Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbe meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perchè il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.
[Elsa Morante, "Il Capo del Governo", in "Pagine autobiografiche postume",
Paragone Letteratura, n.456 del febbraio 1988.]
Si rafforza in me e in ogni leghista la consapevolezza che da Berlusconi bisogna stare alla larga. Sembra una persona perbene, ma chi lo conosce bene si rende conto che questa falsa immagine è basata sull'ipocrisia e sulla bugia. La falsità sistematica come modo di far politica.
Berlusconi ha una grande forza che lo sostiene: la tv. Se fosse un politico qualunque senza Fede e fidi che tutte le sere lo presentano per quello che sembra essere e non per quello che è, il fenomeno Berlusconi si sgonfierebbe in pochissimo tempo. Purtroppo con il sostegno delle tv private sue personali, private di altri e pubbliche, il sistema basato su ciò che appare convince la gente. Questo è il motivo per cui Berlusconi vince.
Tutta la potenza di fuoco di Berlusconi si basa non sui programmi e sugli uomini, ma sulla realtà virtuale di ciò che appare e sulle falsità. E se gli porti via lo strumento con cui può diffondere la sua politica-fiction, è chiaro che si sgonfierebbe immediatamente. È per questo che Berlusconi grida al complotto contro norme assolutamente normali in una democrazia occidentale.
Quando si è parlato di eliminare gli spot elettorali io avevo dichiarato che non solo ero d'accordo, ma era ancora troppo poco. Occorre che questa maggioranza di centrosinistra abbia il coraggio, la capacità, la determinazione di prendere dei provvedimenti che Berlusconi non accetterà. O si fa così o le prossime elezioni saranno elezioni virtuali, si vinceranno in televisione e le vincerà il Cavaliere, non perché è il più bravo e ha la ricetta giusta, ma perché ha le televisioni.
[Da una intervista a Roberto Maroni su La Padania, 3 ottobre 1999]
[...] En ese sentido, es impresionante la reconstrucción que hace hoy Il Corriere della Sera [Ricostruzione che io non so proprio rintracciare nell'edizione on line del Corriere, NdMB] del encuentro, el jueves por la noche, entre Berlusconi y varios ministros con Napolitano en el palacio del Quirinal. La idea de Berlusconi era que el presidente firmara un decreto claramente inconstitucional de aplazamiento de las elecciones, pero éste se negó en redondo. Entonces, cuenta el diario, el primer ministro se comportó de manera "brutal" con el jefe del Estado, le recordó que él es el único líder votado por el pueblo, le dijo que su firma era solo un trámite, formal y de todos modos obligado. "Lo trató, en fin, como si fuera un secretario, un mero notario", escribe Il Corriere.
Berlusconi subió la voz, hubo gritos, y Napolitano alzó también el tono para replicar que si le mandaban ese decreto lo rechazaría elevando un conflicto de competencia al Tribunal Constitucional. Berlusconi se fue poniendo cada vez más furioso, amenazando con sacar las masas a la calle, lanzando anatemas contra los formalismos y la burocracia.
Tras una hora de bronca, el primer ministro abandonó el palacio y su ministro del Interior, Roberto Maroni, empezó a buscar una fórmula intermedia de compromiso: el decreto interpretativo. Solo ayer, cuando Napolitano hubo firmado el decreto, porque a su juicio no presentaba indicios de inconstitucionalidad, Berlusconi llamó a Napolitano para pedirle disculpas. [...]
[Da un articolo di Miguel Mora su El Pais, 7 marzo 2010]
P.S. Ringrazio un vecchio amico, ex-leghista, per averi fatto notare il secondo testo. Il messaggio attraverso cui me lo inviava era intitolato "A quanto si saranno venduti?". Ometto il nome, perché non so se a lui vada bene che io pubblicizzi i nostri scambi privati.
et voilà:
archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/07/Dal_premier_brutalita_presidente_alza_co_8_100307002.shtml
Grande! Grazie!
PS
Curiosità qualcuno sa dire quanto sia attendibile questa ricostruzione del "Corriere"? A scanso di equivoci chiarisco che mi sembra assolutamente plausibile, però la dicitura "secondo il racconto di chi c'era" fa tanto "gazzetta dello sport" ("ambienti vicini a via Turati", "un amico del presidente nerazzuro")