Tito assume l'incarico con notevoli aspettative per i lavoratori contribuenti. Solo un anno fa, per esempio, chiese all'INPS, in questa nota sulla voce.info scritta assieme a Luigi Guiso, di fornire a ciascun lavoratore le stime della futura pensione, con calcoli che solo l'INPS può fare. Si tratta di un'informazione importantissima per la pianificazione del risparmio e per una valutazione dell'equità intergenerazionale del sistema pensionistico.
A questa richiesta, ne aggiungiamo un'altra, che crediamo stia a cuore a Tito, un economista del lavoro di fama internazionale: la messa a disposizione a ricercatori autorizzati dei dati storici dell'INPS (dopo adeguata anonimizzazione). I dati sono necessari a calcolare, per esempio, i tassi di rendimento dei contributi pensionistici dei pensionati attuali e futuri. Con le limitatissime informazioni attualmente a disposizione, non si può che speculare sull'entità del trasferimento di risorse in atto correntemente da giovani ad anziani. L'INPS ha a propria disposizione le informazioni necessarie ad un dibattito informato su una componente enorme della spesa pubblica.
In ogni caso, auguri e buon lavoro!
Con alcuni amici da tempo si scherza sul fatto che il giorno che l'INPS invierà le famose Buste Arancioni, ammesso che queste siano comprensibili alla grande maggioranza dei loro destinatari, saremo più vicini ad una rivoluzione o ad una sollevazione di massa. Da qui la neccessità di "ordine pubblico" di mantenere il più possibile l'ignoranza su questo tema.
Lasciando le chiacchiere da bar e le teorie complottiste posso dire che, per la mia esperienza personale, la molla che mi ha spinto a cambiare lavoro, abbandonando la libera professione (sono un ingegnere) per trasferimi a lavorare per un datore di lavoro straniero è stato proprio il calcolo del mio futuro pensionistico.
La domanda che dovremmo porci è cosa succederà a chi come me si accorgerà che la pensione che riceverà non consentirà a lui e ai suoi cari un tenore di vita congruo con le sue aspettative?
Potrà scegliere di cambiare lavoro, ma in un periodo di crisi occupazionale come questo non è semplice. Potrà decidere di risparmiare di più o fare un fondo pensione integrativo, ma con livelli bassi di salario e con lavori precari/saltuari - come avviene per i più giovani - i consumi diventano praticamente incomprimibili e quindi il margine di risparmio sarà esiguo.
Potrebbe decidere di non pagare più i contributi previdenziali e costituire così il suo fondo pensione... Oppure?
Cari economisti cosa direste di fare a questo signore? E cosa potrebbe fare il vostro collega dalla scrivania dell'INPS?
Non mi aspetto una rivoluzione. Da alcuni calcoli che ho fatto, la pensione calcolata con il contributivo non sara' bassissima (mi ripropongo di postarli appena possibile). Il motivo e' che i contributi sono altissimi, piu' di un terzo dello stipendio lordo; ovviamente tutto dipende dalle ipotesi che si fanno sui rendimenti, ma non e' irragionevole aspettarsi una pensione di almeno il 50% dell'ultimo stipendio.