Libri deludenti

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Alla ricerca di qualcosa di nuovo si finisce per leggere un po' di tutto e, spesso, capita di perdere il proprio tempo. Alcuni libri, però, sono più deludenti di altri.

Lo sono perché, sia per il nome dell'autore, sia perché te l'ha consigliato l'amico, sia perché ne parla la rivista di cui ti fidi, sia per il tema, sia per quel che sia, avevi inizato a leggerli con la speranza d'apprendere qualcosa che non sapevi o di scoprire un ragionamento che potesse, allo stesso tempo, convincerti e sorprenderti.

Quando nulla di tutto questo accade, rimani deluso e vorresti richiedere indietro sia i soldi che il tempo buttato. Siccome entrambi i rimborsi sono impossibili, ti consoli rendendo pubblica la tua delusione.

So benissimo che, menzionandoli qui, finirò per guadagnar loro qualche addizionale lettore (la curiosità, si sà, segue percorsi contorti) però, davvero, io vi consiglierei di lasciar stare: tempo perso - e per questo, in puro stile behavioral-paternalista, niente links. Li avevo messi e li ho tolti!

Living in the End Times, di Slavoj Zizek. Un altro cretino spreca 400 densissime pagine per spiegarci che siamo arrivati alla fine dei tempi (capitalistici, whatever that means, che non lo sa neanche lui). Dopo, ovviamente, grazie all'eterna critica dell'eterna economia politica (santiddio la mancanza di creatività di questi filosofi da osteria) arriverà il comunismo dei cyber punk e di non ho capito bene quale storiella kafkiana ... insomma, Toni Negri ribollito in salsa slovena (e cattedra a Londra). Una delle cose più patetiche che abbia letto in svariati anni (fa sembrare Empire un libro originale, tanto per dire) mi ha impressionato ancor di più per due ragioni. SZ sembra essere considerato un emergente nel giro "buono" ed ho provato a leggere le sue cazzate mentre terminavo di leggere le riflessioni che Judt andava pubblicando sulla New York Review of Books (ora raccolte in volume, e questo il link lo merita). La mia boxer deve aver percepito che quell'ammasso di carta non era un libro e se l'è praticamente mangiucchiato tutto, il che mi ha tolto l'ultima incertezza.  Ho gettato ciò che ne rimaneva in pattumiera.

La lunga accumulazione originaria, di D. Sacchetto ed M. Tomba. No, non passo il tempo a leggere solo troiate paleo-marxiste. Semplicemente, quest'estate, avevo sperato di trovare qualcosa d'interessante (così mi era stato detto) in questi "nuovi pensatori" ed ho dato un'occhiata ad un po' di ciò che veniva raccomandato. Qui siamo alla crisi isterica, il contenuto analitico è nullo. Però permette di capire come si riproducano le scuole di pensiero: per concessione di cattedra all'interno dell'università. Essendo l'università italiana il mostro baronale che è, nelle facoltà di sociologia, scienze politiche ed affini italiane la fanno da padroni gli emuli oramai semianalfabeti di Toni Negri, Ferruccio Gambino e via elencando. E si capisce dove e perché nascano cose come il movimento 29 Aprile ... e di perché Bossi e Berlusconi vincerebbero anche se quest'ultimo diventasse Rasputin ed il primo ancor più mona di quanto già non sia, per improbabile che possa sembrare.

L'invenzione dell'economia, di Serge Latouche. Ha già detto Andrea di costui ed ha già detto anche troppo. È stata un'esperienza rivelatrice, però: ho visto, da dentro, come si diventa, scegliendo coscientemente di farlo, un cattivo maestro ed un fenomeno di massa. Fra Berlusconi e Latouche non v'è alcuna differenza ... Sono entrambi figli dell'informazione televisiva e del talk show tuttologico ma, soprattutto, sono figli della tendenza, istintiva in ognuno di noi, di credere che le nostre fantasie ed i nostri desideri riguardo al mondo corrispondano a realtà e financo a verità scientifiche. Ora mi verrebbe un commento comparativo con l'opera di Levitt, ma ve lo risparmio ...

What Darwin Got Wrong, di Jerry Fodor e Massimo Piattelli-Palmarini. Apparentemente Darwin, quello dell'evoluzione della specie, ha fatto un grave errore logico. Così grave che la teoria che gli si attribuisce (quella della selezione naturale) si riduce ad una tautologia. Ora - lasciando di lato il fatto che non è necessariamente così male che una teoria di tipo assiomatico sia tautologica - devo ammettere che dopo aver letto due volte il libro non ho capito il punto. L'ho letto due volte perché Fodor e Piattelli-Palmarini non sono esattamente due sprovveduti, quindi ho assunto d'essere io il denso. E probabilmente lo sono, perché continuo a non intendere dove sia l'errore fatale che distruggerebbe l'intero programma darwiniano. Ai lettori l'ultima parola. Avviso ai naviganti: il libro è scritto, intenzionalmente, per intimidire. Non lasciate che succeda, secondo me è tutta fuffa.

Natural Experiments of History, edited by Jared Diamond e James Robinson. Ai non specialisti la notizia forse non è ancora arrivata ma, a partire da una quindicina d'anni fa, la moda sempre più dominante nelle scienze sociali, ed in economia in particolare, è quella dell'esperimento naturale. L'idea, altisonante, è che mentre gli scienziati naturali hanno i loro laboratori artificiali dove giocano con la natura, noi abbiamo il laboratorio della storia dove la natura ha giocato con noi, generandoci esperimenti controllati. Il linguaggio è para-scientifico: ci sono gli "ambienti", le "condizioni iniziali", i "trattamenti", i "controlli", le "perturbazioni" e tutto il resto che fa tanto fisica o biologia. L'apparato "scientifico" così definito permetterebbe, attraverso una serie di tecniche statistiche di tipo divinatorio la cui utilizzazione è strettamente riservata agli iniziati, di stabilire relazioni causali che "spiegano" particolari fatti storici. La realtà è molto più prosaica, come i sette capitoli di questo libro provano: storia per dilettanti e chiacchiere in libertà, ma tutte rigorosamente "in linea" con i tempi (chi ha orecchie per intendere intenda, gli altri in roulotte). Il libro è corredato da un "afterword" dove i due editori ci offrono anche un piccolo manuale di come si fanno (bene) gli esperimenti naturali e si diventa veri scienziati sociali, come loro. Penoso.

Per una sinistra pensante, di Salvatore Biasco. Dal moroso di Valeria Termini è arrivato, quasi due anni fa ma io l'ho letto solo l'estate scorsa perché me l'ha passato un amico chiedendomi cosa ne pensassi, questo interessante esempio di "ossimoro a causa dell'autore". Una cosa comica, involontariamente ma terribilmente comica. L'ignoranza dell'uomo sembra proporzionale solo alla sua arroganza ed alla plasticità carrieristica della sua "compagna". Poi ci stupiamo che questi non riescano ad avere nulla da dire persino di fronte ad uno come BS! Nulla di cui stupirsi, se quelli che "pensano" sono come Biasco ...

Sud, di Marcello Veneziani. Gli effetti deleteri del liceo classico sul funzionamento della mente umana perdurano nel tempo e sono visibili anche dopo decenni. Triste ma vero, come prova questo libro. Un libro d'una tale banalità da sembrare una sequenza di compiti d'italiano scritti dal secchione (fascista) della classe durante la quinta liceo. Classico, ovviamente.

Mezzogiorno a tradimento, di Gianfranco Viesti. Ossia perché la sinistra non ha capito un cazzo della questione settentrionale (sì, ho scritto "settentrionale"), cedendo quindi il paese a BS e Lega. Un libro orrendo, lamentoso, tecnicamente patetico, ripieno di errori sia logici, che statistici, che economici. La cosa tragica è che l'autore, mi dicono, è uno dei "tecnici" del PD per il mezzogiorno. Sembra anche sia professore ordinario di economia. A me, leggendo il libro, non è sembrato.

Dialogo a Nordest, di Gianni De Michelis e Maurizio Sacconi. Il capobanda ed il suo bracciodestro conversano, con il Devoto-Oli sottomano, sul futuro dell'Italia e dell'universo. Spassoso davvero, va letto. È che questi due pagliacci si danno così dei toni da grande statista (quello con i capelli unti) e da intellettuale (quello con la mascagna corta) che viene da scompisciarsi. Fra "sfida dei container", asse "Berlusconi, Putin, Mubarak, Gheddafi", "primum vivere" (rivisitato: solita troiata dell'Italia che non ha avuto la crisi) e "cristianesimo triveneto riscoperto", il libro è una miniera inesauribile di troiate.

Donne e uomini, di Raffaela Rumiati. L'ho comprato perché, scendendo con mia moglie in auto dalla montagna a fine agosto 2010, ho sentito la signora Rumiati parlare alla radio durante una, lunghissima intervista che ci ha accompagnato da Staulanza a Longarone. Non riuscendo a credere avesse messo per iscritto il TIR di scempiaggini pseudo-femministe che le avevano fatto dire durante la trasmissione, ho acquistato subito il libro. Che, riconosco, è scritto in modo più accorto e contiene una survey (limitata e biased) di alcuni risultati della ricerca (in campo neuro-psico logico e paraggi) sulle cause e gli effetti delle differenze comportamentali fra uomini e donne. La conclusione, comunque, è quella dell'intervista alla radio: fatta eccezione per gli organi sessuali, non c'è alcuna differenza "naturale" fra uomini e donne che possa essere associata ai loro diversi comportamenti "sociali". Tutta una questione di educazione e "cultura". Ah, Aldo, ti cita. Per spiegarti che sei confuso, ovviamente.

The Soros Lectures, di George Soros. I soldi, specialmente se guadagnati a colpi di speculazioni fortunate, prima, e di manipolazione dei mercati, poi, danno al cervello e convincono le menti deboli d'aver capito tutto e di possedere doti sopranaturali. Soros, alla fin fine, non è tanto differente da BS. Ha la stessa psicologia di base, solo che a BS bastano la figa fresca e le sostanze che l'aiutano a consumarla, mentre Soros ha deciso che lui rifà da cima a fondo filosofia, economia, e, se gli avanza tempo, anche il sistema politico mondiale. E tutto perché Popper, nella LSE del primo dopoguerra, non volle prenderlo sul serio ...

Napoli, siccome immobile, di Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella. È alquanto ingiusto mettere qui questo libro, perdippiù come dulcis in fundo. Però, seppur non paragonabile al dialogo comico sul nordest, anche questa conversazione alla fine delude. I due ci provano, Masullo in particolare, ad uscire dagli schemi tipici del meridionalismo di sinistra Ed in svariate parti ci riesce a puntare il dito su una cultura, meridionale e napoletana in particolare, che fa del lamento vittimistico il proprio assioma, sulle ipocrisie della sinistra assistenzialista, sui tragici e semi- (o anche non semi) criminali risultati dell'era Bassolino (che tutt'ora perdura), su una borghesia (o elites in genere) napoletana che porta la pesante responsabilità di aver guidato la città nel suo inviluppo, su un sistema politico-economico-culturale, insomma, che ha fatto dell'assistenzialismo e del malaffare una scelta di società e di cultura. Tutto questo lo fa, anche se sembra scordasi sia la storia che l'economia, Masullo e lo fa molto bene. In alcuni passaggi, in particolare, il linguaggio che usa e le metafore ed immagini che propone sono sia innovative che pregnanti. Ma poi casca il palco, assieme alle mie braccia, quando arriviamo al da farsi. Che è praticamente "more of the same", anche se a Masullo non sembra perché a lui, forse giustamente qua filosofo, sembra che se educhi le menti e le istruisci, tutto si risolve. Purtroppo, come l'esperienza insegna coerente alla teoria, così non è: gli interessi e gli incentivi contano.

Però, alla fin fine, questo almeno è un libro "deludente" per davvero, invece di quelle troiate invereconde che lo precedono in questa piccola rassegna dell'orrore. È deludente perché ti delude solo verso la fine (well, ok, verso la metà) dopo averti illuso che forse stavi leggendo davvero qualcosa di nuovo e di utile. Gli altri, invece, capisci che sono boiate alla decima pagina (terza, nel caso di Soros, seconda in quello di Sacconi e De Michelis) ...

Insomma, fra tutti i libri deludenti che ho qui elencato, questo è l'unico per cui valga la pena spendere qualche euro ed acquistarlo ... ma credo sia esaurito!

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Commenti

Ci sono 109 commenti

Certo che per leggere un libro scritto dal duo De Michelis - Sacconi ci vuole una bella dose di masochismo: complimenti, anche perché è grazie a questo sacrificio che certe contraddizioni vengono fuori chiaramente a distanza di (poco) tempo (vedi l'asse con Mubarak!).

 

Non lasciate che succede, secondo me è tutta fuffa.

 

Immagino intendessi "succeda": nel senso di "non lasciatevi intimidire"?

Mi ha lasciato stupito vedere il nome di Masullo nell'elenco di libri-boiata: poi ho letto il paragrafo e posso dirmi d'accordo anche senza aver letto il libro. Questo perché seguo Masullo nei suoi interventi pubblici da quasi vent'anni (quando fu eletto senatore nella mia città - per ripescaggio - nel lontano 1994): è un personaggio di notevole spessore che si distacca dagli altri omuncoli della pseudo - classe dirigente italiana. E ho notato anche io una mancanza nella parte propositiva: ma da un filosofo di 88 anni non ci si può aspettare, forse, di più.

 

- Ho imparato a leggere in diagonale ciò che all'inizio della seconda pagina è già ovviamente una troiata ...

- Grazie per la correzione del typo.

- Si', hai ragione su Masullo. Diciamo che ho usato un piccolo stratagemma di "marketing": mettendo una cosa che vale la pena leggere alla fine di un elenco di cose imbarazzanti ho pensato che il lettore attento l'avrebbe notato. Infatti, sembra che con almeno uno sia successo esattamente così!

;-)

Notte, e buona giornata a voi.

 

Natural Experiments of History, edited by Jared Diamond e James Robinson.

 

Mi dispiace per J.Diamond, a me e' piaciuto "Armi, acciaio e malattie" e lo ritengo un ottimo libro, uno che veramente mi ha insegnato qualcosa di nuovo.

"Armi, acciaio e malattie" era piaciuto molto anche a me! Però ultimamente mi è capitato di risfogliarlo ed ho avuto una spiacevole sensazione: mi è sembrato che anziche cercare delle risposte (perchè noi abbiamo il cargo e gli aborigeni no) volesse dimostrare una tesi politically correct (il gap è dovuto ad "armi acciaio e malattie", cioè cause contingenti e tecniche, non a motivi culturali o etnici).

E' una sensazione che non mi aveva nemmeno sfiorato la prima volta che avevo letto il libro, quindi mi ripropongo di rileggerlo attentamente prima possibile, qualcun altro ha avuto la stessa sensazione leggendolo?

 O son io che sto diventando razzista ? :-(

 

sabato mattina...il tuo PH, basso quanto il mio, mi rassicura circa mio stato di salute mentale. grazie as usual

2 typo

 

'Non lasciate che succede'

'scordasi'

 

ps:fatto notare in contemporanea...

 

Molto d'accordo su Soros, non solo per le Lectures, ma anche in relazione alla sua produzione precedente (dopo tutto, "these lectures are the culmination of a lifetime of practical and philosophical reflection"!).  Nn mi ricordo un insight degno di nota che mi sia rimasto leggendo o ascoltando Soros. Sorprende, infatti (o forse no?), quanto venga trattato come una sorta di oracolo nei giri ad alta circolazione e, suppongo, alto impatto. Ft, WSJ, Davos....  

Ripeto la domanda: Michele, ma non hai niente di meglio da fare? Dico, pensavi veramente di trovare qualcosa di interessante in Latouche, Veneziani (l'hai mai sentito  parlare in TV?), Brusco etc. etc.

 

 

Brusco o Biasco?

 

mumble mumble

Avendo apprezzato altri scritti di Piattelli-Palmarini mi crucciavo parecchio di non riuscire a cogliere il punto di questo libro (la "fuffa" mi aveva intimidito...).

Questo blogger sembra invece aver capito il punto e mi sembra una spiegazione plausibile.

 

no, the Fodor/Piattelli diatribe is not stupid. It has, in my estimate, a higher than average probability of being false (philosophy books have in general a 90% chance of saying something false, this is around 70%.)

The point though is highky technical and I am unmoved by esteemed biologists not seeing what the claim is (the claim sans fuffa is that if it is correct that evolution has to be intentionally blind, then it can't be that adaptationist stories are true - Darwin is off the hook, Pinker ain't, -- two words of caution before mauceri & co. unleash their mutts of war, "intentional" is a term of art here, has zippo, zilch, nada-de-nada to do with "she stepped on his toes intentionally"

 

Sacchetto's nuts, but then again if MB had the guts to read Zizek (who is far funnier to watch before a drin) I am not surprised...

Il libro è stato sbufalato da tempo, ci sono diverse recensioni che spiegano gli errori di F&PP. Credo che questa di Jerry Coyne sia la migliore, sia come come stile che capacità divulgativa.

Io ho letto sia "Mezzogiorno a tradimento" che "Napoli seppur immobile", in quanto vicini al mio sentire ed ai problemi che vivo ogni giorno.

Su entrambi ho (quasi) la tua opinione, il libro di Viesti è una forzatura su vari punti statistici, ma è (secondo me) la risposta alla forzatura statistica compiuta dal libro "Il sacco del Nord" di L. Ricolfi, a cui il libro di Viesti fa da contrappunto. Non ho visto forzature statistiche (prende tabelle ufficiali), ho visto forzature interpretative di quei dati. Comunque costa poco (il libro), e vale la pena leggerlo per rendersi conto che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Viesti è ordinario di economia a Bari. Comunque non è un libro memorabile, anche se ne ho trovato poi citazioni un pò dappertutto, diventando quasi il Vangelo del meridionalismo lamentoso, come L. Ricolfi il vangelo del settentrionalismo lamentoso.

Tutt'altro spessore "Napoli, seppur immobile",anche io ne ho trovato le conclusioni un pò deludenti (Napoli città della pace...), ma tutto il libro invece pone delle considerazioni di assoluto spessore. Noto che in un commento lo rivaluti un pò, a me è piaciuto tantissimo e lo consiglio vivamente a tutti.

Sui libri deludenti che si innestano sul filone di Viesti ho trovato "Terroni" di Aprile e "Il sangue del Sud" di Giordano Bruno Guerri. "Terroni" in particolare (che cita Viesti a tutto spiano) è esattamente la cartina di tornasole di "Napoli, seppur immobile".

Mi incuriosisce, Alberto se leggi questo commento rispondimi, sapere di cosa parla "Armi, acciaio e malattie". Peraltro dalla nota di Michele si evince che Diamond & Robinson credano all'esistenza della psicostoriografia.

 

Mi incuriosisce, Alberto se leggi questo commento rispondimi, sapere di cosa parla "Armi, acciaio e malattie"

 

Se possono risponderti anche altri, mi permetto.

Il libro parte dalla domanda di un aborigeno della nuova guinea all'autore :

"Why do white people have so much cargo, but we New Guineans have so little?" dove con cargo si intendono un po' tutti i prodotti della tecnologia.

Il libro cerca di rispondere alla domanda, in senso più ampio: perché sono stati gli europei e gli americani del nord a sviluppare una civiltà tecnologicamente avanzata e non altre popolazioni ? Come mai questi popoli sono riusciti a conquistare il resto del mondo?

Diamond argomenta come questo successo non sia dovuto a motivi "genetici" ma, al prerequisito iniziale di essere in zone dove è possibile l'agricolura e dove esistevano animali addomesticabili (il che ha portato alla resistenza ai germi, fattore che si è rivelato fondamentale nella colonizzazione, ad esempio, del sudamerica). Il libro prosegue analizzando gli altri fattori geografici e biologici che hanno portato alla supremzaia occidentale.

PS

e' scritto in maniera godibilissima (anche se più ci ripenso più mi sembra a tesi)

PPS

Non mi sembra vi fosse traccia di "psicostoriografia".

 

Guns, Germs and Steel cerca di rispondere a questa domanda: perche' sono stati gli Europei a conquistare l'america e non viceversa? In sostanza, da cosa dipende lo sviluppo millenario di una civilta'? Le tesi sono sostanzialmente due: 1) L'asse est-ovest dell'eurasia rispetto a quello nord-sud di America e Africa. L'asse est-ovest permette una piu' facile condivisione di tecniche agricole e di alimentazione, sostanzialmente, perche' il clima varia meno, ma anche condivisione di "germi" che ne sviluppa la resistenza 2) La maggiore disponibilita' di varieta' di vegetali e di grandi animali (utilizzabili per l'alimentazione e come aiuto per la coltivazione) in eurasia. In sostanza, l'uomo e' arrivato in America un po' troppo tardi, quando sapeva gia' uccidere i grandi animali, e c'e' evidenza che li abbia sterminati  nel giro di breve tempo. Questo ha finito per rallentare lo sviluppo tecnologico (guns and steel).  

 

Mi incuriosisce, Alberto se leggi questo commento rispondimi, sapere di cosa parla "Armi, acciaio e malattie".

 

Altri hanno gia' riassunto i punti principali.  Approfitto per aggiungere che attorno al tema principale ci sono tanti dati e informazioni utili che si imparano leggendolo, per esempio il fatto che esistono fondalmentalmente solo due tipi di agricolture, quella temperata e quella tropicale-equatoriale, quanto poche sono le specie animali addomesticate (almeno nelle forme tradizionali) nonostante i tentativi fatti, oppure le popolazioni diversissime che convivono in Papua/Nuova Guinea, a stadi radicalmente diversi della civilta', poi ci sono informazioni sull'Australia, perche' non e' stata colonizzata diversamente dalla Nuova Zelanda (o almeno ragionevoli ipotesi sulle motivazioni).

Michele,

lo voglio anche io il cane anti-cazzate che riconosce e sbrana i pessimi libri? :)

Chi l'ha addestrata Greta? 

Probabilmente Rocco, che sta sulla mediana dei test PISA.

Non esiste, ovviamente. Nell'ennesimo rigurgito di tradizionalismo inutile e confuso ci sono la quinta ginnasio (che è la seconda di tutti gli altri) e la terza liceo (che è la quinta di tutti gli altri). E' una cosa che, non so bene perché, ho sempre trovato irritante, oltre che grottesca.

Questa cosa del Liceo Classico l'ho capita tardi, ma l'ho capita.

All'inizio anche io, che ho fatto il liceo classico, pensavo che fosse una scuola speciale, per molti motivi e sicuramente anche per il "livello" degli studenti che ci entravano dentro.

Poi ho capito che non era il percorso di studi in sé che faceva la differenza (ricordate quante cretinate sul "latino che serve a pensare"?) piuttosto c'erano altri fattori che influenzavano la "qualità" degli studenti del classico: le famiglie dalle quali provenivano gli studenti; il grado di istruzione dei genitori; l'avere libri a casa; le più ridotte dimensioni delle classi; il numero delle femmine più elevato che, poniamo, negli istituti professionali...ecc. ecc.

E poi a vederle dopo certe cose sembrano davvero patetiche. Un tempo infinito sprecato su materie che letteralmente non servono, il fighettismo di chi crede che lo spirito, anzi lo Spirito sia assoluto (e migliore) quando si occupa di Arte e Filosofia o comunque materie umanistiche; il disprezzo per il lavoro manuale, l'intelligenza confusa con le capacità oratorie...tutte cose che appestano la cultura italiana in generale.

La cosa che mi spiace di più è che non esista una riflessione ciritica sul classico. Ogni qual volta si cerchi di mettere mano alla struttura decrepita di quel corso di studi subito, antichisti, filologi e classicisti (mi viene in mente Canfora, ma chissà quanti altri)  si sgolano a ricordarci che l'Europa e le sue libertà è nata dalla Filologia (penso ce l'abbiano con i protestanti prima e con gli umanisti [tipo Petrarca] italiani poi, o in ordine inverso) e che la storia se non la studi la ripeti bla bla bla. E poi quando anche si rifletta della necessità di limitare le risorse investite sul quel tipo di studi ecco le accuse che la merce pregiata "liceo classico" la si voglia riservare solo ai "ricchi".

Forse mi sbaglio, ma cose del genere come potrebbero essere scritte se in fondo non ci fosse davvero ancora il mito del liceo?

La quinta liceo classico esiste, solo che quelli che ritengono "il classico" una scuola speciale la chiamano terza. Io non ho fatto il classico, quindi la chiamo quinta. Non era, per una volta, uno svarione.

Ti sbagli, Sandro. Dallo scorso anno, grazie al Ministro Gelmini, la numerazione al classico è diventata quella comune. Vedi che potenza riformatrice, il Ministro?

Io ho frequentato il liceo classico negli anni '50 del 900 e non mi sembra proprio di avere sprecato il mio tempo. Alcuni miei amici hanno poi frequentato facoltà scientifiche e sono diventati ottimi fisici teorici, medici, ingegneri ... forse i tempi sono cambiati!

Zizek non è propriamente un paleo-marxista, perché fa ampio uso della psicoanalisi, soprattutto di scuola lacaniana. Avevo letto un suo lungo volume intitolato "Il soggetto scabroso", nel quale mette insieme spunti di Kant, Hegel, Lacan per dileggiare la sinistra tradizionale, a suo avviso ormai fuori del mondo: lettura in qualche modo attraente, se si riesce a resistere ... ma è ovvio che le sue prospettive sul futuro dell'umanità sono deliranti.

 

Anch'io ho fatto il classico ma sono tanto pentito!

 

Questo e` il genere di recensioni che mi piacerebbe leggere sui giornali.

Il tempo non si puo` recuperare, ma i libri li metta su

www.bookcrossing.com o

bookmooch.com o

www.swap.com

E' molto divertente.

Caro Signor Boldrin , mi interesserebbe sapere  se conosce e che opinione ha Lei del libro "A Renegade History of tha United States" di Taddeus Russell.

Ma ancora di piu' vorrei sapere se tra i lettori di nFA ci siano insegnanti come me che ricevono per le loro classi i tomi pubblicati dalla fondazione Achille e Giulia Boroli ( attivita' didattica sponsorizzata dall'Osservatorio Permanente Giovani Editori di Firenze ) e se altri come me trovano questi libri pallosissimi da proporre ai giovani, con ovviamente la debita eccezione: l'anno scorso fra i tre libri da sorbire c'era un libro molto bello : "Il Sud del Mondo" di Gianpaolo Calchi Novati. Questo saggio e' stato molto ben recepito dalla mia scolaresca multinazionale e..udite udite hanno anche goduto nel farne il saggio breve. I miei studenti erano: due rumeni, una bulgara, due spagnoli, uno sloveno, un italo-americano, due italiani ed un olandese.

Vorrei sapere se tra i lettori di nFA ci sono altri insegnanti che ricevono questi tomi e quanto siano in realta' graditi dai giovani.

grazie, Giuliana Allen

So benissimo che, menzionandoli qui, finirò per guadagnar loro qualche addizionale lettore (la curiosità, si sà, segue percorsi contorti) però, davvero, io vi consiglierei di lasciar stare: tempo perso - e per questo, in puro stile behavioral-paternalista, niente links.

Linkali ma prima iscrivi nFA all'Amazon affiliate program https://affiliate-program.amazon.co.uk/ In questo modo per ogni libro che qualcuno viene invogliato a comprare, nFA prende il 10%. Considerato che adesso amazon c'e' anche in Italia, dovreste farlo di default. E' un modo per prender soldi senza ricorrere agli ads.

 

Immediatamente! Grazie GG.

GT, hai già fatto o faccio io?

Qualcuno di voi che e' un vero intellettuale non uno zotico come il sottoscritto dica a Calasso di far tradurre Atlas der abgelegen Inseln, 

mAREVERLAG, hAMBURG 2009

 

anche NOON MOON di Percy Kemp  au Seuil, 2010

 

aiutera' nel corse della titanica impresa di pubblicare anche la marca delle calze di Simenon.

 

Io non sono un intellettuale, sono un misero tecnologo nel campo della Chimica e dalla Gomma-Plastica, ma a 15 anni ho letto TUTTA la collana Mondadori dei romanzi di Maigret ( dalla locale biblioteca ) e penso che la la marca della calze di Simenon sia argomento degno di approfondimento.......

mi appellavo appunto agli intellettuali, tutti quanti gli altri sono assenti giustificati

Caro Michele,

più che perder tempo con questi forse potresti rileggerti: La grande trasformazione - Le origini economiche e politiche della nostra epoca, di Karl Polanyi!

Grazie della segnalazione. Pensa te che io non lo conoscevo ... 

Ok, ok, scherzo. Son certo che è un consiglio in buona fede. Peccato che anche quello sia un libro altamente confuso come tonnellate seria ricerca storico-quantitativa va dimostrando ...

Segnalo qui una cosa, visto che nella sezione dedicata al libro non si può commentare. Segnalo gli spassosi raccontini sul "meraviglioso mondo di Tremonti", ascoltabili qui, gli speciali sono raggruppati come CATERPILLAR EXTRA CINZIA POLI a partire dalla puntata del 11-2. Ascoltandoli l'altra sera subito prima delle dichiarazioni di Voltremont al GRR (quelle dei moscerini) non sono riuscito a capire quale fosse la trasmissione satirica.

 

Formidable, peccato che il mio bocia di tre anni non mi permetta di ascoltarli come un tempo. PS: a mio parere il dott. Ardemagni in codesta operazione divulgativa non è del tutto estraneo.

Segnalo, per puro gusto di informazione spicciola, che nel libro di Paola Mastrocola "Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare" (piuttosto popolare, visto che in 6 mesi ha venduto 100.000 copie), vi è una breve citazione tratta dall'articolo di michele boldrin "Cari studenti, cosa volete davvero?", pubblicato sul Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2010.

Il libro della Mastrocola, che riguarda ovviamente la scuola italiana e la sua condizione di "degrado", quasi di "inutilità funzionale" di fronte all'atteggiamento manifestato da moltissimi studenti contemporanei (in particolare, la prospettiva è quella di una docente di materie letterarie al Liceo Scientifico) si inserisce in una teoria lunga e ben affollata di saggi di analogo tenore, usciti in questi anni.

L'articolo di boldrin era invece rivolto alla situazione delle contestazioni alla "riforma Gelmini" dell'Università, allora alle sue ultime battute parlamentari. Comunque, la Mastrocola a pag. 137, sta facendo una breve storia, dal suo punto di vista, di questo "degrado italico", attraverso la ricostruzione di alcuni luoghi ideali e momenti storici della "visione pedagogica" che avrebbe portato allo "sfascio" attuale, e dedica di straforo qualche riga all'Università, e quindi alle ultime fasi dell'approvazione della riforma della Gelmini (che, nel momento in cui stava scrivendo il libro, era, appunto, arrivata in discussione nelle Aule del Parlamento), e riporta che

[...] Mi limito a citare un pezzo dell'articolo di Michele Boldrin, docente di economia in varie università americane, uscito sul «Fatto Quotidiano» del 3 dicembre 2010: «Le piazzee le torri d’Italia che oggi si riempiono d’incazzatissimi e indignatissimi rivoltosi erano vuote sei mesi fa, un anno fa, due anni fa, eccetera. Erano ancor più vuote quando, tre o quattro anni fa, il precedente ministro, tal Fabio Mussi, contribuiva con la sua arrogante ignavia al declino della nostra università»

Il libro della Mastrocola è di godibile lettura ma di contestabile orientamento, laddove la docente e scrittrice torinese, nota anche per essere la moglie del sociologo Luca Ricolfi, pretende di avere una teoria che giustifichi la propria ricostruzione dei motivi del degrado - così ossessionata come appare da Don Milani, da Gianni Rodari, dalla "pedagogia progressista", da Berlinguer, dall'Europa (?). I suoi spunti ricalcano un po' quelli di Giorgio Israel, il noto matematico e polemista di cose educative che, anch'egli, mischia fatti veri e ricostruzioni insensate, in un crescendo critico che tende a seppellire l'avversario più che a ragionarci assieme - un po' "alla boldrin", insomma.

Detto questo, è indubbio che il libro della Mastrocola sia comunque di riferimento per ogni dibattito scolastico che si fa nel Paese.

RR