Download: convegno FOIV - Moro
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Il succo del mio intervento, è che il valore legale serve, se serve, a garantire un livello di qualità minima; per quanto ho avuto modo di imparare, la normativa negli Stati Uniti è molto simile, salvo che l'accreditamento avviene da parte di organismi formalmente privati legati agli ordini professionali. Il problema dunque, per l'Italia, non è tanto il valore legale, ma l'esistenza di un sistema di concorsi ed esami di stato che del valore legale si fidano troppo, tanto che progressioni salariali e di carriera spesso dipendono solo, oltre che dall'anzianità, dall'acquisizione di titoli di studio (da parte di scuole riconosciute, ovviamente). Dato che il pubblico impiego costituisce una fetta enorme del mercato del lavoro dei diplomati e laureati, ne consegue un appiattimento dell'offerta didattica e formativa: agli studenti la qualità non serve.
Gli altri interventi si sono soffermati sostanzialmente sulle alternative disponibili. Il prof. Modica ha ribadito con una certa forza che il PD, salvo alcuni esponenti, non ha nessuna intenzione di togliere il valore legale, e ha espresso con una certa enfasi l'idea che non sia il valore legale il problema dell'università italiana. Il dott. Rodeghiero, chiamato a rappresentare le idee della Lega, preferisce un sistema di accreditamento simile al modello anglosassone. Ho imparato dal prof. Galvanetto, un cervello di ritorno dall'Inghilterra, che nel Regno Unito gli ingegneri possono avere la "firma" anche senza aver preso la laurea. Alla faccia del modello anglosassone, visto che, da quanto ho capito io, questo è impossibile negli USA.
Principalmente gli interventi si sono susseguiti sui pro e i contro del valore legale rispetto all'accreditamento anglosassone (qui semplifico, ma si è parlato molto di questo). Negli interventi del pubblico, composto principalmente da ingegneri, si è addirittura avanzata la possibilità di riformare l'esame di stato. A quel punto ho capito che si era persa la prospettiva giusta del dibattito, e ho voluto replicare.
Tutti i meccanismi di cui si è parlato: valore legale, accreditamento anglosassone, esame di stato, etc..., servono a garantire la qualità minima della laurea. La qualità minima però non è il problema dell'università italiana. Io mi azzardo a dire che la qualità minima va abbastanza bene. Il problema maggiore è la qualità massima. La mancanza di eccellenza che formi le elites del paese. Questo è il problema. Certo qualche centro di eccellenza esiste, ne conosco un paio in economia, ma si tratta di esempi sporadici e dovuti al caso.
Occorre dunque trovare meccanismi che creino eccellenza. È possibile, in linea teorica, che eliminando in qualche modo il valore legale, sostituendolo con l'accreditamento, cambiando l'esame di stato, etc..., la qualità media dell'istruzione cambi: chi vuole eliminare il valore legale, mi pare, ha questo obiettivo in mente. Esistono anche altre iniziative meritevoli con lo stesso obiettivo, come l'agenzia di valutazione delle università di cui ha parlato Modica. Io però dubito fortemente che questo basti.
E ho concluso con un aneddoto che secondo me è rivelatore. L'aneddoto mi è tornato in mente perché la conferenza si teneva nell'aula dove, 400 anni fa, insegnava Galileo Galilei. L'eccellente libro La figlia di Galileo, di Dava Sobel, racconta che durante la sua carriera all'università di Padova, Galileo ricevette una proposta dal granduca di Toscana per andare ad insegnare a Firenze. Il granduca gli offrì un salario più alto di quanto riceveva a Padova, meno insegnamento, e fondi per costruire un nuovo cannocchiale. Esattamente le tre dimensioni (salario, carico di insegnamento, fondi di ricerca) che le università di mezzo mondo usano per attirare docenti e ricercatori. Ebbene, nel 2009, il rettore dell'Università di Firenze non può fare quanto il suo equivalente poteva fare 400 anni fa. Su questo occorrerebbe riflettere.
Mi limito a stendere un velo pietoso sul rettore dell'università di Firenze ed a notare come il confronto fra Cosimo II de'Medici e Marinelli sia, a voler essere buoni, impietoso.
(lo so, sono off-topic rispetto all'argomento)
Io aggiungerei anche un dettaglio, che mi sembra di fondamentale importanza: il Rettore è votato dai Professori (e risponde a questi), Cosimo II de' Medici corrisponderebbe all'attuale finanziatore delle Università. L'equivalente degli amministratori delle università USA o delle private italiane.