Non c'è famiglia americana con bimbi inferiori ai 6 anni che non possieda uno di questi prodotti, ma una nota di spiegazione per gli altri è necessaria. Si tratta di produzioni audio-visive mirate a bambini sotto i 2 anni. Anche noi ne abbiamo due o tre. Niente di fantascientifico, si tratta perlopiù di riprese di giocattoli in movimento associate ad una colonna sonora composta da musica classica edulcorata per i baby-orecchi.
Da un punto di vista di marketing è un'idea geniale. Quale genitore non vuole avere un piccolo Einstein? Che male può fare ascoltare Bach, Mozart e Handel a sei mesi di eta? Nessuno ovviamente. Ma, altrettanto ovviamente, non è proprio detto il bimbo diventi un Bach, un Mozart o un Einstein solo perché ascolta musica classica edulcorata. Tantomeno è probabile che la visione sul piccolo schermo di palline che rotolano su un piano inclinato abbia anche un effetto minimamente marginale sulle capacità intellettive di chi guarda.
La Disney sosteneva che questi video fossero "Educativi". Dopo il 2006 tolse la parola Educational dalle copertine su sollecitazione della Federal Trade Commission, che non ritenne opportuno procedere con misure più incisive. Un gruppo di consumatori non si ritenne soddisfatto e un anno fa minacciò una class-action.
La minaccia ha funzionato. Il livello di litigiosità di questo paese e gli sprechi che ne comportano è tale che il sistema produce soluzioni extra-legislative ed extra-giudiziarie. Che questa sia la soluzione efficiente non sono proprio sicuro. La notizia del rimborso sta producendo una discreta battaglia fra due fazioni di neuroni nel mio cervello.
Da un lato, è folle l'idea che un adulto, responsabile di aver acquistato dei video con immagini semi-demenziali, debba essere rimborsato per essere stato buggerato nel credere che queste immagini abbiano valore educativo. Il valore di questi DVD, al massimo, è di dare 20 minuti di respiro a genitori esausti che, magari questo sì, dopo un meritato riposo sono più efficienti a giocare e stimolare il loro bimbo di otto mesi. Chiunque creda il contrario, con o senza l'input della Walt Disney Company, merita di essere punito, non rimborsato, perché è destinato a fare danni ben più gravi ai suoi figli.
Dall'altro lato, la Disney, con o senza la parola "Educational" sulla copertina, ha marciato alla grande sull'immagine del baby-einstein, e sulla vulnerabilità degli esausti genitori moderni che vogliono tutto, ma proprio tutto, per i loro bambini. Che la soluzione scaturita sia equa o meno per la Disney non lo so, ma nel piatto positivo della bilancia dobbiamo certamente anche metterci l'effetto dinamico di scoraggiare futuri comportamenti ugualmente scorretti da parte della Disney o di altre compagnie.
Insomma, da un lato sorrido ironicamente alla notizia: queste cose succedono solo qui. Dall'altro ne sono soddisfatto. Good or Bad, this is Amerika.
Anche i giornali italiani (certamente Repubblica con Rampini, ma mi pare anche il Corriere) riportavano questa notizia oggi. In effetti la class action è molto americana. Quella italiana mi pare si sia totalmente impanatanata in Parlamento.