Sappiamo tutti che la categoria dei magistrati e, tra questi particolarmente i PM , è particolarmente amata da BS. Proprio per questo, nella legislatura 2001-2006, il governo dell’epoca decise di riformare l’ordinamento giudiziario che, sostanzialmente, costituisce il corpus normativo dello status dei giudici ordinari. Appena insediatosi, il governo BS elaborò e presentò un disegno di legge gattopardesco, una delle tante riforme finte che servivano a BS per poter mandare in onda i suoi spot pubblicitari “La riforma della magistratura? Fatto!”. La magistratura, invece, anziché essergli grata per la gentilezza, non era d’accordo e considerava un danno anche quel testo. Così, incuranti dei rapporti di forza esistenti, si decise di dargli un calcio negli stinchi e di scioperare costringendo alle dimissioni il presidente dell’epoca dell’ANM, che, viceversa, era per la trattativa. Ritenevo che fosse saggia quella linea, lo dissi anche a qualche responsabile di corrente. Scioperai per disciplina sindacale, nonostante fossi assolutamente convinto dell’errore strategico. Infatti, dopo lo sciopero, i politici, visto l’atteggiamento della magistratura, si incaponirono anch’essi e modificarono il testo in senso nettamente peggiorativo. La magistratura proclamò altri due scioperi ai quali io, visto il brillante successo del primo, non aderii. La riforma, con il testo peggiorativo, fu approvata definitivamente con una serie di decreti legislativi emessi dal Governo poco prima della scadenza della legislatura.
La legge, oltre ad una serie di follie assolutamente ridicole, prevedeva fra l’altro, una sorta di separazione delle carriere tra giudici e Pubblici Ministeri, per cui, dopo una moratoria di alcuni anni, non si sarebbe più potuti passare da una funzione all’altra. Oltre che per questa norma, la riforma si rivelò, fin da subito, completamente ingestibile, tanto che il Governo Prodi fu costretto a cambiarne parti sostanziali. Nonostante il centrosinistra, come sapete, avesse una maggioranza eterogenea e risicatissima, la riforma della riforma passò con il placet della stessa destra per gli evidenti motivi suddetti. Il testo, sostanzialmente, ritornava al disegno di legge inizialmente proposto da BS e contro il quale la magistratura scioperò nel 2002, solo che adesso, grottescamente, fu festeggiato come una grande vittoria.
Potenza dell’oblio…
Tra le modifiche si fece marcia indietro sulla separazione delle carriere tra giudici e PM, prevedendo, semplicemente, l’impossibilità di passare da una funzione all’altra nell’ambito dello stesso distretto di Corte d’appello, esattamente ciò che prevedeva anche BS. Ma, siccome la sinistra doveva dare la sua impronta originale, su idea di tre ex magistrati passati alla politica, si previde che
Art. 13 L. 30 luglio 2007 n. 111
2. I magistrati ordinari al termine del tirocinio non possono essere destinati a svolgere le funzioni requirenti, giudicanti monocratiche penali o di giudice per le indagini preliminari o di giudice dell’udienza preliminare, anteriormente al conseguimento della prima valutazione di professionalità.
In sostanza, si fece il seguente ragionamento: “fare il Giudice delle Indagini preliminari, il Giudice del dibattimento penale oppure il Pubblico Ministero, implica svolgere delle funzioni estremamente delicate, in quanto incidono sulla libertà delle persone. Pertanto, è bene che queste funzioni non vengano esercitate da magistrati di prima nomina, completamente privi di esperienza. Quindi, le funzioni in questione, d’ora in avanti, potranno essere esercitate solamente da coloro che abbiano acquisito una esperienza almeno triennale ed, al termine di essa siano stati adeguatamente valutati”.
Che c’è di male, direte voi? Era ora che qualcuno ci pensasse!
Cominciamo con il dire che il ragionamento sottostante non necessariamente trova conferma nella pratica. Per citare Michele: “dove sono le evidenze?”. C’è un qualche dato statistico che documenti la cosa? Spesso è vero proprio il contrario. Basti pensare, tanto per citare un caso attuale, che i due sostituti di Salerno che hanno disposto la famosa e perquisizione dei PM di Catanzaro, avevano un’anzianità pluriennale ed uno un’anzianità più che decennale. Ed ancora, mentre fino alla riforma il magistrato in tirocinio, prima di firmare qualsiasi provvedimento, faceva un periodo di praticantato della durata di sei mesi c.d. “mirato” durante il quale imparava il mestiere, seguito da un magistrato anziano c.d. “affidatario”, oggi anche chi vuol fare il PM, fa il tirocinio mirato da… giudice. Logico no?
Ma passiamo sopra queste amenità ed arriviamo al sodo. Ci sono, in Italia, numerosi uffici di Procura che potremmo definire “di frontiera”. Si tratta di Uffici, soprattutto meridionali - ma c’è n’è qualcuno anche nel Nord del paese - che, per la presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, la criminalità diffusa, l’elevatissimo turnover dei magistrati, il conseguente notevole carico di lavoro, le zone note per la loro non proprio eccelsa qualità della vita, non sono particolarmente appetibili per nessuno. Questi uffici, fino ad un anno fa, venivano coperti con magistrati di “primo pelo”, i famosi “giudici ragazzini” di cossighiana memoria. Si trattava dei vincitori di concorso che, al termine del tirocinio, obtorto collo, venivano mandati, come prima destinazione, a Locri, Palmi, Lanusei, Gela, ecc. Questi giovani colleghi dovevano passare almeno tre anni nell’ufficio cui erano stati destinati, poi, inevitabilmente e comprensibilmente, cominciavano a fare domande di trasferimento verso le loro località di provenienza. Per cercare di indurli a rimanere più a lungo, si introdussero delle forme di incentivo, quali quello di ottenere, superato un certo periodo di permanenza, un punteggio aggiuntivo, grazie al quale scavalcare, nei trasferimenti verso sedi ambite, colleghi più anziani.
Con la riforma, i vincitori di concorso possono essere mandati solamente a fare i giudici non più i PM, mentre le procure di frontiera, per effetto delle domande di trasferimento, si stanno svuotando sempre di più.
La problematica è nota e l’ANM l’ha messa sul piatto fin dal maggio dell’anno 2008 e, quindi, subito dopo l’insediamento del nuovo Governo. Si propose di abolire il divieto e di stabilire che, per i primi tre anni, i fascicoli venissero coassegnati ad un sostituto più anziano. La proposta non fu accolta dal Governo, il quale, in settembre, optò per la soluzione di un decreto legge, prevedendo la copertura delle vacanze con dei trasferimenti d’ufficio, incentivati con un’indennità di trasferimento più elevata. La norma è talmente complicata, per chi non è addentro ai meccanismi ordinamentali, che risulta di difficile comprensione anche ad un giurista. Sta di fatto, che le variabili necessarie per procedere a questi trasferimenti sono così tante che praticamente nessun magistrato rientra nei parametri in questione ed, oltretutto, si finirebbe solamente con lo spostare qualche PM da un ufficio all’altro, creando, magari, due buchi anziché uno. Insomma, una soluzione di fatto inesistente, un pannicello caldo, mentre le Procure continuano a svuotarsi. Oggi come oggi, nessuno fa più domanda per passare dal ruolo di giudice a quello di PM, avviene solo il contrario. Tutti hanno paura della separazione delle carriere e di salire su di un treno dal quale, un giorno, non potranno più scendere.
I dati dei posti pubblicati e messi a concorso l’ultima volta, sono questi:
206 posti per procure in tutta Italia messi a concorso, di questi, 132 non saranno coperti, poiché privi di aspiranti
Dei 74 posti coperti, solo 3 saranno attribuiti a magistrati che attualmente svolgono funzioni giudicanti.
In Sicilia, su 61 posti pubblicati, 56 risultano senza aspiranti. Dei 5 posti che saranno coperti, solo uno sarà attribuito ad un magistrati proveniente da altra regione.
Dagli uffici dell’isola, invece, andranno via 9 magistrati, tutti pubblici ministeri, con l’effetto che le scoperture negli uffici requirenti saliranno da 61 a 69.
L’indice di scopertura, alla fine del concorso, sarà del 30%
In Calabria, su 27 posti pubblicati, 25 sono senza aspiranti. I 2 soli posti che verranno coperti saranno attribuiti a magistrati già in servizio presso altri uffici calabresi.
Dalla regione andranno via in 15, con l’effetto che da 27 scoperture si salirà a 42.
L’indice di scopertura, alla fine del concorso, sarà del 39,6%
Ma, fortunatamente, i nostri ineffabili governanti, tengono la barra a dritta e non si fanno prendere certo dal panico. Dopo essersi accorti che il loro decreto legge è stato come voler curare un malato di polmonite grave con un’aspirina, cosa fanno? Elaborano una proposta di legge che prevede la possibilità di trasferire d’ufficio i magistrati che abbiano conseguito la prima valutazione e quindi quelli che abbiano 4 anni di servizio alle spalle. Tutti questi, beninteso, dopo essere stati istruiti da giudici ed aver fatto solo i giudici, probabilmente civili. L’aspetto incredibile in tutta questa cosa è che il disegno di legge viene sbandierato come il primo passo verso la separazione delle carriere, con il PM che si chiamerà con il grottesco nome, che solo BS si poteva inventare, di “avvocato dell’accusa”. Al di là del fatto che della presunta separazione delle carriere e dell’“avvocato dell’accusa” non c’è traccia nel disegno di legge, l’aspetto incredibile è un altro. Da un lato, il Governo pare condividere la ratio della modifica introdotta dalla sinistra, per cui solo chi ha fatto un’esperienza triennale come giudice può fare il PM, dall’altra, intende, a parole, separare le carriere, il che significa che non si potrà fare prima il giudice e poi il PM. Come si conciliano le due cose? Boh. È troppo chiedere un minimo di coerenza?
Ritornando al problema iniziale, qualcuno di voi obietterà che basterebbe prevedere la possibilità per il CSM di trasferire d’ufficio i magistrati. Tuttavia, trasferire un magistrato d’ufficio è questione delicata, tanto che il problema se lo è posto lo stesso costituente, ed infatti, l’art. 107 Cost. prevede che:
I magistrati sono inamovibili. Non possono essere dispensati o sospesi dal servizio né destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della magistratura, adottata o per i motivi e con le garanzie di difesa stabilite dall’ordinamento giudiziario o con il loro consenso.
Mi rendo conto che la cosa possa apparire un privilegio corporativo. In ogni caso, secondo interpretazioni più autorevoli della mia, una norma che preveda il sistematico trasferimento d’ufficio di magistrati senza il loro consenso ed in assenza di altri presupposti, quali eventuali violazioni disciplinari, sarebbe palesemente incostituzionale. A me la cosa, dal tenore letterale della norma, non sembra così chiara. In ogni caso, previa valutazione della dubbia compatibilità costituzionale di una simile norma, bisogna andare fino in fondo e prevedere, in generale, la possibilità per il CSM di trasferire d’ufficio tutti i magistrati a seconda delle esigenze di allocazione delle risorse. Introdurre il principio del trasferimento d’ufficio, comporta un radicale cambiamento del sistema ed anche un aggravio dei costi. In qualsiasi organizzazione statale o privata in cui il trasferimento è scontato (prendiamo gli ufficiali di carriera dei Carabinieri o dell’Esercito, oppure le banche), sono previsti consistenti incentivi in termini di carriera ed economici. In assenza di validi incentivi si innesca solo un meccanismo demotivante ed un inutile ed un notevole contenzioso. Difatti, coloro che verranno trasferiti, in assenza di un loro consenso sostanziale, impugneranno il provvedimento di trasferimento davanti al giudice amministrativo, ottenendo, quasi sempre la sospensiva del provvedimento stesso.
Nonostante le obiezioni e con la situazione che si và incancrenendo sempre di più, il Governo superefficiente decide un abile colpo di mano ed inserisce la norma sul trasferimento d’ufficio come emendamento nel decreto legge sugli stupri. Peccato che si tratta di un trucchetto non proprio elegante e che il Presidente della Camera, interviene e lo blocca, in quanto non c’entra nulla con gli stupri. Oddio, a pensarci bene, vista l’opinione che BS ha di noi PM, forse, forse, in effetti il Governo non ha tutti i torti, oltretutto ancora non abbiamo imparato ad usare l’anestetico... La cosa viene salutata con tripudio dall’ANM, mentre il Governo fa spallucce e và, con la massima tranquillità, avanti per la strada del disegno di legge, tanto se le Procure si svuotano che problema c’è? Di queste toghe rosse ce n’è fin troppe che girano impunemente, meno sono e meglio stiamo. Il massimo, poi, è mandare, contro la sua volontà, in una Procura di frontiera uno che ha appena imparato ed ingranato nel mestiere di giudice civile. Nel suo ultimo documento l’ANM fa una serie di proposte al Governo, affinchè prenda in mano la situazione e crei degli incentivi effettivi.
Così, adesso, siamo arrivati al punto che un collega del Veneto rinuncia all’agognato trasferimento che gli consentiva di tornare a casa, per rimanere presso la Procura di Termini Imerese . Michele ed Andrea cominceranno a sproloquiare sull’eroismo dei veneti, che, adesso, lungi dal voler richiedere l’indipendenza, dall’Amerika e dalla Sicilia, sono disposti a salvare la patria compresa quella terronica, ma è evidente che uno stato serio non possa reggersi sullo spirito di sacrificio di pochi, per quanto veneti.
Racconto questa vicenda che, forse, vi interessa marginalmente, solo per dare una descrizione dell’approssimazione ed indifferenza, da destra a sinistra, ai problemi concreti da parte di chi coloro che governano il paese.
Prendiamo, quindi, la procura di Gela, non proprio un posto tranquillo, né una località particolarmente amena. Dal sito del CSM si apprende che, in organico, sono previsti 5 sostituti. Attualmente ve n’è solo uno, una giovane collega entrata in magistratura nell’anno 2004 (manco a dirlo). Facciamo un po’ di conti. La collega è entrata in magistratura nell’anno 2004, dopodiché ha fatto un anno e sei mesi di tirocinio, dal 2004 al 2006. Al termine del tirocinio, viene assegnata alla prima destinazione, la Procura di Gela, dove deve rimanere esattamente per tre anni dal 2006 al 2009. Adesso siamo nel 2009. Da oggi in poi o, al massimo, tra qualche mese, ogni giorno è buono per la collega per trasferirsi verso una località a lei più gradita. Poniamo che sia del nord. Se non vuole diventare giudice, troverà molti posti a disposizione nelle località più svariate senza nemmeno dover temere di essere preceduta da qualche collega più anziano. Altamente probabile, dunque, il suo trasferimento. Risultato: zero sostituti presso la Procura di Gela. E, quindi, può darsi che in quella città, capoluogo di una provincia in cui, oltre alla criminalità diffusa, è presente anche la criminalità organizzata, in un futuro prossimo, arrivi una bella infornata di giudici nuovi che dovranno passare il tempo a giocare a rubamazzo, perché, in assenza di PM, non possono celebrare i processi…
Gran bell'articolo e davvero illuminante, come al solito. Nessuna considerazione da fare se non un profondo sconforto per come il sistema giustizia è trattato dalla classe politica. Se poi aggiungiamo le bordate populistiche recentemente approvate (o approvande) lo sconforto diventa assoluto.
Grazie e complimenti per un'analisi approfondita ed equilibrata che, come al solito, non si leggerà mai sulla stampa di reg... ufficiale.
PS: Fammi fare il pignolo antipatico su una piccola precisazione: Gela non è (ancora) capoluogo di provincia ;).