Secondo le informazioni ottenibili sul sito www.lucacoscioni.it , Piergiorgio Welby non era credente, ma aveva acconsentito che i suoi funerali si svolgessero secondo la sensibilita' della sua compagna, che, da credente, aveva deciso per il rito cattolico. Conforme ad una antica usanza, il Vicariato di Roma e' intervenuto presso il parroco, intimandogli di non celebrarlo. L'antica usanza, come molti di noi sanno, prevede che non vi sia funerale per i suicidi. In passato, si arrivava perfino alla sepoltura 'fuori porta', in terra sconsacrata. Vista l'insistenza con cui Piergiorgio Welby aveva richiesto di porre termine alla propria esistenza terrena, il vicariato ha ritenuto di dover assimilare l'atto con cui lo stesso ha visto il suo desiderio coronato, a suicidio. Anzi, secondo quanto si legge nel comunicato ufficiale della Diocesi di Roma, un suicidio nel cui caso non si puo' presumere "la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso."
Io sono ben lungi dall'essere un esperto di teologia cattolica. Le brevi considerazioni che seguono sono quelle di un comune laico che si sforza di credere. In cosa crediamo, noi cattolici? Prima di tutto crediamo che Dio sia Amore. Amore di una intensita' e di un potere che noi poveri mortali fatichiamo a concepire, nonostante Gesu' ce ne abbia dato flagrante esempio quando si e' immolato sulla Croce. Cio' implica anche una capacita' di perdono che va ben oltre quella che anche il piu' virtuoso tra noi puo' immaginare. Quindi e' assolutamente concepibile, anzi, mi sembra l'ipotesi piu' probabile, che il Signore abbia perdonato Welby per il suo rifiuto di portare la sua Croce fino alla fine.
Prima di tutto, cosa vuole significare sua eccellenza il Cardinale Vicario Camillo Ruini, negando il funerale cristiano a Welby? Non voglio pensare che la Chiesa, con questo atto non dovuto, voglia suggerire che il Signore non voglia accogliere presso di se' una persona. Punto. Una persona, indipendentemente da quello che a noi appare il suo comportamento durante la vita terrena. Se ricordo bene, Gesu' ha detto agli Apostoli: "A quelli cui rimetterete i peccati saranno rimessi. A quelli cui non li rimetterete, resteranno non rimessi". In questa frase non noto implicazione diretta tra il morire con peccati non rimessi e dannazione eterna. E, soprattutto, questo dettato non implica che la comunita' ecclesiale non si debba riunire, in morte di un suo membro, per pregare il Signore di accogliere presso di Se' l'anima del defunto. Coerentemente con questa riflessione, ma anche con altre, mi rendo conto, in tempi recenti la Chiesa ha ripetutamente derogato all'usanza cui si accennava sopra. Ma non in questo caso. Perche'? Congetturo che il Vicariato di Roma abbia voluto strumentalizzare la vicenda, per dare un segnale 'educativo' forte ai fedeli. Un segnale che ribadisca l'opposizione all'eutanasia, concepita come gesto di disprezzo per la sacralita' della vita. Se questo fosse il caso, se ne ricaverebbe che la gerarchia non abbia fiducia nella capacita' del suo gregge di comprendere il principio fondamentale secondo cui la vita ci viene da Dio e solo Lui se la puo' riprendere. O che, perlomeno, ritenga che i costi del suo diniego, tra cui la sofferenza causata alla compagna e il rischio di alienare persone che la pensano come me, siano inferiori ai benefici. Benefici che consisterebbero nell'esortazione che ne verrebbe per tutti i Cattolici, e soprattutto i suoi referenti politici, alla lotta ad oltranza contro qualsiasi legislazione che dia il suggello della legalita' all'interruzione prematura della vita, qualunque sia il contesto in cui questo avviene. Se questo fosse il caso, la mia conclusione sarebbe che il Cardinal Vicario ha sbagliato i conti.
Ruini ha sbagliato i conti, perche gli e' sfuggito e continua a sfuggirgli il composition effect. Cioe' non si rende conto del fatto che durante il suo ciclo vitale, la composizione della Chiesa, sia demografica che di livello educazionale, sia cambiata e stia cambiando ulteriormente, ad una velocita' crescente. Lo stock di anziani, educati al Cattolicesimo in periodo pre-conciliare, si sta assottigliando sempre piu', e nel giro di vent'anni, sparira' completamente. Questo processo lascera' una Chiesa che, usando le parole attribuite a Papa Benedetto XVI, sara' piu' piccola, ma 'migliore'. Soprassiedo sull'opportunita' di usare la parola 'migliore'. Secondo me, quella Chiesa 'migliore' cui si riferiva il Santo Padre e' una Chiesa che si interroga continuamente sulle grandi questioni morali, utilizzando al meglio le proprie capacita' intellettuali, invece che accettare in modo pedissequo le ordinanze che arrivano dal Vaticano. I membri di questa Chiesa, diversamente da quanto sperimentato da tutte le generazioni di cristiani post-imperatore Costantino, si sono formati in un ambiente essenzialmente ostile alle loro specificita'. La loro Cristianita' e' l'effetto di una scelta pienamente consapevole, e non un default che deriva meramente dalla nascita in un Paese Cattolico. La mia umile opinione e' che strumentalizzazioni come quella che il Vicariato romano ha voluto fare della vicenda Welby risulteranno sempre piu' insopportabili ai membri di questa 'nuova' Chiesa. Una Chiesa che avrebbe apprezzato che, invece di emettere questo Diktat, la gerarchia ecclesiastica si fosse adoperata per diffondere, in maniera piu' piena ed esauriente possibile, quello che e' il precetto che deriva direttamente dalla teologia morale cattolica. Un precetto, quello che si sostanzia nella negazione dell'eutanasia (cosi' come dell'aborto) ad ogni costo, che mi rendo conto possa essere incredibilmente difficile da mettere in pratica, ma molto semplice da comprendere. Questo, perche', come ricordato sopra, deriva direttamente da un dogma, e quindi un principo inderogabile. Quello della sacralita' della vita. Dove sacralita' della vita, diversamente da quanto concepito da molti non credenti, attiene alla sua provenienza da Dio. Credo che la stessa Chiesa avrebbe voluto che il Vicariato Romano, possibilmente per il tramite delle parole del Parroco durante il funerale di Piergiorgio Welby, reiterasse che la Pieta' infinita del Signore sapra' accogliere l'anima di questo come di tutte le Sue creature. Non per i loro meriti, ma, appunto per grazia del suo Amore. Un messaggio positivo, dunque, invece di quello negativo e temo, oscurantista, che ha voluto dare.
Come sarebbe bello se il Cardinale Ruini tornasse sui suoi passi. O, in mancanza di questo, se Benedetto XVI, Vescovo di Roma, intervenisse presso di lui in tal senso. Oppure, in mancanza anche di questo, se l'attivita' pastorale della Chiesa cambiasse per riflettere il cambiamento, secondo me in senso estremamente positivo, della composizione del suo gregge.
Per me cogli nel segno quando dici che la decisione di negare i funerali religiosi a Welby e' piu' politica che religiosa. Si tratta, infatti, di un atto di pura rappresaglia "post mortem" da parte di una gerarchia retrograda e sulla difensiva la quale, non essendo riuscita a imporre il suo volere su un individuo che dei precetti cristiano-cattolici non sapeva che farsene (anche perche' evidentemente non lo aiutavano nelle crisi respiratorie) ne bastona il cadavere nella speranza che questo serva da esempio e deterrente per tutti gli altri.
Welby merita tutto il rispetto di questo mondo perche' invece di farsi staccare la spina in silenzio mesi fa e morire in pace ha deciso di intraprendere un vero e proprio calvario pubblico per affermare dei diritti che nel nostro ordinamento non sono, evidentemente, ancora tali. E alla chiesa questo non e' piaciuto. E giu' bastonate.
Spero che il dibattito sull'accanimento terapeutico e, soprattutto, sull'eutanasia apertosi con la vincenda di Welby serva finalmente a demolire un altro grande pezzo dell'opprimente paternalismo del Vaticano e a fare del nostro un paese un po' piu' libero.
Piero
Ringrazio molto Piero del contributo. Voglio pero' evidenziare che la lettura del suo commento, contestualmente al mio pezzo, mette in luce grandi differenze di pensiero tra noi. Infatti il mio post rende chiaro che 1) in principio io sono contrario all'eutanasia, come a tutte le altre forme di interruzione della vita ad opera dell'uomo e 2) non auspico una riduzione del ruolo del Santo Padre e dei suoi rappresentanti nella vita pubblica Italiana. Il mio dissenso e' sul merito della decisione presa da Ruini in questo caso, e il mio auspicio e' per un cambiamento di rotta della Pastorale della CEI.