Come i lettori sanno io sono interista. Non ho alcuna intenzione di scrivere un post polemico sulla partita di ieri e/o su Totti. Voglio provare a fare un ragionamento pacato sul calcio e sulla Roma in particolare.
Sono anni che la Roma fa degli ottimi campionati, nonostante la situazione finanziaria della squadra sia problematica e quindi la squadra sia gestita, diciamo così, al risparmio. Credo che questo sia indiscutibile. Questi risultati sono stati costruiti certamente attraverso una gestione accorta e intelligente, sul mercato dei calciatori (ad esempio acquistando Burdisso e rifilando alle milanesi un bidone come Mancini) e degli allenatori (Spalletti ha fatto scuola e Ranieri ha fatto meravigliosamente).
Ma i risultati della Roma sono anche stati costruiti attraverso una accentuata cultura che oserei definire "nazionalistica", dove la "nazione" è ovviamente Roma la città. A questo proposito, Totti e De Rossi, ad esempio, si considerano simboli della città, celebri gladiatori, invece che non professionisti del calcio. Difficile pensare che De Rossi se ne vada a giocare altrove, impossibile per Totti. Totti, in particolare, ha certamente gravemente limitato il proprio possibile mercato a causa della sua identificazione con la squadra e la città.
Non è certo solo la Roma ad avere questo tipo di cultura nazionalistica. Si pensi alla Juve, allo United, al Real, e al Barça. Niente di male, anche questo è il bello del calcio. Ma a me pare che, almeno in Italia, la Roma sia la società che più abbia attivamente sviluppato e sfruttato questa cultura all'interno della squadra. I tifosi di ogni squadra da sempre tacciano i giocatori che se ne vanno di tradimento, ma raramente questa mentalità di appartenenza è così radicata tra i giocatori come nella Roma.
A mio parere questa è una manifestazione simile a quella di quegli stati che, in condizioni economiche fragili o difficili, sviluppano nel patriottismo o nel nazionalismo un meccanismo per evitare di affrontare i problemi economici. Per questo mi sono riferito alla cultura di Totti e amici come "nazionalismo". Purtoppo l'Europa delle nazioni è piena di esempi storici di questo tipo, spesso finiti male per tutti.
Il comportamento di Totti in campo ieri mi è parso quello di un sottufficiale super-zelante che si sente investito dell'onore della sua nazione; pronto per questo alla spedizione punitiva contro il nemico.
Nulla di buono può venire da tutto questo, per la Roma e per la Serie A. Forse è venuto davvero il momento per la famiglia Sensi di fare un passo indietro, incassando i proventi della propria intelligente gestione.
Quali proventi? I Sensi hanno un debito enorme verso Unicredit. E mentre all'inizio dell'anno si diceva di pressioni di Unicredit perché rientrassero dall'esposizione debitoria, nelle ultime settimane, per non turbare la lotta scudetto, su tale piano di rientro sembra essere sceso un velo.
La Roma adesso ha un mercato. A giugno scorso erano falliti. E poi l'ironia, mio caro, l'ironia. Ho detto che sarei stato pacato non serio.