La voce a te dovuta

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“La voce a te dovuta” è un “canzoniere” di poesie di tema amoroso che si intrecciano in continua ricerca ed indagine sul senso stesso dell’amore, esplorandone i diversi momenti e stati d’animo attraverso l’osservazione dei più piccoli dettagli della quotidianità che viene interiorizzata e passata al setaccio dei sensi della logica sentimentale. [...]

Pedro Salinas (Madrid 1891 – Boston 1951)

 

 

“La voce a te dovuta” è un “canzoniere” di poesie di tema amoroso che si intrecciano in continua ricerca ed indagine sul senso stesso dell’amore, esplorandone i diversi momenti e stati d’animo attraverso l’osservazione dei più piccoli dettagli della quotidianità che viene interiorizzata e passata al setaccio dei sensi della logica sentimentale.

Dire che Salinas cerchi di definire l’essenza stessa dell’amore sembrerebbe avvolgere in un’aura d’astrattismo la sua ricerca poetica, sebbene alla fine sia proprio questo lo scopo ultimo della sua opera.

In questa raccolta della maturità, il poeta non si separa dalla propria esperienza d’amore, ma da essa parte incamminandosi in un viaggio attraverso le domande e le risposte che la ricerca stessa via via gli rivelerà attraverso l’esplorazione delle sensazioni e dei sentimenti incisi sulla carta, ed anche quando sembra allontanarsi dal reale rapporto con una donna concreta, per andare ad esplorare la sublimazione del sentimento, quasi distaccandosi dalla realtà carnale e terrena della “compagna”, la forma stessa della sua poetica appare ritrascinarlo in terra con l’originale ironia che congegna la sua opera di ricerca ed indagine sulla realtà amorosa, versificata sotto forma di descrizione aneddotica dei momenti della relazione d’amore.

 

Il “tu” concettualizzato cui egli rivolge attenzione d’amante, anche quando potrebbe sembrare dissolversi nelle labbra, negli occhi e nei gesti della donna amata per quanto “ideale”, non avrà mai nulla di vagamente etereo o astratto femminile, ma al contrario conserverà, seppure nella sua “irraggiungibile perfezione”, tutta l’umanità terrena e carnale della donna concretamente amata e desiderata.

“La voz a ti debida” (1939) segue alla pubblicazione di “Razòn de amor” (1936) e “Poesia Junta” (1937) ed è l’ultima raccolta scritta da Salinas prima degli eventi dell’esilio e della guerra, ed in essa si racchiude quindi un sentimento maturo di malinconica consapevolezza e rassegnazione non disgiunto da un tocco di logica e disincantata ironia, che ne fanno la summa della poetica sì sentimentale ma anche di grande ingegno creativo del poeta, in cui si esplica oltre alla ricerca degli aspetti tutti della vicenda amorosa, quel senso ineluttabile della fragilità dell’esistenza e del crollo degli ideali che avrebbe di lì a poco stravolto l’ordine del suo mondo.

n.c.

versi 1385 – 1407, da “la voz a ti debida”:

La forma de querer tú
es dejarme que te quiera.
El sí con que te me rindes
es el silencio. Tus besos
son ofrecerme los labios
para que los bese yo.
Jamás palabras, abrazos,
me dirán que tú existías,
que me quisiste: jamás.
Me lo dicen hojas blancas,
mapas, augurios, teléfonos;
tú, no.
Y estoy abrazado a ti
sin preguntarte, de miedo
a que no sea verdad
que tú vives y me quieres.
Y estoy abrazado a ti
sin mirar y sin tocarte.
No vaya a ser que descubra
con preguntas, con caricias,
esa soledad inmensa
de quererte sólo yo.

***

Il modo tuo d’amare
è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché sia io a baciarle.
Mai parole, abbracci
mi diranno che esistevi,
che mi amavi: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi:
ma tu, tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardarti, senza toccarti:
non debba mai scoprire
con domande o carezze
l’immensa solitudine d’amarti solo io.

***

Versi 857 – 891

Yo no puedo darte más.
No soy más que lo que soy.
¡Ay, cómo quisiera ser
arena, sol, en estío!
Que te tendieses
descansada a descansar.
Que me dejaras
tu cuerpo al marcharte, huella
tierna, tibia, inolvidable.
Y que contigo se fuese
sobre ti, mi beso lento:
color,
desde la nuca al talón,
moreno.
¡Ay, cómo quisiera ser
vidrio, o estofa o madera
que conserva su color
aquí, su perfume aquí,
y nació a tres mil kilómetros!
Ser
la materia que te gusta,
que tocas todos los días
y que ves ya sin mirar
a tu alrededor, las cosas
-collar, frasco, seda antigua-
que cuando tú echas de menos
preguntas: “¡Ay!, ¿dónde está?”
¡Y, ay, cómo quisiera ser
una alegría entre todas,
una sola, la alegría
con que te alegraras tú!
Un amor, un amor solo:
el amor del que tú te enamorases.
Pero
no soy más que lo que soy.

***

Io non posso darti di più
Non sono più di quello che sono.
Vorrei essere sabbia,
sole,
in estate!
Vorrei che ti stendessi su me
riposata a riposare.
Che lasciassi il tuo corpo andandotene,
impronta morbida, tiepida, incancellabile.
E che con te, su te,
se ne andasse il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, seta, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo
qui,
nato tremila chilometri lontano!
Essere
la materia che ti piace,
che tocchi ogni giorno,
che vedi senza guardare
intorno a te,
essere le cose
- collana, profumo, seta antica -
che quando ti mancano
ti chiedi: “Ah, ma dov’è?”
Ah come vorrei essere
un’allegria fra tutte,
una sola,
l’allegria che ti fa allegra!
Un amore, un solo amore:
l’amore di cui ti innamori

Ma
non sono più di quello che sono.

Trad. nc, 2009

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