Ottimismo carnale

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Il filosofo Leibniz parlava di ottimismo metafisico. In questo libro si parla di una fondazione pragmatica e (per l'autore) molto più divertente dell'ottimismo, e senza congetture metafisiche.

Il problema di come gestire il ruolo pedagogico della memoria, specie per le giovani generazioni, è un problema discusso e ridiscusso, con le solite e inevitabili punte di paternalismo e moralismo. Il problema è noto: ogni comunità politica necessita di una memoria condivisa, ma d'altra parte le forme della condivisione e della conservazione di quella memoria sono sempre esposte al rischio della banalizzazione o, come nel caso della memoria dello sterminio nazista, al rischio di ingenerare estraneità qualora la loro rievocazione assuma le forme abituali dell'atto d'ufficio.

Un libro come quello di Gad Beck si sottrae in maniera efficace a tutti i rischi tipici della narrazione memoriale, specie quella autobiografica, ai quali ho fatto riferimento sopra. La storia di Beck è la storia di un omosessuale berlinese che assiste all'ascesa del nazismo ed è costretto a trovare soluzioni sempre più ingegnose per preservarse sè stesso, la sua comunità di appartenenza e la sua sessualità, che non esita ad esercitare nei frangenti più inconsueti e impensabili. Il racconto però non è mai patetico nè indulge nell'auto-commiserazione, piuttosto i fatti riportati ci rivelano dal di dentro dinamiche psicologiche che non possiamo giustificare altrimenti se non con un ottimismo ostinato e assolutamente intenzionato a godere di qualunque occasione di vita e felicità potesse presentarglisi anche nei frangenti più drammatici. La prosa è molto asciutta, pulita, senza nessuna concessione alla retorica e l'autore dice chiaramente ciò che vuole: non c'è bisogno di un momento di riflessione ulteriore intorno ai temi della Colpa o del Destino; non è necessario lasciarsi a (ovvie) riflessioni di condanna nei confronti dei nazisti...tutto traspare chiaramente nella descrizione dei fatti riportati. Alcuni di questi sembrano davvero inverosimili, come quando racconta di un rapporto sessuale con un ragazzo dopo un rastrellamento eseguito nel ghetto e dopo che lui e decine e decine di persone sono state stipate in una stanza di una scuola.

La cosa forse più stupefacente del libro è come la scelta di un atteggiamento "disimpegnato", sia nello stile di scrittura sia nella riproposizione della crudezza dei fatti che racconta, non impedisca alla fine di leggere un libro capace di una funzione educativa, benchè, come detto, le finalità dichiarate e perseguite siano invece del tutto opposte. Infatti, la sorpresa è proprio il valore "etico" di una narrazione minimalista di un ragazzo che senza fare la morale a nessuno, e passando di letto in letto, e pure dinnanzi al rischio della distruzione fisica sua e della sua comunità, si impegna, oltre che nella sua vita privata, in un'organizzazione sionista che cerca di far scappare gli ebrei da Berlino.

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Commenti

Ci sono 3 commenti

 

Il problema è noto: ogni comunità politica necessita di una memoria condivisa

 

Marco io non ho letto il libro di Gad Beck (lo farò, sperando che non sia un pistolotto indigeribile), ma mi sento di contestare questa tua affermazione, secondo me le comunità politiche vivono e prosperano sull'alterazione della memoria, e quelle che una volta erano semplici incrinature sono diventati veri e propri casi di bispensiero, anche per quel che riguarda poi la vita sotto il regime nazista.

Un libro su "la vita al tempo del nazismo" che parla di un ragazzo omosessuale e adepto di un'organizzazione sionista è, secondo me, una incrinatura in una realtà (quella del regime nazista che si vorrebbe perfetto, ma non lo era assolutamente), ma allo stesso tempo una leva per chi dice "visto ? non c'era tutta questa repressione". E alimentare così il bispensiero.

Comunque mi sento di suggerire, anche per comprendere appieno il contesto storico, la visione del docu-film Conspiracy, lo danno su History Channel.

 

Marco, in ordine di importanza:

a) se il libro fosse stato un pistolotto indigeribile l'avrei mollato alla seconda pagina. Come dico chiaramente mi è piaciuto proprio perchè non aveva fini educativi, pedagogici, moralisti, edificanti and so on...racconta la sua vita con nomi e cognomi con gente ancora viva al momento della pubblicazione.

b) ok, la memoria può essere frutto di manipolazione, e la memoria politica si presta egregiamente a questo scopo; dubito però che una comunità politica possa vivere senza memoria dei fatti salienti o fondanti...poi ognuno ovviamente se la gira come vuole, e revisionismi e ricuciture ad hoc sono la norma. Non nego dunque che possa esservi artificiosità nella memoria, nego che una comunità possa costituirsi su una amnesia (al massimo una amnistia). Pensa a tutte quelle forme di distopie dell'eterno presente, dei libri bruciati, della formattazione della memoria individuale: tutti sembrano attribuire un valore negativo a quei fenomeni.

c) non è che il nazismo fosse meno abominevole perchè un ragazzo trovava al suo interno un modus vivendi, tutt'altro. Però, permettimi, l'incrinatura della realtà consisterebbe nel negare i fatti, veri, che il protagonista racconta...il nazismo è ripugnate, presumo sia per me che per te, anche senza far precedere a ogni discussione sui suoi caratteri un esorcismo preliminare.