da "Sento cadere qualcosa" di Natan Zach
Ed. Einaudi
*
Gialla
come un leone, come un limone, come un girasole
mediterraneo,
sola a Nawè Shaanàn,
intollerabilmente reietta,
tu che mi insegnasti l'inglese
sul Vicar of Wakefield
e su un altro libro di cui ho scordato il nome.
Amica delle madri,
davvero totalmente sola,
abbandonata in tedesco e in inglese,
con quell'amore prepotente
per cui pagasti col taglio dei capelli
che ti inflissero i fanatici del tuo tempo.
Neanche il tuo innamorato, il capitano inglese,
poté aiutare
perché contro il crepacuore non c'è difesa e nascondiglio.
Lo zelo patriottico è una sorta di malattia
endemica in tempi di crisi
e in attesa di futuro migliore.
Mentre l'odio è come acqua che copre il mare
in una città costiera davanti a vaste acque,
un mare non conosce pietà.
Infine non ti restò più nulla,
e fu questa la ricompensa
per pochi mesi di grazia
in un'estiva città giovanile
in riva al grande mare
imprigionata fra l'oggi e lo ieri.
Pace alla tua polvere, signorina Lakstein,
dai baci sempre acidi
sulla bocca di un ragazzo inesperto di baci
e che invece da te apprese
l'arte di cadere, di cui divenne esperto
col passare degli anni
in amori che si spegnevano come inganni
e che imparò anche la lezione della moglie di Lot:
proibito guardare indietro,
perché allora solo il sale parla
ed è meglio non sentire ciò che dice.