Il 14 agosto del 1979 tornavo a Roma, dopo un breve periodo trascorso sulla costa della Calabria presso alcuni compagni braccianti che avevano occupato dei terreni agricoli incolti. Ero andato là per dargli una mano. Difficile dire in cosa consistesse l’aiuto; l’unica cosa che ricordo bene era la selvaggia bellezza di una spiaggia incontaminata che si trovava lì vicino e dove i compagni braccianti ci venivano a chiamare per non lasciarli da soli a farsi il mazzo nel lavoro dei campi.
Quella sera a casa, dopo aver mangiato, aprii la radio. Era sintonizzata, come sempre allora capitava, sulle frequenze di Onda Rossa, la principale emittente dei gruppi della “sinistra alternativa”. Lo speaker, tra un comunicato di sostegno alla lotta del popolo palestinese e l’entusiastico appoggio ai compagni sandinisti che in Nicaragua, giusto un mese prima, avevano cacciato via quel delinquente di Somoza, annunciò, per il giorno successivo, una festa popolare. Ospiti d’onore, alcuni compagni mozambicani del Frelimo, di passaggio a Roma. Luogo dell’incontro, Testaccio. Appuntamento da non perdere per le compagne e i compagni rimasti in città nella soffocante canicola romana e per tutti coloro che “correttamente” disdegnavano il ferragosto consumistico. I presenti si sarebbero potuti rifocillare presso il punto di ristoro creato per l’occasione, la Cicoria e la Carota, scelta quanto mai encomiabile da parte degli organizzatori, che non volevano in alcun modo generare fraintendimenti sul contenuto del menu. Infine, era prevista l’apertura di un piccolo mercatino “alternativo” nel quale i compagni falegnami avrebbero esposto utili oggetti per la casa. Menzionò gabbie per uccelli, mestoli, cornici, piccoli soprammobili in stile simil-sudamericano. L’intero ricavato avrebbe finanziato la radio, perennemente in bolletta. Come era uso già allora, gli ascoltatori potevano chiamare in diretta per porre domande o chiedere informazioni. Telefonò un’anziana signora. Sono una compagna pensionata, disse, e vi ascolto tutti i giorni. L’iniziativa della festa popolare è ottima, proseguì, e assicurava la sua presenza. Gradiva molto l’idea del mercatino, ma aveva una richiesta da fare. Da un paio di mesi si era rotto il tavolo della sua cucina; aveva domandato in giro, ma quei pochi disponibili ad aggiustarlo chiedevano delle cifre da capogiro, una spesa che lei non si poteva permettere. I compagni falegnami avrebbero potuto “farsi carico del problema” e ripararlo o magari, meglio ancora, farne uno nuovo su misura, a prezzi popolari s’intende.
Lo speaker tacque per un istante e poi replicò:
Compagna pensionata te capisco, ma vedi, te risponno a nome de tutti li compagni falegnami, nun te potemo da aiutà, ce dispiace ma vedi, fà ‘n tavolo, lo capisci no, nun è creativo.
Senza attendere la replica della compagna pensionata, ordinò uno stacco musicale, suonavano gli Inti Illimani.
La risposta dello speaker di radio Onda Rossa mi insinuò un dubbio, gettando una luce sinistra su un concetto “di sinistra” che allora davo per scontato, e ben riassunto da M. Dobb, credo in Problemi di storia del capitalismo. Cito a memoria: “se bisogna scegliere tra la sovranità del consumatore e l’affermazione del socialismo, non c’è dubbio che la prima deve cedere il passo alla seconda”.
Compagna pensionata, che ne è stato del tuo tavolo ?
Pensa che quelli che oggi sono tuoi coetanei di allora queste cose non possono permettersele!
Sei stato privilegiato a vivere in Italia in quell'epoca...