La crisi economica mondiale, per quanto comprendo io, ha colpito duramente le imprese finanziarie degli USA e di altri Paesi, si è accompagnata allo scoppio delle bolle immobiliari particolarmente in USA, Irlanda, Inghilterra e Spagna, ha depresso i consumi USA, il commercio mondiale e come conseguenza la maggior parte delle economie di tutto il pianeta.
Alcuni esponenti politici italiani sostengono che l'Italia è stata colpita dalla crisi meno di altri Paesi, perchéha un'economia primariamente manifatturiera, in cui le banche hanno un ruolo minore rispetto ad altri Paesi come Inghilterra e Stati Uniti. Oltre a questo, alcuni politici italiani sostengono che la crescita di altri Paesi era in realtà drogata mediante la crescita abnorme di bolle finanziarie e immobiliari. Queste considerazioni appaiono a prima vista ragionevoli: è vero che nell'economia italiana il settore manifatturiero ha maggior peso rispetto ad altri Paesi comparabili (Francia, Inghilterra, credo anche Spagna e Irlanda), ed è vero che le banche italiane hanno sofferto la crisi molto meno rispetto ad altri Paesi.
Queste affermazioni sono analoghe ad alcune altre, relative al presunto sorpasso del PIL italiano su quello inglese negli ultimi anni: in quel caso Sandro Brusco e Andrea Moro hanno mostrato che il PIL inglese in termini reali rimane ben superiore a quello italiano, che è aumentato relativamente a quello inglese unicamente per il maggior valore nominale dell'euro sulla sterlina.
Anche in questo caso, i dati esistenti oggi, a mio parere abbastanza affidabili e precisi anche se per il 2009 e 2010 si tratta di stime, raccontano una realtà diversa: a parte l'Irlanda, l'economia italiana appare essere tra le più duramente colpite dall'ultima crisi. Come mai? Secondo me perché è stata duramente colpita proprio la base manifatturiera dell'Italia, per la riduzione dei consumi e del commercio mondiale. Nel grafico che segue potete vedere il reddito pro-capite a parità di potere d'acquisto degli ultimi anni per alcuni Paesi comparabili o vicini all'Italia, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale.
La Germania ha subito un contraccolpo simile all'Italia, mentre la Francia, meno legata alle esportazioni, ha assorbito meglio lo shock. La Spagna ha subito una diminuzione del PIL simile a quella italiana, probabilmente per lo scoppio della bolla immobiliare. La Grecia appare aver sofferto poco perchè, ritengo, non ha subito né bolle immobiliari né bolle finanziarie, e probabilmente ha una minore componente manifatturiera nella sua economia rispetto ad Italia e Germania. O, forse, perché ancora "drogata" dalla propria spesa pubblica, nel qual caso il redde-rationem arriverà loro quest'anno.
È interessante notare comunque che oggi, secondo le stime FMI, la Grecia supera nettamente sia la Spagna sia l'Italia. Noto poi che nei dati del FMI, contrariamente ai dati Eurostat (che potete consultare qui), la Spagna non ha superato l'Italia nel 2006 ma l'ha piuttosto raggiunta nel 2008 rimanendo poi leggermente superiore perché, sempre secondo Eurostat, la caduta del PIL spagnolo è stata di due punti inferiore a quella dell'italiano (-4% vs -6%). Si tratta comunque di differenze modeste rispetto alle grandi variazioni di PIL per effetto dell'ultima crisi. Va detto anche che in termini nominali il reddito pro-capite italiano è ancora superiore (probabilmente per poco) a Spagna e Grecia, ma il potere di acquisto degli italiani è penalizzato da prezzi di beni e servizi mediamente più alti, dando come risultato un reddito a parità di potere d'acquisto uguale o inferiore.
Aggiungo un grafico della stessa quantità ma per tutto il periodo in cui il FMI ha dati, cioè dal 1980, così è possibile apprezzare il periodo in cui l'Italia ha superato l'Inghilterra e il recupero di quest'ultima e di Spagna e Grecia negli ultimi lustri, oltre alla conferma che la stagnazione italiana dura, oramai, da un decennio pieno: il PIL per capita italiano, oggi, è uguale a quello di dodici anni orsono!
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Ho mostrato il reddito pro-capite a parità di potere d'acquisto perché è l'indicatore economico più attinente al benessere materiale dei cittadini, l'ho espresso in dollari del 2008 per renderlo più immediatamente comprensibile al lettore del 2010 e per depurare nel grafico la crescita del PIL dovuta all'inflazione dalla crescita reale del potere d'acquisto.
Secondo me il punto è mettersi d'accordo su cosa significhi "che l'Italia è stata colpita dalla crisi meno di altri Paesi".
A me sembra che molti (comuni cittadini) abbiano una chiara sensazione del fatto che l'Italia non sia stata colpita nella stessa misura di Paesi che hanno precipitosamente dovuto salvare banche e assicurazioni con badilate di soldi pubblici - e che altri soldi nell'economia reale ne stanno mettendo ben tanti (più dell'Italia che non ha fatto quasi nulla in confronto da questo punto di vista). Inoltre noi non avevamo bolle immobiliari, nè ci siamo fatti pippe di mutui sofisticati e rischiosi. Però la produzione, e quindi il PIL, sono caduti lo stesso e anzi di più. E allora come stanno le cose?
Io ho letto proprio oggi il Quaderno n. 44 della Fondazione Edison, di Marco Fortis, e mi pare che la metta giù bene. Intanto rileva anche lui che il PIL dell'Italia è caduto pù di UK e Spagna (come mostri anche tu), per dire:
Dopodichè - anzi proprio in copertina - Fortis riproduce il "parallelo" andamento dei consumi:
A questo punto uno si chiede quali siano i fattori determinanti di questa situazione. Fortis scrive innanzitutto:
Insomma secondo Fortis non il PIL, ma
E infatti vi sono dati rovesciati per la disoccupazione, che picchia meno duro in Germania e Italia che altrove, e per i consumi, come si è visto nel grafico sopra.
E qui sta un altro punto forte:
Fortis mostra dei dati riferiti al 2000, per comparare il PIL pro-capite e la ricchezza pro-capite:
Storicamente, l'Italia è sempre stata messa meglio sulla "ricchezza". La conclusione è che la crisi ha battuto o batterà forte sulla ricchezza altrove più che da noi (in base alle caratteristiche dei settori colpiti) e quindi
Spero di avere comunicato bene il ragionamento.
RR
Renzo,
ti rispondo qui che tanto e' lo stesso. E mi scuso per la fretta, e' tardi e non ho molto tempo, quindi ometto riferimenti precisi - vado un po' a spanne.
1) la cosa di Fortis si riferisce a ricchezza delle famiglie, che viene misurata in parte con surveys in parte in modo indiretto, da flow-of-funds data (contabilita' nazionale), stimando la ricchezza del settore famiglie come residuo avendo sottratto da un totale la ricchezza di altri settori, ad esempio le imprese"incorporated". Quindi, giganteschi problemi di misurazione da un lato, e dall'altro un'immagine molto parziale della ricchezza di un paese. Vedi il paper originale di Davies-Sandstrom-Shorrocks-Wolff.
2) Peraltro sempre il paper originale rivela delle discrepanze con la tabella di Fortis. Se si guarda l'Appendice V, wealth per capita PPP$, alcuni numeri coincidono con quelli di Fortis fino all'ultimo dollaro, altri no. In particolare per Irlanda e Belgio, il paper originale da 136.680 per Irlanda (contro 91.423 secondo Fortis), e 120.977 per il Belgio (contro 86.205), portandoli a scavalcare l'Italia in classifica. Misterioso!!
3)
Mi congratulo con Fortis per la boccia di cristallo. Io so solo che la produttivita' in Italia (sia totale dei vari fattori produttivi che del lavoro) e' stata molto vicina allo zero per molti anni - ne abbiamo parlato diffusamente su nFA. E la dimensione della torta aumenta in larga misura in funzione della produttivita'.
4)
Di nuovo, complimenti per la boccia. E dagli a coloro che finanziano il consumo col debito. Viva l'autarchia!
5) Ma supponiamo anche di avere una misura perfetta del valore dello stock di ricchezza da un lato, e del flusso di beni e servizi prodotti in un paese ogni anno, dall'altro. Proviamo con una metafora. E' meglio essere un nobile toscano decaduto, fiero proprietario di un antico palazzo medievale in rovina, ma senza alcun reddito, oppure un rozzo elettricista mestrino (magari pure antipatico, con l'SUV "tarro") con un giro di affari annuo a sei cifre (in euro)? Chi pensi che "stara' meglio", in termini sia di reddito che di ricchezza, fra dieci-quindici-venti anni?
Caro Renzino,
grazie per i dati di Fortis. E' possibile che Fortis abbia ragione (e come suddito italiano lo spero) e che il PIL italiano, tedesco e giapponese risalira' piu' velocemente di quello di altri Paesi dove sarebbe stato drogato da bolle immobiliari e finanziarie. E' possibile ma si tratta unicamente di una previsione di una persona, e le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sono alquanto diverse: il PIL italiano dal 2010 al 2014 crescera' perfino meno di quello spagnolo, e l'Italia continuera' ad impoverirsi relativamente agli altri Paesi avanzati.
Personalmente non credo molto all'affidabilita' delle previsioni oltre un anno, anche quelle del FMI. Le previsioni degli organismi internazionali si limitano a predire per qualunque anno successivo al presente e per qualunque Stato un tasso di crescita del PIL che gradualmente raggiunge quello considerato "a regime" in base alla storia pregressa, che e' circa 3% per gli USA, 2.5% per Germania e Francia, e 1.5% per l'Italia... Le previsioni di Fortis a mio giudizio valgono ancora meno (e non sono nemmeno disponibili come stime quantitative, mi pare). Per la politica di oggi in Italia sarebbe prudente prendere come base le previsioni del FMI piuttosto che quelle di Fortis. Poi nel 2015 vedremo chi ha predetto meglio tra Fortis e il FMI. Nel frattempo potremmo confrontare le previsioni di Fortis (se esistono) e quelle del FMI fatte 5 o 10 anni fa con la storia recente del PIL.
E' interessante il fatto che i consumi italiani siano calati significativamente meno rispetto a Gran Bretagna e Spagna. Sarebbe interessante anche il confronto con Germania e Francia. Credo sia collegato col fatto che le famiglie italiane sono meno indebitate, e hanno dovuto subire in minor misura la stretta creditizia. Non ne trarrei grandi auspici per future cavalcate del PIL italiano.
Riguardo alla ricchezza netta delle famiglie italiane, si tratta di una misura molto piu' incerta di quella del PIL, e ti faccio notare che l'Italia e' piu' povera nel 2000 anche di Paesi con tradizione di super-indebitamento delle famiglie come USA e UK. L'Italia supera Francia e Germania con 121kEuro contro 94.5k e 91k: non mi pare una differenza significativa date le incertezze, comunque e' pur sempre un dato positivo. Storicamente dubito pero' che maggiore ricchezza netta delle famiglie sia stata associata a maggior crescita del benessere futuro. Vedremo nel 2015.
Sottolineo infine che anche:
E' solo una previsione di Fortis. Nel 2000 le famiglie USA erano piu' ricche in netto, dal suo stesso grafico.