando tanti irridevano questa prospettiva. L’ho fondato. Il mio posto è qui. In questi mesi, per amore del Pd, ho taciuto anche di fronte a cose insopportabili. Vedo che ora si ricorre alle 'veline rosse', fogli secondo cui starei per andarmene dal mio partito. È un mondo che mi fa tristezza, che non frequento; sono abituato a dire le cose in prima persona. Domani ci sarà la direzione del partito e andrò, con lo stesso spirito sereno di questi mesi. Avevo detto che sarei rimasto fuori dalla fase congressuale, e l’ho fatto. Ora la fase congressuale è finita, e riprenderò a partecipare alla vita del Pd».
Traduzione. Certo che resto, non sono mica come quello stronzo di D'Alema che ha detto che se ne sarebbe andato se non vinceva il suo candidato. Fino adesso sono stato zitto perché non volevo che il mio nome venisse associato a un'altra sconfitta, quella di Franceschini, Ma adesso che è finita mi metterò a fare con Bersani quello che D'Alema ha fatto con me, sabotaggio permanente.
Cosa si attende da Bersani?
«Bersani è un segretario rispettato da tutti. Da me, che conosco le difficoltà di quel lavoro, lo sarà più che da altri. Spero che rispetti tutte le opinioni. Io vinsi le primarie con il 76%, e certo non ho dato al partito una conduzione solitaria: negli organi dirigenti era rappresentato ogni orientamento, e le decisioni sono state prese senza dissensi. Bersani è stato eletto con il 53%; il 47% non ha votato per lui. Sono convinto che la sua intelligenza lo spinga a capire che il Pd va diretto rispettando le identità, le culture, le differenti posizioni. C’è bisogno di un Pd unito».
Traduzione. Un bel po' di poltrone per me e per i miei amici. Tante poltrone e di qualità, perché lui ha preso solo il 53%. Altrimenti, giusto per ribadire il punto, faccio con lui quello che D'Alema ha fatto con me. Che si credono, che sono gli unici fiji de...Ma lasciamo stare, che sono un buonista.
Che impressione le ha fatto l’addio di Rutelli?
«Non lo condivido affatto. Ma non condivido neppure le reazioni. Non mi piace che aleggi, come nei tempi andati, l’accusa di tradimento. Quando sento definire un uomo indipendente come Calearo 'uno che ha sbagliato ristorante', riconosco uno stile che credevo superato con la coraggiosa svolta di Occhetto di vent’anni fa. Ma fa pensare anche sentire Tabacci, fino a ieri favorevole all’elezione di Bersani, dire oggi che con Bersani il Pd è troppo a sinistra. È come se si volesse far arretrare il Pd in un recinto più tradizionale per fare spazio a posizioni centriste. Io resto fedele al progetto originario».
Traduzione. Rutelli è un compagno che sbaglia. Dove la parola operativa è ''compagno''.
E invece?
«Il rischio è che si ritorni allo schema del centrosinistra col trattino. Il modello in verità non è l’Ulivo, perché l’Ulivo del ‘96 è diventato nel frattempo il partito democratico. Il modello è l’Unione: coalizzare tutte le forze contrarie alla destra per impedirle di vincere le elezioni. Bene; ma poi? Così si costruiscono governi che faticano a stare in piedi. Senza una maggioranza riformista coesa non si cambia l’Italia, non si fanno la rivoluzione verde, la lotta all’evasione fiscale e alla precarietà, la battaglia per la legalità. E non si porta l’Italia fuori dalla guerra civile permanente».
Traduzione. Invece cosa? Al momento i voti per vincere non li abbiamo. Quando li avremo, da soli o in coalizione, se ne riparla.
Guerra civile?
«Quale altro paese ha avuto vent’anni di fascismo, la guerra fredda con i morti per le strade, il terrorismo, Tangentopoli, 15 anni di berlusconismo, con l’elemento permanente della mafia, delle stragi, di un grumo di oscurità? Quale altro paese passerebbe sotto silenzio la denuncia del procuratore Grasso, che all’Antimafia ha detto di vedere dietro le stragi del ’92 la 'regia di un’entità esterna'?».
Traduzione. Non si preoccupi, parlo a casaccio.
Quale entità esterna, secondo lei?
«Ci sono processi in corso; l’ultima cosa che farei è interferire in un processo. Leggeremo le testimonianze. Certo c’è un rapporto tra mafia e politica. C’è una cappa di piombo che si preferirebbe non sollevare. Vedo che Maroni e Bassolino concordano nel dire che il video dell’omicidio di Napoli non andava mostrato; invece è giusto mostrarlo, perché ci ha dato quella che Gadda chiamava la cognizione del dolore, e dell’indifferenza. In campagna elettorale io dicevo che avrei schiantato la mafia, Berlusconi diceva che Mangano è un eroe. Sono segnali. Messaggi che si mandano, come candidare o meno Cosentino. Ma la lotta alla mafia chiama in causa anche il Pd. Dobbiamo rinnovare profondamente la classe politica al Sud, a partire dalle regionali. Facce nuove, energie nuove, prese anche dalla società civile. Uomini come Raffaele Cantone, il magistrato che ha combattuto la camorra in Campania».
Traduzione. Non rispondo, come le ho detto parlavo a casaccio. Comunque le faccio presente che io leggo Gadda e quindi sono un figo.
Gli uomini che lei scelse dalla società civile non l’hanno delusa?
«Ricordo quando Berlinguer portò in Parlamento Natalia Ginzburg, Gino Paoli, Andrea Barbato, Altiero Spinelli, Alberto Moravia; personaggi che oggi sarebbero accolti dal sorrisetto ironico dei professionisti della politica. Io rivendico di aver portato in Parlamento Pietro Ichino, Umberto Veronesi, Achille Serra, Salvatore Vassallo, il prefetto De Sena, intellettuali come Carofiglio, donne e uomini che si battono per i diritti civili come Paola Concia e Jean-Léonard Touadi, imprenditori come Calearo e Colaninno, un operaio con una robusta intelligenza politica come Boccuzzi... » .
Traduzione. Guarda, non mi ricordo neanche chi ho portato. Per esempio, credo di aver portato Jean-Léonard Touadi, che invece è stato eletto con Italia dei Valori e poi in parlamento ha cambiato casacca.
Rivendica pure la Madia?
«Mi fa piacere che si parli bene di Marianna Madia, e la si trovi intelligente e colta, ora che pare non sostenga più le mie posizioni. Io la stimavo prima e la stimo ora».
Traduzione. Eddai, ti ho appena detto che a malapena mi ricordo chi ho messo. Non stare a rompere.
Lei ebbe un ruolo anche nella scelta di Marrazzo. Cosa prova adesso?
«Più che lo sconcerto politico per questa intricata vicenda, provo dolore per la persona e per la famiglia. Ciò non implica che sia sbagliato scegliere persone che non vengono dalla politica. Ricordiamoci delle persone che vengono dalla politica e si sono macchiate di frequentazioni criminali» .
Traduzione. Mi ha fatto fare la figura del coglione. Come se ce ne fosse ancora bisogno.
Perché Prodi ce l’ha tanto con lei?
«Psicologicamente lo capisco, ma il rapporto di stima tra noi non è mai cambiato. Prodi è stato convinto che il voltafaccia di Mastella sia stato prodotto dalla scelta, espressa al Lingotto, della vocazione maggioritaria del Pd. Ma ci si dimentica della fatica quotidiana di quel governo. Dei cento sottosegretari, della crisi dopo un anno, della maggioranza appesa al respiro di Turigliatto, delle manifestazioni in piazza di ministri contro il governo, della riduzione drastica del consenso, della sentenza di un socio di maggioranza come Bertinotti che parlò di una fase politica conclusa. E poi quanto è accaduto dopo lascia credere che Mastella avesse maturato il proposito di passare dall’altra parte. Proposito realizzato».
Traduzione. Perché gli ho fatto cadere il governo. Ma esagera, il suo governo stava comunque in piedi per miracolo e sarebbe presto andato a ramengo comunque.
La 'vocazione maggioritaria' non ha forse fallito?
«No. Non ho mai pensato all’autosufficienza del Pd. Pensavo, e penso, che il Pd debba costruire una maggioranza riformista. Posso ricordarle un dato che a molti sfugge? Nel 2008 la coalizione riformista ha preso gli stessi voti del Pdl. Nel ‘96 vincemmo perché la Lega andò da sola e avemmo bisogno della desistenza di Rifondazione. Nel 2008 i riformisti hanno preso gli stessi voti della destra: mai accaduto prima nella storia d’Italia. Ora Rutelli dice: mi metto fuori e contratto. E in Sinistra e libertà affiorano venti di scissione. Ma se questa idea si fa strada si torna alla frammentazione, ai 19 gruppi parlamentari».
Traduzione. Si, ma che ci posso fare?
Il Pd non dovrebbe accettare il confronto sulle riforme, a cominciare dalla giustizia?
«Anche questa legislatura a mio avviso è ormai sprecata. Il mio schema era quello delle democrazie occidentali: maggioranza e opposizione se le danno di santa ragione, ma le riforme istituzionali si fanno insieme. Rafforzare il potere di controllo del parlamento, dimezzare il numero dei parlamentari e ridurne le retribuzioni, superare il bicameralismo a favore di una democrazia che decide non è un favore a chi governa. Siamo noi per primi che abbiamo interesse ad evitare il degrado delle istituzioni. Ma Berlusconi non vuole le riforme; vuole risolvere i suoi problemi. Non ci sono già più le condizioni per l’accordo ».
Traduzione. Dai, basta con questa barzelletta. Quello vuole solo evitare i processi, altro che riforma della giustizia. Ci arrivo perfino io.
Cosa pensa dell’ipotesi di D’Alema ministro degli Esteri dell’Ue?
«Le nostre profonde differenze politiche sono note, e si sono accresciute. Questo non mi impedisce di vedere che la nomina di D’Alema sarebbe un’opportunità per l’Europa, per il paese e per il centrosinistra. Mi auguro vada in porto».
Traduzione. Volesse il cielo, che ce lo leviamo dai coglioni.
Dalla Lanzillotta a Vernetti, chi lascia il Pd lamenta che non sia stata seguita la linea di Veltroni. È in corso la sua riabilitazione?
«So come va il mondo. Leggo che l’onorevole Marini si rallegra che il Pd non sia più un 'partito frou-frou'. Da lui mi sarei atteso semmai qualche parola di autocritica sul voto in Abruzzo. Sono fiero della campagna del 2008, di essere stato in 110 piazze, quasi rimettendoci la salute. Sono stato a pranzo con le famiglie italiane, ho girato il paese tenendomi agli antipodi dalla politica spettacolo. Ho lasciato, dopo la grande manifestazione del Circo Massimo (altro che partito liquido), un Pd con centinaia di migliaia di iscritti e un bilancio splendido. Soprattutto, credo di aver destato una speranza che non è ancora spenta. L’Italia oggi è un paese triste. Ma è anche un paese straordinario, pieno di talento e di energie. Un paese che potrebbe sbocciare. Io sento il dovere di continuare a servire il paese che amo. Di tenere vivo quel sogno che volevamo realizzare, e a cui insieme non possiamo rinunciare».
Traduzione. Si. Infatti voglio tornare a comandare io. Per questo nei prossimi mesi e anni farò di tutto per sabotare Bersani.
Mai avrei supposto si potesse tanto ammirare un uomo politico!
A me costui dà l'impressione di essere un flaccidone con tendenze ad un generico ecumenismo inutile e vuoto. Sarebbe ottimo come predicatore.
E' un errore sottovalutarlo. E' il personaggio che si occupa della difesa della RAI da Mike Bongiorno a Marrazzo.
Perche' si presenta con cotali affermazioni subtesticolari?
Perche' la sua (di veltroni, NDR) specialita' e' eruttare scemenze. Gia', anni fa, venne notato anche su Nfa, come il personaggio avesse rinunciato alla politica e andasse in "Africa" a fare (non si capi' mai bene a fare che cosa.)
Si osservo' che appena dimessosi impose i suoi ascari alla RAI che ricambia eliminando il filmato incriminante.
Se provate ad andare al post (qui) su Veltroni osserverete che il filmato e' censurato dal copyright della RAI. Naturalmente immagino si debbano difendere bene i fortini, cosa altro rimane da fare? siamo sotto l'attacco di "oscure entita'" (il pensiero di veltroni e' l'ontologia oscura.)
Mi spiace davvero per Bersani, mi spiace debba subire un tale assalto alla corteccia, dopo aver dovuto difendere le radici.
Per chi fece il liceo classico la corteccia e' cerebrale, non quella dei tigli.