Tierney sul NYTimes (non metto link perche' a pagamento) ha pubblicato recentemente un articolo sull'Estonia , repubblica baltica e miracolo economico. L'articolo contiene vari aneddoti anche interessanti e divertenti (sembra che il primo presidente dopo l'indipendenza, non sapendo nulla di economia, brandisse "Free to Choose" come la Bibbia).
Ho dato un'occhiata e il miracolo economico pare notevole, una sorta di Irlanda estrema. Avranno anche il passaggio dell'olio russo e la Svezia vicina da cui ricevono capitale umano e fisico in fuga dal socialismo, ma comunque il GDP per capita e' il piu' alto tra le repubbliche baltiche ed e'
cresciuto a ritmi spettacolari, si veda la figura qui sotto (dati Penn
World Table).
L'ultimo soldato russo se ne e' andato nel 1994 (si notino i tassi di crescita precedenti). L'Estonia ha poi introdotto una flat tax al 26% nel '96 e da allora la crescita e' stata tale che ha continuato a ridurla (23% nel 2006, con riduzione programmata dell'1% all'anno fino al 20% nel 2009). Il tasso di disoccupazione e' di circa il 4%, il piu' basso tra le repubbliche baltiche.
Infine, l'Estonia e' al primo posto nello State of World Liberty Index (indice di liberta' politica, economica e della stampa; si vedano qui spiegazioni su come e' costruito). Per il lettore che cerca una scala di misura relativa per interpretare l'indice, l'Italia e' al 41-esimo posto sotto il Botswana ma sopra la Francia e, fortunatamente, sopra la Libia e la Corea del Nord.
Insomma, noi economisti insegnamo ai nostri studenti che i tassi di crescita (forse) convergono, cioe' che i paesi in cui il processo di sviluppo e' recente tendono a crescere piu' dei paesi sviluppati. Pero' in tante regioni povere dellEuropa come il sud dell'Italia (o l'Irlanda prima delle liberalizzazioni) non si cresce, non si e' cresciuti a ritmi significativi da 30 anni. Non si puo' continuare a fare finta di nulla. Ci vive della gente a Napoli e a Palermo, non si puo' continuare a buttare soldi e non chiedersi perche' vanno persi in rivoli di rendite, e ad ascoltare Mastella ed Epifani, per non parlare di Cuffaro e dei suoi accoliti.
Se ci e' riuscita l'Estonia ... e non e' che producono stracci a prezzi stracciati con manodopera di secondo ordine e non protetta; ci stanno sviluppando Skype in Estonia, roba seria (da qui il soprannome del paese riportato nel titolo di questo post).
Quand'e' che riprendera' in Italia (o in Europa) il dibattito sulla questione meridionale? Qualcuno ha qualcosa da dire?
Se si astrae dai problemi strutturali comuni un po' a tutte le regioni italiane (e che colpiscono il sud in maniera forse piu` drammatica), sono del parere che per risolvere la questione meridionale occorra rivedere totalmente i meccanismi di finanziamento e di assistenza statale alle regioni del sud. In fondo, come spesso accade, potrebbe trattarsi di una questione di incentivi.
Ricordo quanto fu proposto durante la scorsa campagna elettorale da uno dei pochissimi partiti minimamente seri presenti in Italia (non ne faccio il nome per non fare pubblicita` ad alcuno). Si trattava di una proposta estrema, forse provocatoria, ma che penso possa valer la pena esplorare: drastica riduzione dei finanziamenti e dei trasferimenti pubblici alle regioni del sud e tasse zero per i prossimi dieci anni alle imprese meridionali. Il tutto, ovviamente, corredato dai necessari provvedimenti (necessari non soltanto nel mezzogiorno) volti alla liberalizzazione dei mercati, all'abbattimento delle rendite oligopolistiche e di posizione, alla razionalizzazione dei finanziamenti statali affinche` questi vengano davvero indirizzati ai progetti necessari (principalmente infrastrutture, universita`, ricerca).
Esistono altrove casi simili da poter analizzare?