Il libro è molto ben scritto e, nella tradizione degli storici britannici, di lettura piacevole, anche se si tratta di un libro a tema: l'autore infatti struttura tutta la sua indagine in funzione della sua tesi.
In molti passaggi emerge un certo atteggiamento di superiorità molto british, del tipo "nebbia sulla Manica, il continente è isolato", il che fa sì che, per esempio, vengano dedicate poche righe alla rivoluzione francese e a Napoleone, che pure un qualche influsso sulla nostra civiltà attuale lo hanno avuto. Lo stesso accade per la rivoluzione sovietica, il socialismo ed il comunismo.
Lo stesso trattamento non viene invece riservato alla rivolta delle colonie americane, ma soprattuto perchè è vista come una guerra civile all'interno dell'Impero.
Non vengono dimenticate le pagine nere del dominio inglese, come la tratta degli schiavi, la dominazione sui popoli coloniali, la repressione della rivolta dei Sepoys, attuata con metodi assai simili a quelli nazisti in Russia e Polonia durante la seconda guerra mondiale (villaggi bruciati, esecuzioni di massa, pubbliche umiliazioni). Anche qui, però, la tesi di fondo prevale e Ferguson afferma che, in fondo, è stato meglio per indiani, kenioti, nigeriani ecc. venire colonizzati dagli inglesi che non, per esempio, dai giapponesi, i belgi o i tedeschi, i quali nelle loro colonie attuavano uno sfruttamento molto più pesante, sino ad arrivare a stermini di massa. Insomma, è come dire ad una donna che è stata violentata, "non ti lamentare troppo, perchè se ti prendeva un giapponese, prima ti violentava e poi ti uccideva"
Alla stessa maniera Ferguson evidenzia come positive le infrastrutture realizzate nelle colonie ed i capitali investiti dai colonizzatori, dimenticando però di precisare che si trattava di investimenti al servizio principalmente degli interessi della madrepatria e delle sue imprese. Tornando all'esempio della donna violentata, è come se lo stupratore, per trarre più godimento dallo stupro, comprasse alla sua vittima dei profumi, dei vestiti sexy ed una casa dove poter consumare meglio l'atto.
Da quello stupro, però, alla fine è veramente venuto fuori il mondo moderno ed uno dei figli illegittimi più promettenti è la democrazia indiana. Se poi si vuole incrociare la lettura storica con un bel romanzo, consiglio Mare di Papaveri di Amitav Ghosh, ambientato in India all'epoca della guerra dell'oppio, che ci fa vedere i colonizzatori con gli occhi dei colonizzati, il tutto però scritto in inglese da un indiano che si è abbeverato alla tradizione del romanzo inglese ed europeo: insomma, un altro figlio dell'impero.
Questo e' il libro uscito in versione inglese nel 2002? Penso di si, ne lessi meta', poi mi sono annoiato.
Colossus, uscito dopo, ma tradotto prima in Italiano (2004 tradotto nel 2006) era piu' interessante, anche se la tesi (sgangherata) dell'autore rimane sempre la stessa.
Pongo qui i miei dubbi su fergusson.
1) F. e' uno storico, quindi le sue tesi, assolutamente di portata generale, si basano su microfattori. Cita diari, lettere, corrispondenze, dati spicci per mostrare che la GB ha sempre fatto tutto perfetto. Metodologicamente, non ci siamo.
2) L'accento british che tu noti mi e' parso molto piu' pronunciato. Nel senso che F. e' praticamente un nazista inglese, sostiene di fatto la superiorita' della civilta' britannica.
3) La sua tesi non regge ne' logicamente ne' empiricamente. Che venda molto nei paesi anglofoni non deve stupire. Francamente, fossi nel mondadori cercherei di tradurre storici di maggiore valore (non riesco infatti a capire come F. sia arrivato a NYU e poi ad Harvard). Per esempio Jeremy Black, anch'egli inglese, ma tutto su un altro pianeta.
Queste sono le regole del mercato: Harvard è un'istituzione privata, e assume quelli che sono ritenuti i migliori dal mercato, che però non necessariamente sono anche i migliori in assoluto. Se a un certo punto verrà di moda dire che la terra è piatta, assumeranno un astronomo che lo dirà.
Sempre a proposito della logica privatistica nel sistema universitario, e degli esempi da seguire per la riforma dell'università italiana...