“Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!”

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Doveva essere solo la recensione di un libro, ma poi mi è sfuggita di mano

 

Poco tempo fa mi era capitato di leggere il Manifesto del Futurismo e rimasi assai colpito non solamente dalla forza retorica dello scritto ma anche dall’insistenza con la quale i Futuristi stigmatizzavano alcuni aspetti del costume italiano, che a oltre cento anni dalla pubblicazione di quel manifesto, sono ben vivi e diffusi: il culto per il passato, il potere della Chiesa Cattolica e ancora la condizione di minorità nel quale sono tenuti i giovani sotto il giogo gerontocratico.

L’altro giorno in aereoporto ho trovato, comprato e letto questo libro, appunto perché incuriosito dai Futuristi e dal loro rapporto con la politica. Il libro non è che una trattazione molto introduttiva ai temi dell’estetica futurista ma l’abbondanza di citazioni e passi antologici mi ha però davvero ristorato.

Passo subito ad alcune citazioni. Prima, però, mi pongo alcune domande. Ma la destra italiana, che ora peraltro è al governo del paese nonché controlla parti rilevanti del governo locale, e che mostra sempre il problema-complesso delle sue radici culturali, perché appare così distante nei toni e nei valori da quegli autori che sono nella loro stessa linea culturale e politica? Perché la destra non riparte dagli elementi più attraenti dell’individualismo libertario e anticlericale del Futurismo? Io capisco che alcuni aspetti della prosa futurista possono risultare obbiettivamente imbarazzanti, vedi per esempio l’esaltazione della guerra (anche se pure sulla guerra si può discutere, guardate qui come concepivano lo scontro fra l’Italia e la Germania e la cultura tedesca) o l'esaltazione della violenza o del nazionalismo esasperato. Però mi chiedo sempre: come sarebbe la destra italiana se alcuni aspetti, non tutti ovviamente, della retorica futurista fossero diventati effettivamente parte della cultura di destra?

In effetti, la destra sembra, almeno nella vulgata classica, associarsi a un conservatorismo tradizionalista, con riferimenti del tipo “Dio, Patria e Famiglia”, valori che sembrano averne ipotecato non solo l’orizzonte teorico, ma anche i modi con i quali essa si esprime. Al prezzo di semplificazioni forse eccessive, si può senz’altro affermare che la destra italiana di oggi si caratterizzi, fra le altre cose, per una difesa a spada tratta della famiglia tradizionale e ambisca a collocarsi in una posizione di dialogo privilegiato con le gerarchie cattoliche, oltre che caratterizzarsi per un rigetto abbastanza evidente delle forme moderne dell'individualismo: vedi “lotta” alla droga, anche per consumi individuali, polemiche contro aborto, eutanasia e via discorrendo. Ecco, è proprio a partire da questa constatazione della situazione culturale della destra attuale che la lettura dei Futuristi stupisce, appunto perché mostra un modo “diverso” di essere di destra, che come mostra il libro che cito, non può essere sbrigativamente considerato solo fascista.

Ma così come le tradizioni religiose possono riformarsi, a prezzo di un poderoso e innovativo lavoro di rilettura della propria storia, attingendo alle loro tradizioni scritturali e dottrinali e rintracciando nella tradizione quei fili interrotti di modernità, che se ripresi potrebbero condurre a maturazioni più in linea con i tempi presenti, e senza l’impressione di subire un’imposizione di valori dall’esterno, allo stesso modo una qualunque tradizione ideologica, come la destra appunto, potrebbe riscoprirsi “moderna” semplicemente richiamandosi al filone futurista del suo individualismo libertario e anticlericale. Per lanciare, ancora una volta, la sfida alle stelle.

A proposito, ma alcuni, nell’orizzonte culturale della destra, si chiamano “Fare Futuro” per caso, o questa idea del Futuro cova ancora sotto le braci?

Ma veniamo alle citazioni.

In Italia, si sa, abbiamo il 90% del patrimonio artistico mondiale. Sono numeri sospetti, non solo perché quanto a stime quantitative il paese e le sue istituzioni fanno sempre acqua, ma anche perché sembra che quelle stime implichino che sia possibile distinguere cosa sia arte e cosa non lo sia. Ma questo è un problema teorico, e non mi interessa. Il punto è che avendo abitato a Roma, per esempio, ho capito che pesantezza possono conferire alla programmazione urbanistica l’esistenza di resti e rovine. Un’ipoteca, quella archeologica, che unita al caos amministrativo e alla lentezza dei tribunali italiani, porta a tracciati di metropolitane deviate per il ritrovamento, per esempio, di rovine romane, con sequestri e dissequestri di TAR, pareri di Soprintendenze archeologiche e così via. Il passato è da rispettare, però come non fremere in un paese di storicisti-umanisti, a leggere cose del genere?

 

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è

arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità.

Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi

simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile

ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della

Vittoria di Samotracia.

 

 

10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le

accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il

femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.

 

 

È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro

manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale

fondiamo oggi il «Futurismo», perché vogliamo liberare

questo paese dalla sua fetida cancrena di professori,

d'archeologi, di ciceroni e d'antiquarii.

Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri.

Noi vogliamo liberarla dagl'innumerevoli musei che la

coprono tutta di cimiteri innumerevoli.

 

 

Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all'anno, come si

va al Camposanto nel giorno dei morti... ve lo concedo. Che

una volta all'anno sia deposto un omaggio di fiori davanti alla

Gioconda, ve lo concedo... Ma non ammetto che si

conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre

tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa

inquietudine. Perché volersi avvelenare? Perché volere

imputridire?

 

 

Volete dunque sprecare tutte le forze migliori, in questa

eterna ed inutile ammirazione del passato, da cui uscite

fatalmente esausti, diminuiti e calpesti?

In verità io vi dichiaro che la frequentazione quotidiana dei

musei, delle biblioteche e delle accademie (cimiteri di sforzi

vani, calvarii di sogni crocifissi, registri di slanci stroncati!...)

è, per gli artisti, altrettanto dannosa che la tutela prolungata

dei parenti per certi giovani ebbri del loro ingegno e della

loro volontà ambiziosa.

 

E sentiamo che dicono i futuristi della famiglia tradizionale e della Chiesa.

 

Inutile enumerare le ragioni politiche che rendono indispensabile per l'Italia vittoriosa il liberarsi, al più presto, del Papato. Io domando l'espulsione del Papato per sgomberare l'Italia dalla mentalità cattolica. Non si può toccare il principio della famiglia e la concezione giuridica del matrimonio fintanto che permane la forza del prete. Questi fa pesare sulla vita l'assurda idea antivitale di eternità. Un uomo che ama una donna deve amarla per tutta la vita. Se cessa di amarla dopo tre anni, grave disordine morale, allarme, spavento. Se cessa di amarla dopo tre mesi, scandalo diabolico, peccato infame, sanzioni infernali. Il prete creò il più assurdo dei carceri, il matrimonio indissolubile.

 

 

Il prete odia il provvisorio, il momentaneo, la velocità, lo slancio, la passione. E in ciò cancella brutalmente l'essenza ardente, preziosa, della morale di Cristo che accordava tutti i diritti e tutti i perdoni e tutte le simpatie al fervore appassionato, alla fiamma volubile del cuore. Il prete dimentica che la frase di Cristo alla Maddalena: Molto sarà perdonato a chi molto ha amato. E quest'altra: Colui che è senza peccato scagli la prima pietra, sono due glorificazioni del libero amore e due calci all'indissolubilità del matrimonio.

 

 

Assurda concezione dell'amore eterno, legami indissolubili fra corpi-anime che si ripugnano, legge dell'ipocrisia e spettacolo di odio dato quotidianamente come educazione al figlio. Ma il prete non si contenta. Dice: non siete felici? Lo sarete in Paradiso! Sfiorite tutte e due! Logoratevi! Sciupate tenerezza, bellezza, baci, forza fisiologica, nervi, rimandate il vostro adulterio a quando sarete in Paradiso!

 

 

Il prete vuole e impone le leggi immonde della rinuncia e della lentezza.

Così dovunque in questa nostra Italia sana e forte noi troviamo tante anime agonizzanti, stroncate: donne che non han saputo decidersi, che hanno amato l'uno e si son date all'altro, sperano nel terzo e si daranno al quarto. Sempre sbagliandosi, aspettando sempre con una cretinissima pessimistica valutazione della vita, condannate, condannati, incapaci di concedersi le assoluzioni fulminee e le liberazioni allegre dell'uragano, della pioggia, e del suicidio.

Per giungere alla concezione futurista del provvisorio, del veloce e dell'eroico sforzo continuo, bisogna bruciare la tonaca nera, simbolo di lentezza e fondere tutte le campane per farne altrettante rotaie di nuovi treni ultra-veloci.

 

 

La nostra fulminea vittoria italiana, dieci giorni di offensiva e tutte le terre riconquistate, i sogni politici dei nostri padri colti al volo, realizzati, inchiodati, tutte queste glorie nostre sono anticattoliche. Finalmente la lentezza imposta dal prete è stata travolta. La velocità tempestosa del genio italiano ci libera da tutto un medioevalismo minuzioso a base di sacrificio, di sogno estatico, di mani mendicanti, d'inginocchiatoi, di diplomazie, d'irredentismi platonici e di nostalgie professorali.

Gli italiani d'oggi veloci che a dispetto di tutte le prudenze storiche, a dispetto di tutti i pessimisti, balzati fuori da una famiglia cattolica mediocrista soffocata da ruderi illustri, fuori dall'elettoralismo miserabile di provincia e dalla taccagneria degli impieghi governativi, siamo noi che abbiamo sfasciato in dieci giorni — giocondamente come ragazzi — il grande esercito austro-ungarico invincibile nel sogno — giuocattolo fra le nostre mani potentissime, in realtà.

Questa famiglia provinciale col suo matrimonio ipocrita, il prete lurido custode, gli scorpioni del moralismo a tutte le crepe dei muri, bisogna al più presto col fuoco annientarla.

 

 

L'Idea di patria non è per noi un prolungamento ideale del sentimento della famiglia. Il sentimento della famiglia è un sentimento inferiore, quasi animale, creato dalla paura delle grandi belve libere e delle notti gonfie d'agguati e d'avventure. Nasce coi primi segni della vecchiaia che screpolano la metallica gioventù. Primi segni di quietismo, di saggia prudenza moderatrice, bisogno di riposarsi, di ammainare le vele in un porto di calma e di comodità. La lampada familiare è una luminosa chioccia che cova delle uova putride di vigliaccheria. Padre, madre, nonna, zia e figli dopo alcune stupide schermaglie finiscono sempre per complottare insieme contro il divino pericolo e l'eroismo senza speranza. E la zuppiera fumante è l'incensiere di questo tempio della monotonia.

 

E sui giovani ancora.

 

Ho spiegato in molte opere precedenti come i tre quarti dei vizi mentali, delle debolezze, degli errori, delle viltà e delle lentezze che si opponevano al celere progresso dell'Italia derivavano da ciò che noi chiamiamo il Passatismo. Culto ossessionante del passato e delle glorie antiche, misoneismo cocciuto, valutazione pessimista delle forze della nostra razza, accademismo scolastico, purismo letterario, culto del plagio, copia dell'antico, adorazione del museo, esaltazione dello sgobbone, ecc.

 

 

Nel più piccolo nucleo italiano, nel più piccolo villaggio vi sono sempre sette, otto giovani ventenni che fremono d'ansia creatrice, pieni d'un orgoglio ambizioso che si manifesta in volumi inediti di versi e in scoppi di eloquenza sulle piazze nei comizi politici. Alcuni sono dei veri illusi ma sono pochi. Non potrebbero giungere al vero ingegno. Sono però sempre dei temperamenti a fondo geniale, cioè suscettibili di sviluppo e utilizzabili per accrescere l'intellettualità geniale di un paese. In quello stesso nucleo o piccolo villaggio italiano è facile trovare sette, otto uomini maturi che nella loro piccola vita d'impiegato, di professionista nei caffè del loro quartiere e in famiglia portano sul capo l'aureola malinconica del geniale fallito. Sono dei rottami di genialità che non hanno mai avuto un'atmosfera favorevole e furono perciò subito stroncati dalle necessità economiche e sentimentali.

Il movimento artistico futurista da noi iniziato undici anni fa aveva precisamente per scopo di svecchiare brutalmente l'ambiente artistico-letterario, esautorarne e distruggerne la gerontocrazia, svalutare i critici e i professori pedanti, incoraggiare tutti gli slanci temerarî dell'ingegno giovanile per preparare un'atmosfera veramente ossigenata di salute, incoraggiamento e aiuto a tutti i giovani geniali d'Italia.

 

 

Egli trova ogni sera in famiglia la tipica atmosfera di grettezza, di mediocrità, l'odio per tutte le forme di avventura e di audacia, i moralismi pretini, la goffa lotta fra l'avarizia taccagna e l'ansia del lusso provinciale, l'affettuosità morbosa accaparrante e soffocante della madre e la dura prepotenza di un padre rammollito che crede però suo dovere stroncare il figlio a ogni costo in tutto ciò che può sognare, desiderare, volere.

Questo giovane geniale si sente nei nervi una forza misteriosa, violenta. Sarà poeta, pittore, artista drammatico, costruttore di ponti su fiumi americani, appaltatore di terreni lontani da dissodare, deputato, ecc.: egli non sa esattamente.

Rischierebbe volentieri tutto ciò che ha di caro e di piacevole intorno a sé, affetti, amicizie, primi piaceri sessuali, allegrie goliardiche, per ottenere immediatamente la prova diretta e la manifestazione di questa sua forza.

Egli ha invece intorno a sé degli alti pessimismi neri, delle negazioni massicce; respira lo scetticismo avvelenante e non ha un soldo in tasca.

Se coraggiosissimo, rivoltosissimo, egli riesce a spaccare e rovesciare tutti i divieti, la miseria assoluta, ultimo laccio invincibile, lo trattiene e lo inchioda nell'assoluta impossibilità di staccarsi e di osare.

Questi fallimenti di gioventù geniali sono numerosi.

 

Infine, l’ultima citazione, che ci sta bene in un sito di AmeriKani:

 

Le nostre violentissime affermazioni di fede nella modernità, soprattutto in Italia, esprimono la necessità di divenire rapidi, precisi; la necessità di ameriKanizzarci entrando nel vortice travolgente della modernità.

 

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Commenti

Ci sono 23 commenti

scusa la banalità ma

 

come sarebbe la destra italiana se alcuni aspetti, non tutti ovviamente, della retorica futurista fossero diventati effettivamente parte della cultura di destra?

 

perdente, magari extra parlamentare. no?

l'esaltazione del genio rispetto ad una vità di passiva mediocrità (e corrispondenti costi e benefici - semplificando: decisamente meno volatili nel secondo caso) può essere un manifesto culturale.

quando si passa alla politica - se vogliamo essere liberali - bisogna però confrontarsi con la libera autodeterminazione: la maggioranza delle persone PREFERISCE la seconda alla prima.

non so nel libro, ma questo aspetto mi pare assente nelle tue citazioni.

 

Mi sono appena scoperto Futurista...concedetemi un ghigno malefico sulla mia faccia mentre leggo estasiato queste citazioni...Grazie Marco!

Ho sempre associato i Futuristi al movimento Punk. Fantastiche premesse teoriche, esordio folgorante e poi solo 2-3 opere decenti***.

Purtroppo, a quanto ne so, loro stessi smentirono presto la loro carica rivoluzionaria accodandosi al regimo concordatario di Mussolini che, come loro, non era poi così tanto "contro la vita comoda".

Alla fine, di tutte le teorie condivisibili, l'unica che seguirono fino in fondo è quella più discutibile: l'amore per la guerra "sola igiene del mondo".Forse erano veramente dei cretini fosforescenti? Questo non toglie che il loro Manifesto sia elettrizzante ed attuale come poco altro nel panorama artistico-letterario italiano.

***Feci questo paragone all'esame di maturità...30 secondi di silenzio da parte della commissione, non avevano idea di cosa stessi parlando.

 

Ogni ribelle ha il suo dopopranzo...con conseguente assonnamento. E' chiaro che quella dei futuristi era in fondo una posa...o lo è diventata, ma è il problema di ogni estetica avanguardista. E del resto anche chi facesse l'apologia del quietismo avrà momenti di tensione nella vita.

Ps: Li conosci questi punk? Adesso sono in crisi mistica fanno canzoni "religiose"...come vedi si nasce sempre incendiari e si muore pompieri... :)

L'esordio folgorante e il successivo declino è un fenomeno piuttosto comune nei movimenti di forte rottura con il passato; senza dover saltare 60 anni per arrivare al punk, lo si può notare in ogni Avanguardia storica: cubismo, metafisica, futurismo, dada, surrealismo, etc.. Ognuna, dopo opere di fortissimo impatto e alcuni anni di innovazione, ha visto i propri autori banalizzarsi o approdare a diversi lidi.

In ogni caso, il movimento futurista ha prodotto decisamente più di 2-3 opere decenti, almeno nelle arti visive.

Mi autorispondo per rispondere sia a Marco che a Francesco senza "appesantire" il post.

Chiaro che, come evidenziate voi, ogni movimento artistico conosca un declino. E' nella logica delle cose.

Però, a mio avviso, nel Futurismo (e nel punk) all'esordio così devastante e di rottura, rispetto alla situazione precedente, non è seguita una produzione artistica adeguata. Se dovessi citare dei capolavori del surrealismo, del verismo o del cubismo me ne vengono in mente subito 3 o 4 per movimento, per il futurismo faccio veramente fatica.

PS

Marco l'esempio che porti è ottimo comunque, ci tengo a far sapere pubblicamente, che anche quando erano punk li ho sempre considerati dei cialtroni sopravvalutati :-)

 

 

Credo che quello del futurismo sia stato l'ultimo grande movimento culturale italiano che ha avuto

rilevanza internazionale. In particolare, sul piano delle arti visive, ha prodotto risultati straordinari

(si pensi a Boccioni e Balla); meno, in confronto, sul piano letterario, ma sempre di notevole

qualità. Per quello che riguarda l'ideologia, all'inizio era innovatore, in quanto si rifaceva a posizioni

genericamente libertarie e pragmatiste (una bestemmia nell'Italia dell'epoca) e in linea con quanto si

verificava nelle società più sviluppate (Stati Uniti, per es.). È anche evidente, però, che come

movimento culturale aveva una sua intrinseca fragilità: se era una reazione all'aria asfissiante

dell'epoca (soprattutto in un luogo 'provinciale' come l'Italia), metteva insieme concetti e tensioni

non sempre armonizzabili, con poca cura per la coerenza. Aveva insomma in sé qualcosa di affine a

un ribellismo adolescenziale che poi, fatalmente, lo avrebbe portato al fascismo. (Qui conta anche la

composizione sociale di molti suoi rappresentanti). Il fatto drammatico è che la cultura italiana è

stata sempre favorevole a ideologie 'roboanti' e non è stata mai capace di produrre niente di simile

(sia pure per difetto) a un libro come On Liberty di J. S. Mill.

Penso, tuttavia, che andrebbe fatta una riflessione in proposito: quasi tutti i movimenti

culturali di un certo peso (se non altro dal punto di vista della diffusione) in Italia sembrano

liquefarsi a un certo punto senza lasciar traccia. Si pensi al marxismo: gli intellettuali marxisti fino

agli anni 80 erano dappertutto. Poi sono svaniti, diciamo, dall'80 all'83: è interessante la velocità

della dissoluzione, direttamente proporzionale alla superficialità dell'adesione alle idee marxiste.

Anche se, a mio avviso, dal punto di vista dell'eredità in campo artistico (letteratura e pittura) il

futurismo ha lasciato opere più durature (rispetto a quelle ispirate al marxismo).

 

 

Marco, prima di procedere a rivalutazioni... ovvero

 

... la destra appunto, potrebbe riscoprirsi “moderna” semplicemente richiamandosi al filone futurista del suo individualismo libertario e anticlericale. Per lanciare, ancora una volta, la sfida alle stelle.

 

Se non lo fanno hanno ottime ragioni. L'effetto boomerang sarebbe disastroso. Per esempio...

Il suo creatore, Filippo Tommaso Marinetti, sostenne, attorno al 1910

 

Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

 

Bel programmino, non c'é dubbio. Il nostro, che aderì senza tentennamenti alla repubblica sociale italiana, prima di chiudere gli occhi scrisse "Quarto d'ora di poesia della X MAS".

Vedi tu...

 

 

Non sono un esperto, quindi si prenda con le pinze questa mia reinterpretazione.

Sono perfettamente d'accordo con la critica alla guerra. Noi però commettiamo, a mio avviso, un errore di fondo. L'errore è quello di giudicare con il nostro metro morale delle parole dette in un'epoca completamente diversa da quella attuale. Marinetti parla in un periodo in cui le potenze europee si divertivano a colonizzare l'Africa, a guerreggiare allegramente. Ciò che voglio dire è che probabilmente la guerra era vista sotto un'altra luce rispetto ad oggi. Non necessariamente solo dai futuristi guerrafondai.

Discorso diverso per le condizioni della donna. Credo che si debba intendere la critica nei confronti della donna passatista. La donna vittima e succube dei voleri degli uomini. La donna non emancipata, non libera di essere se stessa e di esprimersi. E' per lo stesso motivo che Marinetti critica il femminismo. Movimento, secondo lui, che vuole equiparare uomo e donna, ma non nel senso della dignità e libertà, ma in quello estetico. Le donne come nuovi uomini, e non come espressione della donna moderna e libera. Ma donna.

Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi 
benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani
lambicchi di ventosi pessimismi

 

 

1. un po' di rispetto per la gloriosa decima

2. non vorrei scoprire anche tra la maschia marmaglia di Nfa un lambicco di ventoso pessimismo

 

(en passant e' unlambicco di ventoso pessimismo una scorreggia se emessa da un accademico d'Italia come il succitato Filippo Tommaso? o sono io un rondino criticomane?)

 

per la cronaca questi sono i veri versi di FTM alla XMas di Borghese

Neelam,

sono d'accordo: gli aspetti abietti sono abietti e basta, nessun recupero. La mia era solo una provocazione.

Non è che adesso pensi davvero che l'ideologia futurista possa essere una soluzione ai problemi attuali...ci mancherebbe. Notavo che i futuristi, oltre a cose spiacevoli, utilizzavano la retorica contro aspetti del costume nazionale che sono presenti tutt'ora. E poi mi colpisce l'estetica modernizzatrice anche se certo quella è frammista ad aspetti ideologici molto discutibili.

Figurati se mi appassiono alla RSI o ne condivido l'operato.

Marco questa merda e' il "costume nazionale", ricordo solo "carne del carnaro"?....

Certamente il futurismo è interessante sia stato "riscoperto" come movimento estetico. Interessanti mostra a Milano lo scorso anno di cui una notevole alle Stelline. Apprezzo anche che il movimento sia stato sdoganata nonstante la sua associazione con il fascismo. Sicuramente, come altri, fu un movimento che nacque nel solco di un velleitario ed infondato nazionalismo superomistico italiano che prese piede nei primi anni del 900. Si sposò per questo con il fascismo dopo la Grande uerra. Base culturale di una destra moderna credo non possa essere per mille motivi tra i quali il principale è che la destra italiana non pare troppo interessata a basi culturali.

Per le opere di futuristi, concordp pienamente con Francesco Ottaviani

 

 

se certo le simpatie fasciste di Marinetti lasciano il tempo che trovano, il futurismo ha dato un  contributo importante per la teorizzazione della musica elettronica e d'avanguardia, financo in un certo tipo di rock alternativo (qui un esempio, qui un'altro). bella pagina Marco.

Hanno avuto molta influenza, almeno formale, anche sulla musica pop. Il produttore Trevor Horn (quello che scriveva roba così) fondo una casa di produzione chiamata ZTT (da Zang Tumb Tumb incipit dell'Assedio di Adrianopoli") che produsse vari artisti.

Ma i Sonic Youth sono futuristi? Ne fanno di rrrrumore... Se la risposta è sì, allora anche i Marlene Kuntz sono futuristi :-)

C'è una ragione essenziale per rigettare il futurismo e il suo entusiasmo iconoclasta e oltranzista. Erano contrari alla pastasciutta, con l'aggravante di essere italiani. La cucina futurista infatti prevedeva l'eliminazione della pastasciutta in favore di sapori nuovi e acciaiosi, oltre che la sostituzione della parola cocktail con il termine italiano "polibibita".

Mi è ritornato in mente questo tuo commento perchè, in un'intervista recente per presentare il suo ultimo album, Moby si è detto affascinato dal movimento futurista, anche se era molto titubante ad ammetterlo per i discorsi legati alle simpatie fasciste del movimento.