V-Day: perche' ci sembra una buona idea

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Nella speranza che il tutto non sia dovuta al pernicioso influsso delle calure estive sul nostro buon sentire, proviamo ad argomentare perché, per una volta, aderiamo ad un'iniziativa (populista come al solito) di Beppe Grillo

Beppe Grillo se ne è uscito da un paio di mesi con l'idea del V-Day

, dove "V" sta per "Vaffanculo" ed è diretto - tanto qualunquisticamente quanto

volgarmente, molti ritengono - a tutta la classe politica italiana, da

destra a sinistra, da sopra a sotto, da avanti a indietro, dal centro

alle ali.

Molte delle iniziative che BG sostiene o lancia dal suo super-celebre blog sembrano certamente "populiste".

Con questo termine, alquanto ambiguo ma senz'altro dispregiativo, si

denotano affermazioni tese puramente a sollecitare reazioni d'istintivo

e non ragionato supporto da parte del "popolo". Meglio ancora, si

tendono a definire come populiste quelle proposte troppo

"facili" che non tengono conto del vincolo di fattibilità o anche

solo di rilevanza. Dire che tutti hanno diritto ad un lavoro

"dignitoso" e ad un salario "adeguato alle proprie necessità " è

un esempio di populismo: da un lato si afferma una banalità e dall'altro si

stabilisce un obiettivo perfettamente irraggiungibile. Fare del

populismo è utile per chi lo fa - se sa vendere le

proprie chiacchere, attività in cui Grillo è

maestro, il populista diventa rapidamente popolare - ma inutile per gli

altri che si agitano per niente. I seguaci del populista tendono a perdere tempo seguendo

proposte assurde che non sortiscono alcun cambiamento concreto

mentre contribuiscono ad ingrassare l'ego del leader, oltre

che aumentare il suo potere e la sua influenza. In molti casi proposte populiste, quando attuate, risultano essere controproducenti, come nel classico esempio del blocco dei prezzi o della distribuzione forzata di alimenti o altri beni di consumo elementare.

Beppe Grillo è

senza dubbio una persona con tendenze populiste. Non si tratta qui di fare il processo alle

intenzioni per cercare di decidere se i suoi motivi sono "puri" o

"subdoli", la questione è irrilevante. Infatti, è molto

probabile che egli sia sinceramente e profondamente indignato per molte

italiane follie, in particolare quelle che hanno a che fare con la

classe politica, le sue intrusioni nel sistema economico, e gli abusi

che ne derivano. Lo siamo anche noi e, nonostante una buona dose di sano realismo ci faccia ritenere d'essere parte d'una risicata minoranza, non vogliamo di certo pensare d'essere gli unici. Tale sincera indignazione non elimina il fatto che una buona parte delle cose che

Grillo scrive sul suo blog sono abbastanza insensate. Meglio, sembrano utili quasi solo

a riscaldare gli animi di lettori genericamente infuriati con il "sistema", i "potenti", i

"poteri occulti", i "grandi interessi economici", e via elencando cattivissimi. Particolarmente

demenziale ci risulta la sua maniacale opposizione a qualsiasi lavoro

pubblico, grande opera, TAV o ponte che sia, nel nome di un ecologismo

ridicolo e insensato che, tacciando tutti di "corruzione", lascerebbe il

paese senza strade e senza treni. Gli esempi di altre castronate

abbondano, ma non è questo il punto. Ad alcuni di noi non faceva

nemmeno ridere neanche quando faceva il comico, immaginate un po' ...

Questo non vuol dire, però,

che sia il caso d'assumere una posizione egualmente facilona e populista tacciando

negativamente qualsiasi cosa il BG sostenga. Sulla questione della

casta politica (ammettiamolo: questo termine sembra davvero adeguato)

le posizioni che è andato prendendo sono in media ragionevoli e

cercano di supplire ad una funzione di pubblica informazione e

controllo che, in altri paesi, la stampa indipendente svolge. Riportare

la lista dei parlamentari che hanno votato per l'indulto è cosa

buona e giusta come lo sono le sue continue denunce degli sprechi e

della corruzione in casa Rai o Alitalia o come lo è il far notare che la Camera dei Deputati ha rigettato a grande maggioranza un emendamento che impediva ai parlamentari indagati per mafia d'esser membri della Commissione Antimafia ... Altrettanto buona e giusta

ci pare l'iniziativa di riportare nome e cognome dei parlamentari

pregiudicati e di chiedere che si formalizzi il principio che i

pregiudicati in Parlamento non possono sedere.

A noi sorprende che una tale normativa non sia già in essere ma, visto che non lo è, ci pare decente fare il possibile perchè venga adottata. Gli obiettivi del V-Day, riassunti nel testo di una proposta di Legge di iniziativa popolare,

sono scritti con un tono (al

solito) populista ma il provvedimento appena menzionato è al punto numero uno, oltre che esserne il motivo ispiratore.

Il secondo obiettivo è l'adozione di limiti temporali alla ri-eleggibilità dei parlamentari: due legislature. A noi sembra vi siano motivi ragionevoli per opporsi, in via di principio, ad un tale provvedimento; in un paese "normale" con un sistema ed una classe politica "normali" non crediamo sia molto raccomandabile imporre limiti così rigidi. Ma l'Italia non è, da questo punto di vista ed in questo periodo, un paese normale: la sua casta politica e il sistema in cui sguazza sono platealmente e drammaticamente anormali. Poiché tale anormalità si regge, fra gli altri, sul pilastro dell'impunità parlamentare garantita dalla continua rielezione di delinquenti, inquisiti o anche solo personaggi di malaffare, ci sembra una buona idea introdurre un simile limite. Se il ricambio della classe politica non avviene attraverso dei meccanismi normali, non è così irragionevole imporlo automaticamente. Perpetuare l'intoccabilità generalizzata ha un costo sociale molto maggiore della perdita di alcuni onesti talenti politici che il limite di due legislature può produrre.

Un altro dei pilastri su cui si regge l'intoccabile casta è l'assenza di elezioni primarie, ossia il fatto che le liste elettorali le fanno, le gestiscono, le manipolano e le disfano gli apparati di partito ed i grandi capi. A fronte di una coalizione d'interessi partitici che, utilizzando ogni tipo possibile di trucchi e porcherie, è orientata a far fallire il referendum sulla legge elettorale e a ridisegnare quest'ultima a proprio uso e consumo, vi sono poche ragioni per sperare beatamente in una "rigenerazione interna". La casta politica italiana è talmente lontana da quelli che gente come noi considera criteri di selezione minimamente decenti che trova difficile gestire in maniera non truffaldina persino il processo di selezione del nuovo leader del PD. Come anche il dibattito svolto in questo sito sulla legge elettorale suggerisce, senza una forma generalizzata di "elezioni primarie" in cui sia garantita la libera partecipazione di chiunque voglia tentarci, ogni speranza di contestabilità e ricambio risulta vana. Per quanto mal formulata, la terza proposta del disegno di legge associato al V-Day va esattamente in questa direzione. 

Ci illudiamo forse che il disegno di legge popolare, una volta depositato in Parlamento, possa venire approvato senza essere stravolto o rovesciato? Neanche per sogno. La casta non è suicida, e l'iter parlamentare offre così tante opportunità per modificare ed affossare le proposte non gradite che sicuramente la proposta di BG non sortirà alcun risultato pratico, almeno in questo senso. Un altro gesto populista ed un altro bel po' di tempo perso, dunque?

Forse. Nondimeno, a noi la situazione sembra oramai così grave ed il livello d'impunità e sfacciataggine della casta così insopportabili che riteniamo appropriata qualsiasi iniziativa che aiuti a mantenere la tensione morale in almeno una parte della popolazione e che generi attenzione e discussione attorno alle peggiori malefatte della casta stessa. Ammettiamo di non saper dire, in queste circostanze, se esiste una via d'uscita concreta dal medioevo politico in cui il paese vive e quali canali un processo di ricambio e de-feudalizzazione possa seguire. Ci accontentiamo, al momento, di appoggiare quelle iniziative che tendano a rendere l'opinione pubblica consapevole dello stato delle cose ed a coalizzare, almeno simbolicamente, quegli strati della società civile che ancora trovano motivi per resistere e lavorare per un Bel Paese libero da caste di sfrontati intoccabili.

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Commenti

Ci sono 30 commenti

A me non piace.

1) non dare l'elettorato passivo ad un pregiudicato e' come ritenere che uno non si possa ravvedere dai suoi errori. Se io commetto per dire finisco in carcere da ragazzo, ma poi mi ravvedo e conduco una vita legittima e dignitosa, perche' non devo candidarmi per quell'errore in gioventu'?  

2) il limite di mandato di due legislature secondo me si ritorce contro: quante persone valide conoscete che vogliano impegnarsi in politica? tutte quelle che conosco io ritengono che i loro affari o le loro famiglie siano sicuramente da privilegiare, nonostante critichino ferocemnte la classe politica che ci circonda. Io vedo il rischio di ottenere un livello ancora piu' basso nei politici.

3) non sono sicuro che il limite dei due anni vada verso le primarie generalizzate. Secondo me va verso le scuole di partito di vecchia memoria.  

Sulla 1 sarei d'accordo in linea di principio, ma se non ricordo male la percentuale di pregiudicati in parlamento è dieci volte superiore che nel paese.Secondo Travagio su circa 900 parlamentari ci sono:

25 pregiudicati, 26 imputati, 19 indagati e 12 miracolati

(credo che miracolati stia per prescritti)

Quanto al secondo punto, i bliz populistici delle iene hanno portato forti indizi aneddotici per indicare che la qualità delle seconde file non supera la media dei bocciati alle medie, ed anche molti esponenti delle prime file non scherzano.

Sul terzo non saprei, anche se non riesco ad immaginare come si possa convincere un capopartito italiano a fare delle primarie vere senza puntargli una pistola alla tempia.

Nell' insieme la trovo un' iniziativa populista e di cattivo gusto (almeno nel nome) ma opportuna in Italia quanto sarebbe inutile in un paese normale. Sono ancora abbastanza ottimista da credere che qualche piccolo effetto positivo lo possa avere se avrà abbastanza seguito da spaventare la casta.

 

1) non dare l'elettorato passivo ad un pregiudicato e' come ritenere

che uno non si possa ravvedere dai suoi errori. Se io commetto per dire

finisco in carcere da ragazzo, ma poi mi ravvedo e conduco una vita

legittima e dignitosa, perche' non devo candidarmi per quell'errore in

gioventu'? 

Non capisco. Seguendo la tua logica, potrei dire: se un soggetto reo di aver abusato di un minore, se ne pente e conduce una vita dignitosa, perche' gli deve essere negato un posto di lavoro come insegnante di scuola materna? (esempio un po' infelice, perche' in Italia non gli sarebbe negato!).  Il fatto e' che l'ordinamento Italiano prevede la sospensione di diritti civili e politici come pene accessorie, nel caso di molti reati.  Prevede anche la sospensione di diritti civili in situazioni particolari non collegate a fatti con rilevanza penale (ti ricordi cosa firmasti il primo giorno di servizio militare?). Mentre comprendo che tu non possa essere d'accordo sul merito della proposta, non riesco a scorgere altre ragioni che ne sconsiglino l'attuazione.

2) il limite di mandato di due legislature secondo me si ritorce

contro: quante persone valide conoscete che vogliano impegnarsi in

politica? tutte quelle che conosco io ritengono che i loro affari o le

loro famiglie siano sicuramente da privilegiare, nonostante critichino

ferocemnte la classe politica che ci circonda. Io vedo il rischio di

ottenere un livello ancora piu' basso nei politici.

Perche' credi che il limite di mandato consisterebbe in un disincentivo in particolare per per persone che hanno un maggiore valore opportunita' del tempo? Pensi forse a costi fissi che bisogna sostenere per entrare in politica? A me pare che il limite di mandato non dovrebbe incidere per nulla sulla decisione di tali persone, in quanto, visto il loro alto costo opportunita', non vorrebbero passare piu' di due legislature in parlamento. 

1) Sui term limits e i loro effetti sulla selezione della classe politica ci sono vari argomenti sia a favore sia contro. Dato che è facile trovare argomenti teorici sia a favore sia contro, è opportuno guardare all'evidenza empirica, che esiste dato che tali limiti sono stati effettivamente imposti da varie parti. Gli Stati Uniti sono un caso particolarmente interessante perché le cariche a livello statale (in particolare quella di governatore) vengono regolate in modo diverso a seconda degli stati. Esiste quindi notevole eterogeneità; a un estremo la Virginia impone che il governatore possa essere eletto una sola volta, altri stati permettono due terms o non pongono limiti. A livello federale esiste ovviamente il limite di due terms per il presidente. Non sono a conoscenza di studi accurati sugli effetti dei term limits e le segnalazioni al riguardo sarebbero molto interessanti, però a naso non mi sembra che abbiano avuto effetti così perniciosi. Certo la qualità dei presidenti USA non sembra peggiore di quella dei primi ministri italiani.

2) Il dibattito sui punti fini della proposta di Grillo mi sembra un po' una perdita di tempo.  Non siamo in Parlamento al punto di licenziare definitivamente una legge, per cui diventa importante discutere di emendamenti, eccezioni e quant'altro. Siamo perfettamente coscienti, e lo abbiamo spiegato puntigliosamente nell'articolo, dei limiti di queste proposte, del populismo in generale e del signor Grillo in particolare. Stiamo invece mandando un messaggio, indicando una direzione di movimento.

È ovvio, a mio modesto avviso, che per quante firme e consensi possano raccogliere le proposte di Grillo non completeranno mai l'iter parlamentare, e se per un qualche fortuito miracolo lo completeranno arriveranno in fondo dopo aver subito molte modifiche. Stare quindi a discutere se quello che ha detto alla ragazza 'mi fai schifo' debba essere eletto mi sembra, allo stato attuale, un po' come discutere del sesso degli angeli. Noi vogliamo far capire alla casta che l'impunità di cui si è circondata finora è diventata insopportabile per gran parte del paese. Vediamo intanto di smuovere le acque, dei dettagli ci si occuperà in seguito.

Impeccabile, ElBrusco, impeccabile. Ma questa e' nFA ed i castelli in aria sono un vantaggio comparato a cui risulta difficile rinunciare. 

D'altronde, e' anche agosto e di notizie vere non ce n'e', o almeno non ce ne siamo accorti: tu sei in vacanza che ti sollazzi, ma noi che siamo tornati in ufficio, di cosa discutiamo?

Okkei, mi daro' da fare per proporre altri due o tre di temi estivi. Che dite dei seguenti:

- subprime lending e volatilita' della borsa,

- il magico/religioso nella "letteratura" di successo contemporanea,

- la politica della paura e le elezioni presidenziali

... ?

 

Ho trovato uno studio empirico di Besley e Case, QJE 95, sui gubernatorial terms, riporto l'abstract:

This paper analyzes the behavior of U. S. governors from 1950 to 1986 to
investigate a reputation-building model of political behavior. We argue that ifferences in the behavior of governors who face a binding term limit and those who are able to run again provides a source of variation in discount rates that canbe used to test a political agency model. We find evidence that taxes, spending, and other policy instruments respond to a binding term limit if a Democrat is in office. The result is a fiscal cycle in term-limit states, which lowers state income when the term limit binds.

 

C'e' anche una cosa segnalata su wikipedia, anche se mi pare un po' una boiata in quanto a mezzi statistici impiegati:

The purpose of this research is to discern more explicitly howelectoral reforms that limit terms of serviceimpact on intra-party competition and campaign expenditures in US state legislative contests. Particularly,we are interested in whether term limits havedifferential effects across political parties, given the increasing number of open seats. Contrary to the conventionalargument that term limits will invigorate competition,we find that increasing the number of candidates does not translate into more competitive races. In fact,the implementation of term limits results ina decrease in the level of electoral competition in open races, particularly for Democratic candidates. Moreover,this decrease in electoral competition is typicallyrelated to a dramatic increase in campaign expenditures in districts with open races.

 

 

Credo  che sia necessario intendersi su cosa debba essere il Parlamento della Repubblica Italiana (tutto con la maiuscola).

Deve rappresentare cioè  il meglio della Nazione (con la N maiuscola) o deve rappresentare la nazione (con la minuscola), nel senso di rispecchiare più o meno fedelmente il corpo elettorale ?

Se rientriamo nella seconda ipotesi, è inutile dannarsi troppo, nessun cambiamento è possibile a breve, dato che il nostro parlamento (con la P minuscola) rappresenta già adeguatamente la nazione: un popolo anarcoide, formato (anche) da convinti elusori delle regole - qualsiasi esse siano - non può che essere rappresentato dagli attuali parlamentari, trai i quali si possono trovare sia persone assolutamente qualificate, che di semplice buon senso sino ad arrivare ai semi (?) - mafiosi, dove tutte le sfaccettature della nostra società sono contemplate, da "cilicio" Binetti a "polvere bianca" Mele, da Vladimir Luxuria ai celoduristi, passando attraverso onestissimi parlamentari effettivamente dediti alla "cosa pubblica".

E' del resto vero che l'elettorato non ha avuto nessuna capacità di scelta sui parlamentari, dato che si è votato su liste bloccate e su nomi scelti dalle segreterie dei partiti.

Sotto questo aspetto sarebbe stato altrettanto valido un sistema di semplice estrazione a sorte tra un più vasto elenco di candidati, il che almeno avrebbe consentito di limitare i danni e di non  ritrovarsi sicuramente eletti dei soggetti francamente indigeribili nè credo che il risultato finale sarebbe stato peggiore dell'attuale.

Se invece riteniamo che il Parlamento debba rappresentare il meglio della Nazione, allora  è indispensabile trovare elementi di adeguata selezione e ricambio per evitare il formarsi di "caste" ed è  quindi legittimo e necessario ipotizzare  primarie, collegi uninominali o al massimo lo stesso buon vecchio voto di preferenza e un vincolo temporale ai mandati parlamentari.

Rispetto a questo scenario è evidente che la scelta del sistema elettorale non è indifferente, dato che ogni sistema ha pregi e difetti ed è in condizione di far mutare gli equilibri verso una migliore o peggiore rappresentatività, anche se, con tutta la buona volontà, non riesco a trovare, nell'attuale porcellum, nessun elemento positivo.

Io tuttavia non mi soffermerei troppo sulla qualità dei parlamentari, che è certo importante, ma non fondamentale.

Storicamente, infatti, il peso politico del parlamento sta diminuendo in favore dell'esecutivo e la stessa produzione legislativa è sempre più basata sull'iniziativa governativa, mentre  il potere legislativo si ritrova ad accettare testi legislativi predisposti da uffici estranei al parlamento e/o a compiere una semplice attività di ratifica, come il frequente ricorso alla decretazione d'urgenza ed al voto di fiducia stanno a dimostrare.

In sostanza, chi occorre veramente tenere d'occhio non è il parlamentare peone, la cui fedina penale eventualmente sporca viene comunque diluita tra altri 800/900 soggetti, ma chi siede dietro le scrivanie delle alte cariche ministeriali e che veramente hanno potere e influenza.

 

"No ai parlamentari condannati"

Come slogan lo approvo. Tuttavia ho una forte riserva: l'amministrazione della giustizia in Italia e' inefficiente, iniqua e a volte anche corrotta. L'esame dei ricorsi alla corte di giustizia europea mostra che l'amministrazione della giustizia in Italia e' di gran lunga la piu' scadente e scorretta dell'Europa occidentale (tradizionalmente colleziona un numero di condanne superiore al totale degli altri paesi della UE). Piu' in generale, in Italia la magistratura e' una casta intoccabile ancora piu' dei politici e non e' nemmeno soggetta al vincolo di periodiche elezioni. Tutto questo ha una sua logica (indipendenza di giudizio) ma il corpo dei magistrati appare evidentemente incapace di mettere a frutto tutta l'autonomia e l'indipendenza assegnate se non primariamente per difendere i propri privilegi di carriera, mentre l'efficienza e la velocita' delle cause giudiziarie pongono l'Italia al di fuori del mondo civile.

Secondo me lo slogan va tradotto nel contesto italiano proponendo norme su eleggibilita' e decadenza dal Parlamento in presenza di condanne definitive che siano paragonabili a quelle in vigore ad esempio in Germania e Francia.

"Due legislature"

Mi sembra una proposta valida per alcune cariche (presidente del consiglio) ma non per i parlamentari. Per i parlamentari personalmente proporrei un massimo omnicomprensivo di 4 legislature, che non e' possibile superare nemmeno saltandone una o piu'.

"Elezione diretta"

Sono scettico su queste ricette apparentemente democratiche, e in particolare sul voto di preferenza. Secondo me il sistema piu' ragionevole e' il maggioritario uninominale. Il voto di preferenza nel contesto italiano non ha molto a che fare con la democrazia, visto che storicamente viene usato da una modesta percentuale di elettori (se non sbaglio 15%), ed e' stato abbondantemente inquinato da clientele organizzate e dalla criminalita' organizzata. E' noto che dove ci sono infiltrazioni mafiose nella politica ci sono percentuali anomale di voto di preferenza (intorno al 30% se ricordo bene), come si riscontra di regola in tutti i comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, anche nel Nord Italia. Nel contesto italiano considero addirittura relativamente piu' onesta e affidabile una scelta interna ai partiti piuttosto che determinata dai voti di preferenza. Su questo tema rimango sulle posizioni dei referendari di Segni che hanno ottenuto prima l'abolizione della abominevole preferenza multipla, e in seguito il sistema maggioritario uninominale. Nel contesto italiano per me la soluzione migliore e' l'uninominale maggioritario, anche se come si' e visto non e' il caso di illudersi oltre misura sui suoi effetti benefici.

in Italia la magistratura e' una casta intoccabile ancora piu' dei

politici e non e' nemmeno soggetta al vincolo di periodiche elezioni.

Be', questo probabilmente ci salva da una situazione anche peggiore: confronta, in America, il livello dei giudici federali (non eletti) con quelli degli stati (spesso eletti).

Nel contesto italiano per me la soluzione migliore e' l'uninominale

maggioritario, anche se come si' e visto non e' il caso di illudersi

oltre misura sui suoi effetti benefici.

Su questo sono assolutamente d'accordo, e non solo in Italia. In Nuova Zelanda, la stagione riformista di cui ho spesso parlato si interruppe a meta' anni '90, quando il sistema elettorale fu cambiato dal first-past-the-post all'inglese in un proporzionale modellato su quello tedesco (MMP). 

 

Non so quanto si sian visti i risultati del maggioritario uninominale: col Mattarellum 1/4 del parlamento era predeterminato dai partiti nella quota proporzionale (che tra l'altro con lo scorporo premiava chi andava male nei seggi uninominali), e ricordo diversi trombati eccellenti ripescati.Credo che la sola presenza in molti seggi uninominali di candidati col "paracadute" proporzionale ne stravolga il senso.

Come ho scritto non sono entusiasta delle proposte (pur in parte valide) di Beppe Grillo. Approfitto pero' della discussione per fare una proposta che invece mi piacerebbe molto venisse discussa e supportata.

Lo slogan e':

Eliminiamo i privilegi dei politici e togliamo loro tutto quello che hanno in piu' rispetto ai loro colleghi europei.

La proposta e' questa:

Principio generale:

Il costo omnicomprensivo per lo Stato italiano di ogni sua articolazione, iniziando dal Presidente della repubblica e dal Parlamento non dovra' mai superare la media dei paesi UE (pesata per la popolazione paese per paese), moltiplicato il rapporto tra il PIL pro-capite nominale (non PPP) italiano e quello medio UE (ancora pesato per popolazione).

Regolamento applicativo:

Per iniziare, si considera il costo omnicomprensivo per lo Stato (inclusivo di ogni uscita statale, inclusi i benefici pensionistici) di compenso e benefit al Presidente della repubblica, e lo si paragona a quello medio UE. Con decorrenza immediata per stipendio e pensione, ed entro un termine perentorio di 5 anni per le restanti voci (inclusi portaborse, rimborsi viaggi, gettoni di presenza, personale dipendente, servizi in appalto esterno) stipendio, pensione e benefit verranno corrisposti nella misura massima tra la spesa attuale e la media UE rapportata al PIL pro-capite italiano come descritto sopra. Contemporaneamente, lo stesso procedimento si applica ai parlamentari, ai parlamentari europei, ai consiglieri regionali, provinciali, comunali, e in generale a tutti gli organi costituzionali. Inoltre, per quanto riguarda le societa' private a controllo statale, ogni compenso che transiti da queste a dipendenti statali, o eletti nei 10 anni precedenti vanno devolute allo Stato per la quota eccedente il 20% del salario (eventualmente dell'ultimo salario come eletto).

Per tutti i trattamenti previdenziali "acquisiti" da eletti a cariche politiche o amministrative che superano 5 volte la pensione minima, si applica la stessa procedura.

Per ogni conteggio, si dovra' sempre considerare il costo totale lordo d'imposta, sia in Italia che nei paesi UE. Inoltre sono abolite con effetto immediato tutte le norme che differenziano il trattamento fiscale di compensi e benefit di eletti a cariche politiche rispetto ai dipendenti privati.

Per quanto riguarda poi i numeri, a tutti i livelli iniziando dal Parlamento per finire ia comuni, il numero dei membri non potra' superare quello medio UE in paesi comparabili (Spagna, Francia, UK, Germania, Polonia) rapportato alle dimensioni della popolazione statale, regionale, provinciale e comunale.

Seguendo il principio generale, il costo totale dell'amministrazione locale non dovra' mai superare la media UE per enti locali di dimensione paragonabile. Per evitare di favorire la creazione di entita' locali di dimensione ridotta che costano di piu' in rapporto al PIL dei loro abitanti, il costo totale rispetto al PIL locale di ogni amministrazione non potra' superare la media UE calcolata su tutte le dimensioni, con ogni termine della media pesato per la popolazione dell'ente locale considerato.

I benefici della legge proposta sono numerosi

  • i politici avranno interesse a mantenere basse le tasse che ridurrano i loro compensi esattamente come quelli del resto della popolazione
  • i politici avranno interesse a migliorare il PIL pro-capite italiano. Al momento, non hanno alcun interesse a questo, i loro compensi sono variabile indipendente
  • ogni provvedimento fiscale adottato per i dipendenti privati si applichera' immediatamente ai loro redditi, fornendo qualche elemento di riflessione
  • lo Stato italiano risparmierebbe una barca di quattrini
  • non si avrebbero creazioni ingiustificate di nuove province finalizzate solo ad avere piu' posti e piu' soldi

Alberto, per capire anzitutto cos'hai in mente.

- Compariamo voce per voce o in aggregato? Come facciamo quando vi e' mancanza di omogeneita' o la figura analoga non esiste?

- Quale sarebbe il significato o la valenza particolare della norma sulle societa' controllate dallo stato versus municipalizzate?

- Idem per la norma sulle pensioni. 

- Perche', nell'ipotesi che la casta approvi una proposta del genere, legarsi alla media europea invece di stabilire criteri fissi ed autonomi (ossia, basati su parametri italiani) creando un legame fra stipendi dei politicanti di vario ordine e grado e stipendi medi di, tanto per fare un esempio, dirigenti d'azienda, medici ospedialieri o anche i redditi riportati da avvocati, commercialisti ed architetti? In quest'ultimo caso, per esempio, avrebbero un incentivo a fare la lotta all'evasione fiscale sul serio perche' aumenterebbe il loro stipendio.

 

Ricordate lo scandalo degli appartamenti di lusso in affitto politico ai politici?

Ora il problema e' stato risolto: se li regalano, facendoseli vendere a prezzi ridicoli, cosi' sono di loro proprieta' ed il problema non sussiste piu'.

Dev'essere li' la differenza fra la nozione di "politico corrotto" e quella di "membro della casta".

E Mastella, ovviamente, querela ... 

La cosa divertente (si fa per dire) e' che ci sono dentro praticamente tutti. Anche quelli con la fama d'integerrimi. Ora, ovviamente, ognuno di loro avra' una spiegazione perfettamente razionale: mio nonno aveva delle terre che passo' a suo fratello ... 

La cosa divertente (si fa per dire) e' che ci sono dentro praticamente

tutti. Anche quelli con la fama d'integerrimi. Ora, ovviamente, ognuno

di loro avra' una spiegazione perfettamente razionale: mio nonno aveva

delle terre che passo' a suo fratello ...

Ci sono dentro in tantissimi pero' non proprio tutti i partiti allo stesso modo. Affittopoli investe primariamente i politici ex DC, PSI e PCI e i sindacalisti, e qualche esponente di AN. Quindi anche diversi politici di FI (riciclati) ma non ai livelli dei politici dell'Ulivo e soprattutto UDC e Udeur. Inoltre la Lega e i Radicali sono - per quanto so - esclusi. Rifondazione e sinistre varie invece sono coinvolte.

Affittopoli e' uno dei pochi scandali che ha fatto riflettere qualche elettore italiano, a mio giudizio personale e' stata la piu' efficace campagna mediatica di Berlusconi condotta attraverso le TV e i giornali controllati. Corriere della Sera e Repubblica hanno dovuto dare un minimo di copertura seppure recalcitranti. In termini percentuali, a mio personale giudizio, Berlusconi e' riuscito a togliere ben 4% di consenso dall'Ulivo, che e' passato dal 39% al 35%, prima delle elezioni del 2001 se ricordo bene.

E' interessante notare che come in altri settori i grandi industriali del Nord (Generali, Pirelli) che a parole sono contro la corruzione e la ruberie della politica romana, nella realta' concreta sono in prima fila ad alimentare favoritismi e malaffare cercando regolarmente di comperare i politici a disposizione.

 

piu' condivisibili le critiche mosse a Grillo per il metodo rispetto a quelle quelle nel merito delle proposte.

comunque un punto di vista interessante visto il clamore che l'iniziativa ha suscitato fra i comici (piu' o meno partisan) di casa nostra.