Ogni volta che visito questo paese non posso fare a meno di confrontarlo con l'Italia e rammaricarmi di come avremmo potuto vivere bene e prosperare, invece di vivere male e degenerare come abbiamo scelto di fare da oramai almeno quarant'anni. La tentazione ai confronti è troppo forte, ed è pure legittima. Una popolazione (128 M) che è più del doppio della nostra (58M), distribuita su di un territorio (378000 Km quadrati) di poco superiore al nostro (302000 Km quadrati), e quindi con una densità praticamente doppia. Privo di risorse naturali, con poche ed altamente popolate pianure, ed una conformazione del territorio molto "allungata" e "montagnosa", simile, ma ancor più lunga e stretta, all'italiana. Un pezzo sostanziale del paese, Hokkaido, è un'isola staccata dal resto, mentre un altro pezzo, Kyushu, è una quasi isola congiunta da uno strettissimo istmo. Noi abbiamo acqua da tre lati e le Alpi dal quarto, loro hanno acqua da tutti i lati e, sino a quindici anni fa, hanno commerciato solo con paesi che erano molto, ma molto più lontani di quanto siano Francia, Germania e Spagna dall'Italia. Le analogie potrebbero continuare, dalle distruzioni della seconda guerra mondiale all'adozione di una democrazia parlamentare proporzionale abbastanza farraginosa e corrotta - con un partito di centro-destra che governa quasi ininterrottamente da quando MacArthur se ne andò - sino all'alta frequenza dei fenomeni sismici, incomparabilmente più alta in Giappone che da noi. Ed, infine, la famosa cultura millenaria, le grandi tradizioni del passato, una cucina fantastica, il famiglismo più o meno amorale, il campanilismo d'origine medievale, e persino un senso dello stile e del buon gusto che non nulla ha da invidiare al nostro. Non giocano molto bene al calcio, ma son forti nel baseball.
Per questo i paragoni sono legittimi, perché nel bene e nel male le loro e le nostre condizioni di partenza erano estremamente simili e, dove questo non è vero, le loro erano abbastanza più svantaggiose delle nostre. Specialmente per lo specifico paragone che ho in mente ora mentre lo Nozomi-Shinkansen Superexpress No. 53 del 26-3-2006 si sta fermando per una sosta di due minuti alla stazione di Nagoya.
Son partito alle 11:46 da Kyoto, ed alle 14:06 arriverò a Tokyo dopo altre tre fermate, viaggiando alla velocità media di 270 Km/ora. Sono seduto in una Green car (non si dice prima classe, fa zotico) ed a Nagoya si sta riempiendo - anche l'utile sedile vuoto accanto al mio viene occupato, e non da una graziosa fanciulla. Il treno ha 16 carrozze, 3 sono Green cars e 3 sono per viaggiatori senza prenotazione. Il mio sedile di velluto è comodo, pulitissimo ed altamente reclinabile; sul dorso del tavolinetto ripiegabile che esce dallo schienale del sedile anteriore sono riportate le informazioni di cui potrei aver bisogno: dove sono le toilettes, i telefoni (si, dai Shinkansen si può tranquillamente telefonare, e non da ieri), le sempre funzionanti macchine per la vendità di bibite e generi alimentari (in ogni caso, un fornitissimo e non scampanellante carrello passa ogni 15 minuti circa, senza che l'addetto gridi nulla in dialetto romanesco, lasciando quindi dormire chi sta cercando di farlo), i cesti per la spazzatura, lo scompartimento del personale (a cui ho dato in custodia la mia valigia, davvero troppo pesante dopo gli ultimi acquisti per essere sollevata ed infilata nel portabagagli superiore) ed infine quali e dove sono le carrozze fumatori. L'appoggia piedi è comodo e, onde permettere togliersi le scarpe e riposare i piedi, ha un lato in velluto, oltre alle chiarissime istruzioni su come regolarlo a seconda dell'altezza. Il pavimento è coperto da una moquette soffice e pulitissima e le luci personali, stile aereo, funzionano egregiamente come funziona, me ne rendo conto solo ora, anche il sistema di condizionamento d'aria che è riuscito a far riapparire il fresco giusto dieci minuti dopo che questa carrozza ha fatto il pienone d'esseri umani accaldati (è arrivata la primavera, ed il clima qui è molto afoso, più che in pianura padana).
Quando son salito sul treno non ho dovuto fare sollevamento pesi che, con la valigia da trenta kili ed altre tre non indifferenti borse non avrei gradito per nulla. Ho camminato dritto dal marciapiede dentro al vagone: il binario è infossato - cosa, devo dire, che succede anche in Spagna, Francia, Germania, e persino Stati Uniti ed Inghilterra: solo in Italia ed in Turchia si è forzati a scalate ridicole, e faticosissime per anziani e ragazzini - ed il divario orizzontale fra marciapiede e treno sarà, in quel punto, di cinque centimetri al più. Quindi le ruote non finiscono nel buco, e tutto procede rapido ed efficiente: ecco perché una sosta di due minuti è sufficiente per carico e scarico di centinaia di persone. E non ho dovuto fare nessun calcolo azzardato, né correre su è giù sul marciapiede a caccia della mia carrozza: dove la carrozza 9 si sarebbe fermata era perfettamente indicato, ed un altro segno sul marciapiede diceva, in giapponese è vero, dove la porta si sarebbe aperta. Al centimetro, anche perché non v'era alternativa: dove non c'è accesso alle porte una molto ben tenuta ringhiera separa il marciapiede dal binario. Ottimo e rassicurante, specialmente per le centinaia di settantenni ed ottantenni che vedo salire e scendere ad ogni stazione, trainando le loro valigie su rotelle ed infilando le scale mobili e gli ascensori che, nelle due direzioni, li portano ai sottopassaggi. Su ogni marciapiede, se s'arriva in anticipo come nel mio caso, si trovano edicole, negozietti che vendono generi di prima necessità, e luminose, pulite e condizionate, toilettes e sale d'attesa (senza distinzione di classe).
Questo treno veniva da Shin-Osaka, e terminerà la sua corsa a Tokyo. Quello che è passato sette minuti prima, mentre attendevo il mio, veniva da Hiroshima, che sta parecchio più in là, e moltissimi percorrono l'intero tragitto Fukuoka-Tokyo. Sono poco più di 1500 Km, ed il tempo di percorrenza è di circa 6 ore. Questa è di gran lunga la linea più trafficata, attorno ad essa vive più di un'intera Germania, circa 85 Milioni di persone, e nelle ore di punta gli Shinkansen si susseguono al ritmo di uno ogni tre minuti in ognuna delle due direzioni. Avete letto giusto, tre minuti: lo appresi 15 anni fa, a Kobe, quando volevo salire su quello che era appena arrivato al binario, visto che mancavano sei minuti all'orario di partenza del nostro. Il vecchio Yasuo Uekawa, kamikaze miracolato dai sottomarini USA ed arrivato all'ultima corsa dieci anni fa, mi fermò facendomi notare che non era il nostro, che sul binario all'altro lato del marciapiede un altro sarebbe schizzato in tre minuti e, sei minuti dopo, il nostro sarebbe partito da quello stesso binario. Così fu. Che io sappia, mai avuto un incidente grave e, dopo molte visite nell'arco di diciotto anni ed almeno quaranta trasferimenti in treno, continuo ad aggiustare i minuti del mio orologio sull'arrivo e la partenza dello Shinkansen dalle stazioni. Ritardi, anche solo di due minuti, mai visti, almeno personalmente. D'altra parte, neanche l'AVE fra Madrid e Sevilla li fa, anche perché ti restituiscono il biglietto se fanno più di cinque minuti di ritardo.
Il Nozomi, su cui viaggio, è il più veloce e si ferma solo nelle grandi città. Poi viene la versione Hikari, leggermente più lenta e che effettua qualche fermata in più ed, infine, i treni locali che fermano a tutte le stazioni. Si chiamano Kodama e ne ho visti passare tre o quattro mentre attendevo il mio alla stazione di Kyoto questa mattina (ero in anticipo di venti minuti, non mi capita spesso) ed ho strabuzzato gli occhi per la sorpresa. Si perché, vedete, il locale giapponese, quello per i pendolari che ferma in tutte le stazioni, è anch'esso un treno ad alta velocità, con tutti i lussi ed i comforts appropriati e, guardandolo bene, mi son reso conto che era il modello di Shinkansen su cui sono salito alla stazione di Osaka durante il mio primo viaggio in Giappone diciotto anni fa, destinazione, appunto, Kobe - ecco, la Kobe-beef, quella delle vacche alimentate a birra e massaggiate, non è proprio un granché, meglio una fiorentina. Non va a 270 Km/h, solo a 180-200, però arriva anch'esso sempre in orario, ce ne sono una valanga, tutti i passeggeri si siedono, e via intonado salmi e gloria, ma non sulle fantasie medievali di qualche pastore tedesco, sui fatti del trasporto ferroviario per le masse della civiltà post-industriale. Quelle specie di carri bestiame su cui viaggia il proletariato italiano tutte le mattine e tutte le sere, qui se li sono scordati da un pezzo, almeno per quel che m'è dato vedere - non dubito che in qualche sperdutissimo angolo del Giappone montagnoso qualche treno "normale" circoli ancora, ma di sicuro è poca roba. Il qual fatto, ovviamente, mette una pesante e definitiva pietra sui cretinismi del tipo "sviluppare l'alta velocità vuol dire trascurare il pendolarismo ed i cittadini meno privilegiati": i pendolari giapponesi viaggiano molto, ma molto meglio dei rari passeggeri di prima classe del pendolino MI-Roma che hanno la fortuna d'arrivare in orario, altro che balle bertinottian-casarinifiche contro l'alta velocità che distrugge l'ambiente. Non solo l'impatto dello Shinkansen sul territorio giapponese appare minimo, ma è la mancanza di alta velocità che distrugge l'essere umano, in particolare il proletario pendolare. Bertinotti, si sa, viaggia con ben altri mezzi pagati dalle tasse proletarie.
Ah, tra l'altro: il percorso che sto facendo è pieno di gallerie che infiliamo, per quel che percepisco, senza rallentare e senza che i miei timpani esplodano. Sto scrivendo tranquillamente sul mio laptop (collegato alla presa per la corrente elettrica, ma il mio è un sedile fortunato, non tutti ce l'hanno) ed il treno non balla per nulla. Così, almeno, sembra a me. Il mio molto perfezionista amico e collega Kazuo Nishimura, che da trentanni insegna a Kyoto ma continua a vivere a Tokyo e fa questo giretto settimanalmente, preferisce spendere 20 minuti in più e prendere l'Hikari, il Nozomi, a suo avviso, non gli permette di scrivere agevolmente a mano in giapponese, cosa che fa con una precisione d'artista su della preziosa carta di riso, utilizzando a volte una stilografica a volte una matita con una mina finissima ... Motivato dal ricordo di Kazuo che anni fa mi sconsigliava di prendere il Nozomi perché era "troppo instabile", estraggo carta e penna: in lettere latine con una 2B si scrive decisamente bene, salvo qualche raro scossone.
Veniamo alla parte dolente, quanto mi costa questo viaggio da sogno? 18.000 Yen, che al cambio attuale sono 123 Euro. La carrozza su cui viaggio concede ad ogni viaggiatore un comfort superiore a quello della first class d'un volo interno USA. Se avessi preso un posto coach senza prenotazione di sedia su uno degli Hikari che son passati mentre attendevo il mio e che arriveranno a Tokyo tra i dieci ed i venticinque minuti più tardi, avrei speso molto meno della metà, circa 45 Euro. Il Kodama probabilmente costa ancora meno, ma non so quanto meno. Un foglietto illustrativo di JR - Japan Rail; a proposito, quasi scordavo: è una società privata - mi dice che un'andata e ritorno da Tokyo a Osaka (tipo Milano-Roma) in Hikari costa circa 95 Euro. Il viaggio dura tre ore, e la puntutalità è assoluta. Il sito delle FFSS mi dice che la Milano-Roma in EuroStar, che dura 5 ore, costa 92 Euro in seconda classe e 135 in prima, ovvero esattamente lo stesso, alla faccia del servizio pubblico a buon mercato. Si perdono due ore in più e, quando si arriva, si arriva con i timpani perforati, le ginocchia arrossate e la puntualità ve la sognate.
In coach vi sono cinque sedie per fila, invece di quattro, tre e due rispettivamente ai lati del corridoio, e lo spazio per le gambe è leggermente inferiore. Sono andato alla carrozza 7 per controllare, lo spazio non sembra minore di quello a disposizione sul pendolino in prima classe, ed il demenziale tavolinetto rigido nero fatto per dimostrare al mondo che all'imbecillità ed alla corruzione nelle FFSS non v'è limite alcuno, non c'è. Anche li, come in Green, vi sono tavolinetti piegabili che scendono dal sedile anteriore e con tutte le preziose istruzioni. Manca il secondo tavolino che io posso estrarre dal mio appoggia braccio, e manca il vellutato appoggia piedi. Ritornando alla mia carrozza ho preso un té freddo dalle perfette e pulitissime machinette, 77 centesimi di Euro (120 Yen), e mi son fermato al bagno - Western style, c'è anche il Japanese style, simile alla turca, per gli amanti delle tradizioni. Ah, il Western style ha il sedile riscaldato ed un geniale sistema, che oramai si trova ovunque in Giappone compresi i bagni pubblici, e che permette un salutare bidet sia maschile che femminile. Cianciate, cianciate, fighetti ministeriali, nei bar delle stazioni di Napoli, Roma e Milano, dove le toilettes sembrano cloache medievali, sulla qualità della vita nel Bel Paese; i giapponesi sanno la differenza fra il puzzo di merda e piscio in cui vivete, con le tazze ed i pavimenti imbrattati delle medesime sostanze e la perenne mancanza di carta igenica, ed un bagno aerato e limipido da cui si sale con il culo fresco e pulito.
Infine, la domanda che conta: da quanto ce l'hanno questa cosa? Non è che è solo questione di pochi anni e poi ci arriveremo anche noi, con uno dei tanti piani di grandi opere che sbandierano sia la mortadella bolognese che il il venditore di tappeti da Arcore? Beh, forse un giorno ce l'avremo anche in Italia - faccio per dire ovviamente: non ci arriveremo mai e vi dico dopo perché - però loro questo giocattolo ce l'hanno da 42 anni! Si: quarantadue, avette letto bene. All'inizio, ovviamente, non copriva l'intero paese con la perfezione odierna, ci mancherebbe altro. Ai tempi delle olimipiadi di Tokyo solo una linea era in funzione. Ma nel 1988 io sono andato sino a Kobe, e funzionava come ora, ed a Nagoya (sperduta provincia di campagna al Nord di Tokyo) pure. Kazuo, che è da li, mi dice che nell'Hokkaido, l'isola la cui capitale è Sapporo, ce l'hanno da vent'anni. Se non ricordo male la Tokkaido-Sanyo, da Tokyo a Fukuoka, l'hanno completata nel 1975: trentun'anni orsono! Ed è questo che fa riflettere, miei cari compaesani, e produce al contempo rabbia e tristezza.
Perché quarant'anni di treni così vuol dire tantissimo, vuol dire aver vissuto male un pezzo sostanziale della propria vita (penso ai milioni di italiani che il treno lo devono prendere due volte al giorno per andare a lavorare) mentre si sarebbe potuto viverla diversamente e molto, ma molto meglio. Questa è qualità della vita, altro che gli ingorghi autostradali dei week ends al mare inquinato. E tutto questo si sarebbe potuto fare e si può fare, la tecnologia c'era e c'è (solo che non era e non è Fiat), la conformazione del territorio è estremamente simile e la densità di persone e case ancora più alta: insomma, non c'è scusa che tenga. L'unica vera verità, cari compaesani, è che, mentre vi beavate ad esprimere solidarietà agli scioperi di ferrovieri parassiti e frequentemente delinquenti - quanta gente hanno ucciso lavorando male, difesi dal sindacato più ridicolmente corrotto e corporativo dell'universo? - politicanti e burocrati ministeriali vari, in combutta con sindacalisti ed imprenditori del piffero nazional-protezionista, si mettevano in tasca oppure sprecavano le vostre tasse, invece di darvi un sistema possibile di trasporto ferroviario che avrebbe reso la vostra vita infinitamente migliore. Questa, ripeto, è qualità della vita, non le veline cretine in TV. Svegliatevi, compatrioti: siete rimasti dietro il resto del mondo, e fate una vita che ha la stessa qualità delle toilette pubbliche del Bel Paese.
Non solo fate una vita di feci, ma la farete - come viaggiatori, per oggi: appena ho un attimo vi racconto di come funzionano alcune altre cose loro, tipo i taxi e le relazioni economiche con la Cina, che qui si che è vicina, altro che sagrestie di rivoluzionari segaioli. Farete una vita miserabile tutte le volte che prendete il treno, perché la distanza fra il sistema JR e quello schifo immondo che si chiama FFSS è, appunto, di circa 40-50 anni. Una quantità mostruosa di investimenti in capitale fisico, umano e tecnologia sarebbe necessaria per poter risalire un tale abisso. Una quantità d'investimenti che un paese in crisi economica permanente e che paga il 16% di PIL in pensioni a gente che, in un caso su due, potrebbe e dovrebbe lavorare, non si può nemmeno lontanamente sognare. Ed ancor meno se li può sognare tali investimenti un paese che ha i sindacati dei ferrovieri, i politici, il personale del ministero dei trasporti ed i manifestanti borghesi-ecologici dediti a bloccare qualsiasi opera utile ai pendolari-proletari, che l'Italia ha. Perché la decadenza economica e civile si costruisce lentamente ed all'inizio non si vede, ma dopo quarant'anni di malgoverno è evidente e forse incontrastabile. Anche per questo occorre ricordarsi che non son solo la mortadella ed i suoi salami o il venditore di tappeti ed i suoi accoliti che dobbiamo profondamente disprezzare, ma anche le valanghe di oggi dimenticati democristiani, socialisti, socialdemocratici, liberali e repubblicani che hanno sgovernato impunemente il Bel Paese sino al 1994 e che, annidati nei ministeri romani, ancora lo saccheggiano, che segga a palazzo chigi la mortadella o il venditore di tappeti, differenza non fa. Perché, se i giapponesi hanno lo Shinkansen e noi la Venezia-Calalzo, la colpa è di costoro: Rumor, Gava, Ciancimino, Malagodi, Cicchito, Colombo, Andreotti, Craxi, Moro, Mancini, Gui, Bisaglia, Longo, Saragat, Tanassi, Cossiga, e via andando con le parolacce.
Alla mia sinistra ed alla mia destra scorre una pianura padana incrociata con la costa adriatica o tirrenica: case e casette monofamiliari, qualche palazzo da 5-10 piani, solo nei centri delle città appaiono costruzioni di maggior dimensione, fabbriche e fabrichette, inframezzate da orti, serre e piccole zone agricole. Le colline distano solo pochi chilometri dal lato nord, mentre a sud il mare è a circa 40 o 50 kilometri; dietro alle colline si intravedono rilievi maggiori. Tra dieci minuti so che apparirà, foschia permettendo, il Monte Fuji ancora coperto di neve. Ma gli alberi di ciliegio, che poi non sono ciliegi ma fa lo stesso, hanno già cominciato a fiorire e qui è festa grande, praticamente inizia il vero anno nuovo. Peccato oggi debba andare dritto a Narita - via Narita Express: volete sentire la litania che lo compara alle tradotte che da Fiumicino e Malpensa vanno a Roma e Milano? - la fioritura che si vedrà nei prossimi giorni nei parchi di Tokyo è impareggiabile. La fotograferanno mia moglie e mio figlio, che il Shinkansen da Kyoto lo prenderanno domani, alle 16:36, arrivo a Tokyo alle 18:56 esatte, ci scommetto la camicia.
Bell'articolo, e mi scuso se vado fuori tema rispetto alle interessanti e dolenti problematiche sollevate. Ho una domanda da rivolgere agli igienisti nipponici, confessando una certa ignoranza sul funzionamento tecnico del famoso wc japan-style: siamo sicuri che sia tanto igienico farsi inviare acqua sui genitali da un ugello spruzzatore sul quale ha scoreggiato, pisciato e defecato il lottatore di sumo nostro compagno di viaggio, e possibile portatore sano o malato di epatite, influenza, malaria, colera, hiv, bird-flu, raffreddore e quantaltro? (ovviamente non intendo confrontare le probabilita' di contrarre suddette malattie nelle puzzolentissime toelette ferroviarie italiche).
Curiosita' legittima. Funziona nel seguente modo: tu schiacci uno dei due bottoni (ano e cazzo/figa) ed una cannuccia di plastica dura esce da una porticina nella parete posteriore della tazza, circa 6-8 centimetri sotto a dove sei seduto. Avanza e si posiziona la dove si deve posizionare - fatto esperimenti: sembra indovinare dove andare ... - dopodiche' comincia ad emettere l'acqua a spruzzo. Puoi regolare la temperatura. Se solo ti sollevi, smette immediatamente per evitare di fare la doccia all'aerea attorno. Quando spegni si ritrae, quindi escrementi e piscio che passano per la tazza non la toccano proprio. Inoltre, ad ogni uso si disinfetta. Infine, appena ti siedi la tazza si disinfetta nel senso che il tuo peso fa aprire una valvola che scarica acqua e disinfettante. Ma questo non in tutti i waters che ho visto, per esempio non all'Universita' di Tokyo. La cannuccia per il davanti si comporta in maniera ugualmente intelligente. In Italia abbiamo i bidet che, quando c'e' spazio nel bagno, considero imbattibili. Ma, nei locali pubblici e specialmente in America dove il bidet manca ovunque, spero solo questa cosa arrivi presto!