Egregio direttore,
È sconcertante come nel 2008 il suo giornale ancora pubblichi articoli come "La più grossa sfida dell'Africa è la riduzione della fertilita'" (14 marzo) di John May e Jean-Pierre Guengant.
La fertilità nei paesi poveri in Africa è alta perché gli Africani rispondono correttamente agli incentivi. Hanno così tanti figli per la stessa ragione per cui Europei e Nordamericani ne avevano altrettanti circa un secolo fa, vale a dire: i costi sono bassi e i benefici alti.
Essendo l'agricoltura poco meccanizzata la sola attività economica, le famiglie hanno bisogno di braccia per coltivare il terreno. In assenza di mercati finanziari, i genitori hanno bisogno di bambini per assicurarsi contro i rischi della vecchiaia. I costi dell'istruzione sono nulli, perché non c'è alcuna istruzione. Il costo di opportunità per le donne dell'avere figli è prossimo a zero, perché questa è la cifra che guadagnerebbero sul mercato del lavoro.
L'evidenza raccolta dai demografi mostra che, nel caso di paesi già sviluppati e in via di sviluppo, la diminuzione del tasso di fertilità si è verificato come risultato del cambiamento degli incentivi portato dalla crescita economica. La fertilità nel Regno Unito cominciò a scendere attorno al 1890, non perché i contadini britannici siano diventati istruiti o abbiano ricevuto metodi avanzati di contraccezione, ma perché i benefici dell'aver figli erano scesi e i costi associati erano saliti.
May e Guengant rendono un grande disservizio alle popolazioni africane suggerendo che il problema risiede nel fatto che a molte donne africane è impedito ottenere contraccettivi a causa di "diseguaglianze tra i sessi, tradizioni culturali e religiose e servizi di pianificazione familiare inadeguati". Quando il tasso di fertilità cominciò a scendere in Gran Bretagna, non c'erano servizi di pianificazione familiare e c'era abbondanza di diseguaglianze tra i sessi.
In conclusione, ci sono ottime ragioni se, come notato da May e Guengant, "le questioni demografiche brillano per la loro assenza dal dibattito sullo sviluppo dell'Africa". Suggerire che politiche governative indirizzate alla riduzione della fertilità possano aiutare i paesi poveri a svilupparsi è dannoso e intellettualmente disonesto.
Gian Luca Clementi
Assistant Professor,
Department of Economics,
Stern School of Business, New York University,
New York, NY 10012, US
Ma siete proprio sicuri che in Italia sia conveniente spingere a una maggiore fertilita'?
Negli ultimi sei anni, la popolazione presente, e' passata da 57 a 60 milioni di individui.
In questo 2010 crescera' di 360000 individui.
Il reddito procapite e' fermo da 12 anni.
La massa salariale e' in caduta libera; chi puo' passa la frontiera e cerca lavoro altrove.
Siete sicuri che disporre di piu braccia convenga?