L'Inter a metà
estate ha comprato Chivu dalla Roma, pagandolo 14 milioni di Euro. I giornali,
dal Corriere alla Gazzetta dello Sport, come chiunque
altro, considerano questa cifra il
valore di mercato di Chivu. Ad esempio, si dice, Chivu è valutato meno della
meta' di Henry, che è passato questa estate dall'Arsenal al Barcelona per 28-29
milioni.
La Gazzetta qualche giorno inoltre faceva
notare che la Roma, che gioca un gran calcio, valesse tutta intera meno di due
soli giocatori dell'Inter, Ibrahimovic e Stankovic credo fossero i due. Le valutazioni dei
giocatori di Roma e Inter, nell'articolo, erano fatte a prezzi di acquisto e quindi, ad esempio, Totti, che
non si è mai mosso dalla Roma in vita sua, era valutato 0.
Ci due sono
errori logici fondamentali in queste argomentazioni, uno ovvio e uno forse
meno.
1)
L'errore
ovvio consiste nel considerare solo il prezzo di acquisto (il costo vivo) e non il costo opportunità (come dicono gli economisti) dei giocatori. Il
fatto che Totti non sia mai stato comprato dalla Roma ma sia cresciuto nel suo
settore giovanile non significa affatto
che Totti sia alla Roma gratuitamente. Supponiamo
ad esempio che la Roma possa venderlo, al Real, per 40 milioni (ipotesi
ragionevole). Non vendendo Totti al Real la Roma perde 40 milioni, e quindi è come se 40 milioni lo avesse pagato (cifra che quindi rappresenta il costo opportunità per la Roma di tenersi Totti). Come
dicevo, quello di dimenticare il costo
opportunità è errore logico ovvio, anche se molto comune in diversi
campi. È lo stesso errore che si fa ad esempio quando si dice che Berlusconi,
possedendo televisioni e giornali, ha un grosso vantaggio in politica perché
puo' disporre di pubblicita' elettorale gratuita per Forza Italia. Errore! La pubblicità
per Forza Italia su Mediaset non è affatto gratuita: ogni spot per
Forza Italia è un mancato spot (e quindi un mancato ricavo, un costo opportunità per Berlusconi) venduto a Fiat, Birra
Peroni, o chissà che altro.
2) Il secondo errore è più sottile e forse
anche più grave. Il fatto che Chivu sia stato pagato 14 milioni ed Henry 28-29 non significa affatto
che Chivu sia valutato dal mercato poco meno della metà di Henry. Se ho
comprato una casa per 1 milione di Euro, quello è in prima approssimazione il
suo valore di mercato. Questo perché comprare una casa mi dà diritto ad utilizzarla per sempre, cioè
per la vita intera della casa. Ma per i calciatori non è così: le squadre non
posseggono i calciatori a vita, ma solo per la durata del contratto. Se l'Inter
avesse aspettato un anno a comprare Chivu non avrebbe dovuto pagare nulla alla
Roma, perché l'anno prossimo il contratto che lo legava alla Roma sarebbe scaduto
e Chivu avrebbe potuto cambiare squadra come libero agente di se stesso, "a
parametro zero", senza che la Roma potesse farci nulla ai fini di legge né richiedere compensi a chicchessia. Ma
allora Chivu valeva 14 milioni quest'anno e nulla tra un anno? Naturalmente
no: i 14 milioni sono il pagamento per averlo un anno prima (formalmente per
poter rescindere il contratto con la Roma). Henry invece aveva ancora 3 anni di
contratto con l'Arsenal (non ne sono certo, ma va a puntino con l'esempio quindi da buon teorico lo assumo) e
quindi i 28-29 milioni pagano 3 anni di anticipo.
Ma allora, se non si
può usare il prezzo di scambio, come si
fa a valutare correttamente i giocatori di calcio, in prima approssimazione,
in modo da poterne confrontare le valutazioni stesse?
Una semplice regola è la seguente: detto P il prezzo di acquisto del
calciatore, W il salario annuale che il calciatore percepirà secondo il nuovo
contratto, e T la durata in anni del
contratto stesso, il valore di mercato di un anno del calciatore è semplicemente
V=(1/T)(P+T W)
Quindi ad esempio Chivu, che e' stato pagato 14 milioni alla Roma e che ne prende 4 all'anno per i prossimi quattro anni, vale 7,5 milioni all'anno (cioe' 14 + 4 x 4 =30 milioni per 4 anni, e quindi 30/4=7,5 per un anno). Si noti che il valore di mercato deve essere normalizzato (nel caso della formuletta di
cui sopra la normalizzazione è a un anno, ma si potrebbe normalizzare a due anni o a tre, non importa, basta che quando si confrontino le valutazioni di due giocatori la normalizzazione sia la stessa); questo perché i contratti hanno o
possono avere in generale durata diversa. E naturalmente, nel caso in cui il
calciatore non sia stato mai acquistato, come Totti, il suo valore di mercato si
calcola con la stessa formula in caso si conosca una recente offerta per il
giocatore, oppure, se un'offerta non fosse disponibile, il valore di mercato di un anno è
semplicemente pari al suo salario annuale.
Naturalmente questa formula è solo una approssimazione. Varie sono le ipotesi implicite richieste perché sia valida esattamente (ad esempio che il calciatore abbia tutto il potere contrattuale in sede di stesura del nuovo contratto). Ma anche se questa ed altre ipotesi implicite non fossero valide, così costruite levalutazioni di diversi giocatori sono logicamente coerenti ed omogenee. Possono quindi essere comparate senza implicitamente sommare pere e mele.
Qualcuno si ricorda quando è stato abolito il regime 'proprietario' delle squadre sui giocatori? Dev'essere successo qualche decade fa. Ho confusi ricordi infantili di squadre che si passavano il 'cartellino' del calciatore. Sotto quel regime le complicazioni del punto 2 descritto da Alberto non si verificavano, la compravendita dei calciatori funzionava con la stessa logica economica della tratta degli schiavi, e il prezzo era uguale al valore senza bisogno di aggiustamenti.
Poi il regime è stato riformato e il giocatore è diventato un libero agente che stipula contratti di durata limitata. A quanto pare i giornalisti sportivi non hanno mai preso nota delle implicazioni in termini di valore per i giocatori, e continuano a confondere il prezzo pagato con il valore.
1981 (più esattamente, ma quindi mi aiuta google, legge 91 del marzo 1981)
Non state confondendo un po'? La legge 91 introdusse il regime subordinato nei contratti di lavoro (prima di allora i calciatori erano a tutti gli effetti liberi professionisti, pur non essendolo, con tutto cio' che questo comporta) e varie tutele.
Probabilmente Sandro si riferisce a quella che era chiamata indennita' di preparazione e promozione del calciatore, il cosiddetto cartellino, che doveva essere corrisposto alla societa' cedente anche al termine del contratto. Quella fu abolita per i giocatori comunitari con la sentenza ECJ Bosman del 1995.
Adesso le societa' mettono nell'attivo di bilancio il prezzo d'acquisto come immobilizzazioni immateriali (come diritti alle prestazioni sportive dei calciatori) e ammortizzano tale costo per la durata del contratto. Quindi gia' adesso, almeno per le societa' che presentano bilanci, il valore annuale del calciatore e' dato dalla quota di ammortamento e dallo stipendio lordo - notate, se leggete che Chivu costa 4 miliardi l'anno e' netto, alla societa' ne costa 8, perche' deve pagare le tasse.
Comunque la questione e' piuttosto interessante, considerato che parecchie societa', in primis Inter e Milan, sono sotto inchiesta per plusvalenze fittizie e falso in bilancio, e altre hanno debiti Irpef stratosferici col fisco.
Il valore di un calciatore e' tutto sommato l'opinione che un agente economico (un presidente o manager o procuratore o semplice tifoso - not necessarily mutually exclusive) ha dello stesso. Il prezzo lo decide il mercato e il bargaining (attraverso il prezzo d'acquisto, e lo stipendio lordo annuale) e per essere comparabile deve essere normalizzato come ha detto bene Alberto.
Tutto il resto e' fuffa di giornalisti (?!) illetterati dei quotidiani sportivi, che pero' discettano di economia e addirittura giurisprudenza come l'anno scorso...