Ce n'erano alcune decine di migliaia in Piazza San Giovanni a Roma quando Moretti lanciava i suoi strali e vaticinava la fine della delega in bianco ai partiti politici. Chiedeva poi, a D'Alema&co., di far "qualcosa per fermare Berlusconi". Impresa difficile, quantomeno, visto che la precondizione era che fossero in grado di fare qualcosa.
Altri 40 mila ammassati al Palavobis e pronti a tutto, davvero a tutto, pur di mostrare il loro sdegno al palazzo (finanche a sorbirsi gli interminabili pippotti di Flores D'Arcais e le grida del professor Pardi, non a caso fra i primi a metter le mani anche sui seguaci del V-Day).
E non so quanti sparsi per l'Italia a far girotondi intorno a sedi RAI, tribunali, case editrici e quant'altro. Per mesi. Fin quando fa male, fin quando ce n'è. Per dirla con Ligabue.
Poi vennero i tot milioni di Cofferati e l'invasione di Roma. Molti dei quali (almeno stando al mio molto poco significativo campione di amici e conoscenti) recatisi in Piazza Santi Apostoli non tanto per protestare contro il famigerato articolo 18 ma per manifestare un più generale malumore nei confronti della casta (o parte di essa, nella fattispecie).
Infine arriviamo alla nascita del "Varieta' di protesta". Tot mila in coda davanti all'auditorium di Roma per godersi la versione live di Raiot, commozione e rabbia, voglia di riappropriasi degli spazi occupati dai politici avidi e bari. Il tutto sotto i vessili della novella Giovanna d'Arco dell'etere (anche lei casualmente insieme a Grillo sul palco di Piazza Maggiore).
Qualcosa poi mi dice che se anche i tre martiri dell'editto di Sofia avessero deciso di fare una bella manifestazione contro chi ne aveva voluto l'allontanamento dalla RAI, beh avremmo avuto altri tot mila indignati di cui parlare. Ed allora io mi domando e dico: ma cosa c'è di tanto sorprendente nella partecipazione popolare al V-Day dell'8 settembre? Anche questa sembra la tipica storia italiana del "cambiar tutto per non cambiar niente", cambiano (ed a gran velocità) i contenitori, mai i contenuti.
Il PDS diventa DS, ora PD. L'MSI si trasforma in AN, mentre radicali e SDI si inventano RNP. La storia degli ex DC non vale nemmeno la pena di esser ripercorsa, e poi sarebbero troppe le sigle da ricordare, non ce la farei comunque. Gli unici a non cambiare il contenitore sono i socialisti che, anzi, si clonano in barba a Ratzinger: di PSI adesso ne abbiamo addirittura 2, uno per schieramento. Con i Grillo-boys siamo alle solite. In principio fu il girotondo morettiano, poi venne l'ora dei comici, e adesso dalla passionaria della famiglia Guzzanti si è passati al Beppe nazionale.
Anche le reazioni dei membri della casta sono le stesse. Sembra che i giornalisti riciclino di volta in volta le interviste. Ed allora ecco D'Alema che ci spiega i pericoli legati alla delegittimazione dei partiti (confrontare per credere i commenti di baffino su Moretti nel 2002 con quelli espressi ieri su Grillo), ed Amato che prende le distanze.
Ripeto, a parte la candidatura di Pezzotta (e dico Pezzotta) ad anti-Grillo (e dico Grillo), cosa c'è di nuovo sotto il sole?
Non capisco cosa tu ci voglia dire.
Qual'e' il punto, argomento, bottom line, conclusione, morale, linea di condotta, succo della storia?
Ebbene si', il paese del gattopardo e' il paese del gattopardo, dove cambia tutto perche' non cambi niente e qualcuno si fa la carriera di "comico" facendo il tribuno della plebe.
E' un paese che fa ridere, per non piangere. E' un paese dove la dignita' pubblica e' sparita e mezzo milione o un milione al piu' di incazzati (chissa' poi perche') affollano le piazze regolarmente e stakanovisticamente protestando sempre e comunque contro la casta, senza ottenere nulla e nell'indifferenza piu' generale.
E' questo il punto? E' un altro?
Davvero, non ho capito.