Comincio con una doverosa premessa che farà forse inorridire alcuni lettori: in linea di massima sono quasi sempre favorevole al salvataggio delle banche in default. Questo per una ragione abbastanza semplice: credo che la perturbazione che il sistema subisce quando un’istituzione finanziaria iper-controllata e iper-vigilata come la banca si trova in certe ambasce (o anche solamente quando è potenzialmente esposta a certe ambasce) sia infinitamente superiore ai benefici – in termini di concorrenza e bonifica ambientale del mercato – di un default.
Naturalmente mi rendo perfettamente conto del fatto che l’accoglimento di quest’idea genererebbe un enorme rischio di azzardo morale in capo al management bancario; e mi rendo anche conto che l’azzardo morale è teoricamente e praticamente inconciliabile con la stessa idea di attività bancaria esercitata in forma di impresa privata e secondo regole di mercato. Tuttavia, vi chiedo: davvero pensate che l’attività bancaria in Italia sia esercitata in forma privata e secondo regole di mercato? Davvero possiamo considerare “mercato” un settore che, in termini di attivi, è prevalentemente popolato da società il cui azionariato giace nelle tasche di quei bizzarri ircocervi chiamati “Fondazioni”? Davvero credete che siano “imprese” delle aziende il cui management è scelto dal Presidente della Provincia di Vattelappesca, con il placet dell’autorità di vigilanza?
Tutt’altro argomento è la congruità degli stipendi di manager che amministrano aziende non private, non in concorrenza tra di loro, non esposte a rischi di mercato significativi e con un accesso pressoché illimitato alla tasca della banca centrale. Ma credo che anche su questo punto non ci sia molto da dire e sarebbe inoltre piuttosto disonesto scandalizzarsi, visto che viviamo in un paese dove un dirigente ministeriale può arrivare a guadagnare mezzo milione di euro.
Fatta questa premessa, vado al punto: cosa è stato fatto e cosa si poteva fare di meglio con Banca Marche & Co.? Cominciamo con una rapida disamina di quello che sarebbe successo applicando la normativa in vigore sino all’approvazione del “Decreto Bail-In”. Risposta: un disastro.
Vi sembrerà incredibile, ma il vecchio Testo Unico Bancario non prevedeva alcuna forma di protezione per nessun tipo di obbligazionista: non per quelli “subordinati”, non per quelli “ordinari”. Anche i semplici correntisti erano esposti al rischio di perdere i propri danari a meno che non fossero titolari di depositi per meno di 100.000 euro pro-capite e solo se la banca in default avesse già aderito (come però era obbligatorio) al sistema interbancario di garanzia previsto dallo stesso Testo Unico (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositanti).
E non finisce qui. Applicandosi alle banche per una gran parte la legislazione fallimentare “ordinaria”, dal default derivava anche il blocco dei depositi (anche di quelli garantiti!), l’espulsione della banca dal sistema dei pagamenti (assegni, bancomat e carte tutti respinti al mittente!), la revoca seduta stante e senza motivazione di tutti i prestiti (a scadenza e non), senza che il prenditore avesse alcun genere di strumento legale per difendersi.
Bella roba eh? Vogliamo inferirne che l'Italia e' stata governata, non da ieri ma per decenni, da incompetenti nel migliore dei casi o da cialtroni nel caso piu' realistico? Facciamolo, sospetto che questo non sorprendera' molto il lettore tipico del blog. Vogliamo anche inferire per la Banca d'Italia qualche responsabilita da "complice silenzio" per non aver forzato il mondo politico, nei trenta o quarant'anni precedenti, a dotare il paese di una legislazione bancaria leggermente meno folle? Facciamolo pure, anche questo non sorprendera' molto il lettore medio di nFA. Ma il mio punto e' che quella appena descritta era la situazione italiana sino a poche settimane fa.
Insomma agli effetti pratici la legislazione applicata dal ’36 a oggi prevedeva un vero e proprio fallimento. Nella pratica poi sia l’autorità di vigilanza sia il sistema bancario, cercavano, di volta in volta ed ad hoc, di evitare la catastrofe attraverso l’intervento di uno o più operatori disposti a farsi carico delle passività della banca “saltata”, dei suoi lavoratori e dei suoi clienti. Ma si trattava pur sempre di un intervento volontario o indotto dalla moral suasion dell’autorità; quasi superfluo sottolineare che a partire dal 2007 questo meccanismo di “mutuo soccorso” è cessato ignominiosamente sotto il peso della scarsezza generalizzata di capitale bancario.
La direttiva BRRD (quella sul bail-in) recepita nell’ordinamento italiano a partire da 6 minuti dopo il salvataggio delle 4 bancacce fallite, ha segnato da questo punto di vista un passo in avanti enorme: innanzitutto ha armonizzato la normativa a livello europeo (che non è poco), ma ha soprattutto sistematizzato e regolamentato quei tentativi di salvataggio che prima si basavano sulla semplice buona volontà degli operatori.
La faccio breve: in base alla nuova normativa, sotto la guida dell’autorità di vigilanza e laddove sussistano concrete chanches di rianimare il moribondo, si possono tentare varie tipologie d’intervento il cui minimo comun denominatore è la separazione delle attività “in bonis” da quelle marce (sofferenze) e la cessione delle prime a terzi o a NewCo capitalizzate da un fondo consortile interbancario.
Nulla di nuovo rispetto al passato, insomma. E nulla di nuovo anche con riguardo ai creditori protetti. Anche con le nuove norme gli unici creditori “in una botte di ferro” sono i correntisti con meno di 100.000 euro pro-capite, mentre tutti gli altri, obbligazionisti inclusi, vanno a ramengo.
E arriviamo cosi' alle conclusioni. Se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui, possiamo, senza tema di smentita asserire che:
1) Non è vero, come hanno detto più volte Renzi, Padoan e, addirittura, Salvatore Rossi che “se fosse intervenuto il Fondo Interbancario di Tutela de Depositanti gli obbligazionisti non avrebbero perso i soldi”: sarebbe andata incredibilmente peggio!
2) Non è vero, come un po’ tutti hanno affermato, che “è colpa dell’Europa”: la direttiva BRRD mette ordine e trasparenza in un sistema che prima era lasciato alla totale discrezionalità dell’autorità di vigilanza!
3) Non è vero che la Banca d'Italia "non era al corrente dei problemi": l'autorità ha esaminato e approvato operazioni di aumento di capitale di almeno tre delle quattro banche fallite, inducendo il mercato a confidare sul fatto che le nuove risorse versate da migliaia di piccoli risparmiatori nella Cassa di Ferrara (150 milioni), nella Popolare Etruria (100 milioni) e in Banca Marche (200 milioni) e poi trasformatesi in carta straccia, fossero sufficienti a garantirne il salvataggio.
4) Non è vero che la Banca d’Italia “ha fatto tutto quello che poteva”: l’autorità avrebbe potuto e dovuto intervenire ben prima visto che la crisi delle quattro banche era evidente da tempo e che addirittura una di esse (Banca Marche) era gestita “direttamente” dalla banca centrale mediante propri commissari sin dall’agosto 2013!!!!
Rimane senza risposta solo una domanda: se sia la vecchia, sia la nuova legislazione non prevedono alcuna protezione per gli obbligazionisti “ordinari” (men che meno per i "subordinati", oggi scoperti dal grande pubblico) perché si è ricorsi a un apposito decreto scritto a bella posta 6 minuti prima che entrasse in vigore la direttiva BRRD anche in Italia?
Davvero per scopi umanitari?
Provo a fare un ipotesi ancora non approdata sui giornali: a maggio 2015 sotto la gestione commissariale della Banca d’Italia, Banca Marche emetteva 300 milioni di euro di bond ... che applicando la BRRD o anche la vecchia legislazione non sarebbero stati rimborsati.
sapere quale esito ebbe l'emissione del maggio 2013, di quali bond si trattasse ed a chi li collocarono..
il pur titolato lucio di gaetano ha linkato in modo distratto, cioè ha letto solo il titolo dell'articolo. capita.
non c'è stata nessuna emissione di banca marche, era commissariata e non poteva. ha invece ceduto dei crediti a fonspa, società terza specializzata in sofferenze, presieduta dal marchese de sade.. fonspa ha cartolarizzato e collocato, però la vorrei conoscere una casalinga con obbligazioni fonspa.
it.reuters.com/article/bondsNews/idITL5N0YB1HX20150520
Vedi sopra e, ancor più diffusamente, nel link sul testo.