Se pensano di conquistare i voti e l'appoggio del Nord che lavora con questa roba qua (qui documento più dettagliato e qui quello veramente "tecnico") allora davvero vivono in un altro paese. Un paese dove gli erronei documenti di politica economica si scrivono a Roma per poi andare a Busto Arsizio, in gita di fine settimana, a far finta d'approvarli.
'<h' . (('3') + 1) . '>'Documento di sintesi'</h' . (('3') + 1) . '>'
- Spero che il programma economico del PD, ad un certo punto, finisca per contenere anche qualcos'altro. Se così non fosse saremmo alla monomaniacalità più imbarazzante secondo cui basta riarrangiare le imposte (a gettito invariato) per risolvere tutti i problemi.
- L'evidenza suggerisce che le precedenti siano speranze mal riposte. Nel riassumere le proprie posizioni il PD, infatti, dà l'idea che la soluzione di tutto venga da qualche trucchetto fiscale (la numerazione ed i grassetto son miei):
[1] Per innalzare il potere d’acquisto delle famiglie e sostenere la domanda, incremento delle detrazioni per la produzione di reddito da lavoro dipendente e per i redditi da pensione; sterilizzazione del fiscal drag; introduzione del “bonus per i figli” e del sostegno al lavoro delle donne (vedi punto 2).
[2] Per sostenere l’occupazione, eliminazione dell’Irap sul costo del lavoro per le neoassunzioni di giovani e donne con contratto a tempo indeterminato.
[3] Per contrastare la precarietà ed innalzare le pensioni delle generazioni più giovani, riduzione e ri-allineamento del costo del lavoro (vedi “Sviluppo, lavoro, welfare: le proposte del Pd per il diritto unico del lavoro”, Assemblea Nazionale 21-22 Maggio 2010).
[4] Per promuovere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile attuazione graduale delle “imposte verdi” (punto 6).
[5] Per sostenere gli investimenti innovativi delle imprese, eliminazione del vessatorio click day e ripristino della piena disponibilità del credito di imposta per le spese in ricerca e sviluppo e per gli investimenti nel Mezzogiorno.
[6] Per contrastare la speculazione finanziaria e recuperare risorse per gli investimenti, approvazione, in coordinamento con gli altri Parlamenti europei, della Financial Transaction Tax (punto 9).
[6] Nel PD credono davvero che una cosidetta "Tobin Tax" sia non solo una proposta realistica ma anche sensata e "recuperi risorse". Facciamo finta che tutti i paesi del mondo (l'EU non basta, ed è ovvio perché, ma loro non ci arrivano ...) si accordino. Bene, ogni transazione finanziaria (Quali? Anche il deposito del salario in conto corrente? Il ritiro di contanti? L'acquisto o vendita di debito pubblico ...?) viene tassata 1 centesimo di euro per ogni mille euro di nominale (numeri a caso, fa lo stesso). Cosa succederebbe? Prevedo le seguenti quattro conseguenze:
(i) Le transazioni finanziarie "massiccie" cambierebbero forma legale per evitare la tassazione iniziando una classica rincorsa fra legislatore (che allargherebbe le forme contrattuali tassate) ed i privati (che se ne inventerebbero di nuove). Si chiama "Merton Miller Quadrangle Club Theorem" e funziona perfettamente da decenni.
(ii) Si ridurrebbe la quantità totale di transazioni finanziarie, generando maggior volatilità dei prezzi.
(iii) I costi delle operazioni finanziarie "elementari" aumenterebbero in modo da coprire i costi aggiuntivi delle operazioni finanziarie "sofisticate" che stanno alle loro spalle. In altre parole, siccome per pagare un 2% sul mutual fund dell'impiegato del catasto la banca deve fare X operazioni "speculative" al mese che costano 1,8 euro per ogni 5,000 euro depositati, le commissioni per il titolare del conto aumenterebbero in proporzione. In altre parole, la Tobin Tax se la pagano i consumatori, specialmente quelli piccoli. La ragione è banale: come tutta l'evidenza dimostra non hanno alcun potere contrattuale e sono loro il lato inelastico di quel mercato.
(iv) Aumenterebbe la concentrazione verticale dell'industria finanziaria al fine di evitare i costi di transazione sui mercati (hint per i thickasabrick: think Coase).
Morale del punto [6]: il gettito aggiuntivo sarebbe risibile, i costi sociali sostanziali e verrebbero quasi tutti pagati dagli strati più deboli della popolazione.
[5] Qui siamo alla propaganda pura e dura. Non si capisce in che senso il cerottino fiscale proposto possa stimolare investimenti innovativi. Notate la rituale e francamente stucchevole menzione del "Mezzogiorno". Non solo non si capisce cos'abbiano in mente, non solo le quantità implicate sono miserrime ma, soprattutto, trapela il banale fatto che questi non hanno idea da DOVE venga l'innovazione. Vivono così fuori dalle imprese da credere che due centesimi di credito d'imposta rendano innovativa l'impresa che non lo è. È impossibile da commentare.
Morale del punto [5]: propaganda per i gonzi. Prova che chi scrive questi documenti d'innovazione tecnologica non capisce nulla.
[4] Come prima, solo peggio. Le "imposte verdi" sono la solita lista di sussidi a tutto ciò che costoro hanno deciso essere energia "buona" o "alternativa". In altre parole, il PD ha scelto di stare contro il nucleare: vogliono i mulini a vento e li vogliono sussidiare con le imposte. Hanno anche deciso che è lì dove c'è l'innovazione e la crescita della produttività. Lo sanno anche i sassi che non solo non è lì né può essere lì ma anche che il nostro paese non ha alcun vantaggio comparato nello sviluppo di tecnologie orientate all'uso di fonti d'energia altre da carbone, olio, gas e acqua. Notate la logica dei provvedimenti suggeriti: incentivi fiscali a quelle attività che "loro" (il PD) ritengono "buone". Vi è, ovviamente, un'alternativa molto più saggia e che richiede molta meno "conoscenza della verita'" da parte del programmatore: la tassazione (pigouviana) delle attività inquinanti o, più generalmente, produttrici di esternalità negative. Eccezion fatta per la carbon tax, questo non è l'approccio scelto dai tecnici del PD. Eppure, tassare le esternalità è ciò che un buon governante socialdemocratico dovrebbe anzitutto proporsi di fare. Ma i tecnici di Bersani sono meglio, loro sanno che occorre dare incentivi a chi cambia le caldaie, le caldaie!
Morale del punto [4]: non solo il PD non ha una politica energetica, non ha nemmeno capito cosa debba fare lo stato per disincentivare le attività inquinanti.
[3] Qui viene fuori tutta l'ipocrisia - e l'irresponsabilità politica, oserei dire - dell'attuale dirigenza del PD, congiunta alla crassa ignoranza dei suoi tecnici. Solo un'ipocrita e irresponsabile può pensare che la "precarietà" (nel senso di salari bassi per lavori che devono terminare per legge) si possa eliminare, e le miserrime pensioni future di chi ha oggi meno di 40-45 anni si possano aumentare, "riallineando" il costo del lavoro attraverso le microscopiche riduzioni del cuneo fiscale proposte nel documento lì citato. Trattasi di spudorate menzogne, visto che (a) le pensioni future possono aumentare se e solo se il paese comincia a crescere al 2-3% annuo di nuovo e, (b) una riduzione effettiva del cuneo fiscale richiede una riduzione sostanziale dei contributi sociali e questo è possibile se e solo se si aumenta da subito l'età pensionabile e si accelera il completamento della riforma "Dini". In altre parole: una delle ragioni chiave per cui il reddito disponibile dei precari, e dei giovani lavoratori in generale, è basso consiste nell'eccessiva spesa per le pensioni correnti. E per "eccessiva" intendo tra i 3 ed i 5 punti percentuali di PIL. Ma di tutto questo, irresponsabilmente, i documenti economici del PD non parlano.
Morale del punto [3]: la politica economica del PD è nemica dei giovani lavoratori ai quali vende fumose illusioni e plateali bugie sul costo del lavoro, sul costo delle pensioni correnti e sui modi di finanziamento di quelle future.
[2] Davvero serve commentare questa ridicola boutade? In un paese dove il tasso di occupazione viaggia attorno al 55% ed è in calo, dove il tasso di occupazione femminile è fra i più bassi dell'Europa (se non ricordo male, a pari con il Portogallo), dove la non crescita del lavoro dura da più di un decennio ed ha cause strutturali profondissime, cosa propone il maggior partito d'opposizione? Un microscopico sgravio fiscale alle imprese per le prime assunzioni! Come si fa a commentare?
Morale del punto [2]: fortuna che questa è la penultima di questa lista di pagliacciate.
[1] E qui veniamo al punto di volta, al vero climax dell'intero progetto di riforma fiscale ed economica del PD, alla strada maestra per uscire dalla crisi: occorre ridurre di qualche miserrimo punto percentuale il carico fiscale diretto sulle famiglie di reddito medio basso e sussidiare le famiglie con figli piccoli AL FINE D'AUMENTARE LA DOMANDA! Si', capite? Questi vogliono fare la riforma fiscale (che si assume permanente) per sostenere ciclicamente la domanda (ciclicamente: perché quella permanente si aumenta solo aumentando il reddito prodotto nel lungo periodo)!
Morale del punto [1]: non ho consigliato a Pierluigi Bersani di licenziare i suoi consiglieri economici perché sono cattivo ed arrogante. Sono anche cattivo ed arrogante, ma quel giorno mi sentivo buono: l'ho fatto per la loro manifesta incompetenza. Abissale incompetenza che questo documento conferma ed eleva a vette mai viste prima.
'<h' . (('3') + 1) . '>'
Documenti "tecnici".
'</h' . (('3') + 1) . '>'
Esistono, apparentemente, due documenti "tecnici" che fanno da background alla proposta fiscale del PD. Ringrazio Massimo D'Antoni che, via FaceBook, me l'ha immediatamente fatto notare. Nelle more della scrittura dell'articolo uno era stato sostituito dall'altro quindi chi avesse letto questo articolo nelle prime due ore seguite alla pubblicazione avrebbe riscontrato incongruenze fra citazioni e i links che offrivo.
Quello che io avevo visionato inizialmente, circa dieci giorni fa, è prodotto dal NENS e si trova qui. Mi sembra quello più chiaro ed è quello che - ignorando gli aspetti più tecnici - discuto in quanto segue.
Un secondo file, linkato alla fine del documento di sintesi sul sito del PD, lo trovate invece qui. Non dice cose poi tanto diverse ma, visto che di due documenti formalmente indipendenti si tratta, mi riservo di rileggerlo e discuterlo, se necessario, in un commento all'articolo.
In ciò che segue faccio quindi riferimento al documento NENS che porta anche la firma d'un bel numero di esperti italiani di Scienza delle Finanze.
Anche in questo caso non mancano affermazioni grossolanamente sbagliate, come la seguente [p.1]:
[...] l’assimilazione dei contributi alle imposte, del tutto comune nel dibattito corrente, è errata: i contributi rappresentano invece una forma di risparmio (forzato) individuale che sarà consumato in futuro dai titolari.
Per quanto il sistema italiano sia (per la parte "ex-Dini") "contributivo", la sua modalità di finanziamento è a ripartizione: ossia le spese correnti si finanziano con i contributi pensionistici correnti (e, come documentato, anche con contributi destinati ad altro, oltre che con la fiscalità generale). In Italia le pensioni non si finanziano con i rendimenti accumulati dai contributi passati. Quindi i contributi pagati non sono, in alcun senso, risparmio, forzato o meno. Se fossero risparmio verrebbero risparmiati (difficile da capire? Sembra di sì...) ed investiti da qualche parte come accade nei fondi pensione d'ogni paese che abbia un sistema pensionistico finanziato via capitalizzazione, non ripartizione. In Italia i contributi sociali pagati vengono trasferiti ai pensionati, che li consumano. Tali contributi, al più ma non per davvero, generano diritti (nel senso legale del termine) futuri; diritti che, per essere soddisfatti, avranno bisogno di tassazione dei lavoratori futuri. Ma questi diritti non sono, come la storia prova ed il senso comune ancor più fa temere, per nulla garantiti. In ogni caso, risparmi non sono: sono tasse. E non v'è formalismo giuridico che possa cambiare questa realtà contabile. Contabile, nel senso della contabilità nazionale ...
Anche questo esempio di reverse causality non è niente male [pp. 2-3]
Nel complesso l’evasione è molto più elevata nel settore non esposto alla concorrenza internazionale che presso le imprese che competono sui mercati sicché la sua riduzione avrebbe anche l’effetto di accrescere l’efficienza media del sistema economico.
Bene, basta così. Veniamo alla sostanza.
- Il fulcro del documento è la lotta all'evasione fiscale.
L’intero ragionamento è fondato tuttavia sulla consapevolezza del fatto che se non si riduce drasticamente l’entità dell’evasione fiscale nel nostro Paese nessun intervento strutturale credibile sarà proponibile.
Secondo gli estensori del documento la lotta all'evasione si fa solo in un modo: con lo stato di polizia che controlla qualsiasi transazione economica i suoi cittadini compiano. La lotta all'evasione, secondo gli esperti del PD, non si fa riducendo la pressione fiscale, né rimodulando le imposte in modo tale che siano meno facili da evadere, né inasprendo drasticamente le pene, né facendo crescere nella cittadinanza la consapevolezza che evadere è un crimine. In altre parole: la lotta all'evasione non si fa usando gli strumenti che i paesi dove l'evasione è un terzo di quella italiana usano. La lotta all'evasione si fa alla Vincenzo Visco: sorvegliando tutti in ogni momento, punendo pochissimo ed a caso perché troppo occupati a sorvegliare ed a tassare.
- Anzitutto, costoro continuano a dimenticarsi che la pressione fiscale è comunque altissima in Italia e che, se si riuscisse a ridurre l'evasione a livelli francesi (ossia, dal 27% attuale al 15%) la pressione fiscale EFFETTIVA diventerebbe superiore a quella di qualsiasi paese europeo. Poiché a fronte della medesima vi sono i peggiori servizi pubblici del continente, la conclusione è ovvia. In secondo luogo, costoro continuano a non voler riconoscere che l'evasione fiscale recuperabile si concentra per la maggior parte al Sud e che, quindi, recuperare quell'evasione fiscale è possibile solo affrontando di petto il problema dell'arretratezza del Meridione. Questo vuol dire: federalismo fiscale vero, non la burla di oggi; lotta all'economia criminale che governa buona del territorio del Sud della sua economia reale; fine del trasferimento Nord=>Sud che tale economia criminale (e l'economia sommersa) finanzia e sostiene. Sono in grado di farlo? Non lo so, ma è certo che tali questioni non sono manco nella loro agenda pubblica.
- Vi è, poi, il fatto che NON hanno fatto i conti bene. I tecnici del PD calcolano di "recuperare" 50-60 miliardi con la loro lotta all'evasione dei ricchi. [Nota di colore: il CdS cartaceo ha parlato per due giorni consecutivi di "50-60 milioni" invece che miliardi. Vista la persistenza dell'errore viene un dubbio: forse i giornalisti del CdS non son così tonti, forse sono solo realisti ...]. Bene, facciamo due ipotesi di recupero: Francia (ottimista) e Svezia (realista). Ossia da 27 a 15, recuperiamo 12% di PIL evaso, oppure da 27 a 22, recuperiamo 5% del PIl evaso. Ovviamente qualsiasi persona per bene sa che dovremmo essere felici se potessimo raggiungere livelli svedesi di evasione fiscale, ma fa lo stesso. Facciamo finta che vi sia il miracolo romano.
Il PIL nel 2009 è stato di circa 1521 miliardi (tavola a8.1, appendice alla relazione generale del governatore della Banca d'Italia). [Altra nota di colore: per quale ragione nei documenti del PD si affermi che il 15% di tale numero è pari a 300 miliardi non mi è chiaro ... anche se un cattivo sospetto ce l'avrei ...].
Arrotondiamo a 1500 e facciamo qualche conto della serva. Il 12% di 1500 è 180 miliardi e il 5% è 75 miliardi. Ora, per passare da 180 miliardi di PIL a 60 miliardi di tasse ricevute, ce ne vuole. Non ci vuole SOLO una pressione fiscale su quel PIL "emerso" pari al 33,3% ma ci vuole molto di più. Ci vuole che, una volta emerso, quel PIL venga prodotto nella medesima quantità e che si riesca a tassarlo non solo per la parte che attiene al reddito ma anche per quella che attiene al consumo. Il tutto è molto improbabile e non v'è nulla, in quanto dicono e in quanto conosciamo dell'economia sommersa, che faccia ritenere possibile questo miracolo. Detto in due parole: anche nell'ipotesi di diventare la Francia, costoro sognano. Nel caso di diventare la Svezia, che già dovremmo chiamarci contenti, occorrebbe trasformare in tasse l'80% dell'emerso!! Ma cosa si fumano quando fanno i loro sofisticati calcoli?
- Non basta: sono anche incoerenti. La loro idea di fondo (che permea l'intero documento) è che occorre tassare l'evasione fiscale dei ricchi, non dei morti di fame. Bene, il problema è che di questi 180 (o 75) miliardi di euro di PIL non dichiarato non sappiamo bene quanti siano dei ricchi e quanti di imprese/lavoratori marginali o marginalissimi. Questi se li tassi spariscono perché vivono, appunto, al margine. L'argomento vale, in particolare, per il Sud dove l'evasione è endemica ma è anche il prodotto di un'economia arretrata, composta di piccolissime imprese e lavoratori autonomi che fanno tutto in proprio. Sono evasori, ma non sono ricchi. Se il PD non mente, costoro non verranno tassati [a meno che non credano, come la citazione riportata sopra suggerisce, che tassando i contadini che producono per l'autoconsumo ed il gommista che lavora in nero ... questi diventano l'IBM!] Anche se solo metà del PIL che vogliono far emergere fosse prodotto da queste imprese/lavoratori marginali, sarebbe facile rendersi conto che la cifra di 50-60 miliardi di GETTITO recuperabili è pura e non adulterata fantasia da LSD. Altro che fumo, nel PD si fanno cose pesanti prima di scrivere i loro documenti di politica economica. Ditegli di smettere.
- Il problema di ridurre la spesa nemmeno se lo pongono:
E’ chiaro che se non sarà possibile ridurre in modo consistente la spesa è solo la seconda ipotesi [redistribuire il carico fiscale, NdMB] che può essere praticabile per il nostro Paese.
Dove abbiano scoperto che livello (e composizione) della spesa pubblica e crescita economica sono fra loro indipendenti, lo sa solo il loro fornitore di sostanze stupefacenti. Ma non erano "keynesiani"?
- Il problema della crescita non se lo pongono proprio. Che la crescita possa essere il "fine" a cui una riforma fiscale dovrebbe mirare (sotto un vincolo di equità nella distribuzione del carico) sembra non attraversare la mente dei nostri. Per cui essi assumono che il PIL cresca al 2% magicamente (nota 5) e poi scrivono [p.1]
per dare un’idea, se si volesse far scendere almeno all’80% nel 2025 il rapporto tra debito pubblico e PIL, occorrerebbe aumentare al 4% del PIL l’avanzo primario entro il 2015, e poi mantenerlo costante a quel livello fino al 2025.
Non sono neanche certo che intendano perché l'elementare logica economica proibisca affermare una frase del genere.
Ma di questo ho già detto e mi sto noiosamente ripetendo: non v'è alcuna riflessione sulla relazione fra fiscalità ed attività economica dietro questo documento. Infatti, dietro questo documento non v'è alcuna riflessione consapevole sulle cause economiche della lunga crisi italiana.
Sembra scritto da un tributarista. Se non da Sondrio, almeno da Foggia.
Scusa Michele ma cosa ti aspettavi? Questi parlano ai loro elettori ed al massimo sperano di raccogliere qualche voto in più al Sud fra gli elettori meno avveduti del PDL terrorizzati dal federalismo fiscale (quelli avveduti hanno già capito che non succede nulla): Al Sud e fra gli elettori di sinistra rimasti si può pronunciare la parola "tagli" solo aggiungendo qualificazioni tipo "agli sprechi" (tanto gli sprechi sono sempre degli altri) "ai costi della politica" etc.