Alcuni giorni fa su Repubblicaun articolo di Giuseppe D'Avanzo riportava una proposta di Luciano Violante per risolvere i problemi della giustizia. Nell'edizione del 2 settembre 2008 del Giornale, Violante, intervistato dal giornalista, fa un'analisi dei problemi della giustizia e delle prospettive di riforma. Tra le tante cose sicuramente condivisibili, dice anche questo:
"Il ruolo della polizia è stato schiacciato dal ruolo del pm. Bisogna tornare ai principi della Costituzione: la polizia da una parte e il pm dall'altra, ciascuno con proprie attribuzioni".
D’Avanzo ne trae l’apocalittica conclusione del freno alla magistratura e dell’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, in definitiva dell’ennesimo e finale complotto di BS, con l’aiuto della sinistra, per sottrarre i politici al controllo da parte della magistratura indipendente. L’articolo ha suscitato un vivo dibattito nei giorni successivi, sfociato in una lettera di Violante, una presa di posizione del Ministro ed una di Ghedini sull’edizione dell’11 settembre, un’intervista di Cascini, segretario dell’ANM ed una presa di posizione di Di Pietro, pubblicate sull’edizione del 12 settembre, qui ed un commento di Cordero, famoso professore di procedura penale, qui e qui.
L'ipotesi formulata è così grave da minare addirittura l’indipendenza della magistratura, il principio di obbligatorietà, l’efficacia investigativa? La verità, a mio modesto avviso, purtroppo, è un’altra, molto più sconfortante e quindi scandalosa. Ma andiamo con ordine.
La polizia giudiziaria è “schiacciata” dal ruolo del PM… Non è la prima volta che sento un’idiozia del genere. Ma fino ad ora era solitamente espressa da esponenti della destra dello schieramento politico. Noto con piacere che vi si accoda finalmente anche la sinistra, e che i signori politici hanno trovato la soluzione per i problemi della giustizia. Basta liberare la Polizia Giudiziaria (PG) dalla mordacchia della magistratura ed il gioco è fatto: et voilà, come per miracolo, il sistema torna efficiente. Emblematico su questo ciò che avrebbe detto il ministro:
“quello sarà uno dei tre- quattro punti qualificanti della nostra strategia per cambiare il corso lento del processo”
La Polizia Giudiziaria è “schiacciata” dal ruolo del PM… Che significa l’affermazione? Spiegacelo tu, direte voi; sei tu il tecnico del settore. Ecco, io non lo so. Io questo “schiacciamento” proprio non vedo dove sia, né dal punto di vista dell’ordinamento né da un punto di vista meramente pratico. Dovrebbero dircelo coloro che propugnano questa geniale idea. Facciano degli esempi, dicano come, quando e perché la PG sarebbe schiacciata dal PM cattivo e/o ignorante. Cercate voi, che siete internauti più esperti di me, la risposta a questa domanda; sono sicuro che non troverete un solo esempio di ragionamento argomentato. Troverete sempre solo l’apodittica affermazione suddetta. Anzi no, mi correggo: come dicevo, il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, i signori politici si sono degnati di dare una sorta di risposta. Scrive, infatti Violante:
chiedo si discuta sui confini tra attività di polizia diretta ad accertare se sia stato commesso un reato e attività del PM diretta ad accertare, una volta acquisita la notizia di reato, se la notizia sia fondata, e, in caso positivo, diretta ad individuare gli autori di quel reato. Oggi per la confusione che c’è nel codice, la due attività si sovrappongono con una conseguenza grave: il PM rischia di diventare una sorta di superpolizotto, di perdere la cultura della giurisdizione, di scolorire la propria veste di magistrato. Io credo che i grandi poteri nei confronti dei diritti dei cittadini che l’ordinamento attribuisce al PM e non alla polizia si spiegano da un punto di vista costituzionale e democratico proprio perché il PM deve operare dopo aver acquisito una notizia di reato e la polizia deve operare invece per accertare se sia stato commesso un reato, dandone immediata notizia al PM.
Nella seconda parte della lettera, fa poi un ragionamento altrettanto strano sui fenomeni criminali la cui lotta non può essere solo delegata alla magistratura, ma spetta, udite, udite, al parlamento, anzi no, all’opposizione…
Voi lo avete capito il ragionamento di Violante? Cosa dice? Che il codice è confusionario? Se ho capito bene ci sarebbero in Italia dei PM che vanno sulla strada, fanno dei pedinamenti, parlano con le fonti confidenziali e si procurano le notizie di reato, mentre la PG passa il tempo in ufficio a preparare i processi. Possibile?
Il buon Violante, repentinamente, allarga di molto il discorso e costringe anche me a farlo. Per i profani spiego innanzitutto cosa è una notizia di reato. La notizia di reato consiste nell’acquisizione di un’informazione per cui il giorno tot sarebbe stato commesso un determinato fatto che potrebbe integrare un reato (tizio ha rubato una mela nel supermercato y). Viceversa, non è una notizia di reato la seguente affermazione: “Tizio è un ladro”. La notizia di reato, prima o dopo, deve arrivare, necessariamente, in Procura della Repubblica ed il suo iter deve concludersi, necessariamente, con una valutazione da parte di un giudice (archiviazione o processo). Le notizie di reato, generalmente, vengono acquisite dalla PG (tramite esposti, denunce, querele, ad essa presentati, informazioni acquisite sul territorio, fonti confidenziali, ecc.) ma non solo. Un pubblico ufficiale che apprende una notizia di reato, la deve comunicare all’autorità giudiziaria e, quindi, alla Procura, anche passando attraverso la PG. Ed ancora, spesso, le notizie di reato vengono scritte dagli avvocati (ad esempio molte querele), i quali le presentano direttamente in Procura della Repubblica, saltando la PG.
Questo, sinteticamente, il sistema con cui vengono acquisite le notizie di reato da parte del PM. Può, come insinua Violante, il PM “andarsi a cercare” la notizia di reato. No non può, assolutamente. Vi sono stati dei casi in cui sono state annullate perquisizioni da parte della Corte di cassazione proprio perché fatte in assenza di notizia di reato (per vedere la giurisprudenza qui). Clamoroso fu il caso di un procuratore che perquisì una serie di logge massoniche su tutto il territorio nazionale partendo dal presupposto che fossero associazioni a delinquere (Tizio è un ladro, appunto). Se poi un singolo sostituto apprende privatamente un fatto reato, non può aprire,di sua iniziativa un procedimento penale, è tenuto a darne notizia al Procuratore, il quale provvederà ad assegnare il procedimento ad un altro sostituto secondo criteri predefiniti (art. 70, comma 5 dell'ordinamento giudiziario R.D. 30.01.1941, n. 12). In sostanza, le notizie di reato possono essere acquisite, nel senso che arrivano in Procura, in vari modi, tramite la PG ma anche dal PM con i metodi suddetti.
Ora, il codice di procedura penale all'art. 330 dice questo
Il pubblico ministero e la polizia giudiziaria prendono notizia dei reati di propria iniziativa e ricevOno le notizia di reato presentate o trasmesse a norma degli articoli seguenti.
Quando, dunque, il PM acquisisce, nel senso che si va a cercare una notizia di reato di sua iniziativa? Capita che in procura arrivino delle notizie anonime. Possono essere del seguente tenore: "Tizio è un corrotto" - ed allora vengono immediatamente archiviate in un apposito archivio - oppure cricostanziate: "Tizio in data tot ha preso del denaro per favorire l'appalto di caio". In questo caso il PM solitamente gira l'esposto anonimo alla PG affinchè verifichi la circostanza qui. Questo è l'unico caso in cui viene acquisita di iniziativa dal PM la notizia di reato. Altri casi, nella pratica, non ci sono o sono talmente marginali da essere di fatto inesistenti.
Sfido dunque il noto esponente del PD a spiegare, codice alla mano, dove sta la patologia. Perché allora Violante dice questo?
Mi viene in mente la favoletta del lupo in toga e di cappuccetto azzurro. C’era una volta cappuccetto azzurro che passeggiava libero nei boschi della politica. La cosa dava un estremo fastidio al mago rosso che chiamò a sé il suo fedele servitore, il lupo in toga e, segnatamente, quello che viveva in un agglomerato urbano, buio e nebbioso, che si autodefiniva la capitale morale di quel paese delle favole. Disse dunque il mago rosso al lupo: “Lupo, tu devi sbranare cappuccetto azzurro, perché io sto per diventare il più bello del reame e lui mi vuole togliere questo privilegio”. Il lupo con la toga, obbediente, come sempre, ai richiami del mago rosso, cominciò a pensare come fare, ed allora prese un bel pentolone, vi mise dentro vari ingredienti che solo lui conosceva e ne fece uscire storielle di illeciti commessi da cappuccetto azzurro prima che passeggiasse nei boschi della politica. Ogni giorno da quel mitico pentolone usciva una nuova notiziola ed il lupo partiva alla caccia sfrenata. Senonchè il lupo, per definizione cattivo, non riuscì mai a sbranare cappuccetto azzurro, protetto com’era dalla benevolenza di tutti per la sua sconfinata bontà e gentilezza. La sua bontà e gentilezza erano talmente grandi che anche qualche apprendista del mago rosso si pentì amaramente di averlo seguito in questa avventura e, un bel giorno, disse: “Lupo in toga, adesso basta, mi hai scocciato, spegni il fuoco sotto al tuo pentolone, altrimenti te lo tolgo”.
Fine dell’ultima puntata, attendiamo la prossima…
Ora, se la favoletta che si racconta da molti anni su tutti i giornali e che viene ormai data per vera da tutta la popolazione, compresa quella culturalmente più avveduta, fosse vera, mi si deve spiegare come quel lupo con la toga ha fatto. Come faceva a sapere dell’esistenza del teste omega o della lettera di Mills al suo commercialista che chiedeva lumi su come dichiarare la famosa fattura? Se la favoletta fosse vera dovremmo immaginarci il Procuratore capo di Milano che convoca a sé i vertici delle polizie milanesi e dice loro: “cercatemi notizie di reato su BS”. Ovviamente questo ordine lo deve aver dato oralmente, altrimenti avrebbe documentato un abuso d’ufficio grande come una casa. Ed i vertici delle Polizie che fanno, dicono “Certo, ovvio, facciamo come dice Lei Eccellenza, ci mancherebbe”? L’alternativa poteva essere quella disporre una perquisizione alla ricerca della notizia in base al criterio: “BS è un corruttore” e quindi lo perquisisco (se compiuta in mala fede, sarebbe anche quest'atto un palese abuso d'ufficio). Ve lo immaginate? La PG che va nei mille uffici dell’impero Mediaset, tutti pieni di carte ed archivi informatici enormi, et voilà, va a scovare un bel carteggio in cui BS corrompe per iscritto un pubblico funzionario, magari con tanto di ricevuta del bonifico e bigliettino di ringraziamento. Ve lo immaginate voi? È possibile questo? Ed allora, cosa dice Violante? Ancora una volta gli sarei grato se volesse fare degli esempi concreti.
Veniamo, invece alle affermazioni dell’altra parte dello schieramento. Avrebbe detto Ghedini:
“La riforma ha dimostrato d’essere insufficiente a reprimere i reati, perché la PG è costretta ogni volta ad attendere l’indicazione del PM”
In sostanza, pare che la PG frema dal fare indagini a 360 gradi ed invece è frenata dal PM che ne dispone e gli ordina in quale direzione indagare e, quindi, siccome il PM nonha voglia di lavorare, non delega, e la PG se ne resta inerte in attesa di un ordine che non arriva mai. Ed allora vediamo se è così.
Cominciamo dal codice di procedura penale e l’art. 327 CPP viene già citato da D’Avanzo. In base all’art. 347 CPP
1. Acquisita la notizia di reato (330), la polizia giudiziaria, senza ritardo, riferisce al pubblico ministero, per iscritto, gli elementi essenziali del fatto e gli altri elementi sino ad allora raccolti, indicando le fonti di prova e le attività compiute, delle quali trasmette la relativa documentazione.
Il codice di procedura alla sua entrata in vigore, prevedeva un obbligo di comunicazione entro 48 ore. Ma le Procure erano subissate da fax e c’era il caos totale, sicchè la norma fu modificata ed il termine reso più elastico (“senza ritardo”). Questa locuzione lascia un margine di discrezione alla PG. Nella stragrande maggioranza dei casi, le notizie di reato sono abbastanza semplici, non richiedono particolari indagini o acume investigativo, e, quindi, tutte le procure preferiscono che esse vengano mandate complete di tutti gli atti, anche o addirittura mesi dopo la loro acquisizione, in modo che il PM possa leggere tutto e decidere immediatamente. Altrimenti deve leggere la notizia di reato, fare una delega, ottenere una risposta dopo mesi, riprendere in mano il fascicolo, rileggersi la notizia di reato e decidere. È evidente la perdita di tempo. Quindi, in questo caso, sia il sistema che le procure danno massima autonomia alla PG. Ma anche dopo che la PG ha informato il PM essa è assolutamente libera di continuare a di indagare. Infatti, il successivo art. 348 CPP prevede che
1. Anche successivamente alla comunicazione della notizia di reato, la polizia giudiziaria continua a svolgere le funzioni indicate nell’art. 55 raccogliendo in specie ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto e alla individuazione del colpevole.
2. Al fine indicato nel comma 1, procede, fra l’altro:
a) alla ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato nonché alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi;
b) alla ricerca delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti;
c) al compimento degli atti indicati negli articoli seguenti.
3. Dopo l’intervento del pubblico ministero, la polizia giudiziaria compie gli atti ad essa specificamente delegati a norma dell’articolo 370, esegue le direttive del pubblico ministero ed inoltre svolge di propria iniziativa, informandone prontamente il pubblico ministero, tutte le altre attività di indagine per accertare i reati ovvero richieste da elementi successivamente emersi e assicura le nuove fonti di prova.
Come potete leggere nei commi 1 e 3, massima libertà alla PG di continuare ad indagare in tutte le direzioni che vuole dopo aver trasmesso la notizia di reato ed anche dopo aver ricevuto la delega dal PM. Inoltre, nell’urgenza, di intervenire, la PG può procedere a sequestri e perquisizioni (artt. 352 e 354 CPP). Ed allora, se questa è la normativa, dove e perché la PG è schiacciata o frenata dal PM? Può darsi che sia così nella pratica: una cosa è il codice, un’altra cosa è la sua applicazione. Nella pratica dovremmo immaginare un solerte ufficiale di PG che vuole indagare in una certa direzione ed il PM che glielo impedisce. Ora, io capisco che si abbia una pessima opinione della magistratura, ma il 90% dei miei colleghi, me compreso, è ben contento se l’ufficiale di PG segue tutte le piste possibili immaginabili. Il problema è esattamente l’opposto. Molti PM, per pigrizia o mancanza di tempo, lasciano alla PG campo libero, fanno una delega in bianco (“indagate sulla vicenda”) e si accontentano acriticamente del prodotto fornito. Spesso le indagini, purtroppo, non sono complete ed allora il PM scrupoloso è costretto a fare una delega affinché vengano integrate, con tutte le perdite di tempo annesse e connesse.
Continuo, quindi, a non capire dove sta il problema. Nelle sue prerogative, la PG non è frenata da nessuno, né dalla legge né dalla magistratura. La verità è che PG e PM devono integrarsi tra loro: la PG conosce il campo e le tecniche investigative ed il PM ha la visione giuridica e la prospettiva dibattimentale ovvero sa di quali prove necessità per poter ottenere la condanna dell’imputato. Faccio un banale esempio. Tizio dichiara ad un poliziotto di essere l’autore di un reato e lo mette per iscritto in un verbale c.d. di spontanee dichiarazioni. Per l’Ufficiale di PG il gioco è fatto, ha la confessione in mano. Di fatto, questa confessione, in un dibattimento, è completamente inutilizzabile a fini di prova e, quindi, il processo, in assenza di altri elementi probatori, non si può nemmeno iniziare. Se PG e PM collaborano ed agiscono sinergicamente viene fuori un buon lavoro, altrimenti se l’uno non supporta l’altro, il lavoro è spesso monco.
Detto questo, la PG nella sua ottica, viene spesso frenata dal PM, ma viene frenata da questi nell’esercizio di prerogative e poteri che spettano a lui e che nessuno dei propugnatori di questa geniale proposta, allo stato, si sogna di intaccare. La PG può ritenere necessario procedere ad una perquisizione o un sequestro al di fuori dell’urgenza, acquisire tabulati telefonici, procedere ad intercettazioni, richiedere una misura cautelare. Per fare ciò deve passare dal PM al quale spetta l’ultima parola. Decide lui e basta, non c’è appello ad un’ulteriore istanza. Ci sono poi, tra i magistrati, colleghi che spiegano all’Ufficiale di PG il perché della decisione (“non è possibile o non è utile”) e quelli che non danno alcuna spiegazione, semplicemente non fanno. Ecco, eventualmente, dove la PG è “schiacciata” dal PM e dove la prima prova fastidio. Ma nessuno, nemmeno Violante e Ghedini, propongono che la PG possa procedere a perquisizioni o sequestri, acquisizioni di tabulati o intercettazioni (proibito fra l’altro dalla costituzione) senza provvedimento dell’autorità giudiziaria (PM o giudice). Il problema dello “schiacciamento” sta, semmai, nelle teste dei vertici delle polizie, i quali, mal sopportano che un’autorità esterna possa disporre dei “loro” uomini. I ranghi inferiori, invece, sono ben contenti di essere guidati, poiché a loro manca la prospettiva dibattimentale, hanno solo un senso di frustrazione quando il PM non li segue nelle loro proposte per le quali necessitano di un suo intervento diretto. Tutto qua.
Veniamo alle ipotesi di riforma segnalate da D’Avanzo e vediamo se esse avrebbero gli effetti dirompenti ipotizzati. Cominciamo con il dire che non possono togliere al PM la direzione delle indagini. Lo dice l’art. 109 Cost. dallo stesso D’Avanzo citato. Quindi su questo c’è, in fondo, ben poco da dire. Se l’ufficiale di PG fa più di quello che gli chiedo, ben venga, anzi gli faccio pure i complimenti. L’unico problema dovrebbe, quindi, essere quello della trasmissione tardiva della notizia di reato. Seguendo il ragionamento di Ghedini il sistema dovrebbe essere simile a quello oggi già previsto per i reati di competenza del Giudice di pace, laddove la PG, acquisita la notizia di reato, ha quattro mesi di tempo per svolgere le indagini in autonomia e poi informare il PM. Supponiamo dunque che un sistema analogo venga introdotto per tutte le fattispecie di reato. Ora, poiché “l’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria” (art. 109 Cost.) non potrebbero certo scrivere nella legge che sia vietato informare il PM prima di tale termine. Sarebbe, oltretutto, assurdo per il semplice fatto che, possono esservi esigenze investigative quali intercettazioni, perquisizioni, sequestri, ecc. per i quali è necessario informare il PM. E, quindi, basterebbe che i competenti Procuratori redigano delle circolari individuando i criteri di trasmissione delle notizie, stabilendo, ad esempio che, per i reati di corruzione e/o finanziari e/o altro, il PM deve essere informato immediatamente per valutare se fare intercettazioni o intraprendere altre iniziative investigative. Nulla di più o di diverso rispetto a quanto già esistente. Quanto all’ipotizzato pericolo di una segnalazione ai vertici politici e successivo aggiustamento mediante trascinamento nel tempo dell’indagine ad insaputa della magistratura, non vedo come esso non possa già sussistere tutt’ora. Il termine “senza ritardo” lascia comunque una certa autonomia alla PG, arco temporale durante il quale, già adesso, si potrebbero, tranquillamente inquinare le prove. La notizia di reato viene firmata dal comandante del reparto, solitamente un ufficiale o funzionario di rango relativamente basso. Questi può anche informare i suoi vertici della notizia di reato, ma, anche in caso di riforma, se la notizia è delicata, non si assumerà certo il rischio di non trasmetterla per lungo tempo, esponendosi al rischio di un procedimento penale per abuso d’ufficio o quant’altro.
Tutto bene allora? Una tempesta in un bicchier d’acqua? No, tutto male, anzi malissimo, il vero scandalo non è nella proposta in sé. Il vero scandalo sta nel modo in cui la politica, da sempre, affronta i problemi e nodi della giustizia. Questa vicenda è l’ennesima dimostrazione di come i padri della patria se ne sbattano altamente dei problemi della giustizia italiana. Mi fanno ridere (o piangere) le dichiarazioni del ministro sopra riportate. Basta prendere il libro di Luigi Ferrarella, che non è un magistrato ma un giornalista, già segnalato dal Alberto qui, per avere un ampio spaccato dei problemi che affliggono il sistema. Provate a vedere se solo uno di essi sia nell’agenda della politica o oggetto di discussione, proposte di legge e quant’altro. Per risolvere i problemi si parla di separazione delle carriere, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, limitazione drastica delle intercettazioni e, da ultimo, della separazione della PG dalla magistratura inquirente. Nessuna, dico nessuna, di queste misure contribuirà, nemmeno minimamente, a rendere più efficiente il sistema. Quanto poi all’ultima trovata della PG schiacciata dl PM, come già detto, si tratta di un problema completamente inesistente (ammesso che gli altri siano reali). Essendo il problema inesistente, viene proposta una soluzione altrettanto inesistente.
Di fronte allo sfascio totale ormai sotto gli occhi di tutti, alle migliaia di reati che si prescrivono, alla durata sempre più eccessiva dei processi, alla marea di ricorsi che stanno mandando in tilt la Cassazione, alla ripartizione completamente irrazionale delle risorse umane ed economiche, alle Procura meridionali ormai completamente sguarnite, alla totale e scandalosa impunità da un lato ed alle carceri sovraffollate dall’altro, per non parlare del settore civile, di cui nessuno parla, ma che, ancor più danneggia le imprese e, di riflesso l'economia nazionale, i signori politici, da destra a sinistra, si baloccano con problemi che esistono solo nella loro testa e di qualche alto funzionario di polizia.
Se voi aveste una vecchia, completamente scassata che non potete rottamare, ma dovete rimettere in sesto e vi rivolgeste ad un meccanico, il quale, come prima misura, comincerebbe a ragionare se mettere o meno i cerchi in lega, gliela affidereste in riparazione?
'<h' . (('2') + 1) . '>'Postilla di Alberto Bisin:
'</h' . (('2') + 1) . '>'
Mi permetto di inserirmi nell'articolo di Axel per riportare le mie impressioni riguardo a una conferenza di Luciano Violante ieri alla Casa Italiana Zerilli-Marimò di NYU (disclaimer/conflitto di interessi come il NYTimes che fa figo: Gianluca Violante è mio collega).
http://www.nyu.edu/pages/casaitaliana/index_html.htmlLa conferenza era intitolata The Italian Constitution is 60 Years Young: Applications and Reform. Come ben sa chi bazzica le varie Case Italiane/Consolati/Case di Cultura per conferenze e similia, l'atmosfera è sempre vagamente triste: poche persone, una varia umanità di vecchiette, eleganti signori, ragazzini imberbi, eleganti e raffiniati intellettuali. Questa conferenza non ha fatto eccezione, purtroppo. Anzi: il pubblico conteneva anche un paio di personaggi in preda a evidenti crisi psicotiche, probabilmente usciti da Trieste ai tempi di Basaglia.
Il discorso di Luciano Violante è stato davvero ottimo:
- ha iniziato con un "modello" (concettuale, ovviamente) generale dell'evoluzione del diritto costituzionale nelle società democratiche occidentali - caratterizzata dal declino del potere legislativo, in termini del suo ruolo nei sistemi politici e anche della sua reputazione tra i cittadini;
- ha continuato con una analisi della particolare e specifica questione costituzionale in Italia econ una analisi delle sue proposte di riforma del sistema costituzionale - la Bozza Violante (scaricabile qui);
- ha concluso con una discussione più approfondita di alcuni temi connessi alla riforma costituzionale, tra cui la questione della giustizia e in particolare della relazione tra il PM e la PG - il tema di questo post.
È stato divertente quando ci voleva, colto, e soprattutto preciso e lucido. La lucidità è l'aspetto che mi ha più impressionato. Ho usato sopra la parola "modello" con intenzione: ogni affermazione nel suo discorso aveva una sua collocazione logica coerente, dal generale al particolare.
Detto questo, lo sento Axel che sbraita: "ma come fa a dire quelle cose che ha detto su PM e PG? Ha detto qualcosa di nuovo sulla questione"? Ha ritrattato?" No, naturalmente, non ha ritrattato, né ha detto nulla di nuovo o diverso da quello che ha dichiarato ai giornali in questi giorni.
Però, dopo averlo sentito, mi sembra tutto chiaro. Lui e Axel vivono in mondi diversi. Il "modello" di Violante contempla l'analisi di un sistema politico e sociale - inclusa la giustizia - esclusivamente in termini della distribuzione dei poteri tra istituzioni che al sistema appartengono. Questa analisi è astratta dalla funzione delle istituzioni stesse, ad esempio il funzionamento della giustizia. Il "modello" implicitamente assume che un appropriato bilanciamento dei poteri tra istituzioni è necessario (e forse sufficiente) a che le istituzioni soddisfino alla propria funzione.
Nonostante stesse argomentando in un certo senso "contro" la magistratura, contro le recenti posizioni dell'ANM, Violante non ha mai usato l'argomento che la giustizia non funziona (facile, dal suo punto di vista), ma piuttosto ha argomentatao che il parlamento sta perdendo potere, che l'esecutivo dovrà perderlo in seguito alla riforma, e che quindi è ragionevole dovrebbe ridiscutere la posizione del potere giudiziario.
Come questa redistribuzione dei poteri avvenga non mi pare questione che interessi Violante (o che entri prominentemente nel "modello"), o almeno non ne ha parlato ieri. Come questa redistribuzione dei poteri avvenga è invece la questione di Axel (ed anche mia, devo dire) - siamo d'accordo che debba avvenire, ma cerchiamo di capire come meglio possa avvenire dal punto di vista del funzionamento della giustizia.
Riassumendo, l'unico problema della giustizia che interessa ai politici italiani è come devono essere svolte le inchieste sui politici italiani.