La rivoluzione dimenticata
Lucio Russo
Feltrinelli, Milano, 1998 [1996] , ISBN 88-07-10210-2
Nei commenti a proposito del libro di Lee Smolin si è sviluppato un certo interesse per il libro di Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata. Propongo quindi la mia piccola recensione, derivata da un post sul mio blog di qualche mese fa, nella speranza di invogliare qualche lettore di nFA a leggere il libro.
Spinto dai consigli di molti, in particolare da quelli del buon KK, ho approfittato delle ferie appena concluse per leggermi La rivoluzione dimenticata, di L. Russo. Lo scopo principale del libro è rivalutare la Scienza Ellenistica, non mancano però considerazioni più generali, specie sull'attuale crisi scientifica.
All'inizio del saggio Russo determina le caratteristiche che deve avere la Scienza:
Le affermazioni "scientifiche" non riguardano oggetti concreti, ma enti "teorici" specifici.
La teoria ha una struttura rigorosamente deduttiva; è costituita cioè da pochi enunciati fondamentali ("assiomi", "postulati" o "principi") sui propri enti caratteristici e da un metodo unitario e universalmente accettato per dedurne un numero illimitato di conseguenze.
Le applicazioni al mondo reale sono basate su delle "regole di corrispondenza" tra gli enti della teoria e gli oggetti concreti.
La difficoltà nel valutare esattamente il livello di conoscenze di Erofilo e soci è data dal grande numero di testi che sono andati persi. Russo supera questo problema identificando gli echi di quei lavori che si trovano in scrittori successivi. Un lavoro encomiabile, ma anche un grande limite del testo: in alcune parti si devono fare molte assunzioni che, per quanto ragionevoli, non possono essere dimostrate con certezza, proprio a causa della penuria di testimonianze. Molto solide, invece, le testimonianze archeologiche, come il celebre meccanismo di Anticitera, che testimoniano il grande livello degli scienziati "alessandrini".
La trattazione della Scienza moderna risulta molto meno soddisfacente. Protagonisti come Keplero e De Broglie sono liquidati in poche righe. Più in generale a Russo, come esplicitamente ammesso al capitolo 11.8, non va giù la nascita della moderna fisica, distinta dall'antica matematica.
La scienza di Newton, a differenza della filosofia naturale classica, usa sistematicamente strumenti che sono matematici nell'attuale significato del termine. Eppure si tratta di fisica e non più di matematica, in quanto Newton rifiuta le ipotesi delle quali non può stabilire la verità; non si accontenta di una teoria capace di "salvare i fenomeni", essendo interessato a quella realtà sostanziale, al di là delle mere apparenze, la cui conoscenza Simplicio e Tommaso, seguendo Aristotele, avevano riservato ai "fisici". La parola ipotesi negli scritti di Newton ha assunto il signifìcato che oggi ci è familiare, diverso da quello classico: un affermazione ancora in discussione, la cui verità o falsità dovrà prima o poi essere definitivamente accertata. Anche il termine fenomeno ha assunto il significato moderno: non si tratta più dell'antico phainomenon, percepito grazie all’interazione tra soggetto e oggetto, ma di un fatto oggettivo, che si pensa di poter descrivere prescindendo completamente dal metodo con cui è osservato. La consapevolezza che teorie diverse possano salvare gli stessi fenomeni è abbandonata a vantaggio della convinzione che i fenomeni individuino univocamente e definitivamente i "principi veri". Mentre la struttura tecnica della moderna fisica è basata in modo essenziale sui risultati dell'antica matematica, il suo status epistemologico è profondamente influenzato dal pensiero aristotelico e dalla tradizione teologica.
È l'hypotheses non fingo la pietra dello scandalo, il distaccarsi dal rigore logico-deduttivo in favore di uno sguardo più aperto sul mondo e i suoi fenomeni. In effetti Russo finisce per dare ragione a quelli come me che, al pari di Stanley Jaki, considerano la Scienza moderna come un prodotto del pensiero cristiano.
Si chiude con un gran bell'epilogo, e con un monito: il progresso scientifico non è garantito, e la regressione verso mentalità pre-scientifiche è sempre in agguato.