Iniziamo con una nota di cultura scientifica di base: il Fondo monetario internazionale (IMF) non realizza studi, li realizzano in piena libertà accademica ricercatori ad esso affiliati. Così come, per esempio, l'Università di Bologna non fa ricerche, le fanno liberamente Giulio Zanella e i suoi colleghi. Tant'è vero che in bella mostra su tutti i Working Paper IMF si trova il seguente
Disclaimer: This Working Paper should not be reported as representing the views of the IMF. The views expressed in this Working Paper are those of the author(s) and do not necessarily represent those of the IMF or IMF policy. Working Papers describe research in progress by the author(s) and are published to elicit comments and to further debate
in modo del tutto simile a quanto avviene per la ricerca svolta in altre istituzioni nazionali e internazionali. Per qualche motivo molti giornalisti italiani hanno invece questa tendanza a presentare i risultati della ricerca scientifica come provenienti da questa o quella istituzione o università, come se questo fosse un marchio di ufficialità che conferisce più importanza alla notizia. Non solo questo rivela che alcuni giornalisti non leggono attentamente nemmeno la prima pagina dei lavori che commentano (se no leggerebbero anche il disclaimer di cui sopra), ma soprattutto che hanno un'idea confusa su come si fa la ricerca scientifica. Fine della nota, la cui pedanteria è motivata dalla mia convinzione che questo modo di fare informazione contribuisca al sottosviluppo scientifico del nostro paese e alla debolezza della sua opinione pubblica.
Veniamo al merito, ovvero al riassunto informale, a cura delle due autrici Florence Jaumotte e Carolina Osorio Buitron, di una ricerca di prossima pubblicazione tra i Working Papers IMF intitolato "Power from the People". In poche parole, le autrici trovano nei dati per 14 economie avanzate tra il 1980 e il 2010 una correlazione negativa tra la frazione di lavoratori aderenti a un sindacato e la quota del reddito nazionale che va al 10% della popolazione a più alto reddito. Questa correlazione è visualizzata nella figura qui sotto, riportata dal riassunto "Power from the People". La riduzione della disuguaglianza nel periodo considerato "spiega" (in senso statistico) circa la metà dell'aumento della quota di reddito nazionale nel decile più alto della distribuzione del reddito, pari a circa 10 punti percentuali.
Ora, Jaumotte e Osorio Buitron si premurano naturalmente di sottolineare che
causality is difficult to establish
cioé è difficle interpretare la correlazione nella figura in un senso causale, per esempio nel senso che la riduzione della sindacalizzazione dei lavoratori ha contribuito all'aumento della disuguaglianza economica. Farlo sarebbe un errore, eppure l'errore lo commettono, commentando la notizia, sia Camusso (CGIL),
esce confermato lo straordinario bisogno di sindacato [...] come straordinario fattore di [...] eguaglianza [...]. Penso che questo studio debba far riflettere i tanti sostenitori dell'inutilità della mediazione politica, economica e sociale svolta dai corpi intermedi
sia Furlan (CISL), con la solita attribuzione a IMF anziché alle due ricercatrici,
positivo che anche il Fondo Monetario Internazionale riconosca il legame tra la sindacalizzazione, una migliore redistribuzione della ricchezza e l'equità dei sistemi economici
sia Barbagallo (UIL),
da lungo tempo la UIL sostiene che c'è bisogno di più sindacato e di più contrattazione in Italia, in Europa e nel mondo. Il sindacato ha sempre avuto la funzione di riequilibrare gli assetti sociali ed economici di un paese,
oltre naturalmente al giornalista che ha redatto l'articolo su Repubblica, cosa ben più grave vista la differenza di mestiere.
Ora, il punto è proprio che dal riassunto che ci fanno Jaumotte e Osorio Buitron si capisce che non c'è niente (ma proprio niente) nello studio che permetta di stabilire questo nesso causale con ragionevole certezza. Correlazione è, correlazione rimane (se non altro, almeno l'impossibilità, per il momento, di accedere all'intero Working Paper con tutti i dettagli tecnici del caso doveva suggerire prudenza sia a chi non ha resistito alla tentazione di fare un po' di notizia, sia a chi non ha resistito alla tentazione di commentarla per portare acqua al proprio mulino). Che correlazione non implica cusalità è un fatto elementare che qualunque persona mediamente istruita capisce. Per esempio la figura sotto riporta la strabiliante correlazione tra il consumo pro-capite di formaggio (in libbre) e il numero di persone morte soffocate dalle lenzuola durante il sonno negli Stati Uniti tra il 2000 e il 2009 (ogni punto è un anno; fonte dati: spurious correlations)
È ragionevole concludere che l'aumento di consumo di formaggio ha contribuito a far morire più gente soffocata? Non meno di quanto lo sia concludere, sulla base del lavoro di Jaumotte e Osorio Buitron, che la riduzione dell'iscrizione ai sindacati ha contribuito a far aumentare la disuguaglianza.
Si, certo, la correlazione di Jaumotte e Osorio Buitron è più seria, ed è robusta a condizionare ad altre variabili,
This finding holds even after accounting for shifts in political power, changes in social norms regarding inequality, sectoral employment shifts (such as deindustrialization and the growing role of the financial sector), and increases in education levels.
Ma resta una correlazione.
Si, certo, la correlazione di Jaumotte e Osorio Buitron può essere razionalizzata nel senso causale di cui sopra, e le autrici suggeriscono due possibili meccanismi (quattro, in realtà, ma gli altri due sono irrilevanti per loro stessa ammissione): redistribuzione (sindacati più forti possono persuadere il governo a operare una maggiore redistribuzione perché possono influenzare il voto dei lavoratori) e potere contrattuale (sindacati più forti possono negoziare salari più altri con gli imprenditori e quindi impedire che questi si approprino di una fetta più grande della torta).
Ma si può razionalizzare anche la causalità inversa. La prima storia che mi viene in mente: siccome i lavoratori si rendono conto che i padroni riescono ad appropriarsi di una fetta sempre più grande della torta nonostante un forte sindacato, cominciano a pensare che il sindacato non sia molto utile e non si iscrivono più. Risultato: stessa correlazione negativa, ma in questo caso non credo che avremmo letto alcune dichiarazioni di Camusso, Furlan e Barbagallo. E a pensarci bene si può razionalizzare anche la correlazione nella seconda figura: mangiando più formaggio gli americani diventano più grassi e più sono grassi più fanno fatica a rigirarsi nel letto durante il sonno, quindi restano impigliati nelle lenzuola e soffocano (devo questa spiegazione a un'intelligente studentessa in una delle mie classi: io non c'avevo pensato). Tale è il potere della correlazioni: vanno bene per tutte le storie e le stagioni. E non ho nemmeno parlato della possibilità di una correlazione completamente spuria (termine che qui in parte abuso per indicare che due variabili si muovono insieme nel tempo per ragioni che non hanno niente a che vedere con nessi causali di qualunque tipo tra le due).
Conclusione: la disuguaglianza economica può piacere oppure o no (a me non piace se riflette limitazioni della concorrenza e disparità di uguali opportunità tra eguali) e il sindacato può piacere oppure no (a me piace come qualsiasi altra libera associazione di cittadini che operi entro i limiti della legalità per far partecipazione i propri membri alla vita economica, sociale e politica del paese) ma non c'è ancora alcuna evidenza che la prima dipenda dall'adesione dei lavoratori al secondo.
Cosi pour parler uno potrebbe anche vedere la correlazione con la crescita del GDP pc nel periodo di riferimento e vedere che succede. Magari c'è meno disuguaglianza e meno ricchezza...