Tremonti Bond e Moral Hazard

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Giulio Tremonti, come i migliori pessimi governanti, riesce a fare danni anche quando non è più al governo. Una delle operazioni da lui fortemente volute costerà probabilmente 220 milioni di euro ai contribuenti quest'anno. Ecco come.

Tutti ricorderanno cosa sono i Tremonti Bond (TB). In sostanza, una banca si fa prestare denaro fresco dal governo e queste risorse godono di uno status particolare essendo equivalenti al capitale proprio nel calcolo dei coefficienti patrimoniali. Permettono a una banca di ricapitalizzarsi senza alterare la struttura proprietaria, un vantaggio non da poco.

I vantaggi si pagano, naturalmente, e questo speciale prestito avviene a tassi piuttosto elevati: può arrivare anche al 10% dopo qualche anno. È inoltre condizionato ad alcune clausole che hanno lo scopo di non rallentare il flusso del credito. Forse anche per queste ragioni le banche sono state restie a emettere TB. Quelle più in difficoltà dal lato patrimoniale ne hanno fatto però man bassa. Il Monte dei Paschi di Siena (MPS) ne emise un bel po', quasi 2 miliardi di euro, e quasi altrettanti il Banco Popolare, 1,5 miliardi. Questi ultimi sono già stati rimborsati e al momento dovrebbero esserci circa 2,6 miliardi di euro di TB detenuti dal governo.

Il contratto sottoscritto dalle banche conteneva però una clausola che recita:

Gli interessi sono corrisposti dalla banca solo in presenza di utili distribuibili

È facile capire che questa clausola contiene un incentivo a non generare utili contabili. Pensate a MPS: 1,9 miliardi di euro di TB all'8,5% nel 2011 fanno circa 160 milioni di euro da versare allo stato. Se solo ci fosse un modo per azzerare l'utile contabile e non distribuire utili forse non si farebbero felici gli azionisti nell'immediato ma si risparmierebbero un bel po' di soldi! Questo incentivo gli economisti lo chiamano moral hazard.

E il modo, naturalmente, l'hanno trovato. Ce lo comunica un ottimo articoletto di Cesare Peruzzi sul Sole 24 ore di domenica scorsa. Non difficile di questi tempi: il valore delle banche italiane è crollato e per MPS è facile aumentare contabilmente i costi in maniera del tutto legale svalutando un po' il valore (7 miliardi di euro) che iscrisse in bilancio quando acquistò Antonveneta. Basta svalutarlo del 5% (una cosa ridicola rispetto alle perdite di valore del settore bancario nel 2011) et voilà, l'utile contabile è azzerato e non si pagano gli interessi sui TB. Se anche nel 2012 gli utili saranno sufficientemente bassi si potrà forse ricorrere allo stesso stratagemma e risparmiare altri 160 milioni (qui però ammetto di non sapere se alle banche è consentito svalutare un avviamento per due anni consecutivi). E le altre banche che hanno emesso i restanti 700 milioni, naturalmente, hanno un incentivo a fare la stessa cosa. 8,5% su 2,6 miliardi di euro fanno oltre 220 milioni.

Tremonti risponderebbe probabilmente quello che rispose quando Francesco Giavazzi gli faceva notare i rischi nel "design" istituzionale della nuova Cassa Depositi e Prestiti, ovvero che lui crea lo strumento e che non è colpa sua se poi altri ne abusano. Beh, come già abbiamo scritto in "Tremonti, istruzioni per il disuso" commentando la querelle Tremonti-Giavazzi la prima cosa a cui bisogna pensare quando si progetta un'istituzione sono esattamente gli incentivi che si creano! Siccome Tremonti tornerà presto alla ribalta (oh, vedrete se ci tornerà!) è bene non dimenticarsi di che pasta è fatto.

Per il contribuente è una beffa. Il governo italiano prende a prestito al 5, 6, o 7% e poi presta a tasso zero via TB alle banche che riescono a far scattare la clausola "no utili, no interessi". Ironico, ex-post, per un'operazione voluta da un personaggio che aveva esordito da ministro dell'economia nell'ultimo governo Berlusconi al grido di "e ora paghino i banchieri, non certo i poveri". I poveri che pagano tutti gli aumenti causati dalle maggiori tasse introdotte quest'estate a firma Tremonti gradiranno sapere che parte di questi denari vengono indirettamente trasferiti ai banchieri di MPS.

Giulio Tremonti, riferendosi alle banche che non avevano voluto emettere lo speciale Bond a lui intitolato, disse qualcosa come "peggio per loro". Forse aveva ragione!

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Commenti

Ci sono 27 commenti

Se solo ci fosse un modo per azzerare l'utile contabile e non distribuire utili forse non si farebbero felici gli azionisti nell'immediato ma si risparmierebbero un bel po' di soldi!

Posso anche sbagliarmi ma in linea teorica non c'è legame tra produrre utili e distribuire dividendi. Si possono distribuire dividendi anche con zero utili o utili passivi, ovviamente a patto di avere un cash flow sufficiente a coprire il pagamento. Non so se la cosa sia mai stata fatta ma esistono esempi di società, anche affidabili, che hanno pagato in alcuni anni dividendi superiori agli utili dichiarati (e.g: Chevron).

Da un certo punto di vista potrebbe anche aver senso per una banca dichiarare zero utili ma continuare a pagare dividendi come in passato, sarebbe un modo per segnalare agli azionisti che nonostante i ribassi di mercato la banca è solida...

distribuire dividendi se non per utili risultanti dal bilancio. E' un principio base del diritto societario italiano (art. 2433 c.c.). Poi si possono anche fare distribuzioni di riserve - ma è un altro paio di maniche e un'altra storia.

Liberalizzazioni o meno, e per me non ci saranno o saranno annacquate che è peggio, quest'anno saremo in recessione e non vedremo effetti benefici immediati dell'azione del governo Monti. T. andrà in campagna elettorale assieme a Lega e PDL, a tuonare contro l'euro e la Cina, per il ritorno alle svalutazioni della lira e almeno al Nord fa man bassa.

Da quel che capisco MPS intenderebbe aumentare il "fondo svalutazioni partecipazioni" non diminuire l'attivo patrimoniale di Antonveneta: da un punto di vista formale è la stessa cosa, ma i risulati pratici sono quelli descritti dall'articolo e dal post, questa procedure è formalmente corretta e ripetibile nei limiti delle percentuali consentite dal "fondo svalutazioni".
Il nodo è "utili distribuibili", le imprese possono anche decidere di distribuire dividendi prelevandoli dalle riserve, pur essendo formalmente in passivo, ma queste operazioni sono mal viste dai mercati (risposta per ALG), ma poi il problema diventa ancora più complicato: mentre per gli utili fiscali c'è poco da scherzare il bilancio in sede civilistica (quello degli utili distribuibili) è molto più "malleabile", per cui non c'è dubbio che la mossa potrebbe essere di finire in pareggio (utili distribuibili = 0) e distribuire dividendi prelevandoli dalle riserve, che sono utili di anni pregressi. Botte piena, moglie ubriaca...

sono l'equivalente della nota passata dal professore agli esami di maturita' (o meglio, ai test PISA).  L'argomento "non servono o a niente perche'  infatti non li ha comprati (quasi) nessuno" non l'ho mai capito. Tremonti aveva ragione che la sola esistenza (almeno in teoria) bastava a renderli utili, anche se non li comprava nessuno.

L'argomento contrario semmai era un altro: i vincoli di capitale richiesti alle banche servono contro l'informazione incompleta sui bilanci delle banche stesse. Ma nel momento in cui i "mercati" pensano che i bilanci siano messi male, a cosa serve decidere -per legge- che una certa linea nel bilancio sia o non sia capitale? I "mercati" formano aspettative sulla base delle informazioni disponibile. Fra questa c'e' la legge che regola l'iscrizione a bilancio dei tremonti bond in una voce piuttosto che in un'altra. L'unica novita'  del bond era il trasferimento di risorse da taxpayer a banche, tanto valeva farlo direttamente e trasparentemente. 

Potrei sbagliarmi, ma la clausola sotto accusa era indispensabile per rendere i titoli assimilabili a capitale.

Non sto accusando la clausola di qualcosa, sto solo sottolineando l'incentivo che crea.

Comunque, si, almeno la ratio economica e' quella: se non ci sono risorse da distribuire agli azionisti non devono possono essercene nemmeno per remunerare il particolare "azionista" creato dai TB (titoli, tra l'altro, convertibili in azioni per decisione unilaterale della banca, altra clausola interessante).

Confermo che Silvio ha ragione (e, dato il nome, mi costa qualche fatica ammetterlo).

:-)

Copio e incollo dalle Istruzioni di Vigilanza di Bankitalia :

Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione rientrano nel calcolo del patrimonio
supplementare quando il contratto prevede che:

a) in caso di perdite di bilancio che determinino una diminuzione del capitale
versato e delle riserve al di sotto del livello minimo di capitale previsto per
l'autorizzazione all'attività bancaria, le somme rivenienti dalle suddette passività e dagli interessi maturati possano essere utilizzate per far fronte alle perdite, al fine di consentire all'ente emittente di continuare l'attività;
b) in caso di andamenti negativi della gestione, possa essere sospeso il diritto alla remunerazione nella misura necessaria a evitare o limitare il più possibile l'insorgere di perdite;
c) in caso di liquidazione dell'ente emittente, il debito sia rimborsato solo dopo
che siano stati soddisfatti tutti gli altri creditori non ugualmente subordinati.

Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione non irredimibili devono avere una durata pari o superiore a 10 anni. Nel contratto deve essere esplicitata la clausola che subordina il rimborso del prestito all’autorizzazione della Banca d'Italia.
Sui titoli rappresentativi degli strumenti ibridi di patrimonializzazione è richiamato il contenuto della clausola indicata al precedente punto a) nonché la condizione che il rimborso è subordinato all’autorizzazione della Banca d'Italia.

Pertanto il loro costo elevato per l'emittente (che fece parlare più d'uno di "affare per il Tesoro": ad es. www.lavoce.info/articoli/pagina1001273.html) era dovuto al rischio (elevato) connaturato al mix di diritti di credito, di partecipazione e di facoltà tipiche dello strumento. Quando si prendono rischi finanziari qualche volta si guadagna, qualche volta... no.

Supponiamo che il Tesoro, invece, avesse sottoscritto azioni ordinarie MPS, come è accaduto in molti altri Paesi, ai prezzi dell'epoca: valevano circa 1 euro (se ben ricordo la data di emissione dei Tremonti Bond MPS), oggi quotano 21 centesimi...

Arsenico e Silvio,

ma perche' la premessa e' che l'aiuto alla ricapitalizzazione doveva venire dallo stato? O nazionalizzi la banca oppure lasci che si ricapitalizzi sul mercato. E per indurre a questa seconda opzione ci sono gli enti preposti: la Banca d'Italia e l'EBA, per esempio.

Mi pare che l'EBA non esistesse ancora quando furono introdotti i Tremonti-bond.

8,5% su 2,6 miliardi di euro fanno oltre 220 milioni.

Il costo per il contribuente è pari agli interessi sul debito che lo stato deve emettere per finanziare i tremonti bonds.  Se fosse il 4.25% (un costo ragionevole per buoni  poliennali emessi nel 2009)  lo stato ci perderebbe se le banche non facessero utili per più di un anno ogni due di vita dei bonds.

Si, certo, il costo per il contribuente sono gli interessi sul debito pubblico corrispondente (il costo opportunita' di quei fondi, cioe'), credevo fosse chiaro dal post.

Pero' per il costo corrente non devi fare il conto ai tassi del 2009 ma a quelli correnti: se MPS restituisse i 2 miliardi sui quali non paga interessi il governo potrebbe emettere 2 miliardi di titoli in meno alla prossima asta.

spostato nel nuovo thread