Buon pomeriggio.
Franco Bocchini, vice-presidente Piccola Industria del Veneto.
Da tante riunioni – territoriali, regionali, nazionali …. – sono sempre usciti i medesimi temi, e voglio ribadire qui la grande insoddisfazione che si respira, e che è persino palpabile e dolorosa. Lo potrei fare in modo politically correct, con un linguaggio contenuto pur se deciso. Ma siamo tra noi - non c'è la stampa - dunque credo che le finzioni non servano. Userò allora tre parole, tutt'altro che oxfordiane, che sono le più chiare ed efficaci: SIAMO INCAZZATI NERI.
È un sentimento diffuso, che riguarda l'evidente inadeguatezza del decisore politico – non importa se per incapacità, ignoranza, interesse – ad affrontare una lunga stagione difficile, che richiede scelte e decisioni. Non le vediamo, e percepiamo nettamente anche una sensazione di snervante impotenza: non ci riesce di dettare un'agenda che metta in primo piano le condizioni adatte a fare impresa, che promuova il mercato a scapito delle rendite protette, e la libertà di scelta nei confronti di costosi vincoli discrezionali. E la certezza del diritto, base irrinunciabile della stessa convivenza civile. Ma chi dovrebbe agire ciancia di “rivoluzione liberale” e di “frustata all'economia”, e attua provvedimenti esattamente di segno opposto.
Perciò, cara Presidente, quando porterai al decisore politico e all'opinione pubblica le proposte nate da questi tavoli, insistendo sulla drastica riduzione della presenza pubblica nell'economia, io credo che sarà necessaria la massima determinazione, per non dare l'impressione che sia possibile un cedimento il giorno successivo. Perché non bisogna mostrar debolezza, ed invece occorre spaventare coloro che “tengono famiglia” e temono solo di perdere una comoda poltrona. Io penso che si debba anche essere disposti a decidere azioni dirompenti, smettendola con le consuete, troppe prudenze. A puro titolo d'esempio, l'appoggio su vasta scala – anche fornendo supporto legale – alle imprese associate che rifiutassero di pagare quanto richiesto dall'erario sino a sentenza definitiva, perché il “solve et repete” è un gravissimo esempio di protervia ed inciviltà.
Sono necessarie, dicevo, decisione e credibilità. E qui s'innesta un secondo fondamentale tema, rivolto al nostro interno. Perché la credibilità è figlia della compattezza, della condivisione di obiettivi e di scale di valori. Fuori dai denti, ciò significa che dobbiamo decidere una volta per tutte chi vogliamo rappresentare: anche dopo aver verificato sempre, sul territorio, quanto il tema rappresenti un nervo scoperto, a me pare indispensabile tornare alla nostra identità, per evitare l'immobilismo derivante dai veti di chi costruisce i fatturati a prescindere dal mercato. Siamo “Confindustria” e non possiamo diventare un'amorfa, bloccata ed inutile “Confintutto”.
Grazie
Caro Franco
che vuoi commentare? Qui, credo, siamo tutti d'accordo con te.