La via italiana al contro-terrorismo

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Dove si dimostra che non è solo l'economia italiana che deve essere liberalizzata e deregolata.

Ci sarebbe da ridere, se la questione non fosse seria. Siamo in Afghanistan. Siamo lì a fare un po' di pace e un po' di guerra. Forse serve, forse no. Di sicuro, ogni tanto spariamo, ogni tanto ci sparano. Dovunque vale la regola che se ti sparano devi rispondere. In Italia funziona diversamente. Ci sparano, e noi apriamo le inchieste – visto che la giustizia non è già abbastanza sommersa di lavoro.

A leggere gli articoli pubblicati dal CorrieredellaSera non si sa se ridere o se piangere - un po' come non sappiamo se siamo in guerra o se siamo in pace. Sotto il governo Prodi, i nostri militari dovevano praticamente attendere una seduta del Parlamento per poter aver l'autorizzazione a contrattaccare. Ora, sotto il Governo Berlusconi, i nostri militari non possono andare in giro con i mezzi di cui hanno bisogno perchè la Procura ha messo i sigilli.

Ricapitoliamo: gli attacchi talebani in Afghanistan avvengono principalmente attraverso ordigni esplosivi improvvisati (IEDs) - mine artigianali. Per proteggersi, tutte le forze occidentali si sono dotate di MRAP (mine-resistant ambush-protected) vehicles. Mezzi pensati per resistere a queste detonazioni e così proteggere il loro equipaggio. I nostri sono i Lince (in realtà i Lince sono degli Humwee rafforzati, ma non entriamo nei dettagli). Recentemente, questi mezzi non hanno funzionato alla perfezione: alcuni nostri soldati sono morti in seguito a degli attacchi con IEDs. Allora la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta, contro ignoti, e messo sotto sequestro i mezzi colpiti. Così facendo, il nostro contingete (già non esattamente in eccesso di dotazioni belliche) si trova a non poter più disporre di diversi mezzi necessari per svolgere le sue funzioni. Anche solo come fonte di ricambi.

Dice il Ministro, siamo in missione di pace, quindi si applica il codide di pace, dunque interviene un magistrato quando veniamo attaccati. Ne parla come se fosse tutto logico e normale: a me logico e normale non pare proprio. Domanda un po' pragmatica: ma cosa deve investigare il magistrato? Che ci sparano? Che i talebani sono un attimo inviperiti visto che li abbiamo sbattuti fuori dall'Afghanistan? Che un ordigno particolarmente potente può distruggere anche veicoli disegnati per resistere alla detonazione di IEDs? Boh. Ma quanto costa tutta questa pagliacciata, e a che risultati può portare?

Ammettiamo anche che l'inchiesta giunga all'inaspettata conclusione che dei talabani hanno davvero messo un ordigno, più potente di quelli solitamente usati, e così abbia danneggiato i nostri mezzi e ucciso dei nostri uomini. Bene: ma mettendo i sigilli ai Lince, non è che rischiamo di avere più morti?

A me sembra proprio di sì. Come mi pare che in questo caso siano soddisfatte le condizioni della legge della stupidità.

Forse non riusciremo a portare la stabilità in Afghanistan, di sicuro riusciremo a portarvi qualche nostro magistrato. Ognuno fa quel che può, d'altronde.

Studio queste cose da un po' di anni. E la mia formazione, vista la totale assenza di pubblicazioni italiane rilevanti, viene da testi inglesi, americani e francesi. E in questo campo, la logica che domina è il pragmatismo, non certo la cultura giuridica e ancora meno quella processuale. In Italia è il contrario: inchieste, leggi, magistrati, il ministro La Russa arriva addirittura a parlare di modifica della Costituzione. Alè: per poter usare un blindato, rendiamoci conto, neppure un carro armato. Il prossimo passo, riscrivere i dieci comandamenti? Nel caso, facciamo la nostra proposta: Non dire scemenze.

Tutti continuano a parlare di fare leggi, inchieste, norme. Nessuno che propone l'unica vera soluzione: abolirne.

Nel maggio 2003, l'allora GWB dichiarò finita la guerra in Iraq. Iniziava così la missione di pace americana. Da allora, le forze armate americane hanno contato circa 3.000 morti e migialia di attentati. Vi immaginate la procura di Washington che apre un'inchiesta per ogni attacco, per ogni morto. Addirittura, che mette i sigilli ai MRAP americani per procedere con le sue inchieste? Non so voi, ma io non riesco a stare serio mentre suggerisco queste ipotesi.

Ma in Italia sono la norma, come dimostrano le parole di La Russa.

E si noti che gli americani fanno le inchieste. Il punto è che il loro scopo consiste nell'accertare dinamiche e caratteristiche degli attentati, e dei danni causati, così da elaborare soluzioni efficaci (tra queste, l'invenzione degli stessi MRAP, per esempio). In altre parole, anzichè cercare di mettere in galera Hamed bin-Salasin bin Salaf al-Qualcosa, cercano di fare in modo che i loro soldati non continuino a morire.

Il risultato della nostra via al contro-terrorismo sembra essere esattamente quello opposto. Ma almeno potremo continuare ad aprire inchieste.

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Commenti

Ci sono 25 commenti

E' la rinuncia alla guerra di cui si parla nella costituzione la foglia di fico. In realtà si tratta di talebanesimo formalburocraticoipocrita che fa parlare di missione di pace. La questione, come di consueto è di classe dirigente. Burocrati ottusi e politicanti peggio dei burocrati ed una magistratura peggiore di burocrati e politicanti.

luigizoppoli

 

gli americani... cercano di fare in modo che i loro soldati non continuino a morire.

 

su questo non direi tanto visto che non è chiaro nemmeno lo scopo della missione: le truppe US andranno via per motivi economici/mediatici, non certo quando vi sarà una reale garanzia di autosufficienza in termini di sicurezza e democrazia da parte del governo locale...

Le cose che dici non hanno legame.

1) Come accenno alla fine, i MRAP (come anche gli aerei senza pilota, gli UAVs) sono innovazioni militari sviluppate e impiegate per ridurre i rischi ai soldati americani e, parallelamente, avere maggiore efficacia tattica. A questi prodotti si è arrivati grazie a studi, inchieste, analisi, in gran parte sviluppati dal Pentagono o dai ffrc (federal funded reseach centers come Rand, CNA, MITRE, etc.). Sono curioso di sapere quali innovazioni tecniche o tattiche sono emerse grazie a queste inchieste.

2) La strategia americana può essere spesso sbilenca e ottusa. Sono io il primo a dirlo. Ma una cosa è una strategia sbagliata. Un'altra è un'amministrazione ottusa. Le due cose non coincidono. 

3) Il ritiro americano dall'Afghanistan non ci sarà per ragioni mediatiche, e neppure strettamente economiche. Ci sarà quando nessuno sarà più disposto a sacrificare vite americane per quelle afghane. 

 

Premetto che sono d'accordo con te. Anche io preferirei un approccio pragmatico alla questione, piuttosto che uno burocratico/ideologico.

Tuttavia non mi sorprende, anzi mi sembra una scelta coerente. Per avere l'approccio pragmatico, il governo in carica dovrebbe battersi contro un sacco di resistenze, un po' come se volesse cambiare le leggi sul lavoro o sugli ordini professionali. Capisco che questo governo, come tutti gli altri della seconda repubblica, abbia scelto di non fare queste battaglie, perche' non gli conviene. Per questo mi sembra che il governo stia mantenendo la sua linea politica, nulla di nuovo sotto il sole.

 

 

In Italia funziona diversamente. Ci sparano, e noi apriamo le inchieste – visto che la giustizia non è già abbastanza sommersa di lavoro.
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Vi immaginate la procura di Washington che apre un'inchiesta per ogni attacco, per ogni morto. Addirittura, che mette i sigilli ai MRAP americani per procedere con le sue inchieste? Non so voi, ma io non riesco a stare serio ...

 

Francamente anche io ho rinunciato al serio stupore per simili notizie ed oscillo tra l'incazzatura piu' nera e le risate galattiche, a seconda del'umore.
Anche per i morti di NY, quelli sull'Hudson, la magistratura Italiana ha aperto un'inchiesta. Inutile, dato che il fatto è successo in USA e ci penserà quindi la magistratura americana ad individuare cause e reponsabili. Qui pero' capisco i magistrati, perché un'inchiesta seria richiederà un certo numero di viaggi a N.Y. a spese dello Stato. Non capisco invece la fregola di andare in Afghanistan.

Quale è la ratio (o irratio) che spinge la magistratura italiana ad aprire indagini in posti lontani, sovrapponendosi ad autorità estere e non avendo la giurisdizione? Il fatto che la vittima sia italiana crea un obbligo d'indagine? O è una libera scelta della magistratura?

Francesco

 

 

 

Non so. Forse Axel Bisignano potrebbe aiutarci. Ma anch'io mi sono fatto la stessa domanda. Senso, logica, razionalità? Io non ne vedo. E' forse l'effetto dell'obbligatorietà dell'azione penale? Boh. So solo che è una roba fuori dal mondo. Se andiamo sulla Luna e i terroristi spaziali ci attaccano, anche lì la magistratura aprirà un'inchiesta? 

Gli americani, in Afghanistan, già ridono degli Europei. La missione ISAF (International Security Assistance Force), dove ci sono i Paesi NATO, è stata infatti riletta come I Suck at Fighting o I See Americans Fighting. Non immagino le risate che devono farsi quando arrivano alle loro orecchie queste storie. Neppure nei film di Fantozzi si vedono cose del genere...

Non e' che l'inchiesta e' stata aperta per verificare se i mezzi forniti dalla IVECO rispondano alle specifiche del bando di gara? In questo caso, non ci vedrei nulla di male a verificare se c'e' stata una fornitura corrispondente alle richieste dell'esercito. Anzi, una verifica delle prestazioni effettuata ira mi sembra fin troppo tardiva.

 

Ho pensato anch'io a questa cosa, inizialmente, ma non regge. Cioè, se è così, stiamo perdendo del tempo. Il Lince è, nel suo campo, probabilmente il miglior mezzo in circolazione, tanto che è stato comprato massicciamente anche da mezza Europa, fino gli inglesi.

Dunque, il Lince fa quello che gli è stato richiesto al meglio. Altro discorso è se il Lince sia il mezzo adeguato per l'Afghanistan. Su questo non lo so. Ho i miei dubbi. NOn ho una conoscenza tecnica così approfondita. Il Lince è un Humwee (High Mobility Multipurpose Wheeled Vehicle). Da quello che ho capito è stato costruito e disegnato nel 2005/2007. Gli americani sono usciti con i MRAP nel 2006. Visti questi tempi, non sono sicuro che i Lince abbiano la stessa resistenza dei veicoli americani, soprattutto rispetto ad ordigni particolarmente potenti. FInora, però, non ci sono stati morti dentro i Lince. Le vittime sono state causate dal ribaltamento del mezzo in seguito all'esplosione...

Però... se noi non abbiamo altri mezzi... cioè, il magistrato cosa deve fare: ritenere responsabile la difesa per non aver comprato mezzi più aggiornati?

Ciò non toglie, cmq, che l'inchiesta sta solo intralnciando le operazioni in corso.

Anche se fosse, sequestrare i mezzi in uso è demenziale.Le perizie si possono fare su mezzi rimasti in Italia, e le valutazioni sull' opportunità o meno di utilizzarli la lascerei ai militari.

Potrei concepire il sequestro dei veicoli di una caserma italiana dopo un' esplosione presumibilmente dovuta ad un difetto, sequestrare mezzi in uso in Afghanistan fa a pugni sia col buonsenso che col rispetto dell' incolumità altrui.

 

E si noti che gli americani fanno le inchieste. Il punto è che il loro scopo consiste nell'accertare dinamiche e caratteristiche degli attentati, e dei danni causati, così da elaborare soluzioni efficaci (tra queste, l'invenzione degli stessi MRAP, per esempio). In altre parole, anzichè cercare di mettere in galera Hamed bin-Salasin bin Salaf al-Qualcosa, cercano di fare in modo che i loro soldati non continuino a morire.

 

ma l'articolo del Corriere linkato nell'articolo dice proprio che i magistrati italiani vorrebbero fare quello che l'articolo stesso auspica e non certo mettere in galera i membri di Al-Qualcosa. Non ho capito se ti sembra di intralcio il fatto che siano dei magistrati a fare le indagini, invece che un collegio di militari tipo JAG, cosi' tutto e' ottimo e abbondante. In ogni caso, in tutti gli eserciti ad ogni morto scatta una inchiesta. Il punto e' chi la fa, e da cio' dipende il risultato.

Ma poi quale mezzi sono stati sequestrati?

 

 

i lince sono stati sequestrati. Non so come funziona il sistema americano. E' certo che le inchieste avvengono sotto traccia. Io suggerisco di imitare quel sistema, per quanto concerne almeno le indagini.

Andrea,

molto interessante quello che scrivi. Ci hai detto più tu di quelle paginate dei giornali...una cosa nn capisco però. Possibile che i consiglieri  del ministro della Difesa nn sappiano queste cose e nn consiglino i politici? NN dico i politici, ma ci saranno figure tecniche che possono consigliare come ovviare ai vincoli giuridici assurdi di cui parli...

Mi chiedo poi se anche in questo frangente nn valga la regola del si fa ma nn si dice...tu lo esclusderesti? Escluderesti che in realtà i militari agiscono di fatto ignorando, a questo punto necessariamente, le prescrizioni giuridiche e politiche?

ciao

Diverse questione aperte.

Allora, in questo ambito, i consiglierei del Ministero della Difesa hanno poco da dire. La questione riguarda la Giustizia. Il problema sono i magistrati che intervengono. 

In ogni caso, ho poca fiducia sui "consiglieri" della Difesa, almeno fino a quando saranno rappresentati da simili individui.

Mi sembra che tu, implicitamente, accenni al codice di pace e di guerra, e dunque al mancato rispetto dell'articolo 11. In altre parole, mi sembra che tu chiedi: ci sono regole di ingaggio e indicazioni di policy, ma poi, sul campo, i militari si proteggono come possono, senza stare a guardare ai dettagli.

Clausewitz diceva che la guerra, come processo di interazione, è molto semplice. Il problema è che IN guerra anche le cose più semplici diventano difficili. E' dunque possibile che, pressati dalle necesssità tattiche e operative, i nostri militari a volte vadano oltre i loro compiti e oltre la legge. Escluderei, però, che la cosa sia sistematica e che abbia dimensioni enormi.

Non conosco le direttive operative (probabilmente sono classificate), in ogni caso, in Afghanistan i nostri compiti sono di perlustrazione, aiuto civile, e difesa della popolazione. Al massimo, siamo ingaggiati in uno scontro a fuoco con i talebani, per respingere un loro attacco. Ma non andiamo a stanarli. Dunque mi risulta difficile pensare al mancato rispetto sistematico delle nostre regole di ingaggio. Camera e Senato controllano, come controllano anche i vertici delle forze armate, senza contare, poi, una semplice domanda: per quale ragione il generale che dirige le nostre truppe sul campo dovrebbe rischiare vita e carriera?

La via italiana al contro-terrorismo consiste nel pagare i terroristi? Se lo domandano in Francia e Inghilterra:

 

The Times' report, quoting Western military officials, says the policy was operated by Italian secret services in Afghanistan's Sarobi area, east of Kabul.


Warlords as well as Taliban commanders were paid, the paper says, with the amounts running to tens of thousands of dollars.

 

news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/8309464.stm