L’ultimo caso di vaiolo sostenuto dalla variante del virus variola major si è verificato in Bangladesh nel 1975. L’ultimo caso sostenuto dalla variante variola minor in Somalia, nel 1977. L’ultima persona a morire, invece, una fotografa inglese nel 1978. Aveva contratto l’infezione in un laboratorio a Birmingham, e quindi non può essere considerato un caso occorso naturalmente. Da allora più nulla. Nel 1980 l’Assemblea Generale del WHO (World Health Organization, conosciuta anche come OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità) ne ha decretato l’eradicazione;
Having considered the development and results of the global program on smallpox eradication initiated by WHO in 1958 and intensified since 1967 … Declares solemnly that the world and its peoples have won freedom from smallpox, which was a most devastating disease sweeping in epidemic form through many countries since earliest time, leaving death, blindness and disfigurement in its wake and which only a decade ago was rampant in Africa, Asia and South America.
Una ampia trattazione di facile lettura la si può trovare nel sito dei Centers for Disease Control, Atlanta, USA.
Il vaiolo è stato per secoli una malattia tremenda, con una altissima mortalità, circa del 30%. Nel 20° secolo si stima abbia ucciso 300 milioni di persone. Era una malattia endemica, diffusa in tutto il mondo, con periodiche epidemie. I sopravvissuti portavano per sempre le impronte delle pustole sulla pelle. Molti rimanevano ciechi. Uccideva democraticamente uomini e donne, poveri e ricchi, sudditi e re.
Come è stato possibile eradicare il vaiolo? Per tre ragioni:
a. il virus variola, benché si pensi provenga dal mondo animale, probabilmente una zoonosi da roditori che ha cominciato ad infettare umani almeno 20.000 anni fa, circola ora solo nell’uomo, non esiste serbatoio esterno alla razza umana;
b. il WHO ha investito risorse, non immense, ma adeguate, ed elaborato e gestito un mirabile piano di sanità pubblica;
c. esiste un vaccino efficace; un vaccino scoperto nel 1796 da un medico inglese, Edward Jenner, una intuizione geniale (tipo Fleming e la penicillina), osservando come persone che entravano in contatto con animali affetti dal vaiolo bovino (innocuo per gli uomini) non si ammalassero di vaiolo umano; è stato il primo vaccino della storia, anche se si hanno testimonianze di pratiche simil vaccinali (la cosiddetta variolizzazione, esposizione al materiale delle pustole) sin dal 17° secolo, per esempio in Cina; si tratta di un vaccino di gestione non semplice, perché costituito da virus vivo di un tipo immunogenicamente simile a quello del vaiolo, chiamato vaccinia, ma che causa una malattia molto più blanda; per capire perché il vaccino, anche se non completamente innocuo, va usato, si faccia questo semplice calcolo: in una epidemia la mortalità, come abbiamo visto, è del 30%; con il vaccino, invece, si ha una incidenza di effetti non voluti molto seri, potenzialmente fatali di appena 1 su un milione di vaccinati (attenzione, la mortalità è ancora minore).
La campagna di eradicazione è stata condotta in modo molto intelligente. Non è stata una campagna di vaccinazione di massa. Sono stati messi in atto sistemi di rilevazione di casi e focolai epidemici, ed una volta individuatone uno, tutti i contatti e le persone presenti un una area di un chilometro attorno alla residenza venivano immediatamente vaccinati. Un po’ come con la xylella fastidiosa e gli ulivi in Puglia, terra bruciata al virus. In tal modo si otteneva il massimo effetto con il minimo sforzo. Un primo tentativo di eradicazione negli anni 50 è fallito per una serie di problemi organizzativi e finanziari. Ma poi tutti ci si sono messi di buzzo buono, ed in dieci anni, dal 1967 al 1977, la malattia è stata eradicata.
Ricordiamo questa storia ai no vax. Cosa sarebbe successo se ci fosse stato un significativo rifiuto del vaccino da parte dei contatti durante la campagna di eradicazione? In primo luogo, costoro avrebbe seriamente rischiato di ammalarsi, secondo, la malattia non sarebbe stata eradicata, e saremmo ancora alle prese con focolai epidemici ed endemie, anche se più limitate che non nei secoli scorsi.
Ricordiamoci dunque della storia del vaiolo e della sua eradicazione.
Io ho una idea in testa da molto tempo. Il Premio Nobel della medicina da anni viene assegnato a persone che lavorano in laboratorio. Per carità, grandi scoperte, ma di impatto non immediato sulla salute pubblica. Perché non darlo a questa Campagna di eradicazione, a 40 anni dall’ultimo caso di malattia? Sarebbe un riconoscimento al WHO, alla sanità pubblica, ma soprattutto ad un vaccino.
Vi sembra un’idea balzana? Una campagna con questo obiettivo non avrebbe una ricaduta mediatica e didascalica importante?
Mio padre e mia zia sono sopravvissuti al vaiolo. Lo presero in contemporanea, negli anni '40, in Africa. Raccontano di essere stati messi in isolamento per settimane. Venivano costruite delle piccole capanne, sostanzialmente delle gabbie, dove i contagiati venivano reclusi per tutto il decorso.
Per quanto riguarda la variolizzazione, la procedura che precedette la vaccinazione, in Turchia danno il 1717 come anno di arrivo in Europa: