La notizia è quella di Vendola che firma un protocollo (qui) con Microsoft per costituire un centro di competenza per promuovere l’innovazione. La cosa non sarebbe interessante se non fosse per come Vendola risponde alle critiche di coloro che avrebbero preferito una posizione del nostro Nichi che garantisse l'utilizzo di tecnologie open source . Qui una rapida citazione della sua nuova ciceronata (che trovate qui):
“Vorrei poter sottoscrivere senza incertezze. E tuttavia temo che ciò nasconda un’idea romantica. I segnali del mercato dicono che anche l’Open Source si propone comunque un modello di business del software. Certo più sostenibile, ma pur sempre come un modello di business.
L’immagine di un prodotto evoluto e gratuito portato avanti da eserciti di volenterosi supertecnici che lavorano di notte negli scantinati affascina ma non convince del tutto.”
Ora, mentre in Finlandia il ministero della giustizia passa all’open source e se ne discute nelle Università (qui), da Vendola ci sentiamo dire che i programmatori open source sono dei romantici cantinari.
Alla fine, anche se creato da secchioni cantinari, sembra che l’open source sia comunque un modello di business, ma poi, per qualche motivo strano, questo modello non è considerato accettabile e bisogna accordarsi con Microsoft. Ah il fascino dei monopoli…
A parte la bestiale ignoranza (ci sono parecchie fondazioni e imprese dietro l’open source, non solo cantinari, Vendola è rimasto ai film americani degli anni '80), dalla lettera traspare una saccenza abbastanza irritante. Infatti, la lettera passa poi in rassegna una serie di programmi open source dicendo che tra i contributori di codice ci sono molte imprese (o “colossi” come li chiama lui).
Il messaggio che si vuol mandare è che, siccome ci sono imprese nell’open source, allora fare accordi con Microsoft o farli con gestori open source è la stessa cosa, sempre di imprese si tratta. (La contraddizione – o sono colossi o cantinari - interessa invece solo noiosissimi logici, anche loro cantinari, ma in cantine diverse).
Il punto, però, non è questo, anzi, le imprese nell’open source sono un’ottima cosa. Il punto è che licenza viene usata per sviluppare software. Ed è notorio che Microsoft licenzi in modo molto ristretto il proprio codice e le critiche sono venute per questa ragione. Le critiche sono “criticabili” ma giustificabili perché è lecito pensare che il software chiuso c’entri poco con l’innovazione. Ricordo che uno degli obiettivi dell’accordo Vendola-Microsoft è, appunto, sostenere l’innovazione sul territorio (in scuole e imprese). Chi ne volesse sapere di più, chieda a Michele e David, che tra poco parleranno addirittura in italiano.
Insomma, Vendola fa accordi con Microsoft. Poi riceve critiche. Poi risponde alle critiche da saccentone, ma mistificando e dimostrando incompetenza sul tema. E comunque si contraddice. Che dire? Un ottimo futuro presidente del consiglio.
Confermo e sottoscrivo. Aggiungo che persino a Pisa, dove almeno una volta all'anno i papaveri della politica regionale si trovano alla Scuola Sant'Anna per parlare del Software Open Source, fino a un anno fa il registro on-line delle ordinanze era consultabile solo con software Microsoft (incredibilmente -ho controllato- ora han rimediato).
Il problema va ben al di là del singolo Vendola. I politici vedono nell'Open Source un argomento astratto e, in quanto tale, gli fa comodo parlarne: il 90% degli elettori non sa cos'e', e dà un immagine molto cool.
Ricordo comunque che anche i ministri Brunetta-Gelmini hanno recentemente fatto accordi con Microsoft.