Le sentenze annunciate oggi erano due.
La prima (Windsor vs. United States) riguarda la costituzionalità del "Defense of Marriage Act", una legge federale in difesa del matrimonio (eterosessuale) approvata durante l'amministrazione Clinton. Tale legge stabiliva, nella parte qui rilevante, che alcuni benefici federali riguardanti le coppie sposate (benefici fiscali, per esempio), non si possono applicare a coppie sposate dello stesso sesso (il matrimonio negli Stati Uniti è regolato da leggi statali, e non federali, e oramai una dozzina di stati permette il matrimonio fra persone dello stesso sesso). Il caso è stato sollevato da Edith Windsor, che, rimasta vedova della sua compagna, si è vista recapitare una parcella di quasi 400mila dollari di tassa di successione, che non sarebbe stata dovuta se fosse stata sposata ad un maschio. In una decisione supportata dai quattro giudici "liberal" della corte (Ginsburg, Breyer, Sotomayor, e Kagan), oltre al voto pivotale di Anthony Kennedy, la corte ha ritenuto che questa legge fosse incostituzionale. Il risultato di questa decisione è che coppie sposate dello stesso sesso devono essere trattate secondo la legge federale esattamente come le coppie di sesso diverso. Si noti però che la sentenza non implica che il matrimonio omosessuale è stato legalizzato in tutti gli Stati dell'unione. Resta vero che la possibilità o meno per persone dello stesso sesso di sposarsi viene decisa Stato per Stato.
Più complesso il secondo caso Hollingsworth vs. Perry, che segue la complessa storia del matrimonio gay nello stato della California. Nel 2000 una legge ordinaria sentenziò l'illegalità del matrimonio omosessuale, legge presto dichiarata incostituzionale dalle corti statali di vario livello. Nel 2008 anche la corte suprema californiana dichiarò questa legge incostituzionale. Per ovviare a questa decisione, nello stesso anno tramite referendum propositivo costituzionale venne inserita nella costituzione dello stato californiano la cosidetta "Proposition 8" che stabiliva che il matrimonio potesse essere solo fra uomo e donna. Vale la pena notare che il referendum passò con il 52,25% di voti favorevoli nello stesso giorno in cui la California votava per Obama con il 61,1% dei voti; sono probabilmente numeri come questi che spiegano la timidezza e il ritardo con cui Obama si è schierato a favore dei matrimoni gay.
In ogni caso, dopo il passaggio della Proposition 8 non tardarono le sfide legali alla legge. In uno di questi casi, una coppia di donne citò in giudizio vari ufficiali civili dello stato della California per aver negato loro il diritto a sposarsi. Lo stato stesso si rifiutò di prendere posizione a favore dell'emendamento, così la difesa della Proposition 8 rimase nelle mani del comitato promotore. Sia la corte federale distrettuale che quella di appello stabilirono che Proposition 8 violava la costituzionale federale, invalidando l'emendamento e riaffermando la validità del matrimonio omosessuale nello stato della California (ma imponendo una moratoria di un anno sulla concessione di licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso).
Ai promotori non restò che appellarsi alla corte suprema federale. La Corte Suprema in questo caso non ha deciso in specifico sulla questione del matrimonio gay in California (anche se la consequenza pratica della decisione è stata quella di respingere la sfida alla sua legalità) ma sulla questione se il comitato promotore di Proposition 8 abbia diritto di difendere la legge presso la corte suprema dopo che una corte federale l'ha invalidata. La decisione quindi riguarda un punto abbastanza tecnico, e non è stata lungo le tradizionali linee ideologiche di liberal vs. conservatori. Nella votazione 5-4 infatti hanno votato a favore i conservatori Roberts e Thomas e i liberal Kagan, Breyer e Bader-Ginsburg. Il dissenso è stato scritto da Kennedy (il meno ideologico dei giudici, si può forse definire centrista) e firmato anche dai conservatori Scalia e Alito e dalla liberal Sotomayor.
La sentenza afferma che il diritto ad appellarsi spettava allo stato della California che però, supportando la validità del matrimonio gay, non ha voluto prendere posizione in questo appello. La corte suprema in sintesi si è limitata a stabilire che non si può ricorrere contro una legge per il semplice fatto di non esserne d'accordo per aver sponsorizzato una sua abrogazione. Cosa succederà ora ai matrimoni gay in California? Come detto, l'effetto pratico della sentenza è di lasciare loro via libera. Appena la corte d'appello solleverà la moratoria, si prevede un notevole profumo di fiori d'arancio ...
In chiusura, sulla costituzionalità del matrimonio omosessuale in Italia ricordiamo il post di Sabino Patruno su questo sito. Se volete invece saperne di più sull'attività della corte suprema USA consigliamo lo scotus blog, dove scotus è il termine nerd per Supreme Court of the United States.
La California vota contro il matrimonio gay? Voto nullo.
Il fatto è che il matrimonio gay non è a costo zero: pensioni di reversibilità (credo che sia questo il vero obiettivo, anche se nessuno lo dice). Poi ci sarebbe l'aumento del contenzioso civile, dovuto alle separazioni e ai divorzi.
E per che cosa? Il matrimonio in astratto è finalizzato alla procreazione ed è giusto che la collettività la sostenga, ma quello gay?
Allora ecco la proposta: nessun aggravio per le casse pubbliche. Si può togliere la legittima nell'eredità, si possono prevedere istituti previdenziali PRIVATI, che garantiscano le prestazioni anche al compagno superstite. Ma tutto questo non deve costare neanche un euro ai cittadini.
"Il matrimonio in astratto è finalizzato alla procreazione ed è giusto che la collettività la sostenga"? Non mi risulta che a persone sterili o incapaci di concepire (p.es. post-menopausali) sia vietato sposarsi. Se il fine delle facilitazioni e' veramente quello di sostenere chi alleva dei figli, meglio sarebbe cambiare la legislazione in tal senso. Il che ovviamente sposterebbe la presente discussione all'argomento delle adozioni gay, ma questa e' un'altra storia.
Ancora un piccolo sforzo ed arriviamo alla scoperta dell'acqua calda, forza!
Certo che ci sono limiti al valore della volontà degli elettori: questi limiti sono fondamentali per la tutela dell'ordinamento democratico stesso. Ad esempio, nella costituzione italiana sono esplicitamente indicati soprattutto nell'art. 1, c. 2 (La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione). Quindi, è normale che neanche una maggioranza possa sopprimere i diritti che la costituzione garantisce ad una minoranza.
Cito dal mio post sui matrimoni omosessuali:
"Del resto, perchè mai due persone di sposano? Non certo per motivi religiosi. Sgomberiamo subito il campo da questo equivoco, dato che il matrimonio, dal punto di vista del diritto (che è l'unico che qui interessa), non ha nulla a che vedere con la religione ed anzi due persone tra loro coniugate solo religiosamente sono, per il nostro ordinamento, due perfetti estranei. Non per garantire l'indissolubilità del rapporto, dato che il divorzio è legale in Italia da quasi quarant'anni e ciascuno di noi può sposarsi più volte nell'arco della propria vita. Non per garantire la moralità o il buon costume o limitare la sessualità, dato che, a parte l'assoluta accettazione sociale dei rapporti sessuali come e quando si vuole tra consenzienti, nessuno si sognerebbe, ad esempio, di far dichiarare la nullità del matrimonio di una coppia regolarmente sposata sorpresa in un locale di scambisti. Non per garantire la procreazione o per dare maggior tutela ai figli. Anche in questo caso, a parte l'assoluta equiparazione di tutela ai figli nati fuori e dentro il matrimonio, nessuno si sogna di impedire di sposarsi a due ottantenni o ad una coppia sterile.
In realtà, a ben vedere ci si sposa perchè due persone legate da un sentimento (probabilmente reciproco) scelgono di vincolarsi a diritti e doveri (altrettanto reciproci) di solidarietà, affetto ed assistenza, accettando che a riempire di contenuto tali diritti e doveri sia la legge alla quale spontaneamente si sottomettono. Se così è, è del tutto irrilevante se il sesso di coloro che scelgono di vincolarsi reciprocamente sia il medesimo o differente. D'altra parte, il fine ultimo del diritto è proprio quello di fornire gli strumenti per regolare efficacemente la vita di relazione e sanzionare i comportamenti che ledono l'equilibrio sociale.
Sarei d'accordo con quanto affermi se l'articolo si riferisse a questioni religiose, ma non mi sembra questo il caso. Il matrimonio è sempre stato e continua a rimanere un contratto fra due persone; appellarsi all'etimologia latina della parola è quantomai ridicolo e fuori dal tempo. Secondo il tuo ragionamento non è giusto che la collettività sostenga i vari costi conseguenti da un matrimonio same-sex, ma allora mi chiedo quanto sia giusto che gli omosessuali (ai quali quel diritto viene negato) sostengano con le proprie tasse il matrimonio eterosessuale. Non c'è forse una disparità malata tra diritti e doveri qui?
Io prima di essere omosessuale sono un cittadino, un imprenditore e un contribuente. Secondo te mi fa piacere che parte delle mie sudate tasse vadano a sostenere famiglie eterosessuali che sfornano figli senza potersene permettere il sostentamento? Tutto quello che qui si chiede è permettere a due persone libere di firmare un contratto che le tuteli e dia loro la possibilità di fondare un nucleo che viva all'interno della legalità (con conseguenti doveri, non solo e sempre diritti).
In una situazione di pari diritti poi sarei d'accordo nel voler limitare il peso delle scelte personali sulle casse dello stato; sposarsi, avere figli per me rientrano sempre nelle scelte personali per cui nessuno altro dovrebbe sborsare un centesimo.
Vedo che anche qui in quanto ad ignoranza sull'argomento non si scherza. Prendiamo le pensioni di reversibilità. Ebbene statisticamente in una coppia etero, a parità di età, la donna vive molto più del marito, in una coppia gay invece i due soggetti hanno la stessa prospettiva di vita, quindi il problema non sussiste o sussiste in maniera ridotta. E' quindi un falso problema. Inoltre i guai dell'INPS non sono dovuti alle pensioni di reversibilità ma all'inglobamento del carrozzone INPDAP. L'INPS senza INPDAP sarebbe in attivo ed il problema non si porrebbe. Chi tira in ballo le pensioni di reversibilità vuole nascondere la testa sotto la sabbia, oltre che nascondere una più o meno latente omofobia. Poniamo però che ci sia davvero il problema della pensione di reversibilità. Ebbene fosse così, lasciamo la libertà di scegliere l'istituto pensionistico, cioè lasciamo liberi gli italiani se versare i contributi al pubblico oppure in un fondo privato. Per quale motivo devo essere obbligato a dare i miei soldi all'INPS, se l'INPS non mi può garantire la pensione oppure la sua reversibilità?
C'è però un altro problema: i diritti. Un gay versa gli stessi contributi che verrsa un etero, ma un etero ha diritti che il gay non ha, come appunto quello di lasciare la propria pensione al coniuge. Però la Costituzione dice che tutti i cittadini italiani sono uguali, allora qui siamo di fronte ad una situazione di fatto incostituzionale. Cioè esiste una discriminante fra i due cittadini. Le coppie gay però non essendo sposate hanno gli stessi diritti delle coppie etero non coniugate, quindi il problema non sussiste. Peccato però che alle coppie gay non sia data la possibilità di scelta, cioè una coppia etero può scegliere se sposarsi oppure no, le coppe gay, in Italia, questa opzione non ce l'hanno, esiste quindi un'altra discriminante, ma la Costituzione però garantisci i medesimi diritti a tutti e torniamo al punto di partenza. Ci sono poi le coppie gay sposate all'estero, come la mettiamo con queste? Sono coppie regolarmente convolate a nozze, quindi che si fa?