Tutti ricorderanno cosa sono i Tremonti Bond (TB). In sostanza, una banca si fa prestare denaro fresco dal governo e queste risorse godono di uno status particolare essendo equivalenti al capitale proprio nel calcolo dei coefficienti patrimoniali. Permettono a una banca di ricapitalizzarsi senza alterare la struttura proprietaria, un vantaggio non da poco.
I vantaggi si pagano, naturalmente, e questo speciale prestito avviene a tassi piuttosto elevati: può arrivare anche al 10% dopo qualche anno. È inoltre condizionato ad alcune clausole che hanno lo scopo di non rallentare il flusso del credito. Forse anche per queste ragioni le banche sono state restie a emettere TB. Quelle più in difficoltà dal lato patrimoniale ne hanno fatto però man bassa. Il Monte dei Paschi di Siena (MPS) ne emise un bel po', quasi 2 miliardi di euro, e quasi altrettanti il Banco Popolare, 1,5 miliardi. Questi ultimi sono già stati rimborsati e al momento dovrebbero esserci circa 2,6 miliardi di euro di TB detenuti dal governo.
Il contratto sottoscritto dalle banche conteneva però una clausola che recita:
Gli interessi sono corrisposti dalla banca solo in presenza di utili distribuibili
È facile capire che questa clausola contiene un incentivo a non generare utili contabili. Pensate a MPS: 1,9 miliardi di euro di TB all'8,5% nel 2011 fanno circa 160 milioni di euro da versare allo stato. Se solo ci fosse un modo per azzerare l'utile contabile e non distribuire utili forse non si farebbero felici gli azionisti nell'immediato ma si risparmierebbero un bel po' di soldi! Questo incentivo gli economisti lo chiamano moral hazard.
E il modo, naturalmente, l'hanno trovato. Ce lo comunica un ottimo articoletto di Cesare Peruzzi sul Sole 24 ore di domenica scorsa. Non difficile di questi tempi: il valore delle banche italiane è crollato e per MPS è facile aumentare contabilmente i costi in maniera del tutto legale svalutando un po' il valore (7 miliardi di euro) che iscrisse in bilancio quando acquistò Antonveneta. Basta svalutarlo del 5% (una cosa ridicola rispetto alle perdite di valore del settore bancario nel 2011) et voilà, l'utile contabile è azzerato e non si pagano gli interessi sui TB. Se anche nel 2012 gli utili saranno sufficientemente bassi si potrà forse ricorrere allo stesso stratagemma e risparmiare altri 160 milioni (qui però ammetto di non sapere se alle banche è consentito svalutare un avviamento per due anni consecutivi). E le altre banche che hanno emesso i restanti 700 milioni, naturalmente, hanno un incentivo a fare la stessa cosa. 8,5% su 2,6 miliardi di euro fanno oltre 220 milioni.
Tremonti risponderebbe probabilmente quello che rispose quando Francesco Giavazzi gli faceva notare i rischi nel "design" istituzionale della nuova Cassa Depositi e Prestiti, ovvero che lui crea lo strumento e che non è colpa sua se poi altri ne abusano. Beh, come già abbiamo scritto in "Tremonti, istruzioni per il disuso" commentando la querelle Tremonti-Giavazzi la prima cosa a cui bisogna pensare quando si progetta un'istituzione sono esattamente gli incentivi che si creano! Siccome Tremonti tornerà presto alla ribalta (oh, vedrete se ci tornerà!) è bene non dimenticarsi di che pasta è fatto.
Per il contribuente è una beffa. Il governo italiano prende a prestito al 5, 6, o 7% e poi presta a tasso zero via TB alle banche che riescono a far scattare la clausola "no utili, no interessi". Ironico, ex-post, per un'operazione voluta da un personaggio che aveva esordito da ministro dell'economia nell'ultimo governo Berlusconi al grido di "e ora paghino i banchieri, non certo i poveri". I poveri che pagano tutti gli aumenti causati dalle maggiori tasse introdotte quest'estate a firma Tremonti gradiranno sapere che parte di questi denari vengono indirettamente trasferiti ai banchieri di MPS.
Giulio Tremonti, riferendosi alle banche che non avevano voluto emettere lo speciale Bond a lui intitolato, disse qualcosa come "peggio per loro". Forse aveva ragione!
Posso anche sbagliarmi ma in linea teorica non c'è legame tra produrre utili e distribuire dividendi. Si possono distribuire dividendi anche con zero utili o utili passivi, ovviamente a patto di avere un cash flow sufficiente a coprire il pagamento. Non so se la cosa sia mai stata fatta ma esistono esempi di società, anche affidabili, che hanno pagato in alcuni anni dividendi superiori agli utili dichiarati (e.g: Chevron).
Da un certo punto di vista potrebbe anche aver senso per una banca dichiarare zero utili ma continuare a pagare dividendi come in passato, sarebbe un modo per segnalare agli azionisti che nonostante i ribassi di mercato la banca è solida...
distribuire dividendi se non per utili risultanti dal bilancio. E' un principio base del diritto societario italiano (art. 2433 c.c.). Poi si possono anche fare distribuzioni di riserve - ma è un altro paio di maniche e un'altra storia.