La proposta di regolamento per il "reclutamento ricercatori"
(sembra di essere in caserma!), datata 3 maggio, la trovate linkata in quest'articolo del Sole 24 Ore. Il meccanismo e' ovviamente complicato (altrimenti che regolamento sarebbe?), ma si compone grosso modo di due fasi distinte.
Nella prima, la ANVUR (Agenzia
Nazionale di Valutazione dell'Universita' e della Ricerca) fa valutare
a sette esperti revisori estratti a caso da due liste da essa mantenute
la qualita' della produzione scientifica dei candidati. Questi giudizi
esterni vengono aggregati in una graduatoria in base alla quale una
commissione giudicatrice forma una lista ristretta di candidati.
Nella seconda fase della selezione, la
commissione giudicatrice valuta (a) i titoli scientifici e didattici,
(b) le lettere di presentazione, (c) i giudizi dei revisori esterni,
(d) una prova seminariale pubblica, (e) dei "pareri valutativi"
espressi da "strutture didattiche e
scientifiche dell'universita' " dove viene bandito il posto da
ricercatore. Questi cinque criteri non sono riportati qui a casaccio,
sono minuziosamente descritti nella proposta di regolamento
all'articolo 4, comma 5.
Entriamo un po' nei dettagli - noiosi ma
utili. La ANVUR non esiste ancora, e quindi finche' essa non nascera'
le liste di esperti revisori verranno curate dal Comitato per
l'Indirizzo e la Valutazione della Ricerca (CIVR). Le due liste sono
cosi' composte: la prima, da professori di prima fascia di universita'
italiane e da "dirigenti di ricerca degli enti pubblici di ricerca
italiani; la seconda, da studiosi "impiegati stabilmente presso
università o enti di ricerca stranieri o internazionali." Dei sette
esperti revisori chiamati a valutare la qualita' della ricerca del
candidato, cinque vengono sorteggiati dalla prima lista e due dalla
seconda.
Per la seconda fase, la commissione giudicatrice e' formata da tre
professori di prima fascia del macro-settore interessato, "designati
dalle strutture didattiche e scientifiche dell’ateneo" ove viene
bandito il concorso; e da quattro professori di prima fascia (della
stessa o di altre universita') "designati, in rappresentanza
dell’ateneo, dal senato accademico, che nomina altresì tra loro il
presidente." Infine, i concorrenti devono essere in possesso del titolo
di dottore di ricerca od equipollente (anche conseguito all'estero) e
"le selezioni saranno organizzate per "macro settori" disciplinari,
aggregati in base all'affinità: il ministero sta lavorando per ridurre
i settori dagli attuali 370 a 100" (dall'articolo di commento del Sole).
Siamo pronti per i commenti.
1)Tutto ‘sto po’ po’ di roba per i ricercatori? Quella
di ricercatore e’ la qualifica iniziale con cui si entra tra il
personale di insegnamento e ricerca in accademia. Per definizione
queste sono persone con minima esperienza di ricerca e di insegnamento,
pochi titoli, la cui valutazione e’ necessariamente imprecisa ed
aleatoria. Per questa ragione, i contratti migliori sono contratti a
tempo determinato (di solito dai 6 ai 9 anni - gli anglo-sassoni lichiamano
contratti “tenure-track”) con una garanzia di valutazione seria alla
fine. Non si spendono enormi risorse in valutazioni che sono per
necessita’ molto incerte; la tesi, un seminario, e le lettere bastano e
avanzano. La valutazione seria si fa dopo questo periodo, e li' si' che si valuta la produzione scientifica in dettaglio. In Italia i ricercatori hanno posto a vita (“tenure”).Questo
e’ un errore madornale. E’ inutile continuare a modificare il
meccanismo di selezione senza andare a incidere sull’elemento
fondamentale, il contratto.
2)E chi se ne frega, tanto tocca agli altri. Non a casola
procedura prevista dal progetto di legge e’ incredibilmente
dispendiosa soprattutto nella prima parte, quella fatta dagli “esterni”
prima che le liste siano definite. Qui si rischia di mandare 4.000
faldoni con papers e altro in giro per il mondo, richiedendo
valutazioni. Tanto questo lo fanno le segretarie, e poi si fa per
e-mail, non c’e’ nemmeno il costo del francobollo. I membri interni
della commissione, quelli che decidono, e quelli che hanno interesse ad
avere un candidato piuttosto che un altro, non fanno nulla. Ma gli
amerikani leggono, per il bene della patria. Servisse a qualcosa! Uno
di noi ha fatto il lettore della valutazione CIVR; e’ stato un
lavoraccio immenso, fatto perche’ straordinario. Ma ordinariamente,
tutti gli anni, non si puo’ fare. E soprattutto non per i ricercatori
(vedi punto 1).
3)Vabbe’, ma almeno si va nella direzione giusta, no?
Dopotutto, entra il giudizio degli stranieri (meno legato alla politica
di bottega) e si riducono i sotto-settori disciplinari (che sono
serviti da sempre come rendite dei baroni). L'articolo 5 comma 7,
pero', in modo del tutto innocente, dispone che "Nel caso in cui non
sia possibile reperire nella seconda lista di cui al comma 2 esperti
revisori per i profili richiesti, si prescinde dal loro contributo."
Ecco quindi gia' pronto il modo per liberarsi dei tanto strombazzati
"esperti revisori" stranieri che dovrebbero assicurare una specie di
controllo di qualita' dei concorsi, un'apertura internazionale di vasto
respiro, eccetera eccetera. Lo stesso per i settori scientifici: il
regolamento, al misteriosissimo articolo 2 comma 5, dispone che per uno
o piu' posti di un dato procedimento concorsuale "l’università può
richiedere nel bando uno specifico profilo scientifico,
espresso esclusivamente mediante l’indicazione di settori
scientifico-disciplinari di riferimento facenti parte del
macro-settore, nel numero massimo di due per ciascun profilo." Quindi
il tanto auspicato snellimento dei settori scientifici dagli attuali
370 a 100 in realta' viene svuotato di significato perche' comunque nel
bando di concorso si puo' indicare uno specifico settore scientifico,
un profilo appunto: chesso', l'economia degli esercizi di estetiste, o
delle imprese di facchinaggio, o cose simili. Se poi non si riusciranno
a reperire due revisori stranieri che siano esperti di imprese di
facchinaggio, pazienza, vorra' dire che i giudizi della prima fase
verranno formulati solo dai cinque esperti revisori italiani.
4) Chi comanda?! E
dissezioniamolo questo meccanismo. Facciamo i conti: nella prima fase
ci sono 5 italiani e 2 stranieri. E quindi gli stranieri fanno le belle
statuine, ma la maggioranza e’ degli italiani. Inoltre, la prima fase
non conta nulla, nemmeno gli fanno fare la lista ristretta a questi
della prima fase, e’ nella seconda fase chesi
decide. E qui, naturalmente gli “interni” all’universita’ sono 4 mentre
gli “esterni” 3. Insomma, tutto ‘sto casino per avere i 4 membri
“interni” che decidono.
5) Il meccanismo senza obiettivo.
Ma insomma, perche' tutto questo? Il progetto sviluppa un meccanismo di
selezione complesso e dispendioso senza che sia chiaro quale sia
l'obiettivo. Come le liste di esperti
nella prima fase vengano mantenute e chi siano
gli esperti che decidono chi sono gli esperti da mettere in lista, non
e' dato sapere; i criteri oggettivi che la
seconda commissione dovrebbe usare per estrarre la lista ristretta dei
candidati, non sono dati; e i misteriosi "pareri valutativi" espressi
da altrettanto misteriose "strutture didattiche e scientifiche
dell'universita'" cosa sono? Ma gli obiettivi sono ovvi, direbbero al
ministero, il progresso della ricerca in Italia. Beh,
in questo caso, invece di mettere in piedi questo sistema, uguale per
ogni universita' nella penisola, e Dio sa quante ce ne sono di inutili,
si pensi a come garantire agglomerati di qualita': non c'e' ragione
che l'Universita' di Buccinasco (non esiste, cosi' evitiamo l'email del
rettore) scelga candidati con pubblicazioni da Harvard, se li' si
insegna solamente. Il professore di fisica sperimentale
dell'universita' di Buccinasco deve fare ricerca? Deve avere il suo
laboratorio all'avanguardia? Magari un acceleratore di particelle tutto suo? Sapete quanto costa? Chi paga? E se non
c'e' il laboratorio allora non insegnamo fisica teorica a Buccinasco?
Non capire questo, e fare finta che le universita' siano tutte uguali,
porta l'Universita' di Buccinasco a girare intorno alle regole per
potere avere qualcuno che la fisica sperimentale l'abbia capita e la
sappia insegnare, anche se non fa ricerca, o ne fa poca. E una volta
che gira intorno alle regole, l'Universita' di Buccinasco, allora
tanto vale che per quella cattedra di fisica assuma il cugino del
preside o la figlia del segretario amministrativo.
6) Ah la Bulgaria dei tempi che furono!Il
primato della burocrazia! Non e' che chi ha un Ph.D. all'estero non
puo' fare domanda. Puo' farla, ma ci vuole l'equipollenza.
L'equipollenza, "ai soli fini della partecipazione allo specifico
procedimento concorsuale, è riconosciuta con provvedimento del rettore sulla base della documentazione presentata..." dai candidati stessi, per documentare il percorso formativo seguito. Ci vuole un provvedimento del magnifico rettore, capite?
Riassumiamo il giudizio sulla proposta: Procedura barocca (sostiene Mussi: complesso e' bene, suona che ci abbiamo pensato, e fa molto piano quinquennale bulgaro, che ad alcuni di noi piace molto), piena di buchi (sostiene Mussi: che senno' come fa l'universita' del posto dove sono stato eletto a chiamare chi voglio io?), con utilizzo libero di esperti (sostiene Mussi: coglioni che non stanno aspettando altro che la nostra chiamata per perdere tempo), senza toccare i punti cruciali (sostiene Mussi: vorrete mica trasformare i ricercatori in "precari"? almeno in accademia la flessibilita' no e poi no!).
State cercando il pelo nell'uovo,
direte voi. La riforma rappresenta comunque un passo avanti nella
direzione di una valutazione oggettiva dei meriti scientifici e
didattici dei candidati. Ma il problema vero e' proprio questa ennesima
sovra-regolamentazione di un processo che dovrebbe invece essere
snellito e decentrato. Come sempre in Italia, si vuole regolare fin nei
minimi particolari un processo che sarebbe meglio lasciato
all'iniziativa e alla responsabilita' dei singoli dipartimenti e delle
singole universita'. Che siano loro a decidere quali criteri usare per
le assunzioni, quali esperti consultare per avere un'opinione sui
candidati, come comporre la commissione interna che si occupa di
selezionare i candidati. Il tutto in modo consono con i propri
obiettivi specifici, siano essi di ricerca o di insegnamento, e con il
proprio posizionamento strategico rispetto agli altri dipartimenti
presenti in quel campo. Se poi i dipartimenti e le universita' vogliono
assumere solo parenti dei loro baroni, ovvero candidati chiaramente
inadeguati, mascalzoni e scalzacani, per motivi totalmente estranei
alla qualita' scientifica e didattica, che facciano pure: ne subiranno
alla lunga le conseguenze, venendo totalmente screditati con seguito
di prosciugamento dei fondi - almeno in un mondo ideale.
Ma, aime', qui non siamo in un
mondo ideale, qui al massimo siamo nel paese di pulcinella, dove anche
i mussi, pardon, gli asini, possono volare.
Direi che non fa una piega, credo che il fine principale di queste iniziative sia non dare l' impressione di disinteressarsi dell' università.
Sono d'accordo che la selezione dei ricercatori e docenti dovrebbe essere responsabilità delle singole università, e credo che gli accademici debbano restare "precari" a vita. Ho invece grossi dubbi sul fatto che gli atenei di serie C verrebbero schifati dagli studenti: la maggior parte sceglie l' università sottocasa, quella più facile o la città con più movida.Le università di provincia prosperano anche perchè non gli mancano gli studenti, e lo stesso vale per le specializzazioni più astruse o inutili.
Tra l'altro credo che il nostro mercato del lavoro giustifichi in parte questi atteggiamenti, sia per l' ampiezza del settore pubblico che per la scarsa meritocrazia ed utilizzo delle conoscenze tecniche che colpisce anche buona parte del settore privato.
sono d'accordo che alcuni atenei di serie C avrebbero vita florida. ma va bene cosi'. che la gente vada dove vuole e che anche la domanda di movida sia soddisfatta. il punto che volevamo fare e' che e' ipocrita pensare che tutte le universita' siano/debbano essre uguali, centri di eccellente ricerca. se hai insegnanti pessimi dovrai avere qualcosa d'altro. vendi un bene diverso.