Siamo alle solite, per cui inutile scandalizzarsi. Ma tanto vale rammentare che una rondine non fa primavera ed un decreto Bersani ne' fa un paese competitivo ne' crea un mercato finanziario ed azionario libero e trasparente, ci vuole ben altro. E che, al solito, anche Prodi&Co seguono l'antica regola del predicare bene e razzolare male.
Son tutti in armi, i politici italiani e specialmente quelli al governo per non parlare dei sindacalisti, perche' Tronchetti Provera ed i suoi amichetti Benetton che siedono nel CdA della Telecom - in gergo gli "azionisti di riferimento" - han deciso di fare quello che vogliono per arrichirsi, e non si capisce cosa sia ma di sicuro e' un giochetto di scatole cinesi in cui il signor Murdoch mette i soldi veri per farne di piu', di soldi veri voglio dire, mentre loro, TP&Co, comunque intascano un buon gruzzolo e riescono a toigliersi i debiti che han fatto per comprarsi Telecom, loro poi e Colaninno prima. E vogliono tutti sapere i nostri politici, essere informati, dire la loro, condizionare, trattare, vetare, bloccare, proporre, disporre. Ne hanno il diritto, dicono, perche' Telecom e' patrimonio italiano o qualcosa del genere.
Invece no, non hanno proprio nessun diritto. Hanno tanto diritto quanto me, che non possiedo alcuna azione Telecom. Gli unici che avrebbero diritto di sapere, ed invece nulla sanno ne' mai sapranno e quando sapranno o capiranno qualcosa sara' troppo tardi per esprimere qualsiasi opinione, sono gli azionisti, ovviamente. Quelli che in CdA non hanno neanche mezzo rappresentante voglio dire, ossia quasi tutti quelli che non stanno nel giro buono di Milano, Torino e Roma centro. Ma di questi, in Italia, non frega nulla a nessuna parte, a nessun giornale, a nessuna televisione, a nessuna radio, nemmeno a un vescovo di provincia o un monsignore in pensione. Gli "stakeholders" veri sono TP&Co., Prodi&Fassino, CGIL&CISL&UIL, alla faccia dei decreti Bersani e del governo che vuole mercato libero e concorrenziale.
Credono di averlo e vogliono averlo il diritto di sapere e controllare, perche' Tronchetti e' "del loro giro" (ossia, "e' in quota Unione") e perche' su Telecom ne hanno fatte di tutti i colori per farla "comprare" - si fa per dire, l'han sempre pagata uno sputo fregando il cosidetto azionariato minore e facendosi prestare soldi da una banca amica o dall'altra - prima ad un amichetto fidato e poi ad un altro. Quindi ora presentano il conto al signor TP, che era amichetto loro adulato sino a l'altro giorno, ed ora si vuol mettere in proprio e amichetto non e' piu'. TP, ovviamente visto che ha avuto successo nella corporate finance italiana, un santo non e' e nemmeno un imprenditore serio, ma solo uno che sembra e fa come Gardini; solo che ha la seconda moglie piu' giovane e figa, non ha piu' l'ombra del suocero sulle spalle e, per il momento, gli e' andata meglio e magari riesce a fare l'opla' finale e si indipendentizza da chi l'ha messo li' dove sta. Meglio che finire come Gardini, questo e' certo.
Poiche' loro questo lo sanno, gridano e s'incazzano, e presentano il conto. Giustamente, dal punto di vista loro. Mica l'han aiutato ad arrivare li' per nulla! Il passato, in finanza come in politica, torna sempre a perseguitarti, e giusto sul piu' bello.
E la Consob, dice niente la Consob? L'avete sentita dire qualcosa voi? E l'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato o chiunque sia che dovrebbe regolare questo settore in quel paese? Chiedere informazione, trasparenza, un prospetto, un piano finanziario, insomma qualcosa che permetta a chi compra e vende azioni in borsa di sapere cosa sta comprando e vendendo? Qualcuno sa qualcosa? Nulla. L'unico che ho trovato che dice qualcosa - pochino direi: anche lui spara a caso ed a naso e temo sia perche' lo fa di routine - e' Beppe Grillo che chiede deleghe dagli azionisti di minoranza, che dubito otterra' in numero sufficiente, per andare a far casino all'assemblea che verra'. Ma il punto non e' far casino, il punto sarebbe semplicemente un tot d'informazione semplice, chiara e trasparente sui giornali che contano e si leggono. Invece nulla, a parte un vago editoriale del Sole, dal quale ben poco ho appreso.
L'unica cosa che sappiamo e' che quelli che dovrebbero star zitti e farsi gli affari loro, e non quelli di Telecom che loro non sono, son li' che sbraitano mentre il resto ... il resto zitti e mosca. Consob, Autorita' GCM, editorialisti economici del Corriere ... le voci qualificate tacciono, quelle squalificate quacquarano. Tutti zitti mentre parlano solo quello che dovrebbero stare zitti. Un silenzio davvero assordante.
Di questioni interessanti questa vicenda ne solleva parecchie. Rimango colpito dal fatto che or non é molto Telecom ha spiegato al colto e all'inclita che integrare TIM nella capogruppo era assolutamente indispensabile e centrale per lo sviluppo delle loro strategie. In questo modo si sarebbe potuto proporre alla clientela un'offerta che metteva assieme internet, fisso e mobile. Il che é stato fatto. Il regolatore ha posto dei limiti, che si possono discutere ma non sembrano del tutto irragionevoli: fai l'offerta solo dove ci sono dei concorrenti in grado di replicarla. Oplà. La strategia non é più perseguibile e quindi si procede all'inverso. Prima domanda: dici a tutti che vuoi a fare una certa cosa e non ti poni il problema se la potrai fare e in che modo? Seconda domanda: se li avevi interpellati che cosa ti avevano detto ? Terza domanda, stavolta rivolta al pubblico di NfA: Sono dei dilettanti allo sbaraglio? Io non so che risposta darete. Io mi limito a dire che mi piacerebbe essere nei futuri road show di Telecom quando si presenterà alla comunità finanziaria per convincerli a metter mano al portafoglio. Ma prima mi andrei a rivedere il film nel qual il grande Eduardo de Filippo illustra con maestria l'arte della pernacchia. Morale provvisoria: i politici che abbiamo non aiutano, é vero; ma certi imprenditori sembrano aver appreso la loro lezione in fretta.